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Autore: Eli87    08/03/2012    6 recensioni
Dimenticatevi la solita timida Isabella Swan. Isa è una ragazza irriverente e sfacciata che se ne frega del giudizio degli altri ma incontrerà un misterioso ragazzo che le darà molto filo da torcere…seguire per credere.
< avete presente Brad Pitt? Ecco uniteci un pizzico di Johnny Depp e di Chad Michael Murray e mischiate il tutto > pendevano dalle mie labbra < poi aggiungete ancora un pizzico dell’ingrediente “bellezza” e il gioco è fatto! > dissi ripensando al suo viso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Bad Girl

 

 

 

 

 

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. 51  - The butterfly effect

 

 

 

Quando ti svegli e hai la sensazione ch e il tuo braccio sia completamente addormentato, non reagisce ai comandi e anche la sensibilità è nulla, come se esso appartenesse a qualcun altro ma basta meno di qualche minuto perché le dita ricomincino a muoversi.

Tutta me stessa si sentiva esattamente così: intorpidita, lenta, paralizzata, solo che le cose non miglioravano col passare del tempo.

Congelata, mentre tutto intorno le cose cambiavano senza che me ne accorgessi.

Evitai accuratamente di passare davanti casa di Alice. Vedere tutti quei fiori posati lì davanti con tutte quelle dediche e le vecchiette scuotere il capo afflitte, non facevano altro che accrescere il mio senso di smarrimento di vivere in una grande menzogna. Così optai per la strada più lunga da percorrere, sebbene fossi ansiosa di rivedere Alice. Volevo godere di ogni minuto passato in sua compagnia, finché potevo.

Mentre guidavo considerai che in realtà le trasformazioni facevano parte della vita stessa. Come la morte. Ognuno di noi subisce nel corso degli anni, per forza di cose, mutamenti fisici e mentali. Trasformazioni.

Quello di Alice era un piccolo grande evento che avrebbe determinato, come un effetto domino, un cambiamento non solo per se stessa ma inevitabilmente anche per le nostre vite. Bastava un sassolino scagliato nell’acqua per creare sulla superficie cerchi concentrici sempre più grandi attorno ad esso.

Una mutazione definitivamente immutabile, suonava buffo e privo di senso ma per Alice stava per diventare una realtà.

Vita o morte? Aldilà dell’altisonante shakespeariana, chi, potendo scegliere, non avrebbe preferito la prima?

Non potevo certo biasimarla per aver scelto di continuare a vivere e io stessa, se avessi saputo, avrei premuto affinché lei optasse per questo. Ma ingannare la morte aveva comunque i suoi contro…

 

Parcheggiai il pick-up nel piazzale di casa Cullen e scesi chiudendo la portiera alle mie spalle che emise un tonfo sordo. Non appena mi avvicinai alla porta qualcuno fu già pronto ad aprirmi.

« Ciao », Edward mi salutò spostandosi di lato per lasciarmi libero il passaggio.

« Ciao », risposi schiva per dirigermi di corsa al seminterrato senza che nessuno mi accompagnasse.

Lo scantinato di casa Cullen in realtà non era altro che una specie di bunker blindato. La prima impressione che mi aveva dato, non appena attraversata la porta spessa quanto due muri accostati (che per fortuna trovai aperta), era quella di trovarsi in un ospedale. All’interno, infatti, vi si trovavano diversi strumenti medici e piccole attrezzature. I neon bianchi illuminavano quello che non era altro che un unico vastissimo vano del perimetro pari alle stanze del piano di sopra e un piccolo bagnetto spoglio.

Dietro un piccolo divisorio si trovava il lettino dove era disteso il corpo di Alice.

« Isabella », la voce musicale di Esme mi diede il benvenuto seguita da un dolce sorriso. Aveva i capelli color caramello raccolti sulla testa in uno chignon da cui spuntavano piccole ciocche sbarazzine.

Con una piccola spugnetta imbevuta d’acqua era intenta a lavare delicatamente le braccia di Alice. Avrebbe potuto senz’altro farlo molto più velocemente e ugualmente bene ma svolgeva quel compito come l’avrebbe fatto un qualsiasi umano, con l’aggiunta però di una cura e un amore che non mi era difficile percepire.

Salutai a mia volta, stupita di non trovare Jasper che braccava assiduamente quel luogo in attesa che Alice si svegliasse.

Il mio sguardo si posò su Alice. Rispetto al giorno precedente notai che stava già perdendo il suo colorito rosato e non potei fare a meno di sentire una fitta all’altezza della bocca dello stomaco poiché adesso sembrava davvero morta.

« Ti spiace aiutarmi? », disse la giovane donna passandomi una spazzola.

Annuii sedendomi su uno sgabello che qualcuno si era preoccupato di portare laggiù per me e iniziai a spazzolare i capelli corvini di Alice. Le setole procedevano con fin troppa facilità. Le sue ciocche erano setose, morbide e luminose come dopo uno di quei trattamenti professionali dal parrucchiere.

« Può sentirci? », le domandai dopo qualche minuto di silenzio.

Quando l’avevo vista, il giorno precedente, non ero riuscita a far altro che piangere e baciarle le guance e le mani. Il calore e il colorito della sua pelle mi avevo rassicurata ma non ero ugualmente riuscita a dire una parola, nulla di tutto ciò che avrei voluto dirle.

Esme assentii muovendo leggermente la testa. « Il ricordo più vivido della trasformazione è senz’altro il dolore », iniziò ma si fermò immediatamente, forse notando l’espressione che dovetti aver assunto a quelle parole.

« Edward ti ha mai raccontato di come fui trasformata? », mi domandò subito dopo.

Edward, sebbene rispondesse volentieri alle mie curiosità, non era molto incline a parlarmi degli affari degli altri. Sapevo esclusivamente che quando Esme fu trovata lottava tra la vita e la morte e che Carlisle la trasformò per farne la sua compagna.

Seppur non avessi risposto, lei continuò.

« Nel 1911, quando ero solo una ragazzina di sedici anni, mi ruppi la gamba cadendo da un albero. La mia famiglia viveva in una fattoria fuori Columbus e mia madre mandò mio fratello a cercare il dottore locale che però quella sera non c’era.

Era già calato il buio quando mi portarono nel piccolo ospedale della città. Ricordo che promisi a mia madre che non mi sarei mai più arrampicata sugli alberi mentre lei mi ripeteva che se mi fossi comportata come conveniva a tutte le signorine della mia età questo non sarebbe successo e che se fossi rimasta zoppa nessun brav’uomo mi avrebbe voluta sposare.

Il dottore che mi curò era di una bellezza angelica e mi rassicurò dicendo che solo un folle non avrebbe voluto sposarmi ».

« Carlisle? », domandai affascinata dal suo racconto.

Annuii e sulla sua guancia destra comparve una piccola fossetta come se parlarne la emozionasse ancora.

« Sì, e non dimenticherò mai quel nostro primo incontro.

Il mio grande sogno era quello di trasferirmi ad Ovest e diventare un’insegnate ma mio padre non riteneva fosse rispettabile per una signorina vivere da sola. In quello stesso periodo Charles Evenson, figlio di amici di famiglia, mostrò il suo apprezzamento per me e così la mia famiglia mi convinse a sposarlo all’età di ventidue anni.

Mi resi presto conto di aver commesso un errore. Le mie idee sul matrimonio e sugli uomini furono presto disattese da quello che era diventato mio marito. Il lato privato di Charles era diverso da quello che si sforzava di mantenere in pubblico. Era un uomo violento che abusava di me. Quando fu chiamato per combattere la prima Guerra mondiale fu un grande sollievo e quando scoprii di aspettare un bambino decisi di scappare. Non volevo che la mia creatura crescesse in quella casa ».

Esme si fermò un momento. Se non avessi saputo che fosse un vampiro, avrei potuto giurare di riuscire a vedere una lacrima scorrerle sul viso. Poi, con sguardo distante, continuò a raccontare.

« Purtroppo Jeremy morì poco dopo la sua nascita ed io, ormai sola, presi la decisione di raggiungerlo ».

Smisi di respirare a quel punto. Se non me l’avesse raccontato lei stessa sarebbe stato difficile credere fosse andata davvero così.

« Mi crederono morta e mi portarono direttamente in obitorio. Non avevo idea che Carlisle stesse lavorando proprio ad Ashland. Quando mi vide si ricordava ancora di me e della ragazza felice che ero stata quando avevo sedici anni, così decise di salvarmi.

Le mie condizioni erano davvero critiche e il veleno dovette risistemare diverse ossa rotte. Probabilmente è per quello che ho sofferto tanto durante il processo di trasformazione. L’unica cosa che mi dava la forza era sentire la voce di Carlisle sempre al mio fianco ».

Osservai il corpo immobile di Alice.

« Non posso esserne certa, ma credo che lei non stia soffrendo », mi rassicurò.

« Posso farti una domanda? ».

« So già cosa stai per chiedermi e sì, sono contenta che Carlisle l’abbia fatto », rispose esattamente a ciò che stavo per domandarle.

La domanda mi era sorta spontanea: in fin dei conti Esme aveva preso la terribile decisione di suicidarsi e invece, ironia della sorte, ora era costretta a vivere per sempre. Per Alice era diverso: lei aveva scelto di diventarlo.

Strizzò la spugnetta in una piccola bacinella e lambì la pelle bagnata con un asciugamano bianco. « Ho sempre sognato di avere una figlia femmina », mi confidò fissando Alice e io non potei fare a meno di avere un po’ paura.

Esme sorrise comprensiva. « Fui trasformata in vampiro quando il mio corpo era ancora quello di una madre. L’essere un vampiro enfatizza le tue percezioni, le tue emozioni e senza dubbio anche le tue attitudini e inclinazioni. Edward, ad esempio, fin da quando era umano aveva la propensione a capire e comprendere le persone… Se c’è una cosa che credo di aver ereditato dalla mia umanità è il mio senso di maternità e protezione. Sono felice di aver avuto la possibilità di fare da mamma a dei ragazzi stupendi e adesso di occuparmi di Alice… ».

Pensandoci, per Esme non doveva essere stato affatto facile. Per un secolo era stata l’unica donna in una casa di vampiri. Non aveva mai potuto confrontarsi con nessuno.

« Quanto ti ci volle per non essere più tentata dal sangue umano? », quella era la domanda di cui avevo più timore di sentire la risposta ma che era indispensabile le facessi. Tradotta suonava: quanto tempo ci vorrà prima che possa rivedere e riabbracciare Alice?

Mi scrutò forse per valutare se essere onesta o meno, e poi rispose. « Non poco. È un desiderio che è sempre presente solo sopito all’interno di noi. Quando Alice si sveglierà sarà molto forte perché dentro di lei scorre ancora sangue umano e il desiderio di bere sarà insopportabile ».

« E’ per questo che non potrò più vederla? », nonostante l’avessi già preventivato, non potei fare a meno di piangere.

In un attimo Esme fu da me. Asciugò le mie lacrime e cercò di confortarmi.

« Adesso ti lascio sola con lei », disse, « così potrai parlarle ».

 

 

 

Bad Girl

[Jasper Cullen]

 

Cap. 51 extra  - dr Chestnat

 

Non c’era niente di più irritante di stare in un posto quando si vorrebbe essere da tutt’altra parte.

Lo psicologo della scuola, il dott. Chestnat, aveva insistito con il vedermi. Era convinto di riuscire a risolvere la mia sofferenza e di farmi elaborare il lutto.

Cazzate. Se Alice fosse morta realmente, nemmeno se avesse avuto il controllo diretto sulla mia mente avrei potuto accettarlo. 

La verità era che se non avessi dovuto fingere di essere un comune ragazzo avrei volentieri fatto a meno di lui e della sua terapia per quelle ore ogni giorno.

« La fase che stai passando è una fase molto difficile… », disse l’uomo di fronte a me sistemandosi gli occhialini rotondi sul naso.

Cercai di trattenere una risata. Era la milionesima volta che me lo ripeteva.

Ma cosa voleva saperne quest’uomo?

Di sicuro da queste tre sedute avevo appreso più io di lui, che viceversa. Di fronte a me visualizzavo la figura di un uomo che cercava di nascondere le sue insicurezze, titubanze che sicuramente non avrei rilevato se non avessi avuto potere di farlo. Sulla sua fronte un velo di sudore, quasi si stesse impegnando a elaborare chissà quale teoria freudiana. Non mi sprecai nemmeno a utilizzare il mio potere su di lui per tranquillizzarlo.

« La morte della tua amica è sicuramente un evento tragico ma bisogna riuscire a trarre le cose belle da tutto  », continuò retorico.

« Qual è il tuo ricordo più bello che hai di Alice?  », mi domandò.

Finsi di pensarci intensamente. Sapevo esattamente quale fosse, anche se nella mia testa se ne alternavano più di uno. Ma di certo non l’avrei detto a lui.

Non accennai quindi a nessuna risposta, come sempre del resto.

Il signor Chestnat aveva catalogato la mia svogliatezza e totale mancanza di interessamento nei suoi confronti come una “fase di negazione”, o almeno era questo che aveva scarabocchiato nei suoi appunti. Con una freccia poi aveva aggiunto: “assenza si lacrime”. Ottima osservazione, Watson.

Osservai il timer sulla scrivania, aspettando ansiosamente il momento in cui sarebbe suonato.

Erano ormai passati tre giorni dal momento in cui Alice aveva subito la trasformazione. Edward aveva passato quei giorni in allarme, concentrato sui pensieri delle persone, semmai avessero sospettato di noi e fino allora nessuno lo aveva fatto. Il signor Brandon e Isabella erano le uniche persone che giornalmente, senza creare alcun sospetto, erano venute a farci visita, fino ad oggi. Da domani ogni umano si sarebbe dovuto tenere alla larga il più possibile da casa nostra. L’Alice vampira era un’ incognita persino per me che avevo avuto a che fare con una miriade di neonati. Mi ero persuaso che lei sarebbe stata meno selvaggia e più controllata considerato che la sua trasformazione era frutto di una scelta consapevole. Allo stesso modo ero conscio della forza che avrebbe avuto e sapevo che senza Emmett non sarebbe stato facile tenerla a bada.

Tic. Premetti il tasto per interrompere il cronometro, poco prima che questo suonasse.

« Per oggi abbiamo terminato », annunciò il dott. Chestnut.

« Temo che questa sia la nostra ultima seduta dottore »,  comunicai, « adesso mi scusi ma vado di fretta: ho un appuntamento al quale non potrei mancare per nulla al mondo… ».

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!

Non riuscirò mai a scusarmi abbastanza con voi per il ritardo con cui posto. Cercate di comprendermi.

Il capitolo come avrete notato è un capitolo di passaggio. Non viene detto nulla di nuovo. Infatti la storia di Esme è la sua vera storia http://it.wikipedia.org/wiki/Esme_Cullen

Personalmente non la conoscevo così nel dettaglio quindi ho deciso di riportarvela.  Mi piaceva che Isa avesse la possibilità di passare un po’ di tempo con Mamma Cullen.  Fatemi sapere se ho fatto bene.

“Chestnut” (il nome dello psicologo) tradotto vuol dire castagna. È il modo in cui io e le mie compagne di classe appellavamo il nostro prof. di matematica per il suo modo di vestirsi sempre delle tonalità del marrone.

Non so se avete notato che il rapporto Isa-Edward si è un po’ incrinato, vedremo presto perché…

Nel prossimo, come avrete capito, Alice si sveglierà…

 

Spero che mi lasciate un piccolo commento! È appurato che mi aiutino a scrivere.

È da un po’ che me ne dimentico ma è assolutamente indispensabile che io lo faccia: un GRAZIE megagalattico alla mia beta Barbara che pazientemente corregge le mie pazzie.

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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