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Autore: Ila96    09/03/2012    1 recensioni
Molti pensano che l'unico amore di Sherlock Holmes sia John Watson, altri che sia Irene Adler.
Se ci fosse un'altra persona, di cui nessuno, nemmeno John, sa nulla?
E se questa persona ricomparisse all'improvviso per chiedere aiuto cosa succederebbe?
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so cosa dire. E' l'epilogo punto. Credo che appena cliccherò il tasto invia mi metterò a piangere. Spero che vi piacerà, ma voglio assolutamente sapere che cosa ne pensate, quindi vi prego, recensite. Grazie a tutte le persone che hanno letto, seguito e recensito questa ff. Grazie e buona lettura.
 

Capitolo 5
~ Epilogo  ~

 

“E mi portò alla sua grotta fatata,
Ove pianse tristemente sospirando;
Poi i selvaggi suoi occhi selvaggi le chiusi,
Entrambi doppiamente baciando.”

La Belle Dame Sans Merci - J. Keats

 
Appena Sherlock riaprì gli occhi comprese. Erano tutti lì intorno a lui, John, Mycroft, Lestrade e la signora Hudson, in attesa del suo risveglio in quel letto dalle coperte perfettamente bianche senza una grinza. Il loro sguardo era triste, preoccupato, quello di John addirittura tormentato. Sapeva, sapeva cosa dovevano dirgli, l'aveva intuito dai loro non-sorrisi. Cercò di controllarsi, ma percepiva l'angoscia invadergli lentamente il corpo, conquistando prima lo stomaco, poi i polmoni ed infine la gola.
John sorrise.
- Come ti senti? - la voce era sincera come sempre.
Sherlock arrivò subito al punto.
- Lisa?
All'istante i tratti dei presenti si rabbuiarono e la signora Hudson si portò una mano davanti agli occhi.
Fu John a trovare il coraggio di rispondere, suo fratello era troppo addolorato.
- Ecco... Non... Non ce l'ha fatta.
Sherlock non mosse un muscolo. Non contrasse la mano, non chiuse gli occhi, non parlò ed il respiro si mantenne regolare, ma John intuì che non era più presente. Non era più con loro, il suo sguardo si era fatto vacuo ed ombroso ed era lontano miglia e miglia.
Lo lasciarono solo.
John e Mycroft furono gli ultimi ad uscire dalla stanza non senza avergli lanciato un ultimo sguardo mesto.
- Sa John, prima che arrivasse lei... l'unica amica vera era Lisa. Per me è un dolore immane la sua perdita, ma non so cosa possa essere per mio fratello. Loro si divertivano insieme, non senza litigi ovviamente, ma erano due personalità troppo opposte per non andare d'accordo.
Mentre Mycroft raccontava John si era seduto su una delle panche dell'ospedale e l'altro, finita la frase, lo imitò. Se ne restarono nel cupo silenzio di chi vuole rimanere solo con i propri pensieri.
Gli occhi di Mycroft fissavano smarriti la porta senza vederla, persi in una scena identica del passato.
La porta era diversa, vecchio stile, la maniglia cigolava, il pavimento era stato appena lavato e i raggi del sole lo riscaldavano facendolo risplendere di luce dorata.
Due adolescenti, un ragazzo e una ragazza, camminavano lentamente per il corridoio. Lei indossava una minigonna di jeans e una camicetta bianca e si lasciava tranquillamente cingere i fianchi morbidi dalle braccia del ragazzo.
I suoi occhi verdi smeraldo luccicavano mentre osservavano i particolari del viso e i capelli neri di lui.
Sherlock e Lisa avevano rispettivamente sedici e quindici anni, ma in fondo non erano molto differenti dal presente. Era da due giorni che facevano credere a tutti i dipendenti dell'ospedale di essere fidanzati, avendo scoperto che questo addolciva di gran lunga le infermiere, che gli concedevano quasi tutto. In teoria si trovavano lì in visita a Mycroft, in pratica giorno per giorno rubavano qualcosa dal laboratorio dell'ospedale.
- Sherlock, credi che questa volta ci scopriranno?
Lui la guardò con sufficienza.
- No, sono troppo stupidi. E poi le infermiere non penseranno mai a noi.
- Perché, noi c'entriamo qualcosa? Siamo così due dolci fidanzati.
Entrambi risero sommessamente.
La scena cambiò. Questa volta ambientata nella camera da letto di Sherlock.
Lisa era praticamente mezza nuda, indossava solo una maglietta strappata e dei pantaloncini corti, mentre Sherlock era steso a letto, senza scarpe, con la camicia sbottonata e completamente sudato. Lisa piangeva e rideva allo stesso tempo, continuando a mordersi le labbra e a girare per la stanza come un'ossessa, gli occhi spiritati ed eccitatissimi, mentre Sherlock, irriconoscibile, se ne stava disteso e afflitto, quasi paranoico, ogni tanto la sua mano veniva scossa da spasmi. Lisa gli si avvicinò ridendo.
- Su, adesso vedrai, ti tiro su io...- e così biascicando si portò a cavalcioni sopra di lui e con la lingua gli leccò il profilo del collo. Sherlock la guardò furente.
- Togliti, mi infastidisci!- urlò cercando di spingerla via.
Lisa rise.
- Certo certo... Tu non mi puoi vedere, non puoi...perché io sono invisibile!
Erano strafatti da buttare via. A quei tempi tra loro la coca scorreva a fiumi. Tutta colpa di Sherlock, che a diciannove anni si era lasciato prendere la mano e ci aveva trascinato dentro anche Lisa.
Solo grazie al suo personale intervento, per fortuna, lei ne era uscita quasi subito, mentre per Sherlock... beh, per Sherlock ci era voluto un bel po' di tempo e tutta la pazienza della cara, dolce Lisa.
Mycroft scosse la testa e si alzò. Era ora di tornarsene al lavoro. Di sicuro suo fratello non si sarebbe ripreso molto presto.

   

Nei giorni seguenti la salute fisica di Sherlock migliorò notevolmente, tanto da consentirgli di alzarsi dal letto e camminare senza sforzi eccessivi, ma la sua mente non esisteva più. Sembrava rinchiusa il qualche recesso sconosciuto del suo personale palazzo della memoria e non accennava ad uscire. Non parlava se non a monosillabi, mangiava senza gusto ne voglia, beveva il necessario, per il resto restava immobile con lo sguardo lontano.
John arrivò a pensare che non si sarebbe più rimesso e che la morte di Lisa aveva distrutto il Sherlock Holmes esistente fino a quel momento.
Mycroft disse solamente che si sarebbe ripreso, prima o poi.
Ed era quel poi che aveva assillato John fino a quando, lunedì mattina, Sherlock gli si era avvicinato e gli aveva parlato per la prima volta dopo giorni.
- Voglio vederla.
La voce era stanca e spossata, ma di sicuro lo sguardo era di nuovo vigile ed attento.
John annuì e gli promise che nel pomeriggio lo avrebbe accompagnato all'obitorio.  
“Poi fu lei che cul1andomi
M'addormentò - e, me sciagurato,
Sognai l'ultimo sogno
Sul fianco del colle ghiacciato.”

La sala era fredda e asciutta, perfettamente pulita. Sherlock aveva congedato John fuori dalla porta ed era entrato da solo. Aveva bisogno della solitudine perché solo con lei il suo animo si acquietava un poco.
Sul tavolo di metallo il suo corpo giaceva coperto da un lenzuolo bianco, spuntavano solo le dita dei piedi, anch'esse bianche e fredde.
Le si avvicinò lentamente, calcando bene i passi sul pavimento e misurando attentamente ogni movimento, finché non le giunse accanto.
Con delicatezza le scoprì il volto e finalmente riprese a respirare. Non si era accorto di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo. Non era da lui, ma d'altronde Lisa era sempre riuscita a scombussolarlo. Perfino da morta riusciva a cambiarlo.
Analizzò il viso cereo, la grana della pelle, l'ombra del naso, le sopraciglia, perfino alcuni piccoli punti neri sulla tempia sinistra.
Le accarezzo il collo e con il pollice le disegnò il contorno del mento, passò il dorso della mano sulla sua guancia gelata ed incolore. Chiuse gli occhi. Non ce la faceva, era troppo anche per lui e si odiava per questo. Si odiava per non essere riuscito a salvarla e ancora di più perché era stata la sua presunzione a portarla via.
I suoi occhi erano umidi e una lacrima iniziò la sua lunga discesa, ma fu bloccata prontamente dalla mano di Sherlock, che si affrettò ad asciugarsi il volto e a ricomporsi.
Analizzò alcuni ricordi che aveva di lei da bambina mentre insieme vagavano per il cortile della scuola cercando di acchiappare una lucertola, poi alle medie, mentre le faceva copiare i compiti di chimica, alle superiori, mentre gli altri ragazzi andavano in discoteca, loro cenavano al ristorante cercando di indovinare quale professione svolgessero le persone intorno a loro. Ne avevano passate tante e non sempre piacevoli. Si metteva solo gioielli d'argento perché l'oro non le piaceva. Basta, non era il momento e comunque di notte avrebbe avuto tutto il tempo che voleva, tutto il tempo del mondo per annegare nei ricordi.

Non aveva intenzione di pregare dato che non era religioso, quindi si limitò a guardarla un'ultima volta. Non si sarebbe mai dimenticato quei lineamenti, mai, fino alla morte sarebbero rimasti incisi nella sua memoria.

John riusciva a scorgere l'alta figura di Sherlock da una delle finestrelle della porta, lo vide sollevare il lenzuolo, ma quando iniziò ad accarezzarle il volto distolse lo sguardo, leggermente imbarazzato. Non voleva invadere nemmeno con lo sguardo quel suo momento di intimità. Prima di risollevare il velo lo vide chinarsi verso di lei e baciarla delicatamente sulla fronte.
In quel momento ebbe la certezza che Sherlock l'aveva amata. L'aveva amata, ma ci aveva rinunciato, perché lui era il grande Sherlock Holmes e se voleva continuare ad esserlo non si poteva permettere di provare sentimenti.
Quando uscì dalla stanza il suo sguardo era impenetrabile, ma John, che lo conosceva bene, sapeva che era tornato in sé. Forse, solo ogni tanto, come era capitato in passato, sarebbe ripiombato in un assoluto mutismo, ma per il resto quella faccenda sarebbe rimasta chiusa in un cassetto del suo palazzo, possibilmente ermeticamente.
 

“Ed ecco dunque perché qui dimoro,
E pallido indugio e solo,
Anche se sono avvizziti i giunchi in riva al lago,
E nessun uccello canta, prendendo il volo.”

La Belle Dame Sans Merci - J. Keats 

 
 
 
 
 
 
RINGRAZIAMENTI
La mia gratitudine va:
alla mia amica Sarah per la pazienza e le correzioni; ad A. C. Doyle per aver inventato due personaggi straordinari come Sherlock Holmes ed il Dr. Watson; a Steven Moffat per aver avuto l'idea di trasportarli nel mondo contemporaneo; a John Keats per le sue bellissime poesie ed infine a Sherlock Holmes, perché per me non è mai stato solo un personaggio letterario, anzi, credo che resterà per sempre immortale in quel limbo fatato dove dimorano le creature più belle.

 
   
 
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