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Autore: meiousetsuna    10/03/2012    10 recensioni
Bentrovate! Questa è la seconda storia della serie "New wave Heroines", nella quale si racconta l'incontro tra Haruka e Michiru, nella celebre puntata n. 106! Scopriremo qualcosa di più della guerriera di Nettunoe come sia iniziata la loro conoscenza... tra flashback e missing moments... tutte le curiosità rimaste in sospeso! Dal testo: Haruka chiuse gli occhi, aspettando il colpo, mentre Michiru sollevava la mano destra, non sarebbe stata tanto pesante. "Ritieniti schiaffeggiata". Era abituata ad incassare, minacce, o tantomeno un gesto aggressivo non la spaventavano, ma lo sdegno, quello non poteva sopportarlo". Se vi va... R&R! baci dalla vostra Setsuna!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New wave Heroines'
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Documento senza titolo ex Capitolo 5)

Impossibile! La tensione le giocava brutti scherzi, oppure stava assistendo ad uno strano fenomeno di sdoppiamento... no, era semplicemente Michiru con un suo autoritratto alle spalle e una ressa di fan che l'accerchiava; si avvicinò a passi misurati e man mano che procedeva si accorgeva di alcune trascurabili differenze che aumentavano in proporzione alla diminuzione della distanza.
Lo yukata * era certamente lo stesso e si intonava magnificamente con l'azzurro degli occhi, la sua semplicità non nascondeva che si trattava di un oggetto antico e pregiato e il raro colore dei capelli che riluceva ugualmente sulla tela come sulle spalle della pittrice traevano in inganno, però i tratti del volto, seppur somiglianti, erano più tondeggianti, le labbra piene... non poteva essere lei, comunque vestita così le appariva particolarmente seducente e femminile. Haruka la abbracciò con lo sguardo e come se si fosse sentita toccare davvero, l'altra avvertì all'istante la sua presenza facendosi largo con un leggero movimento della mano, abbandonando la piccola folla alle sue spalle senza degnarla di una frase di scuse, fermandosi a pochi centimetri da lei; nel salutarla si inchinò lievemente facendo sì che il suo profumo la avvolgesse.

"Sono contenta che tu sia qui".
"Grazie. Avevo molti impegni, ma eccomi qua. - che frase insulsa, non poteva riuscire a raccontarle meglio, le bugie? - Vedo che indossi l'abito del personaggio del ritratto... è una tua parente?" Michiru assunse un'espressione mesta, abbassando lo sguardo; detestava rivangare la sua storia personale ma era l'unica chiave di accesso che pareva funzionare.
"Io... era mia nonna e questo è il primo vero dipinto che ho realizzato, l'ho cominciato il giorno della sua morte; avevo undici anni e non riuscivo ad accettare l'accaduto, speciè perchè... - fece una pausa volontariamente lunga - non ero al corrente del suo male fino all'ultimo; una mattina sono stata svegliata dalla cameriera, che mi pregò di vestirmi e presentarmi al piano di sopra, capii subito di che si trattava, il mio intuito fallisce raramente - continuava a parlarle tenendo gli occhi bassi, principalmente perchè realmente addolorata, ma in parte per la paura di lasciar trapelare l'ansia di salire nella stima della ragazza che aveva di fronte - è stato un grande shock, era la persona alla quale volevo più bene nella mia famiglia. Mi sono sentita persa, abbandonata senza un motivo, volevo fare in modo che restasse sempre con me".
A questo punto, la reazione più naturale sarebbe qualche parola gentile, di simpatia, ma dall'altra parte mutismo assoluto; un vero cuore di pietra.
"Così per tre giorni non sono uscita dalla mia camera; ho dormito a malapena qualche ora, ma sono riuscita a terminare il dipinto... l'ho raffigurata quando aveva all'incirca i miei anni ricordando le vecchie foto col suo abito preferito, che portava per le occasioni speciali... ha una vicenda, sai, se vorrai un giorno te la racconterò. Comunque non ce l'ho fatta ad assistere ai funerali, però ho voluto che nel tempio fosse esposto il mio lavoro vicino alla bara e quando mia madre è tornata a casa, invece di essere dispiaciuta è corsa a dirmi che un amico di vecchia data, un gallerista, era rimasto colpito dal mio talento, che mi avrebbe iscritta ai suoi corsi; ero talmente delusa..."

Non ne poteva più di quello stillicidio, doveva controllare se la stava deridendo o semplicemente ignorando e alzò su di lei uno sguardo interrogativo, ma un attimo dopo la sua espressione era profondamente mutata.
Nel più perfetto dei silenzi, Haruka stava piangendo. Era una sola lacrima che scendeva sul suo viso, del quale non aveva notato la bellezza, ma molte altre erano arginate tra le palpebre grazie ad uno sforzo di volontà, facendo brillare i suoi occhi verdi di mille riflessi e le labbra strette per non lasciar sfuggire nessun suono, ma si vedeva chiaramente che inghiottiva a fatica. Mai, di tutte le cose poco corrette che aveva fatto in vita sua, Michiru si era vergognata come allora; avrebbe salutato con gioia l'arrivo di un terremoto proprio sotto i suoi piedi per non sostenere quelle pupille sgranate su di lei.
Malgrado la giovanissima età era palese che fosse reduce da un qualche tipo di esperienza sconvolgente e che riparata dietro una maschera di cinismo si celasse un'anima sanguinante; ormai ci mancava tanto così, un'altra rivelazione patetica la porterebbe ad un livello di commozione sufficiente a strapparle almeno una dichiarazione di solidarietà, un'offerta di sostegno morale da utilizzare al momento buono. Ma il suo cervello ed il suo istinto non si accordarono abbastanza prontamente.

"Ehm, Haruka sei molto comprensiva, io non intendevo autocommiserarmi, è solo che con te mi confido volentieri ma non preoccuparti, ormai sono passati cinque anni, l'ho superato, ho avuto un semplice attacco di nostalgia".
Sorrise affettuosamente. Diamine, tanto lavoro buttato via! Continuando di questo passo, sarebbe rimasta sempre al punto di partenza.
"Michiru - la voce di Haruka era un pò traballante - se ti fa piacere io continuerei volentieri ad ascoltare il tuo racconto, ma non posso monopolizzarti interamente, verresti più tardi a bere qualcosa?"
"Certamente! Chiudiamo alle dieci!"
"Sarò puntuale". Senza aggiungere verbo, tornò sui propri passi, raggiungendo una delle fontanelle ornamentali situate nel giardino dell'edificio e presa l'acqua a due mani se la tirò più volte sul viso cancellando le tracce dell'accaduto e tornando in sè grazie all'impatto degli spruzzi gelati che la costrinsero ad uscire dal torpore nel quale era caduta; era fuori dubbio che intorno alla rinomata artista non gravitasse solo della comune leggiadria, era qualcosa di più affine all'aura di un essere sovrannaturale; appena levato lo sguardo su di lei, udito la sua voce, era rimasta talmente ammaliata, fino a trovarsi intenerita come una stupida per dei fatti che non la riguardavano lontanamente; sì, comprendeva cosa significasse perdere una persona cara, ma tra le loro vite non c'era comunque paragone,e allora?
"Oh Michiru, quello che mi ha fatto male in realtà era veder soffrire te... e questo non può accadere, l'ultima cosa che mi serve è farmi carico dei fardelli altrui, è già talmente difficile restare a galla e ricostruire la mia esistenza su basi solide, ho sbagliato a spiccare questo salto senza rete, ma rimedierò".

 *lo yukata è un leggero kimono estivo informale, in genere di cotone. Lo saprete, ma nel dubbio... questo di Michiru, lo immagino giallo chiaro, con decori azzurro cielo.

Ma che angolo e angolo! Spazio Visitatrici!
Grazie infinite delle stupende recensioni, Amaerize, Annasport2012,YasV, Fragileguerriera,Julia98, Skullrose!! =^.^=
E sempre, grazie a Fulmineo, Franky, Anto62, Shadow_84, Lelou_Tenou, Sabrycrazy, Algida,Celesten (nuova!) Pazzaxamore(nuova2!)Redribbon(nuova3!) più le stabili 97 lettrici silenziose... mi stupite con effetti speciali, proprio lo stesso numero! * si ritira su Plutone per deliberare*

 ex Capitolo 6)

La sottile lancetta d'oro dei minuti si portò con un impercettibile scatto sul numero quindici. Michiru era un fascio di nervi, inoltre la seta leggera non la proteggeva a sufficienza dal vento pungente che si stava alzando; era sbalordita, avrebbe giurato di averla irretita ed era stata così sciocca da restare lì ad aspettarla con indosso quel fazzoletto di stoffa, sentiva che stava prendendo un raffreddore e doveva incolpare se stessa per averle volutamente costruito un ponte d'oro per la fuga; se mai si fosse ripresentata una seconda occasione, non sarebbe ricaduta nello stesso errore.
Comunque quella serata era persa, e purtroppo anche tutti i suoi accompagnatori che aveva rifiutato.
"Dovevo accettare un passaggio, dove lo trovo un taxi adesso?"
"A che ti servirebbe? Sono qui io, o preferisci annullare il nostro appuntamento per un breve ritardo? Me la sono presa comoda, ero certa che mi avresti fatto attendere un'eternità, invece non ti sei neanche cambiata".

'Calma Michiru se reagisci non farai che avverare la sua aspettativa che tu sia una persona incostante, devi metterla a suo agio'. Facile a dirsi, ma in meno di tre ore l'umore della giovane pilota era cambiato radicalmente, era fin troppo evidente che cercava una lite, o di farsi cacciare. Ma non c'era tanto da lamentarsi, figuriamoci se non fosse tornata affatto! Invece non riusciva a snobbarla, anche se per rivolgerle espressioni pungenti aveva preferito venire a prenderla; forse la faccenda volgeva meglio di quanto sperasse.
"Qualche minuto di ritardo può capitare, non preoccuparti, però vorrei entrare subito in macchina, sto sentendo freddo, ti dispiace aprirmi lo lo sportello?"
"Accomodati". Haruka si sentiva giocata, era convinta di aver compreso il carattere emotivo dell'altra e di riuscire col minimo impegno a farsi mandare al diavolo, invece si trovava come tra le sabbie mobili; ogni movimento articolato per riguadagnare la sponda non faceva che peggiorare la situazione. E la fine era una ed inevitabile, essere sommersi e soffocare lentamente senza la benchè minima possibilità di salvezza.

'Non te lo lascerò fare'.
"C'è un locale che preferisci?"
"Qui vicino c'è un night molto alla moda, ci vengo spesso, se non ti imbarazza presentarti con me abbigliata così, altrimenti potremmo cercare un posticino intimo".
Un altro punto a suo favore; qualsiasi delle due risposte la lasciava vincitrice: bene, un duello è piacevole se l'avversario è all'altezza.
"Mi dispiace, sono stata scortese, in realtà il tuo kimono ti sta benissimo; scelgo il posto qui accanto, non mi va di guidare oggi".
Michiru rise coprendosi la bocca con le dita.
"La celebre corridrice è stanca stasera! In ogni caso è una splendida auto, è una Ferrari, vero? Non ne ho mai vista una di questo colore"*
"Hai indovinato. tengo a questo oggetto più di ogni altra cosa".
"Capisco... eccoci arrivate".

Uff... ancora pochi autografi e le sarebbero venuti i crampi alla mano! Haruka non aveva tenuto conto della popolarità propria e della sua accompagnatrice e dopo un breve lasso di tempo in cui decine di occhi le sbirciavano recandole un enorme fastidio, la meno timida delle sue ammiratrici si era avvicinata e con degli inchini esagerati le aveva chiesto una firma; dopo di che, trovando la strada spianata, una fiumana innarestabile di gente le aveva accerchiate facendo i complimenti a tutte e due, con suo vivo imbarazzo, soprattutto per il loro 'fidanzamento'.
Doveva ammettere che l'immagine riflessa nei vari specchi appesi alle pareti era suggestiva; una alta e sportiva, malgrado lo spezzato grigio fosse di una sobria eleganza, l'altra una bambola di porcellana, insomma una coppietta da romanzo rosa. Specie se lei fosse stata un uomo.

"Oh, Tenou-san, vorrei anch'io un autografo - era l'ultima rimasta, una tipica bellezza orientale - ma non ho un foglio... come potrei fare?"
"Non è affatto un problema".
E preso con delicatezza il polso della ragazza, disegnò morbidamente i kanji del suo cognome e nome sull'interno del braccio.
"Io... non lo laverò via, aspetterò che venga assorbito dalla mia pelle. Grazie".
Mise la stilografica a posto nel taschino, poi si rivolse nuovamente avanti con indifferenza; Michiru appariva contrariata, anzi 'gelosa' si sarebbe detta la definizione più calzante, ma illudersi era un lusso che non rientrava nella sua politica sentimentale.
"Un giorno lo farai anche a me - l'altra rimase a bocca aperta - magari su un programma delle corse, forse tra qualche anno varrà una fortuna!"
"Sarà un piacere ma dovrai venire a ritirarlo al circuito; entro una decina di giorni ci sarà una gara dimostrativa per l'inaugurazione di una nuova pista, se sei libera ti invierò il biglietto così saremo pari - accetta, accetta, non lasciare che rovini tutto, portami via dalla mia solitudine - non mi piace essere in debito".
"Non mi devi nulla. Ma sarei felice di fare il tifo per te... noi ora siamo amiche, vero?"

"Direi di sì, non invito il primo che passa a intromettersi negli affari miei. Cioè, volevo dire..."
"Ho capito non temere, anzi all'inizio devo esserti apparsa proprio detestabile e impicciona, ho preteso di spiegarti cosa fare del tuo futuro; ero piuttosto impressionata da quei sogni e credevo fermamente che tu ne facessi parte, probabilmente era una delle mie solite premonizioni, magari un cataclisma ed essendo concentrata su di te ho sovrapposto le idee... o magari era una scappatoia per attirare la tua attenzione - se gli Dei esistevano era il momento di provarlo, era essenziale che le credesse - spero di non averti seccata troppo".
La povera Haruka era presa da un intreccio che non sapeva sciogliere; era sempre sicura che l'altra la imbrogliasse, non le pareva tanto volubile da dimenticare così rapidamente la possibilità di una tragedia di quelle dimensioni, tanto più che ormai i sospetti sull'interpretazione della visione coincidevano in parte con i suoi, ma le era riconoscente di voler archiviare quell'argomento.
"Non posso negare di averti giudicata poco a posto, dicevi certe stranezze... potremmo ricominciare dal principio, eliminando l'argomento, che ne dici?"

"Come preferisci purchè il divieto non comprenda le arti figurative in generale, non arrabbiarti ma non ho rinunciato a realizzare un tuo disegno, però dovrai chiedermelo; scommetto che lo farai ed io ti giuro che non rifiuterò, in qualsiasi circostanza. É un patto accettabile?"
Una mano si stese a stringere la sua.
"Affare fatto. Non demordi mai, eh?"
"Effettivamente... la tenacia è una dote ereditaria".


*Naturalmente, si tratta di un bel Blu Hyperion
Attenzione a quello che Michiru dice ad Haruka in questo capitolo, sarà fondamentale!

Carissime Julia98, Skullrose, Amaerize, Fragileguerriera, YasV, un fantastiliardo di grazie per le vostre recensioni!
E grazie sempre a Fulmineo, Annasport2012,Anto62, Shadow_84, Lelou_Tenou,Sabrycrazy, Algida, celesten, Pazzaxamore,Redribbbon per il vostro supporto!
Ed infine... ho protestato perchè eravate sempre 97... e siete 85! Non parlo più, giuro! *spera che Urano/le dia una mano*

 

 

 

 

  
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