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Autore: scandros    16/04/2004    25 recensioni
Siamo nell’Inghilterra di fine ‘800 nel periodo in cui la colonizzazione delle Indie continua ad accrescere il regno Britannico di ricchezze e lustri. Alla corte della regina, intrighi e amori giovanili sembravano prendere il sopravvento sulla scena politica internazionale. Il conte Gatsby dovrà vedersela con le proposte di matrimonio che inaspettate giungeranno alle figlie Patricia, da parte del conte Benjamin Priceton e a Jennifer da parte dell’arcigno e arrivista barone Rumsfield. Se la prima sogna di vivere il suo grande amore travolta dalla passione e dal sentimento vissuto nel suo più profondo significato, la seconda desidererebbe solo potersi rifugiare nel più sincero e corrisposto sentimento che nutre nei confronti di Philip Callaghan, decaduto marchese di Halfshire. Il ritorno in città di Julian Gatsby farà battere il cuore a Amily Sullivan, la cui madre invece vorrebbe maritarla al timido e solitario duca Huttinton, segretamente invaghito della indomabile Patricia, sorella del suo migliore amico Julian. Mentre ville e castelli si decorano di dame e cavalieri nelle loro mise sfavillanti al suono di melodiose danze, inaspettato un cavaliere di nome Piuma Scarlatta si aggira nelle segrete e negli abbaini in cerca della verità.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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href="./Cap%201%20-%20Proposta%20di%20matrimonio_file/filelist.xml"> Da qualche giorno oramai nella contea di Middlesburgh si respirava aria astiosa e tempestosa

ORCHIDEA SELVAGGIA

 

 

 

Proposta di matrimonio

 

Capitolo 1

 

 

 

Villa Gatsby, regione di Middlesburgh.

 

Un lampo squarciò il cielo plumbeo. Le colline aldilà del parco secolare sembrarono illuminarsi a giorno in quel pomeriggio invernale. Il vento di febbraio soffiava gelido e impetuoso tra gli alberi spogli, sferzando ogni singolo ramo con astio, quasi a volerli denudare delle più mere verità.

L’ennesimo tuono sembrò ridestare il fuoco che lento scoppiettava nel camino. Il crepitio improvviso di un tizzone ardente sembrò risvegliare il conte Gatsby da uno strano torpore.

Da qualche giorno oramai nella contea di Middlesburgh si respirava aria astiosa e tempestosa e l’oramai cinquantenne conte Gatsby riprese a camminare su e giù per la biblioteca in cerca di una soluzione ai suoi problemi familiari.

-         Caro, così consumerai il prezioso tappeto che hai fatto importare dalle Indie! – gli disse ironica Lady Eleanor, la bella moglie del conte. Arrestò il passo e guardò la moglie, la cui bellezza non sembrava per nulla scalfita dal vecchio signore del tempo. Le andò vicino incedendo con baldanza e aria di sfida. Per nulla intimorita dall’andatura minacciosa del consorte, appoggiò il suo ricamo sul tavolinetto accanto alla poltrona e lo accolse con un caldo sorriso scarlatto. I boccoli castano chiaro ricadevano sulle spalle nude incorniciate dai merletti dell’abito di velluto azzurro.

-         Tua figlia! Mi farà impazzire! – urlò additandola, cercando forse nella moglie una scusante al carattere ribelle e indomito della figlia minore.

-         E’ solo una bambina! –

-         Una bambina? Ha ventidue anni. Dovrei fare come si faceva una volta nel medioevo. La dovevo far rinchiudere in un convento e farle prendere i voti. E invece no. Le sto dando l’opportunità di sposare un ottimo partito dell’alta nobiltà inglese e lei cosa fa? Si mette ad urlare come una pazza gridando al mondo intero che non sposerà mai quel damerino di Lord Benjamin Priceton. Non c’è più rispetto in questa casa! – urlò furente col viso paonazzo dalla rabbia.

-         Avanti, calmati. Vedrai che tra qualche giorno le passerà. –

-         Assolutamente. La conosci fin troppo bene e sai benissimo che quando di prefigge qualcosa, lei non si arrende fin quando non ha raggiunto il suo scopo. –

-         Mi ricorda qualcuno. – gli disse guardandolo ironicamente. Il conte aggrottò la fronte e si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona accanto alla moglie. La tempesta sembrava essere momentaneamente passata.

-         Voglio solo maritarla. Cosa c’è di male? – le chiese con tono cheto e una vena di disperazione. La sua voce tradiva un’insicura richiesta di aiuto.

-         Probabilmente vuole scegliersi da sola il marito….

-         Non se ne parla proprio, Eleanor, ma da che parte stai? E da quando le ragazze di buona famiglia si scelgono da sole il marito? – tuonò infervorandosi nuovamente.

-         Questo è vero, ma non puoi certo dire che Benjamin Priceton sia un santo. E’ nominato in tutti i salotti per le sue doti di ottimo amante. –

-         Eleanor! – esclamò sorpreso da tanta audacia da parte della moglie.

-         Cosa c’è? Pensi che non le sappia certe cose? Capisco il punto di vista di Patricia. Perché sposare un uomo che la tradirebbe sempre e che comunque non la onorerebbe come moglie e madre dei figli che il Signore vorrà donarle? –

-         Perché quell’uomo potrebbe garantirle un ottimo futuro ed è l’unico che pare essere interessato a quella furia scatenata di tua figlia. – rimbeccò caustico.

-         Forse suo padre. Non ti sei mai chiesto come mai Lord Priceton voglia maritare il figlio proprio con Patricia? –

-         Che vuoi dire? – le chiese con sguardo inquisitorio.

-         Arthur caro, desidera coprire tutte le marachelle del figlio con un buon matrimonio nella speranza che finalmente ritrovi un po’ del perduto senno. Come mai Patricia e non Jennifer? Jenny è molto più aggraziata e adeguata al matrimonio, ma sicuramente non la donna giusta che possa far ravvedere Benjamin dalle sue intemperanze giovanili. -.

Il conte si portò i gomiti sulle ginocchia e strinse il capo tra le mani. Sapeva che Eleanor aveva ragione. Era quella l’unica ragione per la quale Lord Priceton aveva chiesto Patty in moglie per suo figlio Benjamin. Jenny era troppo debole per lui, avrebbe subito le angherie e le beghe di quel bel giovanetto, mentre Patricia gli avrebbe dato del filo da torcere. La situazione era complessa e più il tempo passava, più lui non sapeva cosa fare. La proposta di matrimonio di Lord Priceton era giunta inaspettata come un fulmine a ciel sereno.

-         Non vuole incontrarlo. Stamattina mi ha detto che non ha intenzione di vedere Benjamin. –

-         Organizziamo un ballo, vedrai che non potrà sottrarsi. – suggerì Eleanor nel disperato tentativo di riportare la quiete in famiglia.

-         Adesso? –

-         Ma certo caro, un ballo in maschera. Solo per farli conoscere, nulla di più. Cerchiamo di non correre. Magari conoscendosi e conversando potrebbero trovare dei punti in comune. –

-         Chissà, forse la tua non è un’idea poi così malvagia. – le rispose prendendo la candida mano della moglie tra le sue.

-         Vedrai che prima o poi tutto si aggiusterà. Adesso andiamo a prepararci per la cena. Sono le sette. Hai notizie di Julian? –

-         Sì, ho ricevuto un messaggio proprio questa mattina. Sta bene e la sua nave è attraccata al porto di Dover. Presto sarà a casa. – rispose incupito ma sollevato dalle parole della consorte.

-         Bene. Adesso andiamo. – gli disse invitandolo ad alzarsi e prendendolo sottobraccio. – Sei pensieroso? – gli chiese intuendo i malesseri del marito.

-         Penso a Julian e Jennifer. Ritengo che sia ora che anche loro…

-         Ti prego Arthur, una cosa per volta. Prima risolveremo la questione di Patty. Se davvero il conte Priceton vuole che suo figlio sposi la nostra Patty, proveremo a convincerla ad assicurarsi un buon matrimonio ed un futuro decoroso per un’esponente della nobiltà inglese. Per quanto riguarda Jenny e Julian, si vedrà. – gli disse con calma cercando di placare la tempesta che aveva preso il sopravvento nel cuore del conte.

 

 

 

 

 

Villa Priceton, regione di York.

 

-         E così padre, avete pensato bene di propormi sposo alla figlia minore del conte Gatsby. –

-         Esatto Benjamin. Così finalmente metteremo a tacere un po’ delle chiacchiere che circolano sul tuo conto. – rispose soddisfatto Lord Priceton.

-         Di cosa parlate padre? Non mi sembra di aver fatto nulla di male! – disse scherzoso sorseggiando del vino rosso. Il fuoco scoppiettava nel camino ondeggiando qua e là in forti e fluttuanti fiamme colorate. Zampilli lucenti si riflettevano sui vetri e sui cristalli del salotto. Qua e là, i ritratti degli avi Priceton sembravano assistere passivamente alla discussione tra padre e figlio.

-         Tu che ne pensi cugino? – chiese Benjamin rivolgendosi a Oliver Huttinton. Il ragazzo sorrise non distogliendo lo sguardo dal parco che si estendeva oltre la finestra. Le cime degli alti abeti ondeggiavano all’urlo implacabile del vento. Il cuore gli batteva incessantemente. Lo sentiva battere furiosamente contro il petto provocandogli fitte lancinanti. Quell’argomento riusciva ad imbarazzarlo e a provocare nel suo cuore un moto di irrefrenabili emozioni.

-         Non saprei. E’ un argomento in cui non mi cimento molto bene. – rispose imbarazzato passandosi una mano tra i disordinati capelli scuri. Lord Priceton guardò il nipote con tenerezza e ammirazione verso quel giovane il cui destino aveva reso orfano di padre molto giovane.

-         Già, tu sei cresciuto con un’educazione militare, e non conosci ancora bene quali piaceri possa donare la vita mondana. – riprese Benjamin ricordando al cugino gli alti gradi da ufficiale riconosciutigli dalla marina inglese

-         Benjamin smettila. – tuonò Lord Priceton sbattendo sul marmo lucido il bastone dal pomo cesellato. - Un giorno di questo mi ritroverò qualcuno in casa che chiederà la tua testa. Sai bene che con molti di quegli uomini io concludo degli affari. E tu che fai? In mancanza dei mariti ti porti le loro mogli a letto. –

-         Errato padre. Sono le signore che portano a …

-         Taci. Sono stufo di queste stupidaggini. Tu sposerai Lady Patricia Gatsby e metterai la testa a posto. – urlò adirato dal comportamento lascivo del suo unico erede.

-         Perché proprio lei? Ho sentito dire che è una mezza matta. –

-         Non è matta: è anticonformista e ama la libertà. Non le piacciono le costrizioni. – rispose Oliver sorprendendo lo zio e il cugino. Benjamin lo guardò negli occhi scuri come la pece. Vide ardere una strana luce dentro quelle imperscrutabili iridi scure come la grafite.

-         E tu cosa ne sai? – gli chiese con sguardo ammiccante continuando a fissarlo.

-         E’ la sorella minore di Julian, ricordi? E lui è un mio caro amico. Inevitabile non parlare delle famiglie. – ribatté quieto cercando di non perdere il suo proverbiale controllo.

-         Già….e quindi, padre, mi volete dare una donna da domare…

-         No…una che domi te. – esclamò infine imperioso additando il figlio. – Smettila di giocare Benjamin. Io non ci sarò per sempre a coprirti le spalle e prima di andarmene all’altro mondo vorrei saperti al sicuro e maritato. – sentenziò prima di uscire lasciando dietro di se una scia di ira e sconforto.

-         Questa volta mi sa che si è arrabbiato! – esclamò Benjamin divertito dall’imbarazzante situazione in cui si trovava il cugino.

-         Non riesci a fare a meno di scherzare? – gli chiese Oliver preoccupato.

-         Patricia Gatsby. Non me la ricordo. Chissà se l’ho mai incontrata in qualche salotto. – si chiese perdendo lo sguardo nel profondo rosso scarlatto del vino che brillava nel calice di cristallo. Oliver gli sorrise.

Quel nome gli faceva battere il cuore. La bella e ribelle Patricia Gatsby, la figlia indomita e impavida di Eleanor Gatsby, cara amica di sua madre. Ricordava quel giorno in cui, tornando da una corsa a cavallo con Julian, la incontrarono mentre con sua madre risaliva sulla carrozza che le avrebbe riportate a casa. Non avrebbe mai potuto dimenticare quello sguardo. La pelle nivea e due grandi occhi nocciola screziati d’ambra. I capelli lunghi e fluenti che le ricadevano sulle spalle regolari e lisce. Il suo sguardo fiero, la sua sicurezza, la sua aria di libertà e quel sorriso di sfida dipinto sulle labbra scarlatte, una sfida che avrebbe voluto lanciare all’intero mondo della nobiltà. Quell’espressione gli era penetrata nel petto come un fendente che tagliente gli aveva lacerato il cuore.

L’aveva rivista circa sei mesi prima, al porto di Dover. Lui stava rientrando dalle Indie, mentre lei e suo padre avevano accompagnato Julian Gatsby al porto per imbarcarsi con l’ammiraglia diretta in Estremo Oriente. La sua pelle bianca come le alte scogliere inglesi, i suoi occhi profondi e tempestosi come l’oceano da cui tornava.

Non l’aveva più rivista, tranne che nei suoi sogni. Lui sempre schivo e timido, introverso per natura, non aveva mai avuto il coraggio di incontrarla. Si chiedeva se prima o poi ci sarebbe riuscito. Ma forse anche allora sarebbe stato troppo tardi, perché Patricia era oramai promessa a Benjamin.

 

 

 

Jennifer rimirava il paesaggio al di là della finestra della sua grande stanza da letto. Con lento incedere, Patricia la raggiunse alle spalle senza che la sorella se ne avvedesse. Jennifer era bella ed aggraziata, molto somigliante alla loro madre, dai lunghi boccoli di un castano chiaro che incorniciavano un ovale dolce e sereno. Era brava nei lavori domestici, di ottima cultura, frequentava insieme alla madre alcuni dei salotti più in vista dell’aristocrazia inglese.

-         Tutto bene Jenny? – le chiese amorevolmente.

-         Ehm…Patty…non ti ho sentita arrivare. –

-         Ho bussato, anche se la porta era socchiusa. Non mi hai risposto e sono entrata. Stai pensando a lui, vero? – le domandò sedendosi sul sofà vicino il caminetto. La sorella annuì col capo non distogliendo lo sguardo dal tetro e metallico paesaggio esterno.

-         Da quanto non hai più sue notizie? – le chiese Patricia sfregandosi le mani infreddolite.

-         Da quattro settimane. Oramai sono disperata. –

-         Non abbandonare la speranza. Sono sicura che tornerà da te. Lui…ti ama! – esclamò con lieve imbarazzo. Parole del genere che uscivano dalle sue labbra. Com’era possibile? L’affetto che nutriva per Jennifer e  Julian era tale, che sebbene fosse soltanto una giovane donna, non avrebbe esitato a difenderli in nome dell’amore fraterno che li univa.

-         Anch’io lo amo tanto ma…ma non ce la faccio ad aspettare. –

-         Perché non parli con papà e lo convinci  a dargli una mano? –

-         Sei impazzita? Dovrei andare da nostro padre  a rivelargli che sono innamorata di Philip Callaghan, nobile decaduto dopo che ha investito tutti i suoi averi nelle miniere di diamanti in India? –

-         Non capisco. Vi amate alla follia…

-         Dimentichi che il nostro è un amore segreto. I nostri genitori non lo sanno e se papà mi scopre, mi farà maritare con qualche ricco rampollo londinese. –

-         Spiacente mia cara, ma l’atto di follia di nostro padre é toccato a me questa volta. –

-         Ho saputo. Così dovrai sposare Benjamin Priceton. –

-         Non ci penso minimamente. – rispose sicura e beffarda. Jennifer vide balenare una luce di sfida nei suoi occhi nocciola.

-         Ma cosa dici! – chiese esterrefatta e colpita dal carattere sicuro di Patricia. – Patty non puoi tirarti indietro. – aggiunse intimorita dall’atteggiamento della sorella.

-         E chi me lo impedisce? Dovrà trascinarmi con la forza fino all’altare. Non gli permetterò di decidere della mia vita. Io sceglierò con chi trascorrere gli anni avvenire. –

-         Tu sei fuori di senno. –

-         Assolutamente. A costo di farmi diseredare. Preferisco vivere come una mendicante che essere manovrata come un burattino! – sentenziò allargando le braccia.

-         Quanto vorrei avere almeno una parte del tuo coraggio. – le disse accoccolandosi tra le braccia della sorella minore.

-         Al momento giusto riuscirai a tirar fuori le unghie e il coraggio che ti serviranno per combattere e per difendere il tuo grande amore. Ne sono sicura. E se avrai bisogno di una mano, non temere, sorella, io sarò sempre al tuo fianco. Lo sai, non permetterò mai a nessuno di farti del male. –

-         Come potrei fare senza di te? –

-         E’ per questo che ci sono. Vedrai che quando arriverà, Julian ci aiuterà a trovare una soluzione per i tuoi problemi. –

-         E tu? –

-         Io cosa? – le chiese facendo finta di non capire che Jennifer alludeva al suo imminente fidanzamento.

-         Sai a cosa mi riferisco. Come pensi di uscirne da questa storia? –

-         Sicuramente opponendomi. Non potrei mai sposare un damerino dell’alta nobiltà solo ed esclusivamente per essere la mogliettina che si accontenta di un marito che si diverte con le nobildonne inglesi. –

-         Patricia! Non sta bene parlare di certe cose! –

-         Dai Jenny, è a te che parlo. Benjamin Priceton è noto per le sue doti di amatore, e a me non interessa avere accanto un uomo del genere che mi prenda in giro ogni giorno della vita trascorsa insieme. Io desidero qualcuno che mi faccia battere il cuore, che mi ami per quella che sono, senza false remore o pudori, infischiandosene della benemerita etichetta dei nobili, che mi faccia provare sensazioni indefinibili, che mi trascini in una passione che mi annebbi fino a stordirmi. –

-         Pa…Patricia…ma cosa dici! – esclamò attonita e quanto mai sorpresa dalle parole audaci della sorella. Le gote si imporporarono di un lieve imbarazzo.

-         Mi hai chiesto cosa vorrei…ecco cosa! Vorrei poter amare indefinitamente, al solo scopo di ricambiare un sentimento ardente che un uomo può provare per me. -.

Jenny guardò ancora allibita e stupefatta la sorella, i cui occhi sembravano pulsare al ritmo del cuore che vivo e vibrante sussultava nel suo petto. Era così bella Patricia, di una bellezza diversa, sensuale, priva di ogni timore. I lunghi capelli le scendevano fluenti lungo la schiena e si muovevano al suo sicuro incedere. La vide allontanarsi dalla sua stanza ancora sognante di quell’amore agognato e che sperava presto l’avrebbe potuta accarezzare. Era quasi certa che pensasse a qualcuno in particolare per il quale avrebbe voluto far battere un cuore assetato d’amore.

-         Povera sorella mia. Tanto sognante verso un futuro promettente…e così sfortunata nel dover sposare un uomo dalla nota fama e che non potrà mai amarla. Perché noi donne dobbiamo soffrire tanto? Oh Philip amore mio dove sei? Come vorrei che tu fossi qui a stringermi tra le tue braccia. Vorrei poter accarezzare le tue labbra così ridenti. Cosa ne sarà di me? Prima o poi, anche io dovrò esser concessa in sposa a qualcuno e so…che non sarai tu il prescelto. Come vorrei andar via e fuggire nelle lontane Indie dove vivere soli e felici, noi due lontani da questa gabbia dorata. – sussurrò con le lacrime che gentilmente le rigavano il volto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Villa Huttinton, regione di Nottington.

 

La duchessa Margareth Huttinton di Nottington passeggiava nella serra come di consueto. Anche se la temperatura non era mite, a lei piaceva trascorrere il tempo in quel luogo appartato nella grande tenuta dei duchi di Nottington.

-         Buonasera madre. – disse Oliver raggiungendola e baciandola su una guancia.

-         Buonasera figliolo. Di ritorno da villa Priceton? –

-         Sì madre. Vi porto i saluti della famiglia. -. Lady Margareth assentì con capo in segno di cortesia. Fece cenno al figlio di accomodarsi accanto a lei.

-         Quali notizie mi porti figliolo? -. Oliver era pensieroso. Per tutto il viaggio di ritorno fino a casa, aveva pensato allo sguardo e alle parole del cugino Benjamin.

-         Presumo che lo sappiate anche voi, madre. Lo zio John ha chiesto al conte Gatsby la mano di Lady Patricia per il nostro Benjamin. –

-         Allora è vero? –

-         Sì, madre! – ammise dispiaciuto. Lady Margareth guardò il figlio e nella penombra del luogo scorse sul suo volto disappunto e rassegnazione. Quella notizia l’aveva provato e lei pareva comprenderne il motivo.

-         Povera piccola Patricia. Benjamin è un bravo ragazzo ma adora giocare e sicuramente non è il tipo giusto per lei. –

-         Già, è quello che penso anch’io. Senza contare che è stupido imporre a qualcuno di sposarsi senza sentimento! – ribatté con trasporto.

-         Oliver! – esclamò Lady Margareth quanto mai sorpresa dall’ardito parlare del figlio. Era sempre rimasto al di fuori di certi discorsi soprattutto da tutto quello che concerneva il matrimonio. Si chiese il motivo di tanto interessamento verso tale questione.

-         Scusate madre se ho alzato un po’ la voce. –

-         Non importa Oliver. Sai, oggi è venuta a trovarmi Lady Muriel Sullivan. – gli disse con la sua solita calma. Oliver intuì di cosa le avrebbe parlato. La marchesa Muriel Sullivan da tempo frequentava sua madre nella speranza di concedere in sposa sua figlia Amily al giovane Oliver.

-         Madre…per favore…- le disse cercando di anticipare quanto avrebbe dovuto udire entro poco.

-         Lady Muriel ogni volta mi ricorda che sua figlia Amily è in età da marito e che dovrebbe sposarsi. –

-         Impensabile! – esclamò autoritario alzandosi dal sofà. Lady Margareth lo vide in tutta la sua sicurezza e audacia. Lo sguardo consapevole. Non avrebbe neanche dovuto provare a insistere perché Oliver aveva già deciso. Non avrebbe mai accettato di sposare Amily.

-         Madre, conosco Amily già da tempo e vi posso dire con certezza che sarebbe un’ingiustizia sposarla. –

-         Ma cosa dici! Benedetto ragazzo ma cosa ti prende. –

-         Io non provo che amicizia per Amy e lei corrisponde questo stesso sentimento. Amy non prova amore per me ma per un’altra persona, per un mio caro amico e io non posso assolutamente accettare di sposare la donna amata da un altro. –

-         Oliver, ma ne sei sicuro? – gli chiese interessata alla conversazione.

-         Sì madre. Vi prego, non insistete con questo argomento. Siamo solo amici e la nostra amicizia non potrà mai diventare qualcos’altro. –

-         Chi è costui? –

-         Prego? –

-         Di chi è innamorata la giovane Amily? – gli chiese arditamente e con tono insistente.

-         Se ve lo dico, madre, vi prego di tenere per voi questa confidenza. Julian Gatsby! –

-         Cosa? –

-         Esatto. Si sono incontrati al ballo dato a villa Sullivan lo scorso anno. Si sono innamorati subito. Non capisco proprio perché dovrei intromettermi in questa unione. Nella sua ultima lettera, Julian mi ha detto che al suo ritorno avrebbe chiesto in sposa Amily. Ed io ne sono davvero felice. –

-         Capisco. Ovviamente, da quanto mi dici, la marchesa Sullivan è all’oscuro di tutto questo visto che vorrebbe maritarla a te. –

-         Esatto, e non deve saperlo assolutamente. Ve ne prego madre, non ne fate parola con la marchesa. D’altronde, non penso che la marchesa avrà di che dire. Julian Gatsby è un ottimo partito e sebbene giovane, è un alto ufficiale della Marina Reale. Tra qualche settimana vedrai che sarà in estasi per l’organizzazione del matrimonio di Amily. –

-         E così sia. Se la marchesa dovesse continuare ad insistere su questo argomento, cosa mi suggerisci di dirle? –

-         Semplicemente che al momento sono interessato ad altro e che sto pensando di fare un viaggio all’estero. –

-         Oh ragazzo mio…comunque ben presto dovrai trovare anche tu moglie…

-         Quando sarà il momento, me ne accorgerò madre. Con permesso. Mi ritiro nelle mie stanze. – le disse infine baciandola ancora sulla guancia e voltandole le spalle. Margareth sapeva che il suo cuore batteva per qualcuno e visto l’ardire con cui aveva parlato del matrimonio combinato tra Benjamin e Patricia, intuì che si trattava proprio di quest’ultima. Sospirò e si portò alle labbra la tazza di the fumante. Non avrebbe costretto il figlio a sposare una donna che non amava. Non aveva mai deluso le aspettative sue e del defunto padre. Si fidava di lui e sapeva bene che avrebbe fatto la scelta migliore.

  
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