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Autore: Lizzyluna    11/10/2006    3 recensioni
Perché Bellatrix Lestrange è sempre così acida? Ecco qualche ipotesi(e un'incredibile rivelazione) sul suo passato scolastico.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, James Potter, Lily Evans, Narcissa Malfoy, Remus Lupin, Rodolphus Lestrange, Severus Piton, Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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11-Fiore velenoso

“Qui non c’è niente!”, disse Narcissa sfogliando distrattamente un vecchio annuario. “E neanche qui!”, le fece eco Andromeda. “Bella, si può sapere perché t’interessa tanto? Dev’essere così vecchio adesso!”.

Bellatrix non rispose. In verità, non sapeva cosa rispondere. Forse che vedendo quell’immagine ingiallita aveva sentito un tuffo al cuore, fastidiosamente simile a quello che aveva provato incrociando per la prima volta lo sguardo di James? Oppure che da giorni il ragazzo misterioso visitava abitualmente i suoi sogni confusi e sempre più agitati? O che la fotografia, posata sul suo comodino in una cornice d’argento, attirava irresistibilmente il suo sguardo e sembrava addirittura chiamarla?

Una cosa era certa: da quando aveva scovato l’album Tom Marvolo Riddle, quel ragazzo che aveva calpestato i corridoi di Hogwarts tanti anni prima, era costantemente al centro dei suoi pensieri. Sembrava una follia, e probabilmente lo era...ma la giovane Black aveva la sensazione che lui in qualche modo la conoscesse...la osservasse...e che stesse aspettando proprio lei. Era questo il motivo per cui aveva costretto le sorelle a passare in biblioteca le loro ore libere: aveva solo un volto e un nome, e non le bastava. Voleva, o meglio doveva, saperne di più.

“Marvolo...che nome idiota!”, sbuffò Andromeda chiudendo un altro librone polveroso. “Non sopporto questi assurdi nomi di famiglia, non chiamerei mai mio figlio in quel modo!” “Ah, no? E come lo chiameresti allora?”, chiese Bellatrix. La piccola si grattò il naso, incerta. “Non lo so...ma se avrò una figlia la chiamerò Ninfarosa o Stelladora, come le fatine delle favole!” “Certo, fai pure...così tua figlia ti ammazzerà non appena sarà in grado di tenere in mano un coltello!”, commentò Narcissa. “Ed io sarò felice di aiutarla!”, la appoggiò Bellatrix. “Per Morgana, la prenderebbero in giro a vita!”. Andromeda, offesa a morte, voltò le spalle alle sorelle e non disse una parola per i successivi venti minuti.


“Trovato niente?”, s’informò Rodolphus quando Narcissa e Bellatrix lo raggiunsero in sala comune. “Niente!”, rispose Bellatrix. “C’era solo il suo nome in un elenco di prefetti. E tu?” “Ho fatto un giro con Severus nella sala dei trofei. Lui ha trovato Potter in agguato dietro un’armatura e si sta ancora togliendo pezzi di guscio d’uovo dai capelli...io invece ho trovato solo una targa assegnata a Riddle per servizi speciali resi alla scuola. Tutto qui, nemmeno una riga sulle sue imprese. Però mi è venuta un’idea: perché non chiedi ai professori? Magari ne sanno qualcosa” “Grazie, Rodolphus, e scusa per il disturbo”, esclamò la ragazza. Rodolphus rise. “Oh, figurati! Ti confesso che questa storia comincia ad appassionarmi: Tom Riddle, lo studente misterioso...quasi quasi mi aspetto che salti fuori da quella foto e ti rapisca, come succede nei racconti di fantasmi!”. Bellatrix sorrise a fatica, mentre un brivido gelato le percorreva la schiena. Non trovava nulla di divertente in quell’ipotesi: in quel momento le sembrava orribilmente plausibile.


Nei giorni successivi Bellatrix, animata da un entusiasmo che la madre avrebbe senza dubbio trovato sconveniente, si trattenne in classe dopo tutte le lezioni per mostrare ai professori la famosa fotografia. Ben presto scoprì che l’argomento “Tom Riddle” non stimolava affatto la conversazione: i professori più giovani affermavano con sincero stupore di non averlo mai sentito nominare, altri rispondevano che sì, l’avevano già visto da qualche parte, ma non sapevano (o volevano) dirle di più. Altri ancora invece negavano risolutamente di aver mai conosciuto qualcuno che si chiamasse Riddle...ma evitavano di guardarla in faccia mentre lo dicevano. E questi ultimi, per quanto cercassero di nasconderlo, sembravano incredibilmente terrorizzati.

Solo il professor Silente fu in grado di soddisfare la sua curiosità: ebbe perfino la gentilezza di dedicarle una delle sue ore libere offrendole il tè nel suo studio.

“Tom Marvolo Riddle!”, mormorò l’anziano preside esaminando la fotografia. “Ma certo che mi ricordo di lui! All’epoca il vecchio Dippet era ancora in carica, ma io sono stato suo insegnante di Trasfigurazioni, tanti anni fa...”. Chiuse gli occhi, come se stesse cercando di rievocare il passato; Bellatrix attese in silenzio che riprendesse a parlare. “Tom Riddle è forse l’allievo più brillante che abbia mai frequentato Hogwarts. Era un giovanotto sveglio ed eccezionalmente dotato, un vero talento naturale: ha trascorso la sua infanzia in un orfanotrofio babbano, ma quando è arrivato qui sapeva controllare i suoi poteri meglio di qualsiasi Purosangue. In poche parole aveva tutte le carte in regola per attirarsi l’invidia e l’antipatia dei compagni...e invece n’è divenuto l’idolo e il modello, stimato dai più grandi e letteralmente adorato dai più giovani. Era davvero popolare qui a scuola, benché non fosse troppo espansivo: era serio, educato e disponibile, giocava discretamente a Quidditch...ed era anche un gran bel ragazzo, come sicuramente avrai notato”. Sorridendo dell’imbarazzo di Bellatrix, Silente proseguì. “Si è dato molto da fare per Hogwarts, che credo considerasse la sua vera casa: è stato Prefetto e caposcuola, sapeva mantenere la disciplina tra i compagni e nessuno si azzardava a combinare guai quando c’era lui in giro. I miei colleghi lo consideravano degno della massima fiducia, ed erano pronti a scommettere che una volta fuori da Hogwarts avrebbe ottenuto incarichi di prestigio, forse addirittura un posto al Ministero...invece, dopo aver passato gli esami con il massimo dei voti, Tom ha deciso che quella carriera non faceva per lui ed ha imboccato un’altra strada. Un vero peccato, secondo me”.

Bellatrix distolse lo sguardo dal viso sorridente di Tom Riddle e fissò il professore con diffidenza. “Bene!”, esclamò. “Che cosa ha combinato?” “Chiedo scusa?”, domandò Silente. “Che cosa ha combinato?”, insistette la ragazza in tono irritato. “Prefetto, caposcuola, studente modello...eppure in tutta Hogwarts non c’è un professore disposto a parlarmi di lui! Se era così bello, intelligente ed amabile, perché nessuno ammette di averlo conosciuto? Perché tutti si spaventano solo a sentirne il nome?”.

Silente guardò di nuovo la foto e il suo viso s’incupì: nei suoi occhi non c’era impazienza, come Bellatrix si aspettava, ma dolore. “Hai ragione, giovane Black. Quel ragazzo avrebbe dovuto essere l’orgoglio di Hogwarts...il fiore più bello del giardino, se preferisci...ma non è stato così, purtroppo. Tom Riddle ha impiegato i suoi notevoli talenti nella maniera sbagliata, dedicandosi alla magia nera nelle sue forme più oscure e pericolose e frequentando compagnie indegne di un mago rispettabile. Secondo i miei informatori si è dedicato ad ogni genere di faccende illegali, ha avuto parecchi contatti con individui privi di scrupoli ed ha lasciato dietro di sé una lunga scia di orrore e morte.

Non lo vedo da anni, ormai, ma le voci che girano sul suo conto bastano a farmi gelare il sangue: ogni volta che lo immagino in qualche antro buio, intento a leggere libri banditi dal Ministero, non posso evitare di chiedermi dove abbiamo sbagliato con quel giovanotto”.

Bellatrix ascoltò, incredula ed impressionata: durante quel resoconto il preside sembrava essere invecchiato di colpo. “Ma perché?”, mormorò. “Era perfetto, poteva avere il mondo intero nelle sue mani...perchè ha sprecato la sua vita in quel modo?”.

Silente sorrise con indicibile tristezza. “Vedi, Bellatrix...anche le persone migliori subiscono il fascino del male. È come un buco nero che assorbe tutto ciò che gli sta intorno, grandi pianeti o minuscoli asteroidi...ma quando inghiotte le stelle più luminose, allora la sua presenza si fa davvero devastante. Ho sperato fino all’ultimo che il giovane Tom riuscisse a resistere...invece si è lasciato avvelenare dal suo doloroso passato ed io non ho potuto fare nulla per evitarlo”. Si strofinò la fronte, come se volesse scacciare quei pensieri, poi appoggiò i gomiti alla scrivania con l’abituale espressione bonaria. “Bene, la predica è finita. Ora bevi, giovane Black, il tuo tè si raffredda!”.


Nel dormitorio maschile di Serpeverde Rodolphus, Severus e Narcissa ascoltarono inorriditi il racconto di Bellatrix. “L’avevo detto che era un tipo strano!”, mormorò Rodolphus. “Secondo me quell’immagine è stregata...è meglio se la bruci, Bella!” “Non dire sciocchezze!”, ribatté Bellatrix. “È uno stupido rettangolo di carta, che potrebbe farmi?” “Cosa ti ha già fatto, vorrai dire!”, sbottò il ragazzo. “Ma non ti accorgi che sei ossessionata da quel tipo? Non ti sarai per caso innamorata?” “Oh, piantala!”, lo aggredì Bellatrix, ignorando risolutamente il sorriso malizioso di Narcissa. “Hai il coraggio di ingelosirti per una maledetta fotografia? Sei ridicolo, Rodolphus!” “In effetti”, intervenne Severus in tono conciliante, prima che Rodolphus aprisse bocca, “un potente mago Oscuro non ha certo bisogno di adescare ragazzini sprovveduti, almeno non con un oggetto che aveva pochissime probabilità di essere trovato. In ogni caso, il professor Silente non lascerebbe quella foto in mano ad una studentessa se la credesse pericolosa, dunque secondo me possiamo stare tranquilli”. Diede una pacca sulla spalla a Rodolphus, che sembrava ancora irritato, ed aggiunse con un sorrisetto perfido: “Beh, se fosse davvero incantata potremmo sempre rifilarla a Potter...magari è l’occasione buona per sbarazzarci di lui!” “Molto divertente!”, commentò Bellatrix, mentre gli altri ridevano. “Allora se quella...cosa cercherà di uccidermi sarai il primo a saperlo. Io vado in biblioteca, ci vediamo!”.


Nessuna maledizione colpì la giovane Black...ma quella notte tornò a farle visita il sogno. Era un incubo ricorrente della sua infanzia, che la faceva svegliare di soprassalto e stringere la coperta con le mani tremanti e che seguiva puntualmente quelle che sua madre chiamava “visite di cortesia”al cimitero di famiglia (Druella ci andava almeno una volta al mese, portandosi dietro le figlie). Quelle file di lapidi scure e di candele tremolanti l’avevano sempre terrorizzata: ogni volta che passava davanti al grande angelo di marmo nero che sorvegliava la tomba del suo bisnonno si aspettava che qualche orribile creatura sbucasse dalla terra per seppellirla viva col suo vestitino della festa.

Nel sogno indossava un abito da sposa e un velo bianco e teneva in mano un mazzo di fiori appassiti; era notte fonda, faceva freddo, e lei si dirigeva verso la cappella del cimitero dove qualcuno, forse il promesso sposo, la stava aspettando. Ombre spaventose si agitavano tra le lapidi, mentre le foglie secche scricchiolavano sotto i suoi piedi, ma lei avanzava comunque lungo il vialetto, sapendo di non poter più tornare indietro. Dopo un tragitto interminabile raggiungeva finalmente la chiesetta, varcava la soglia...e si trovava di fronte una creatura incappucciata con orribili mani scheletriche da morto vivente.

Quell’incubo l’aveva tormentata per anni prima della sua partenza per Hogwarts, causandole non poco imbarazzo ed interminabili prese in giro(Narcissa non perdeva occasione per ricordarle che era finita tra le braccia di Sirius, una notte in cui il cugino aveva dormito a casa loro), ma si era illusa di averlo ormai superato. E invece eccolo di nuovo...uno sgradito visitatore al quale la sua mente turbata aveva aggiunto altri inquietanti particolari.

Si trovava ancora nel cimitero, ma aveva addosso quello stupido vestito azzurro che aveva messo alla festa; portava con sé un bouquet di rose che parevano insanguinate. “Mi prenderò un raffreddore con questo vestito della malora!”, pensò confusamente. “Che fine hanno fatto Rodolphus e Cissy? Devono aiutarmi...con tutte queste rose non troverò mai quella di James...”.

Mosse qualche passo incerto in direzione del cancello, sollevando la gonna per non toccare le lapidi, ma ben presto si fermò: non era lì che doveva andare. “È un sogno”, si disse. “Solo un brutto sogno. Devo andare alla cappella...se riesco ad arrivarci finirà tutto e potrò tornare nel mio letto...”. Raccogliendo il poco coraggio che le restava, la ragazza s’incamminò verso l’edificio: la porta era aperta e dall’interno proveniva la debole luce di una lampada ad olio, ma non c’era nessuno in vista. “Fa che non ci sia...non questa volta...ne ho già passate abbastanza...”, pregò disperata prima di entrare nella cappella. Fu inutile: la familiare figura incappucciata la stava aspettando davanti all’altare. “Chi sei?”, chiese Bellatrix, e la sua voce suonò pateticamente infantile. “Perché mi tormenti? Non ti ho fatto niente...sono solo una bambina...”. L’essere rise ed abbassò il cappuccio che gli nascondeva il volto: era Tom Riddle, giovane, bello e crudele. “Benvenuta, mia splendida sposa!”, sussurrò con voce dolce ma gelida. “Ti ho portato un regalo!”, e tese la mano per indicarle qualcosa che giaceva in un angolo. Si trattava di un pezzo di marmo con alcune parole incise...e quando Bellatrix si chinò per decifrarle, il respiro le si mozzò in gola: c’era scritto James e Lily Potter e il piccolo Harry. 31/10/1981.

“Sei contenta, mia regina?”, bisbigliò Tom accarezzandole una guancia.

La ragazza si svegliò gridando.




Ok, scusate il ritardo. Spero di farmi perdonare con questo capitolo(forse è un po’cupo...mi sono lasciata influenzare da Twinstar).

Ho avuto ben tre recensioni da lettori “nuovi”, e la cosa mi fa davvero piacere. Grazie a tutti.

Ely91: saranno guai grossi...per adesso: ho deciso di evitare che finisse in tragedia, anche grazie alla tua gentile insistenza. La storia che aspetti con ansia è la principale causa del mio ritardo: ho annotato una quantità di buone idee, alcune delle quali mi procureranno l’odio eterno dei lettori. Già m’immagino la presentazione: “Io che mi sono spinta più in là di ogni altro sul sentiero che conduce alle Cruciatus...”.

Sono contenta che il discorso di Remus ti sia piaciuto: pensavo di affidarlo a Peter, poi ci ho ripensato.

Valerie: non ho parole, grazie per i complimenti. Spero di meritarmi la tua stima con i prossimi capitoli.

RobyLupin: quando ho finito il quinto libro avevo una gran voglia di torturare Bellatrix in tutti i modi possibili (per esempio costringendola a guardare una partita dell’Inter)...poi mi sono chiesta perché questa maledetta donna dovesse essere così cattiva. Ho pensato a Piton, costretto a subire continui atti di bullismo, ed è saltata fuori questa storia. Diciamo che ho offerto a Bella una seconda possibilità...e forse potrei darne una anche a Sirius(tutto è possibile nel mondo delle “What if...?”).

Full_moon: grazie per i complimenti; la forza sia con te, quando deciderai di sottoporci le tue opere. Comunque per scrivere come me dovresti essere interista, leggermente iellata e amante dei sabato sera passati in casa ad ascoltare la radio: che ne dici?


Chiedo scusa per l’evidente mancanza di logica nelle risposte, ma ho appena scoperto di essere la donna ideale di Sirius Black e la cosa mi sconvolge parecchio(non è colpa mia...sono i test assurdi di Memegen.net).

   
 
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