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Autore: Amy_    11/03/2012    1 recensioni
Un ragazzo sensibile e determinato, un albero di amamelide e una radura che compare solamente nelle notti di luna piena.
Siamo nel XVII secolo, in un piccolo paese sperduto nel verde che nasconde nella sua foresta la presenza di una misteriosa fanciulla.
Riuscirà Alessandro a scoprire cosa si nasconde dietro la luce della luna?
Dal 3° capitolo:
Alessandro sbuffò e si stese sull’erba.
“Suona il flauto. Sei davvero brava. Lo puoi fare, almeno questo, per me?”
La faccia della fanciulla fu immediatamente a un centimetro dalla sua.
“Solo se mi dai un bacio”.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL SEGRETO SVELATO.

 
Erano passati tre giorni da quando la febbre lo aveva costretto al letto e in quel tempo non c’era stata neanche l’ombra di un miglioramento. La temperatura non accennava a scendere, anzi saliva ogni giorno di più. La testa gli scoppiava, non riusciva a stare in piedi. Poi si era aggiunta la fatica nel respirare e quel giorno aveva perso, molto spesso, conoscenza. Si alternavano sprazzi di breve lucidità dove l’immagine della fanciulla ricorreva nella sua mente, a momenti dove non si ricordava più dove fosse. Era riuscito a sopravvivere fino ad adesso solo perché, in un momento in cui la febbre aveva smesso di salire, era riuscito a portare a letto una brocca piena d’acqua e un po’ di cibo. Ora, però, non aveva la minima idea di quanti giorni sarebbe riuscito a resistere.

 
Era completamente buio intorno a lui. La notte era appena scesa. Sentiva il suo corpo come in fiamme, era la prima volta che gli succedeva. Era preoccupato. Stava seriamente pensando di trascinarsi sotto l’albero di amamelide per salutare, forse per un’ultima volta, la sua fanciulla. I suoi momenti di lucidità, però, non duravano più di una manciata di minuti e lui non faceva in tempo a recuperare un po’ le forze che sprofondava di nuovo nel sonno.

 
Doveva essere notte fonda ormai. Sentiva una voce vicino al suo letto, diceva “Dove sei?”. Non capiva da dove provenisse, continuava a sentire quelle due parole e… riconobbe la voce: era la sua. Non l’aveva riconosciuta, era come se lui e il suo corpo fossero stati due entità separate.
Stava di nuovo per sprofondare nell’incoscienza. Il suo ultimo pensiero fu: “Per favore, non lasciarmi solo”.

 
Sentì un tocco fresco sulla sua fronte, poi qualcosa appoggiarsi delicatamente sul suo petto. Sentì il suo nome in lontananza, qualcuno lo stava chiamando con un tono preoccupato. Il buio prese il sopravvento.

 
Un rumore di passi, non era più nel suo letto: qualcuno l’aveva preso in braccio. Adesso si sentiva al sicuro.

 
“Scusami”.
Qualcosa di freddo si muoveva vicino il suo addome. Era nudo, sentiva il freddo attanagliargli la pelle, qualcuno lo aveva spogliato e immerso in qualcosa, forse acqua. Percepì come una forza avvolgere il suo corpo che si intorpidì come per magia. Non capiva, stava sognando?!? Poi una mano strinse la sua, ed era così vera. Qualcosa gli pizzicò la spalla, era fastidioso. Poi il nero divenne rosso: un dolore atroce si impadronì del suo corpo senza lasciargli il tempo di capire cosa stesse succedendo. Urlò e poi svenne.

 
Si sentiva meglio. La febbre sembrava sparita. Era ancora nudo, poteva sentire il terreno sotto la sua pelle. Una morbido tocco sulla sua guancia e poi il sapore delle stelle sulle sue labbra. Voleva vedere, ma era troppo stanco per aprire gli occhi.
“Ti…”
Si addormentò, si sentiva così debole.

 
L’odore del mare, poi quello dell’aria fresca dopo la pioggia, erba appena tagliata, terra smossa. Il calore del sole, il cinguettio degli uccelli e l’ululare dei lupi e un canto di armonia.

 
Si svegliò, non riusciva a dormire a causa di un dolore che pulsava dalla spalla fino al fianco opposto. A parte quello si sentiva meglio, le forze stavano tornando, ma voleva dormire giusto un altro po’. Prima, però, voleva fare una cosa che non gli sembrava non facesse da almeno un secolo: aprì gli occhi. Sbatte le palpebre un paio di volte per abituarsi e poi osservò. Quella che doveva essere una lucciola volò sopra di lui. Era notte: il cielo scuro era sopra di lui, rischiarato dalle stelle. Con la coda dell’occhio destro scorse una luce, si voltò e vide un albero risplendente di luce dorata: era l’albero di amamelide. Stava sicuramente sognando, non poteva trovarsi lì: era meglio tornare a dormire, anche se a quanto pareva, lo stava già facendo.
Alessandro si riaddormentò tranquillo e, per fortuna, non notò un ramo che silenziosamente tornava al sicuro nell’albero.

 
Un fresco vento gli provocò un brivido lungo la schiena. Riaprì gli occhi svogliatamente: voleva ancora dormire. Lentamente mise a fuoco il cielo, le fronde degli alberi e delle strane gocce argentee, che fluttuavano insieme a dei fiori gialli: stava sognando, di nuovo.
Stava per richiudere gli occhi quando fiori e gocce iniziarono a muoversi. Ne seguì il percorso ruotando la testa e… colei che apparve davanti ai suoi occhi era sicuramente una dea. Era di spalle e il vento, mente giocava con i suoi lunghi capelli castani, l’aveva circondata di quei fiori gialli e gocce argentee. La sua nuda pelle risplendeva candida alla luce di un’aurea argentea che l’avvolgeva. Iniziò a danzare, sicuramente non si era accorta di lui. Voleva vedere il suo volto. La splendida dea fece un passo, poi un altro e una giravolta. Alessandro sgranò gli occhi: il suo subconscio gli aveva fatto davvero uno splendido regalo. Che bel sogno! La sua fanciulla era lì, davanti ai suoi occhi. Cavolo, quanto gli era mancata! Lo sapeva che lei non era veramente lì, ma voleva raggiungerla lo stesso.
Si alzò.
Un urlo.
Ricadde per terra, un dolore atroce pulsava da una parte all’altra del petto. Quello non era per niente un sogno, il dolore era troppo reale. Quindi…no, non poteva essere vero…la fanciulla era…no, non ci credeva…reale! Guardò di fronte a sé e incontrò lo sguardo di lei, uno sguardo di puro terrore. Alzò gli occhi al cielo: la luna piena trionfava nell’immensa distesa blu. Gli si ghiacciò il sangue nelle vene: lui non avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo.
La natura iniziava a crollarli intorno.

 
Una sola e infinita scossa attraverso il terreno e il suo rombo si perse all’orizzonte, mentre un eco di distruzione aleggiava prepotentemente nel buio della notte. La fanciulla si abbandonò al suolo, sotto gli occhi confusi di Alessandro.
Come cazzo aveva fatto a ritrovarsi in quel luogo? Era tutto sbagliato! Non doveva essere lì, lui doveva essere a casa divorato dalla febbre. Invece si trovava proprio nella radura senza la minima traccia di malessere e, si guardò il petto… con un enorme e doloroso taglio. La testa gli scoppiava.
Un freddo gelo serpeggiò tra l’erba che velocemente marciva sotto le sue mani. Il cielo inghiottito da un enorme buco nero perdeva tra copiose lacrime ogni sua stella. I versi di grande paura degli animali non lasciavano spazio al silenzio. I colori gocciolavano al suolo in un triste canto di morte. L’amamelide lentamente iniziò a spaccarsi in due e ogni secondo era un pianto di dolore. La fanciulla urlò, un urlo di disperazione, di vuoto, di fine e di solitudine. Strinse la testa tra le mani e un pianto ininterrotto si riversò dai suoi occhi mentre la luna nel cielo tremava. Dolore, morte, disperazione. Il buio scendeva velocemente su tutto, circondava ogni singola scintilla di vita, la inghiottiva, la distruggeva e non accennava a fermarsi. La fanciulla lo guardò con occhi vuoti, spenti, sbarrati. Il buio stava raggiungendo anche lei, le serpeggiava intorno, cercava di rubare la sua luce. Le labbra della fanciulla si mossero, ne uscì un unico sussurro:
“Aiutami.”
Alessandro non se lo fece ripetere, anche se non aveva la minima idea di cosa fare. Non riusciva ad alzarsi, così si trascinò fino alla fanciulla, nonostante il dolore, nonostante il sangue che iniziava a farsi strada tra le labbra della ferita.
La fanciulla tra i singhiozzi e le lacrime continuava a ripetere:
“E’ tutta colpa mia. Questo disastro è colpa mia!”
Alessandro non riusciva a capire, si sentiva così impotente: la guardava piangere raggomitolata su se stessa ed era come se un enorme masso si fosse sistemato sul suo cuore senza volersi più spostare. Le accarezzò i lunghi capelli e la fanciulla si strinse a lui, come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Alessandro l’accolse tra le sue braccia perché mentre il mondo li crollava intorno lei era l’unica sua certezza.

 
“E’ colpa mia! Era una mia responsabilità e ho fallito, ma io dovevo salvarti perché sei la cosa più bella che potesse capitarmi. Non potevo lasciarti morire sapendo di avere la possibilità di salvarti. Mi scaldi il cuore, mi fai sentire felice e viva e il solo pensiero di non vederti più sorridere mi fa morire dentro perché… ”
La fanciulla si bloccò, smise di piangere e, travolta dalla verità delle sue stesse parole, guardò Alessandro, nei suoi occhi limpidi come il cielo e profondi come il mare, con una nuova luce negli occhi: la luce della consapevolezza d’amare.
“…perché…perché io ti amo Alessandro!”
Le lacrime riaffiorarono nei suoi occhi.
“Perché io ti amo come non ho mai amato nessun altro e non mi pentirò mai di quello che ho fatto.”
Un ultimo bacio a fior di labbra, un ultimo delicato bacio che si tramutò in passione, le loro labbra si muovevano come se fossero una cosa sola mentre le lacrime si mescolavano al loro sapore.
“Ti amo Alessandro.”
“Ti amo anch’io, Amamelide.”
La fanciulla spalancò i suoi occhi castani, come se non credesse veramente a quello che Alessandro aveva  appena detto. Poi rise di una risata che sapeva di speranza perché adesso finalmente era tutto vero.
Lo baciò e questa volta non era un bacio d’addio, questo era un nuovo inizio perché quel magnifico ragazzo davanti a lei era andato oltre quello che i suoi occhi vedevano, aveva guardato con l’anima ed era riuscito a fare una cosa che nessun’altro era riuscito a fare: aveva trovato l’anima della luna.
Appena le loro labbra si sfiorarono la luce della fanciulla risplendette come non era mai successo, era rinata e con la sua nuova forza travolse il buio che attanagliava il mondo, raggiunse  ogni singolo posto. Poi quando i corpi dei due amanti aderirono l’un l’altro un tripudio di colori nacque dai loro cuori e andò a instillare una scintilla di vita in tutto ciò che ormai sembrava perso. L’arrivo di una primavera improvvisa: questo era quello che stava succedendo. Verde come l’erba, marrone come gli alberi, celeste come l’acqua, arancione, giallo, rosa e rosso come i fiori e blu come la notte che riconquistava le sue stelle.
Un canto di vita e di gioia riecheggiava mentre la paura abbandonava il cuore di ogni creatura vivente.
I due amanti erano il centro di quella magia e quando entrambi si guardarono, arrivando ad osservare l’anima dell’altro accettando senza paura l’amore eterno, una nuova energia, mai esistita prima, si sprigionò dai loro cuori, un’energia che risanò le ferite dell’albero di amamelide donandogli un’energia di vita eterna.

 
Il dolce silenziò della notte ritornò.
“Che cosa è successo?” chiese Alessandro.
“Mi hai salvato e insieme abbiamo salvato la natura.” gli rispose dolcemente la fanciulla con la luce della felicità negli occhi.
“Come?”
“Ti amo Alessandro.” disse come se in quelle parole ci fosse la risposta.
“E tu?”
Alessandro non riusciva a capire dove la fanciulla volesse arrivare, ma in quell’istante, mentre si guardavano negli occhi, seduti sull’erba uno di fronte all’altro, con solo un soffio di vento a separargli, decise semplicemente di rispondere.
“Certo. Ti amo anch’io A…Amamelide.”
Il suo nome, aveva trovato dentro di lui il nome della fanciulla, quello che nessuno conosceva, quello che era il grande segreto che da sempre portava nel cuore.
“Amamelide.”
“Alessandro.”
Lacrime di gioia scendevano dagli occhi di lei. Gli tese una mano e lui la prese. Adesso nessuno avrebbe più potuto separarli, neanche quello stupido segreto.
Non servirono parole, né gesti troppo ampollosi. Semplicemente le loro mani unite, perché quella era la notte del loro nuovo inizio, la notte di Alessandro e Amamelide.
 

NOTE DELL’AUTRICE:
Sono in ritardo mostruoso, ma finalmente ieri si è chiuso il trimestre a scuola e ce l’ho fatta!!!=)
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, non ci posso credere!!! E’ ancora in fase di scrittura e non ho la minima idea di quando sarà pronto. Sperò presto!
Arrivederci!=) 

  
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