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Autore: Rowy    11/03/2012    5 recensioni
La signora Weasley spostò lo sguardo indagatore da lui a lei che sembrava agitata e si fissava le scarpe
La vide rabbuiarsi e fissarlo nuovamente con sguardo accusatore prima di incartare un paio di toast e metterli in una busta insieme ad un thermos e del caffè
Uff possibile che dovesse sempre pensare fosse colpa sua quando qualcosa non andava?!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e
che (spero) non si stancheranno di leggere dopo questo capitolo.
Un grazie particolare a chi ha recensito
perchè senza il loro supporto morale non sarei
qui a continuare la storia e/o annoiarvi :)



Malocchio sarebbe stato molto fiero di lei vedendola arrivare al Ministero con un paio di ore di anticipo. Nonostante l'alba fosse passata da meno di un ora l'Atrio brulicava di maghi e streghe come se fosse mezzogiorno. Niente mantelli appariscenti, eleganti borse di pelle di drago o passi affrettati però. La maggior parte delle persone che si trovavano lì dentro indossava la pallida divisa da manutentori, i carrelli che venivano trascinati sul lucido pavimento trasportavano sacchi e scope e nessuno di loro sollevò il volto stanco verso di lei, desiderando solo finire il più velocemente possibile il loro turno.


La griglia dorata dell'ascensore si aprì. La bianca luce di globi luminosi rischiarava gli angoli più distanti del lungo corridoio del quarto livello lasciando molte zone nel buio. A differenza dell'Atrio pieno di vita, uno strano silenzio regnava lì dentro e mentre passava davanti alle porte chiuse degli uffici Tonks non riusciva a scacciare la fastidiosa sensazione di trovarsi sulla soglia della tana di un pericoloso mostro pronto a risvegliarsi.

La porta dell'Archivio si aprì silenziosamente al suo tocco, girando leggera sui cardini ben oliati. Una strega dall'aria assonnata con il badge del dipartimento per gli sport magici appeso al laccio che portava intorno al collo sollevò lo sguardo per un breve istante prima di tornare a frugare dentro lo scatolone posato sul tavolo.

Inaspettatamente sapere di non essere lì dentro da sola aveva un che di rassicurate. Non le ci volle molto per individuare la sezione dedicata ai Lupimannari ma, osservando i quattro ripiani colmi di cartelle pressate le une sulle altre, si rese conto di aver sottovalutato il problema. Sperare che i documenti fossero disposti in ordine alfabetico sarebbe stato ingenuo anche per chi non aveva mai messo piede nell'Archivio. Esaminarli tutti in cerca di quello che le serviva avrebbe richiesto più tempo di quanto non avesse creduto.



 Forse era stato troppo duro con Bill, si disse osservando la linea di luce filtrare da sotto le tende e avanzare lungo la stanza. Litigare con Tonks lo rendeva incapace di ragionare lucidamente.

Non avrebbe dovuto dirgli che doveva smettere di illudersi; che lui forse non se ne accorgeva ma gli altri si comportavano in modo diverso nei suoi confronti. Non avrebbe dovuto insistere sul fatto che evitavano di guardarlo in faccia se possibile, e non perché quei graffi fossero tanto brutti alla vista ma perché non erano in grado di non compatirlo per quelli.

Fargli notare che se prima non avrebbero sopportato i suoi sbalzi di umore ora nessuno lo riprendeva perché ritenevano che considerato quanto gli era successo sopportare un po’ di acidità da parte sua era poca cosa.

Era stato un colpo basso insinuare che Charlie si sarebbe stancato di lui e che persino Fleur avrebbe provato pietà, se già non la provava.

Ma ciò di cui si vergognava maggiormente era l'avergli detto che non si sarebbe dovuto sposare perché nessuno meritava una punizione tale da dover divedere la vita con uno come lui .

Non riusciva a togliersi dagli occhi l'espressione del ragazzo. Bill era spaventato e lui lo aveva terrorizzato ancora di più. Aveva riversato su di lui le proprie colpe. Quel ragazzo non portava sulle spalle la maledizione che invece affliggeva lui, ma dopo quanto Tonks gli aveva detto Remus aveva sentito la necessità di sfogarsi su qualcuno, di dividere quel peso.

Ora, seduto alla scrivania nella sua stanza dopo una notte insonne durante la quale la rabbia era andata scemando si sentiva in colpa. Doveva rimediare, lo sapeva, rimangiarsi quello che aveva detto e tranquillizzare l'amico.

Si alzò. Un insolito silenzio avvolgeva la casa invece del consueto russare proveniente dal piano di sotto. Incuriosito scese alcuni gradini. Il divano era vuoto, nessuna coperta, nessun cuscino. Il suo cuore si fermò per un istante mentre l'orribile pensiero prendeva forma nella sua testa. Risalì i gradini e percorse il breve corridoio. Esitò un istante quindi bussò alla porta. Nessuno rispose. Aprì la porta ed entrò. Il letto era intatto, la spazzola e le cose di Fleur erano scomparse del piccolo comò, gli zaini non si trovavano più nell'angolo vicino alla finestra. Se ne erano andati lasciandolo solo.

 

 "Mi è sempre piaciuta questa foto" ruppe il silenzio Charlie staccando dal muro l'immagine in questione "Se Gazza ci avesse scoperti nella sala dei trofei a quell'ora di notte avremmo potuto dire addio al Quidditch per un bel po’" continuò sedendosi sul letto dell'amica "ma ne sarebbe valsa la pena."

"Già." concordò Tonks.

"Che ti succede?" chiese rendendosi conto che i pensieri della ragazza erano molto distanti da quella stanza "Sembra quasi non ti faccia piacere vedermi”.

"No!"si affrettò a rassicurarlo scuotendo la testa"Mi hai colta di sorpresa, non ti aspettavo”.

"Per questo si chiama visita a sorpresa" le ricordò mostrandole un ampio sorriso.

Ricambiò quel gesto "Sono felice tu sia venuto" gli confidò sincera sedendosi. Si sentiva un po’ in colpa per il modo in cui si era comportata l'ultima volta che si erano visti alla Tana. Capiva quanto Charlie fosse preoccupato per Bill, sapeva che aveva avuto bisogno di sfogarsi con qualcuno ma lei era stata troppo presa dai propri problemi per prestare attenzione al suo migliore amico.

Stese le gambe in avanti e si lasciò andare indietro poggiando le spalle sul morbido materasso"Anche tua madre sembra felice di vedermi" rispose riflettendo sulla stranezza della cosa. Andromeda era sempre stata gentile con lui, le rare volte che era venuto a trovare Tonks durante le vacanze estive, ma non era mai stato accolto con tanto entusiasmo.

Il sorriso della ragazza si allargò "Tu le piaci" riuscì a stento a trattenere una risata nel vedere l'espressione attonita sul volto,  improvvisamente rosso, dell'amico "Pensa che tu e io formeremmo una bella coppia”.

A quelle parole Charlie sembrò riprendere a respirare "E questo ti fa ridere?" domandò fingendosi offeso dal suo ridacchiare.

Annuì ridendo nel ricordare quanto fosse facile metterlo in imbarazzo.

Si sollevò su un gomito"Ah si?!" esclamò inarcando un sopracciglio mentre la tirava sul letto accanto a lui.

Per un lungo istante Tonks continuò a ridere finché non si rese conto di quanto fosse diventato improvvisamente serio. Non conosceva quella strana espressione nei suoi occhi, vicino come mai prima di allora. La risata le morì lentamente in gola mentre un inusuale panico la pervadeva. "Non credo che mia madre la penserebbe ancora così se entrasse qui adesso" mormorò allontanandosi.

"Già"rispose Charlie dopo un paio di secondi tornando in sé e alzandosi.

Un pesante silenzio carico di imbarazzo scese tra i due.

Passarono diversi minuti, che le sembrarono anni, prima che trovasse il coraggio di parlare di nuovo"Come sta Bill?"

"Conosci mio fratello"rispose l'altro. Il solito tono di voce spensierato ma incapace di guardarla "Non ha mai voluto parlare delle sue paure e questa cosa lo terrorizza." impiegò più tempo del necessario nel rimettere la foto al suo posto "A volte vorrei lasciarlo solo, mi dico che non è compito mio, che dovrei lasciare mandi all'aria la sua vita."Fece una lunga pausa schiarendosi la voce nel tentativo di cancellare quel tremore "Ma è mio fratello e non posso abbandonarlo, lui non l'avrebbe fatto" continuò a guardare le vecchie foto per qualche istante prima di voltarsi "Sono stanco, Tonks, e sento di stare perdendo il controllo." aggiunse arrendendosi all'impossibilità di nascondere la frustrazione nella sua voce "Dico cose che non vorrei dire, penso cose che non dovrei pensare e faccio cose che..."

Deglutì forzatamente, lottando contro i pizzichi che le torturavano il petto. Avrebbe voluto dire che lei capiva, sapeva cosa stava provando, ma sarebbe stato mentire. Aveva sopportato gran parte di quello che stava accadendo all'amico, ma lo aveva fatto per sé stessa. Lei aveva scelto di voler stare con Remus nessuno l'aveva obbligata."Vedrai che tutto tornerà come prima" mentì provando a rassicurarlo "ha solo bisogno di tempo."

Scosse la testa consapevole del fatto che non avrebbe riavuto suo fratello quindi finalmente si decise a guardarla "Perdonami per prima, non so cosa mi sia preso”.

Conosceva Charlie da quando aveva undici anni. Erano stati avversari ma soprattutto amici, lo continuavano ad essere, anche se lui aveva scelto di lavorare lontano, e sapeva che si sentiva in colpa per aver tentato di baciarla forse più di quanto non se ne sentisse lei per averglielo impedito"Non importa" gli assicurò con un sorriso sincero.

"Avrei dovuto immaginare che pensi ancora a Lupin e... "

"Tra noi è tutto finito"si affrettò ad interromperlo. Odiava tener nascosta la verità quando non desiderava latro che confidarsi con lui.

"Non sei brava quanto credi come bugiarda."Le fece notare amareggiato.

"Charlie, io..."provò a ribattere ma non fu in grado di continuare la frase mentre lo osservava indossare la giacca consapevole della barriera che si era inesorabilmente alzata tra loro.

"Non importa"rispose freddamente senza rivolgerle più uno sguardo nell'avvicinarsi alla porta quindi, prima di uscire si fermò un istante e aggiunse"Forse non ti interesserà ma non viviamo più con lui”.

 

Dalla cucina proveniva il suono della radio e il rumore dei piatti. Suo padre e sua madre erano in casa ma lei non si era mai sentita così sola come in quel momento. Quando Remus le aveva detto quali erano le condizioni alle quali l'avrebbe sposata Tonks era così eccitata a quell'idea, talmente incredula di essere riuscita a convincerlo che aveva acconsentito a tutte le clausole che il licantropo le aveva posto senza batter ciglia. Forse avrebbe dovuto riflettere, si disse osservando Charlie percorrere il vialetto allontanandosi.

Sua madre sperava che lei e Charlie si mettessero insieme e non provava minimamente a tenere per se il proprio pensiero. Suo padre voleva vederla felice ed era disposto ad assecondare qualsiasi sua scelta ma era inutile negare che, da quando aveva detto di aver lasciato Lupin, Ted appariva ringiovanito.

Come avrebbero reagito quando avrebbero scoperto che lei aveva mentito per tutto il tempo. Quanto li avrebbe feriti scoprire che la loro unica figlia si era sposata in segreto.

Le bugie le stavano facendo perdere il suo migliore amico e non voleva perdere anche loro.

Prese il mantello dall'armadio e uscì dalla stanza.

 

Il rumore secco della finestra che sbatteva spinta dal vento lo svegliò di soprassalto. Rimase alcuni istanti sdraiato, fissando il soffitto della propria camera finché il suono non si ripeté di nuovo ricordandogli che era solo e nessun altro avrebbe chiuso la finestra.  Il rumore si ripeté di nuovo dopo un intervallo di tempo più breve. A passi lenti e sonnolenti raggiunse la cucina e bloccò la finestra prima che sbattesse nuovamente quindi dopo un rapido sguardo alla porta che conduceva in cortile per assicurarsi fosse ben chiusa si voltò per tornare in camera. Aveva già messo un piede sul primo gradino quando un’ombra attirò la sua attenzione.

"Dora!" esclamò sorpreso e sollevato allo stesso tempo nell'aprire la porta e trovarsi di fronte la ragazza.

 

Ricordava perfettamente di aver detto a Tonks che dovevano evitare di farsi vedere insieme, che lei non doveva venire alla casetta. Per la prima volta da quando aveva scoperto che i Weasley erano andati via fu felice di essere solo. Dopo il loro ultimo incontro, conclusosi con quell'insensato litigio, non desiderava altro che poterle parlare, ammettere che aveva esagerato ma che lo aveva fatto solo perché si preoccupava per lei.

Ascoltando l’acqua scorrere nella doccia non poté fare a meno di chiedersi per quanto tempo Tonks fosse rimasta lì fuori perché non fosse entrata.

Posò sul letto un paio di pantaloni e un golfino, le sarebbero stati grandi ma almeno erano caldi e asciutti. Scosse la testa, esasperato ma senza preoccuparsi di nascondere un sorriso nel vedere i vestiti bagnati gettati sul pavimento poco distante dalla sedia. Si chinò a raccoglierli mentre cercava di cacciare via dalla mente quelle domande che iniziavano ad ossessionarlo: Dove era stata Ninfadora per ridursi in quello stato?Sarebbe entrata in casa se lui non l’avesse vista?

Una busta scivolò fuori dal mantello, toccando terra con un leggero frusciò.

 

Era entrata a far parte degli Auror da meno di un anno quando Malocchio l’aveva avvicinata nell’Atrio del Ministero. Ricordava perfettamente quel pomeriggio. Faceva caldo nonostante non fosse ancora primavera, era l’ora di punta e la fila che iniziava davanti ai camini arrivava quasi agli ascensori. Fin dal primo giorno in cui aveva messo piede al Ministero aveva saputo che ciò che aveva davanti era un lungo periodo di gavetta. Le sarebbero stati assegnati i lavori più noiosi, avrebbe passato gran parte delle sue giornate dietro una scrivania e non duellando con chissà quali criminali come sognava stupidamente la maggior parte delle reclute ma era orgogliosa di aver ottenuto quel posto, fiera di indossare la divisa da Auror e avrebbe sopportato pazientemente i mesi di reclusione in ufficio.

Per poco non le era venuto un colpo quando Malocchio l’aveva chiamata a gran voce facendo voltare i maghi in fila davanti a lei. Per qualche istante mentre seguiva il vecchio mentore lontano dai camini si era chiesta se non avesse commesso per caso qualche errore, anche se le sembrava impossibile commettere errori nel leggere e catalogare denunce. La paura di aver fatto uno sbaglio si era trasformata in sorpresa quando l’uomo senza abbandonare il suo cipiglio severo le aveva chiesto di andare a prendere un caffè insieme. Si fidava di Alastor Moody tanto quanto lui aveva creduto in lei nel seguire il suo addestramento anche dopo che era stata bocciata all’esame di pedinamento così accettò senza porre domande.

Non avrebbe mai dimenticato la piccola sala da te babbana, colma di turisti, nella quale Malocchio le aveva parlato di Sirius e dell’Ordine per la prima volta. Aveva accettato subito, rifiutando di rifletterci un paio di giorni prima di dare una risposta, aveva fiducia nel giudizio del suo insegnante, credeva in Silente e sospettava già da qualche settimana che il Ministro tentasse di infangare la verità.

 

Sollevò il volto verso il getto di acqua tiepida, gli occhi chiusi, ascoltando il suono delle gocce che imperterrite le colpivano la faccia. In tutti gli anni che erano trascorsi da quel fatidico giorno in cui aveva deciso di entrare a far parte dell’Ordine della Fenice aveva passato informazioni riservate ai suoi compagni, aveva ostacolato il Ministero, aiutando a tenere nascosto Sirius, ma mai, mai aveva veramente tradito il vero significato della divisa che indossava, mai fino a poche ore prima.

Da quando Charlie l’aveva lasciata non poteva fare a meno di pensare a ciò che le aveva detto. Non riusciva ad immaginare un valido motivo per cui avrebbero dovuto abbandonare la casetta dato che Bill aveva reso chiaro più volte che non aveva intenzione di tornare a vivere alla Tana e non avevano altro luogo in cui trasferirsi. Remus a volte poteva essere un po’ scontroso, soprattutto quando la luna piena si avvicinava ma aveva messo a disposizione la sua casa condividendo volentieri quel poco che aveva o sapeva per aiutare l'amico ad abituarsi alla sua nuova situazione. Non aveva idea di cosa fosse accaduto tra Remus e i Weasley ma aveva la sensazione di esserne colpevole almeno in parte. Sapeva di aver ferito Remus durante la loro ultima discussione ma forse lo aveva turbato più di quanto aveva creduto. Una goccia di acqua fredda si staccò dalla punta dei suoi capelli scivolando dentro il colletto della maglietta. Si rese conto di essersi materializzata, di aver vagato a vuoto per ore, indifferente alla pioggia. La cabina telefonica che fungeva da ingresso visitatori al Ministero sembrava fissarla dal lato opposto della strada.

 

Un piccolo fuoco azzurro galleggiava a mezz’aria al centro della stanza riscaldando l’ambiente. I suoi vestiti erano stati raccolti ma poi abbandonati nell’angolo del pavimento. Vicino alla finestra, le spalle rivolte alla porta, Remus teneva lo sguardo fisso su alcuni fogli dall’aria familiare.

“Dove li hai presi?” domandò il licantropo sentendola entrare.

Gli occhi della ragazza tornarono immediatamente al mucchio di vestiti bagnati inorridendo nel vedere la tasca vuota del mantello“Io…”

“Dimmi che non provengono dal Ministero” riprese l’uomo con un pizzico di speranza nella voce nonostante il grosso timbro su ogni angolo dei fogli sembrava gridare a gran voce proprio quello “Dimmi che non li hai rubati”la incalzò sollevando lo sguardo verso di lei “Ti prego, Dora, dimmi che non hai fatto una cosa tanto stupida!”

Rimase in silenzio. Remus non avrebbe mai dovuto trovare quei fogli, almeno non secondo il suo piano. Aveva commesso uno sbaglio nel materializzarsi sulla scogliera, ma sapendo che lui era solo aveva provato l’irrefrenabile impulso di venire a trovarlo. Doveva convincerlo a far tornare indietro i Weasley, qualsiasi cosa lui avesse fatto per mandarli via.”Li ho trovati per caso e...”

“Li hai trovati!” esclamò ironico spostando lo sguardo tra lei e la pergamena che teneva in mano“Ninfadora questi documenti vengono conservati in Archivio, non si trovano per caso sul pavimento dell’ascensore!"Mosse qualche passo verso di lei "Tu non avevi nessun motivo di andare a frugare tra quelle carte, nessun diritto di prenderle e..."

"Nessun diritto!" ribatté la ragazza incrociando le braccia al petto consapevole che l’avere indosso solo l’asciugamano bagnato riduceva di gran lunga l’effetto di quel gesto"Son tua moglie Remus o lo hai dimenticato? Ho il dovere di aiutarti"

"E quando si accorgeranno che sono sparite quanto tempo credi impiegheranno per scoprire chi è stato?"Insistette agitando le carte tra loro due"Hai pensato a cosa accadrà allora?"domandò con una punta di sarcasmo "Non ci hai pensato, vero?"

Abbassò la testa. Aveva ragione. Non aveva riflettuto. Improvvisamente si sentì tremendamente sciocca per quello che aveva fatto.

"Se ti infastidisce così tanto quello che dicono di me, se ti senti così umiliata da quello che sono, allora forse non dovresti essere qui adesso." Riprese il licantropo in preda alla collera"Forse avresti dovuto rifletterci prima di sposarmi!"

Per un lungo momento l'unico rumore nella stanza fu il suo respiro accelerato e l'eco delle proprie parole che gli ronzava nelle orecchie. Ferma vicino alla porta Tonks sembrava aver smesso persino di respirare. Aveva perso il suo cipiglio battagliero e, raggomitolata nel verde telo da bagno, sembrava tentare di fondersi con le mura stesse della casa. Guardandola Remus si sentì così stupido nello sventolare quei vecchi documenti quasi fossero un trofeo. Avrebbe potuto incolpare l'avvicinarsi della luna piena per la sua incapacità di tenere a freno la lingua ma mancavano più di dieci giorni. La verità era che non aveva ancora perdonato del tutto Tonks per quanto gli aveva detto alla Tana e, anche se la voglia di rivederla e stare insieme, l'essersi sentito rinfacciare proprio da lei il suo essere licantropo come fosse un insulto era un ricordo che difficilmente avrebbe rimosso.

"Perdonami Dora, non avrei dovuto aggredirti in questo modo”.

"Hai ragione"

"Io non voglio avere ragione."La contraddisse posando un dito sotto il suo mento e facendole sollevare il volto"Vorrei che bastasse fare sparire queste carte per cancellare quello che sono, vorrei che tu non dovessi provare mai vergogna per… "

"Io non potrei mai vergognarmi di te."gli assicurò posando la mano sulla sua nell'interromperlo "Non è il mio orgoglio che verrà ferito ma il tuo quando verrai chiamato in tribunale ." continuò senza nemmeno provare a nascondere la sua rabbia"E' per te che sono preoccupata stupido testone!"

Per quante volte Tonks potesse dimostrarglielo o dirglielo Remus non poteva fare a meno di meravigliarsi nel rendersi conto che quella ragazza lo amava veramente. Sapeva di meritarsi di essere chiamato testone e probabilmente meritava anche di essere definito stupido, solo lei però le avrebbe pronunciate in modo tanto adorabile"Me la sono sempre cavata" le rispose sorridendole per la prima volta da quando era arrivata.

"Sei sopravvissuto" ribatté la giovane Auror con meno veemenza di quanto avrebbe desiderato "ma guardati"distolse lo sguardo dal suo per un secondo sforzandosi di concentrarsi su ciò che voleva dire piuttosto che sul fatto che ormai da troppe notti desiderava trovarsi così vicina a lui "Sei rimasto solo, amore." posò la mano sulla sua guancia prima di lasciarla scivolare sulla sua spalla "Non voglio che tu viva come un eremita”.

Remus aprì bocca per dire qualcosa ma la ragazza fu più veloce "Non posso tornare a casa e lasciarti da solo." lo anticipò nuovamente "Non ti chiedo di dirmi cosa è accaduto tra te e i Weasley ma ..."

Da quando aveva lasciato la casa dei suoi genitori si era abituato ad essere solo. Sirius e James si erano preoccupati per lui ma il loro modo per tirarlo su di morale quando era giù era quello di coinvolgerlo in qualche scherzo da fare ai Serpeverde o condividere una bottiglia di Burrobirra fatta entrare di nascosto ad Hogwarts.Nessuno si era mai preoccupato per lui nel modo in cui faceva lei"Dora"chiamò con dolcezza.

Sapeva che se gli avesse permesso di parlare sarebbe riuscito a convincerla che non aveva bisogno di nessuno, che se la cava benissimo. Ignorò il suo tentativo di bloccarla e aumentò il ritmo delle parole"Non voglio saperlo pe..."

La baciò zittendola."Parlerò con Bill e Charlie" le assicurò allontanandole i capelli dal volto divertito dalla sua espressione stupita nello scoprire che avrebbe fatto esattamente quello che lei voleva "Chiederò loro di tornare qui" continuò stringendola a sé prima di baciarla di nuovo" Ma tu devi promettermi che rimetterai quei documenti al loro posto "aggiunse serio allontanando il viso dal suo per guardarla negli occhi "Prometti che non ti metterai nei guai per me."

Per alcuni secondi Tonks rimase in silenzio, lo sguardo fisso nel suo.”Rimetterò la cartella al suo posto.” rispose sfiorandogli la punta del naso col proprio “Fidati di me.” aggiunse baciandolo ed aggrappandosi alle sue spalle quando sentì i propri piedi sollevarsi dal pavimento ma non promise nulla. Lei era già nei guai.
  
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