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Autore: Black Mariah    11/03/2012    4 recensioni
Frank è allibito.
-Oddio spogliarelliste!-esclama come un bambino che per la prima volta vede una donna nuda. -Oddio spogliarelliste con le divise di Hogwarts!- ripete ancora più eccitato.
Le due ragazze scoppiano a ridere e dopo averlo stuzzicato un'altro po' ritornano tra le altre.
-Grazie, grazie, grazie!- continua a dire Frank muovendosi da sulla sedia, battendo le mani e assumendo un'espressione da bambino.
Io e Ray scoppiamo a ridere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sento il vento freddo che entra dalla porta sbattermi sulla pelle del viso. Non ci credo ancora. Non è possibile.
Cinque minuti fa stavo per avere finalmente la ragazza che amo. Ora ho scoperto che non è la persona che credevo che fosse.
E’ lei. La spogliarellista tatuata. Quella che mi faceva eccitare. Quella che desideravo quando ero seduto lì, davanti a lei.
Mi sento male, mi sento uno schifo, non riesco quasi a respirare.
Mi ha detto che mi ama ma come posso crederle? Mi viene quasi da piangere. E’ sempre colpa mia, mi fido sempre delle persone sbagliate.
Le sue parole mi rimbombano ancora in testa, mi sento il suo profumo addosso, sento il calore della sua pelle sotto le mani.
Mi passo le dita tra i capelli. Ripenso a lei. A quello che le ho detto. A quello che credo, a quello che provo, ma soprattutto a quello che ha fatto per tutto questo tempo.
Non credo mi volesse sfruttare per la mia fama, o almeno lo spero. Non so spiegarmi la cosa e non so dare un senso al suo comportamento, alla ragione di questo lavoro al night.
Lentamente inizio a ricordare tutti gli avvenimenti strani che ho vissuto quando ero con lei.
Mi ricordo tutte le occasioni in cui ci siamo incontrati mentre lei non era veramente lei.
La festa di Frank.
La prima volta in cui l’ho vista, quando mi accorsi che c’era una ragazza con un tatuaggio, quando ha messo per la prima volta le mani su di me. Era la sera in cui mi aveva riconosciuto per la prima volta perché il giorno prima ero andato da Calvin Klein. E poi il giorno dopo, direttamente al locale di Clive, quando mi sono seduto su quella dannatissima poltrona e ha iniziato a fare il suo spettacolo sexy davanti a me. Era la stessa sera in cui sono andato al California con Mikey e Ray e in cui ho rivisto Annabelle. Annabelle che era arrabbiata e quasi sconvolta, Annabelle che si era appena struccata da quel maquillage pesante e che era andata a lavorare. Annabelle che mi ordinava la cena.
E poi? Poi la scopata sul molo, perché a questo punto è stato solo quello solo una gran scopata, e la cena a casa mia in cui è venuto Frank.
Era così in imbarazzo perché l’aveva riconosciuto, perché era stata la sua spogliarellista alla festa di addio al celibato.
Clive.
Clive ed Annabelle al bar. Che hanno entrambi una reazione strana, come se conoscessero i segreti dell’altro, ma che fanno finta di non conoscersi.
Ora è tutto più chiaro. Tutto più limpido, e il bello è che anche se mi sento tradito nel profondo, anche se vorrei odiarla per quello che mi ha fatto, per avermi mentito per tutto questo tempo, non ci riesco. E forse è perché in tutta questa faccenda nemmeno io sono innocente. Ho la mia dose di errori anche io.
Vorrei andare da Frank, a raccontargli tutto, ma parlarne con qualcuno mi farebbe vergognare ancora di più della cosa e questo mi farebbe ancora più male.
Vorrei andare da Annabelle, perché voglio sentire dalla sua bocca pronunciare quelle parole.
“Sì, Gerard. Sono io la spogliarellista. E l’ho fatto perché volevo approfittare di te. Volevo che cadessi ai miei piedi, volevo strapparti il cuore dal petto dopo che ti avevo fatto innamorare follemente di me e volevo buttartelo a terra e saltarci sopra.”
Mi accendo una sigaretta e me la finisco in dieci secondi e perciò me ne accendo un’altra, cercando di farla durare un po’ di più.
Che cazzo devo fare?
Io ora vorrei solo chiamarla, vorrei solo parlare con lei e chiederle il perché l’ha fatto, che cosa pensava di fare…
Non mi interessa nemmeno che forse non è vero che mi ama. Non ne ero sicuro nemmeno prima, figuriamoci ora che ho scoperto che per guadagnare si spoglia.
Penso al suo fisico, al suo seno, a quei completi di pizzo, ai reggicalze, agli stivali alti di pelle che indossa durante i suoi numeri, e penso a tutti gli uomini che la guardano, penso a tutti gli uomini a cui si avvicina e ripropone il suo numero, proprio come faceva con me.
Improvvisamente mi sale una rabbia strana, un sentimento mai provato prima.
Devo andare in quel locale. Devo impedire che lo faccia di nuovo stasera. Devo impedirglielo perché prima voglio che mi dia una spiegazione e poi può fare quel che cazzo che le pare.
 
Ho corso come un pazzo per tutta l’autostrada e ho lasciato anche la macchina in un posto in cui non può stare. Che cazzo me ne frega. Mi facessero anche la multa.
Scendo dall’auto e non mi dirigo verso l’entrata principale, ma cerco quella secondaria.
Voglio andare da lei prima dello spettacolo, voglio fermarla. Voglio vedere cosa ha nel camerino, voglio vedere che cosa fa prima di andare in scena, perché proprio non riesco a capirlo.
Vado dietro il grande edificio in cui si trova il Bunnies e vedo una porta spalancata e delle ragazze che sostano sull’uscio della porta fumando.
Indossano delle semplici maglie bianche ma sono truccate pesantemente. Trucco tipico delle loro scenette.
Mi avvicino con fare indiscreto, non è loro che sto cercando.
Una delle due ragazze, vedendomi arrivare, getta a terra la sigaretta e mi guarda con un sorriso.
E’ tipo di un biondo scuro, con i capelli lunghi.
-Ehi…- mi fa prima che io arrivassi davanti all’uscio.
-Sto cercando Annabelle…- dico un po’ incazzato senza nemmeno guardarla.
-Adesso è impegnata.- mi risponde l’altra ragazza verso cui nemmeno mi giro.
Io faccio finta di non sentirla e continuo ad andare avanti per entrare, quando quella bionda mi si para con un braccio davanti e mi ostruisce il cammino. La fulmino con lo sguardo.
Il bello è che lei non sembra né infastidita e né preoccupata…magari dal fatto che sono un uomo.
-Non puoi entrare- mi dice con voce acida.
-E chi lo dice?- rispondo provocato. Non ho affatto intenzione di perdere tempo con quelle due, quindi sono motivato e deciso ad entrare.
Faccio un altro passo avanti per mostrarle la mia determinazione ma lei, anzi loro, sembrano non curarsene.
-Non puoi entrare e basta. Se non te ne vai chiamiamo la sicurezza. Se cerchi Annabelle, o la aspetti dopo oppure vai alle poltrone.-
La guardo quasi con odio. Non posso farmi intralciare da due ragazze, ma di certo non posso nemmeno rischiare che chiamino quegli scimmioni e che mi facciano buttare fuori del tutto.
Sospiro. Mi giro e mi incammino verso l’ingresso.
Inizialmente sono intenzionato a mettermi dietro, poi ci ripenso e mi siedo in prima fila. Davanti a tutti così è sicuro che mi vede. Voglio che lo faccia davanti a me. Voglio vedere se adesso ha il coraggio di farlo, ora che so.
Tutte le volte che sono stato in questo posto, nel momento immediatamente precedente l’uscita delle ragazze ero sempre super agitato ed eccitato al pensiero di rincontrarla. Ora sono solo ansioso e curioso di vedere che razza di reazione assume.
Quando è qui non diventa mai rossa, non le tremano le mani dall’imbarazzo. Quando è qui è totalmente un’altra persona, è una predatrice, un’ammaliatrice.
Aspetto che una ragazza con una parrucca rossa smetta di cantare del leggero Jazz e se ne vada.
Improvvisamente montano sul palco un pianoforte nero. E’ una cosa strana perché non l’hanno mai fatto le altre volte.
Come di rito si cala il sipario, e io mi preparo ad essere il più rigido possibile, a non farmi influenzare dalle sue moine sexy e a non cedere ai suoi giochi perversi.
Almeno spero.
Si accende un riflettore giusto sopra il piano forte ed illumina un uomo, anzi un ragazzo, con dell’eyeliner agli occhi, un cappello nero ed un gilet dello stesso colore.
Non vedo le sue dita scorrere sulla tastiera ma inizio a sentire una melodia molto soft. Come tanti spiriti le ragazze, immerse nel buio iniziano ad uscire. Sono abbastanza sicuro di sentire il rumore dei loro tacchi, o forse è il cuore che mi sta esplodendo nel petto, non lo so.
A mano a mano che si posizionano al centro della pista si accendono altri riflettori di luci colorate ma di tonalità fredde. Blu, viola, bordò. Le loro movenze sono amplificate da quelle luci e sembrano ancora più attraenti di come già non lo sono. Con gli occhi scorro ogni santa ragazza che è sul palco alla ricerca di Annabelle, quando ad un certo punto mi viene un colpo al cuore.
Esce dall’entrata principale e non va al centro con le altre ragazze ma si ferma dietro il tipo che sta continuando a suonare. Ha i capelli sciolti e ondulati, di un riccio più morbido di quello a cui sono abituato e sono molto lunghi.
Non porta un eccessivo trucco, ma la sua faccia è nascosta dalla solita maschera di pizzo. Porta un corpetto di raso nero e dei reggicalze altissimi, e poi degli stivali neri lucido. Sale sul piano e inizia a muoversi in maniera sinuosa e sembra che le note del pianoforte le girino intorno. E io non posso fare a meno di notare che la sua è una bellezza strabiliante e allo stesso tempo delle più pericolose.
Si porta lentamente una mano alla cerniera degli stivali, e con fare felino la cala giù e si sfila la scarpa, per ripetere la stessa cosa per l’altra gamba.
Inizio a respirare più velocemente perché non voglio che si spogli davanti a tutti, o meglio inizio a credere che non si avvicinerà alle poltrone.
Per fortuna i miei pensieri vengono contraddetti con i fatti.
Scende delicatamente dal piano, quasi come fosse sollevata e adagiata da qualcuno e inizia a camminare lungo il par terre seguita dalla luce blu del riflettore.
Spero solo che passi davanti a me.
Fa un giro strano, uno spettacolo insolito, mentre cammina tra le varie poltrone si sfila un indumento alla volta. Prima un guanto, poi l’altro, poi una collana molto vistosa.
Credo che il mio viso sia coperto dal buio perché benché abbia guardato numerose volte nella mia direzione non ha battuto ciglio.
Ora si sta dirigendo verso la fila centrale, ovvero verso la mia fila e quasi inizio a tremare e mi sto quasi pisciando sotto dalla paura.
Capisco che è arrivato il momento. Capisco che adesso sceglierà l’uomo davanti a cui proporrà il suo streap tease.
Mi passa accanto e non mi vede, o forse fa finta di non vedermi non lo so. E poi infrango ogni regola, non mi interessa delle stupidissime regole di Clive, e non mi interessa di tutti gli altri che ci stanno guardando. Mi passa accanto e io allungo una mano e le prendo il polso.
E il contatto con la sua pelle è come fiamme sulla mia, e sento ribollire il sangue nelle vene. Il cuore mi martella nel petto.
Le prendo il polso e poi mormoro in maniera tale che mi senta solo lei “Vieni da me”.
Non so se ha riconosciuto la mia voce. So solo che quei secondi in cui è rimasta ferma, per me sono stati un’eternità.
Come se la scelta fosse stata un caso, gira da dietro e inizia a fare il suo show.
Le sue mani mi corrono lungo tutta la schiena, fra i capelli e poi entra nel colletto della camicia. Faccio di tutto per rimanere calmo, faccio di tutto per non pensare che potrei eccitarmi da un momento all’altro ora che so che lei è Annabelle.
Quel pensiero scaccia dalla mia mente ogni preoccupazione e soprattutto ogni stimolo sessuale che la ragazza mi sta provocando.
Quella che si sta spogliando, quella che mi ha mentito, è Annabelle. E questo mi basta.
Non mi guarda come faceva le altre volte, ora sta solo recitando la sua parte. Non riesco a capire quale delle sue due vite è quella falsa.
Deglutisco perché mi rendo conto solo ora che l’incavo del suo seno è davanti ai miei occhi e posso quasi contare i respiri che sta emettendo.
-Annabelle- dico cercando di sembrare convinto –perché lo stai facendo?-
Vedo i suoi occhi sgranati anche da dietro la maschera.
No, probabilmente non mi aveva riconosciuto prima.
Esita per qualche secondo, ma poi si guarda intorno e vede tutte le sue amiche continuare a fare quello che stavano facendo e non ha scelta.
Deve continuare la sua danza nel buio.
Chiude gli occhi e inizia a slacciarsi il corpetto, sfilandosi i nastri di seta nera che lo tengono stretto al suo busto.
Io vorrei solo fermarla e dirle che se ha bisogno di soldi, la posso aiutare io. Non deve perdere la sua dignità in questo modo.
-Fermati.- Le dico sempre a bassa voce, quasi glielo imploro, ma lei non dice niente, anzi mi getta delicatamente il nastro di seta completamente tolto dal corpetto. Sta respirando quasi a fatica e se potessi vederle interamente il viso sicuramente sarebbe completamente arrossato.
-Per favore…perché lo stai facendo? Perché fai…- e deglutisco –la spogliarellista in questo maledettissimo locale?-
Si toglie il corpetto gettandolo a terra e rimane in reggiseno, in un  maledettissimo e bellissimo reggiseno nero ricamato.
-Smettila- mi sussurra nell’orecchio, con un tono quasi di pietà. Mi passa una mano sulle labbra e poi inizia a sfilarsi la giarrettiera. Il suo piede è tra le mie gambe, a pochi centimetri dal mio cavallo.
-Solo quando la smetterai di recitare questa parte. Fermati- le dico prendendole le mani. Non ho paura che qualcuno mi veda, perché fino a prova contraria quella che ho davanti è ancora la mia ragazza, e mi comporto di conseguenza.
-Gerard, lasciami- dice solo –Ti farai sbattere fuori se ti vedono- mi dice come se me lo stesse supplicando.
-Solo quando la smetterai tu- rispondo serio e adesso le mie mani salgono sul suo bacino nudo. Non l’avevo mai toccato, non avevo mai sentito quanto fosse morbida la sua pelle sotto la vita in giù.
Lei sobbalza sotto il mio tocco, e sento la pelle farsi d’oca. Mi prende i polsi e mi ferma le mani mettendo le sue sopra, ma io non mi arrendo.
-Voglio semplicemente capire- le sussurro ancora mentre si sta sfilando la seconda calza.
La mia psicologia inversa va avanti ancora per qualche minuto, quando poi, fa qualcosa di inaspettato, e io assieme a lei.
Benchè lo spettacolo non sia finito, benché le altre ragazze stiano ancora chine sulle loro poltrone e benché la musica continui ancora, lei si allontana, mi lascia seduto su quella poltroncina e si incammina verso l’uscita secondaria della sala.
Interpreto questa cosa come una richiesta di aiuto così, senza pensarci due volte, mi alzo anche io. Non me ne fotte niente se mi vedono, se interrompo qualcosa e se mi sbattono fuori, mi possono fare quello che vogliono, ma nessuno mi impedirà di seguirla.
Mi alzo e la seguo sotto gli occhi di tutti, mi alzo e la seguo nel buio e lei percepisce la mia presenza.
Esco dall’accesso secondario al palco e mi trovo nei camerini. Annabelle sta ancora camminando mezza nuda e si strappa la maschera dalla faccia gettandola a terra.
Le prendo il polso e la faccio girare verso di me.
Noto solo i suoi occhi pesantemente truccati di nero e il suo mascara, sciolto dalle lacrime che stanno scendendo dalle sue perle azzurre.

 
 
   
 
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