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Autore: The Cactus Incident    12/03/2012    1 recensioni
[SEQUEL DI: "Maybe it’s the bitter wind A chill from the Pacific rim That brought you this way "]
Feci la linguaccia a Brian e lui mi fece una smorfia prima di sorridere “Ok Bri adesso, prendi la spugna e mettici il sapone” “Perché questa spugna pezzotta?” “Non è una spugna pezzotta è una spugna naturale, viva” “E cresce?” “Non credo” “Peccato, mi sarebbe piaciuto uno Spongebob per casa…” “Bri mettici quel cazzo di sapone! Non va bene se rimane in acqua per tre ore” “Okok, fatto”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Everyone needs love You know that it's true'
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cASS BRAIN 3 Flash Back- Wedding (2)

Cass P.O.V.
“Moose!” “Ahahahahah!! Ciao brutto rospo!” mi afferrò e m’issò su una spalla “Alce del cazzo mettimi giù!” Mi diede una sonora sculacciata e mi rimise giù. Poi fui afferrata da Tuck e Padge che sembrava volessero buttarmi nella piscina, ma si fermarono poco prima di buttarmi in acqua. Jay mi salutò abbracciandomi, come una persona più normale.
“Che bello rivedervi!” “Era un secolo che non ci vedevamo!” Disse Tuck “Quando ci sono arrivati gli inviti non potevamo crederci! Cass e Haner?!” Jay che faceva il finto scandalizzato “Già Cass, quanto ti ha fatto bere per saldarti quell’affare alla mano?” chiede Padge ridendo “Un po’… siete già passati in albergo? Le ragazze? I pargoli?” “Si sono fermati lì” disse Moose “Si, vengono a salutare stasera” Padge.
“Dov’è lo sfigato?” chiese Tuck, guardandosi attorno “Ehi! Sfigato sarai tu, checca isterica!” annunciò Brian uscendo in giardino per salutare i vecchi amici.
“Ahahah! Non ci posso credere!” lo abbracciò “Sei più brutto di quanto ricordassi” Disse Tuck, passando un braccio attorno alle spalle di Brian e dandogli un buffetto su una guancia “Sbaglio o quella è una ruga? Oh e tutti questi capelli bianchi? Matt! Stai invecchiando in maniera orribile!” “Ah Haner, tu la ruga ce l’hai nel cervello e non credere di essere tanto più giovane di me, rospo” Brian lo abbracciò in modo fraterno “Che bello rivederti”

Gli invitati continuavano ad arrivare un po’ da ogni parte del mondo. Sempre lo stesso giorno, arrivarono anche mio zio Manuel con la sua nuova ragazza e Ronnie e Jacky dei Falling in Reverse.
“Ahahahahahah! Cass!” “Cristo Ronnie!” gli saltai addosso e andammo per terra. Ci alzammo e ci abbracciammo un po’ come dei bambini. “Alla fine hai sul serio hai sposato Haner?” “Ehi, non ancora, potrei sempre cambiare idea” “Cass!” “Jacky!” “Quando ho visto l’invito ho cambiato colore. Inizialmente credevo che avessero sbagliato a scrivere” “Come?” dissi divertita “Si, insomma, che avessero sbagliato Haner” “Io Blake non me lo sposo nemmeno se mi pagano” “A questo punto credo che dovrei offendermi!” disse una voce che conoscevo benissimo da dietro Jacky. Girai attorno al ragazzo e guardai Will, in nostro tour manager che arrivava di corsa, lasciando indietro il suo ragazzo, Blake.
Eh si, quei due stavano insieme. Era stato quasi traumatico scoprire che il latin lover, super etero Horror Murder avesse tendenze omosessuali. Vabbè, l’importante era che fosse felice, se fosse con un uomo, una donna, un cane o una banana.
“Will! Quando sei arrivato?” “Adesso!” lo abbracciai e poi andai a salutare anche il mio chitarrista, senza però troppa euforia. Insomma, lo avevo visto quella mattina.

“Aaaaaaaaaaaarh! Tu- tum tutum. Tara tara tara tara tara tara taaaaaaaaaa!” “Chi è quel fottutissimo bastardo che ha messo Scream come sveglia?!” urlai e spensi il cellulare di qualcuno che aveva deciso di torturarmi (Erica) e mi passai una mano sul viso. Bel modo di svegliarsi, fra le urla di Valary, la batteria di Jimmy e la chitarra di Brian.
Guardai il vestito da sposa appeso all’armadio, in bella mostra davanti a me.
“Oggi mi sposo. Oh merda!” “Ma buongiorno! Vedo che ci siamo svegliate” Erica, Alice, Jasmine e Federica irruppero nella mia stanza in biancheria intima e tutte con i capelli bagnati. Mi tirai le coperte sulla faccia.
“Io rimango qua tutta la giornata. Se mi cerca qualcuno sono andata a fare missioni di pace in Africa” saltarono sul letto (ovvero su di me) e cominciarono a farmi il solletico e provare a soffocarmi.
“Okokokokokok! Mi sveglio!” “Fila in bagno e vai a farti una doccia. Di corsa!” mi ordinò Alice e obbedii.
Eravamo tutte in una suite dell’hotel in cui alloggiavano tutti gli italiani. Mi avevano obbligato a mollare Brian a casa ieri sera e mi avevano sequestrato il cellulare per evitare che lo contattassi per farmi salvare e fuggire a Las Vegas prima che fosse troppo tardi.
Uscita dal bagno trovai Alice che mi diede la lingerie, rigorosamente bianca e di pizzo che avevamo comprato insieme (praticamente io dicevo “No, è troppo, non mi ci vedo” e lei “E’ perfetto”, alla fine aveva vinto lei) e mi rispedì in bagno.
Una volta messa quella “roba” (un corpetto con il quale a stento respiravo e degli slip completamente di pizzo) che mi aveva dato, messe le calze a rete bianche e il reggicalze che non ero riuscita ad agganciare (chi cazzo aveva mai messo un affare del genere?!?!), uscii dal bagno e mi trovai Federica con una vestaglia da camera bianca con i bordi blu lapislazzulo Era perfettamente truccata e acconciata e fumava, mentre parlava a telefono. Mi passò una vestaglia uguale alla sua, solo con i colori invertiti.
“Ecco, te la passo. È Susan” Oh, la suocera. Annuii e, dopo aver infilato la vestaglia, presi il telefono.
“Susy?” “Tesoro! Oh che bello! Non ci posso credere!” “Eh, nemmeno io” “Vorrei essere lì con te, ma mi conviene andare a svegliare mio figlio, conoscendolo potrebbe presentarsi alla cerimonia con la tuta o qualcosa di simile” sorrisi “Si, Susan vai, è meglio” “Fra non molto dovrebbe arrivare tua madre” “Cass! Dove sei? Sbrigati!”  la voce di mia madre era inconfondibile.
“E’ appena entrata. Ci sentiamo dopo, ciao Susan” “Ciao tesoro” ridiedi il mio cellulare a Fede che sorrideva soddisfatta della mia faccia semi terrorizzata “Hai voluto la bicicletta?” “Fottiti, JD”
Mi voltai verso mia madre che mi abbracciò. Era già truccata e i suoi capelli erano perfettamente intrecciati in un complicato chignon. Dietro di lei Angela, anche lei perfettamente truccata e con i soliti capelli lunghi e sciolti che però formavano dei boccoli molto più ordinati dei suoi soliti.
“La parrucchiera e la truccatrice sono arrivate” non sapevo nemmeno chi avessero chiamato. Quando vidi sbucare dalla porta Gena con i ferri del mestiere, non potevo crederci.
“Che ci fai qui?” “Lavoro! Non potevo mollarti nelle mani di parrucchieri da matrimonio semplicemente fuori di testa, quindi ho parlato con Val e ho deciso di occuparmi io di te” la abbracciai e mi sedetti su una sedia posta davanti alla finestra in modo da avere la luce naturale diritta sul viso.
Insieme a Gena c’era anche Melissa, una ragazza che lavorava per lei al Baker (il salone di Gena) che mi avrebbe truccato.
“Ma di solito non si fanno mille prove e quant’altro?” “Tesoro, ti sei resa conto della persona con cui stai parlando? E poi non ne hai nemmeno avuto il tempo” sorrisi “In effetti….”
“E’ stato un bene che tu abbia fatto crescere i capelli” “Sarebbe stato bello vedere cosa ti saresti inventata con il mio vecchio taglio” “Qualcosa ne sarebbe sempre venuta fuori, in un modo o nell’altro, anche a costo di metterti una parrucca”
In quella stanza c’era un via vai continuo di persone che si fermavano a guardare Gena e Melissa all’opera su di me. Mia madre non si mosse nemmeno di un millimetro e Erica, Angela e Federica facevano a turno per tradurre a Gena quello che mia madre aveva da dire.
Gena mi fissò il cilindro (perché avrei avuto una stupefacente cilindro bianco con il velo), ci salutammo e se ne andarono. A quel punto arrivò Alice, armata di macchinetta fotografica (per adesso c’era lei, poi avrebbe messo a sgobbare un tizio della sua troupe sotto stretta sorveglianza). Erica e Federica stavano per prendere il vestito, quando mia madre si rese conto del mio reggicalze. Poggiai un piede sul letto e mentre armeggiavo con quell’affare mi voltai verso Alice e feci una faccia di cazzo. Immortalò tutto e mia madre venne ad agganciarmelo (è ridicolo, ma sono un’impedita, non ridete) poi cambiai gamba, ammiccando in direzione della macchinetta.
A quel punto mi aiutarono ad infilarmi in quel vestito.
Almeno quello l’avevo scelto io, insieme a Susan, Alice e Jasmine, mentre JD si era rifiutata, ferendo i miei sentimenti (se certo, la conoscevo: è stronza e basta, ma le volevo bene così com’era). Era col corpetto, senza spalline, ricoperto di nastri che si avvolgevano su tutto il corpetto. Via via questi nastri si allargavano fino a scomparire e far spuntare la gonna ampia e svasata di sciantung (seta grezza e semirigida, che adoravo) con lo strascico non molto lungo. Il velo era lungo tre metri e pesava un sacco, fissato al cilindro. Me lo portavo dietro arrotolato su un braccio, per non farlo sporcare, ma al solo pensiero di dovermelo tirare dietro con la testa mi sentivo male.
Misi delle stupende scarpe col tacco e solo a quel punto mi misero davanti ad uno specchio.
I miei occhi sembravano più grandi e da bambola del solito, le labbra erano di un rosa delicato e, sinceramente, ero una figa della miseria!
I tatuaggi che coloravano le mie braccia (e che in tre anni erano aumentati parecchio) creavano uno strano contrasto col vestito candido e tutti quei nastri che sembravano avvolgermi la vita, perfettamente ordinati uno di fianco all’altro, allargandosi poi ad aprire la gonna di quella stoffa che tanto mi piaceva.
Il tatuaggio che avevo alla fine della scapola sinistra, spiccava più di tutti: lo avevo fatto insieme a Brian, qualche settimana prima….

“Caaaaass!” “Si?” “Amore, noi non abbiamo un tatuaggio!” sembrava sconvolto “Infatti, ne avremo una ventina” “Non hai capito, non abbiamo un tatuaggio nostro!” “Brian, quando sei ubriaco non mi parlare, mi fai venire il mal di testa” voltò gli occhi al cielo e sorrisi. Mi divertivo a farlo esasperare.
“Ho capito, un tatuaggio in comune che ci rappresenti, è questo che intendi?” “Si, esattamente” “Ok, m’inventerò qualcosa….”

“Brian!” “Si?” “Ho trovato!” arrivai con due stencil e il kit da tatuatrice. Era uno stampo di labbra come quelli lasciati dal rossetto.
“Che te ne pare?” “Si, mi piace. Lo facciamo subito?” “Te lo faccio subito, per me devo chiamare Mike, di certo non riesco a tatuarmi una cosa del genere da sola” fece una mezza smorfia “Ok, me lo fai qui?” si poggiò la mano sulla base del collo, a sinistra. “Certo. Togliti la maglietta e te lo faccio subito”
Mentre lui si toglieva la maglietta e si sistemava su una sedia, preparai tutto l’occorrente. Gli applicai lo stencil, gli feci controllare se gli piacesse e dopo l’ok mi sedetti sulle sue gambe e cominciai a lavorare.
“Sei molto poco professionale a lavorare in questa posizione, sai?” disse malizioso, con il viso ad un palmo dal mio, la mano poggiata sulla mia coscia.
“Con te posso permettermi questo lusso. Se poi ti da fastidio mi tolgo…” mi carezzò la coscia “E poi come lavori? Non siamo attrezzati..” “Un modo sempre si trova” la sua mano salì un po’ “Vuoi che sbagli?” la mano tornò giù “Ecco bravo”.

Finito col suo tatuaggio, si stava scrutando allo specchio, quando mi venne in mente un’altra idea.
“Bri, vuoi farmi un tatuaggio?” “Eh?” “Si, hai capito. Non devi farmi quello che ti ho fatto io, ma qui” dissi alzando il braccio sinistro e indicandone l’interno “ho uno spazio bello pulito, che ne dici di incidere la mia pelle?” “Ehm… Sei sicura?” “Certo” gli diedi un pennarello di quelli che usavo io per disegnare direttamente sulla pelle delle persone (erano come quelli che usano i medici per fare i segni prima di operare) e mi tolsi la T-shirt. Ci pensò un po’, poi mi sorrise e scrisse sulla mia pelle. Andò a recuperare lo specchio.
Sulla mia pelle, in rosso spiccava con la sua bella calligrafia riconoscibile anche in quei pochi caratteri “S+S forever”. Gli sorrisi “Perfetto”
Gli spiegai come funzionava la macchinetta, che non doveva avere paura di farmi male e che ogni volta doveva strofinare col disinfettante. Dopo aver capito ed essersi messo i guanti di lattice, mi stesi sul divano e cominciò a lavorare.
Ci mise parecchio tempo in relazione alla “grandezza” del tatuaggio, sudò e teneva la lingua da fuori, mentre fissava il mio braccio senza fiatare.
“Ehi, tranquillo, non mi rovinerai il braccio con meno di dieci lettere così piccole” mi sorrise nervoso, senza distogliere lo sguardo.
Quando finì, si asciugò la fronte e mi osservai allo specchio. “Hai potenziale, per essere il primo non è malaccio, sai?” mi diede un bacio sulla guancia, stringendomi le mani attorno alla vita.
“Si, ma l’altro fattelo fare da Mike” “Va bene”

A quel punto arrivarono mio padre e mio fratello e rimasero sbalorditi. Per la prima volta nella mia vita, vidi mio padre con gli occhi lucidi e venne ad abbracciarmi.
“Fai piano, che la disfai” fregandomene degli avvertimenti di mia madre, abbracciai forte mio padre e poi uscirono ad aspettarci nell’ingresso della suite.
A quel punto arrivarono anche Giulia e sua madre il cui dubbio gusto nel vestire si faceva sempre sentire durante le feste importanti.
Vennero a salutarmi e poi se ne andarono alla villa. Presi un respiro profondo e mi avvicinai a Federica.
“JD, hai una sigaretta?” mi sorrise e ci avvicinammo alla finestra. Marlboro Rosse.
Ignorai Alice e mia madre che si lamentavano in due lingue diverse, ma dicevano le stesse cose e cominciai a fumare. Poggiai i gomiti sul davanzale della finestra e mi voltai, fumando dentro.
Alice afferrò la macchinetta fotografica e mi scatto una foto, in quella posa poco femminile, con un vestito estremamente femminile, mentre fumavo.
Mi voltai verso Federica “Quante sigarette hai?” “Per l’occasione ho comprato due pacchetti da venti. Dici che bastano?” disse scherzando. Uff, sarebbe stata una giornata molto lunga “Bah, forse…”

Brian P.O.V.
Stavo quasi per svegliarmi, allungai un braccio verso il lato di Cass per stringerla a me e riaddormentarmi, quando mi resi conto che il suo lato era vuoto e freddo. Ah, l’avevo dimenticato.
Aprii gli occhi e vidi il vuoto attorno a me. Oggi mi sposo.
Pardon, mi ri-sposo, ma questa volta era diverso: la ragazza che stavo per portare all’altare l’amavo davvero e lei mi amava.
Mi guardai attorno e nel silenzio totale si spalancò la porta, mostrando Zacky, Blake, Tuck, Jake, Jay e Johnny [vi sfido a dirlo velocemente più di cinque volte di seguito] che urlavano come delle scimmie eroinomani. Caddi dal letto e finii di faccia sul tappeto, mostrando a tutti il mio sedere (ehi, quella notte avevo avuto caldo e mi ero spogliato e non dite che non li invidiate perché tanto lo so che avreste pagato per essere al loro posto).
“Su chiappe d’oro. In piedi!” m’intimò Tuck e mi alzai. “Ok, mi fate andare in bagno?” con tutta la tranquillità e compostezza di cui ero capace, gli sfilai davanti completamente nudo e me ne andai in bagno.
Mi guardai allo specchio. Quella notte, nonostante il caldo e l’assenza di Cass al mio fianco, non avevo dormito tanto male e in effetti avevo una bella cera.
Mi feci una doccia con tantissimo shampoo e bagnoschiuma alla fragola (quello di Cass che mi vietava di usare perchè glielo dimezzavo ogni volta), con tutta la calma di cui un uomo è capace.
Mi legai un asciugamano in vita e mi feci la barba. Non mi tagliai nemmeno una volta (culo) e mi riempii di dopobarba, profumo e deodorante.
Quando uscii fui accolto da un “Cristo Bri, puzzi come una puttana!” ovvero, un modo estremamente gentile (ma proprio tanto, eh) di dirmi che ho usato troppo profumo e che Zacky aveva prontamente copiato da Cass e dalla traduzione di un modo di dire molto comune dalle sue parti.
Cass. Volevo chiamarla.
Ammiccai a Zacky e gli feci un “Grazie, amore. Ricorda il portafogli, dopo la festicciola vieni da me” e tutti scoppiarono a ridere. Da dietro a loro arrivò mia madre con un’espressione che era tutto un programma.
“Mamma! Che ci fai qui?” dissi sorridendo, in modo non molto convinto.
“Controllavo che non dovesse essere Cass ad aspettarti all’altare” “Vedi mamy, sono fresco come una rosa” “No, puzzi sul serio come una puttana” da dietro a lei c’era Mackenna che rideva soddisfatta.
“Perché hai portato pure lei?” chiesi dubbioso “Potevo mollarla con tuo padre? E poi sa fare il nodo della cravatta meglio di te” “Infatti devo mettere un papillon” Si voltò verso gli altri, sorridendo “Ragazzi andate in cucina e grazie per aver svegliato mio figlio” “Si figuri, signora” disse sorridendo quel leccaculo gallese di Tuck….. “Oh Matt! Ti ho detto di chiamarmi Susan!” disse lei ridendo. Feci una smorfia al cantante che mi sorrise. Tzè, europei.
“Blake, fatti sistemare la cravatta da Mackenna” “Ma…” “Niente ma, sembra che quel nodo sia stato fatto da una scimmia ubriaca. Hai ricordato a Matt che deve andare da Cass?” “Si” disse lui scocciato “Ok, Brian muoviti e non fare il pesce lesso. Te le sai ancora mettere le mutande o ti devo aiutare pure con quelle?” feci una smorfia a mia madre e poi andai a vestirmi. Ho 34 anni cazzo!
Misi lo smoking nuovo di zecca e mi legai il papillon. Feci il bravo e né mi sparai i capelli, né mi truccai (un po’ di matita la misi, ma poca poca). Uscii dalla camera e non c’era più nessuno, solo Mackenna che mi aspettava davanti alla porta d’ingresso.
“Ti hanno mollato qui?” “Se devi accompagnare me non puoi fuggire via” feci una smorfia compiaciuta “Giusto, non voglio averti sulla coscienza” inforcai gli occhiali da sole, afferrai il telefono e lo misi in tasca, poi offrii la mano a mia sorella.
“Andiamo?” “Si, andiamo” e uscimmo, diretti alla villa dove si sarebbero svolte le nozze.

Ero sotto al gazebo e aspettavo. C’era mancato poco che non andassi davanti al parroco con gli occhiali da sole e il cellulare in tasca (che erano stati dati in custodia a Mackenna).
Quando arrivai, partì la marcia Nuziale, ma visto come camminavo, il tizio al pianoforte e il violoncellista si guardarono in faccia e si fermarono. Ma andatevene a fanculo.
Ero nervoso e agitato, avevo provato a chiamare Cass e mi aveva risposto Alice quasi insultandomi, cosa che aveva parecchio contribuito ad innervosirmi. Dietro di me c’erano Zacky, Johnny, Matt, Blake e Mattia.
Guardavo davanti a me nervoso e continuavo a camminare avanti e dietro. Con Michelle non stavo così. Beh, con Cass niente era come con Michelle, dal fare l’amore al passarsi una birra.
Il mormorio di tutti gli invitati si arrestò di colpo e poi cominciarono i brusii. Si sentì il rumore del cancello automatico che si apriva ed entrò l’ultima vettura che mi sarei aspettato di vedere per l’ingresso di mia moglie.
Cass, tutta sorridente seduta in modo scomposto sul retro del suo limone con la cappotta abbassata. Era semplicemente stupenda, con velo che svolazzava e le braccia tatuate che stonavano col vestito candido, rendendola ancora più bella e unica. Aveva il velo che le svolazzava dietro come una scia candida e quel cilindro bianco era semplicemente memorabile. Affianco a lei, seduto sempre con i piedi sul seggiolino, il padre che sorrideva anche lui come non gli avevo mai visto fare.
Matt (Baker) fece una sorta di sgommata che terrorizzò alcune zie sedute fra la folla e fece ridere Cass e il padre, perché loro avevano la “guida sportiva”: sembravano degli stuntman professionisti. La mia ragazza, quasi moglie, poteva far benissimo concorrenza a dei piloti Nascar, così come il padre, la madre e anche il fratello.
Antonio scese dalla macchina, mormorò qualcosa a Matt che rise e scese anche lui dalla macchina. Il padre aiutò la sposa a scendere e aspettarono che davanti a loro si sistemassero tutte le damigelle che aspettavano all’inizio della navata delimitata dalle sedie bianche. Si posizionarono su due file, tutte in dei vestiti neri e gialli (i gusti di Cass), le file capitanate da Angela e Mackenna (che andavano davvero molto d’accordo). La musica s’interruppe e cominciò la marcia Nuziale.
Tutto questo lo registrai solo con una sorta di vista secondaria ed è messo insieme dalle descrizioni degli altri, perché da quando era entrato quel limone giallo, non avevo avuto occhi che per la sposa, col suo insolito cilindro e l’altrettanto insolito bouquet bianco e giallo che camminava lentamente e a tempo, accompagnata dal padre.
Arrivarono davanti a me e Antonio posò la mano di sua figlia sulla mia e si andò a sedere in prima fila, nel posto lasciato vuoto affianco a Lucia.
Alzai il velo da davanti al viso di Cass e la trovai estremamente bella e sorridente, mostrando i due diamond theeth sui canini che usava spesso durante i live. Ma che…?
Le diedi un bacio sulla guancia e ne approfittai per dirle “Sei completamente pazza” rispose con un “Ci sarà un motivo se sto sposando te” ci voltammo verso il parroco e cominciò a farneticare.
Arrivò il momento delle promesse e ci voltammo uno di fronte all’altro. Cass aveva un mezzo sorriso sulle labbra. Cominciò lei.
“Beh, di solito me la cavo con le parole, ma per oggi non ho preparato niente. Mi farò ispirare del qui presente quasi marito” la gente rise un po’ e anche io, mentre le tenevo le mani e aspettavo che cominciasse a parlare. Prese un respiro profondo e puntò i suoi occhi diritto nei miei. In dieci anni che la conoscevo, non li avevo mai visti brillare così tanto.
“Allora, la prima volta che ti ho visto, ho pensato che eri strano, che ridevi senza motivo e che avevi dei tatuaggi di dubbio gusto, ma che mi piacevano. Queste piccole cose, forse sono le uniche a non essere cambiate nel tempo, da quando ero una ragazzina che andava a casa del suo cosiddetto fratellone per avere un posto dove suonare in pace col suo chitarrista. Beh, col tempo sono cresciuta e ho capito che tu per me non sei mai stato solo un fratello. Ricordo quando dissi che per sposarmi avrei dovuto trovare un uomo tanto stupido che, prima di tutto avesse voluto sposarmi e che fosse riuscito a convincermi a farlo” Quella frase la ricordavo bene: l’aveva detta quando stavo per sposarmi la prima volta, più o meno cinque anni fa.
Prese un respiro profondo e continuò.
“Da quando ci siamo conosciuti, più di dieci anni fa, sono successe tante cose, alcune brutte, altre belle, alcune che hanno cambiato la nostra vita per sempre, ma sono felice che sia stato tu quello stupido che è riuscito a convincermi. Ti amo, Bri e sono abbastanza sicura che lo farò per sempre” fra le risate e qualcuno che piangeva, partì un applauso. Presi un respiro profondo.
“Adesso tocca a me, giusto?” dissi rivolto alle persone sedute. “Bene, nemmeno io ho preparato niente, ma troverò qualcosa da dire” Cass mi sorrise e strinse un po’ la mia mano, come ad incoraggiarmi.
“Quando ci siamo conosciuti, più di dieci anni fa, in te vidi dapprima una nana italiana tutto pepe che teneva i capelli ad un ragazzo che stava poco bene e che non conosceva nemmeno tanto, aka: Matt che vomitava” cominciarono tutti a ridere, Cass compresa. Mi schiarii la voce.
“Quella ragazzina mancina che la prima volta che vidi salire su un palco mi abbagliò completamente con la luce che emanava. All’inizio non sembravi una ragazza forte, ma ho imparato che quando si ha a che fare con te, non si può mai sapere. Sei sempre la ragazzina dalle mille risorse e dalla fantasia sfrenata, no?” era stato Jimmy a definirla così e una delle lacrime che inondava gli occhi di Cass si fece strada lungo la guancia. La spazzai via col pollice e continuai.
“Più volte, durante gli anni ha dimostrato quanto valevi ed ogni volta ero sempre più innamorato di te e del tuo carattere forte, irascibile, sensibile, allegro, combattivo” mi schiarii la voce, non ce la facevo nemmeno a parlare “Scusate, sono più emozionato adesso di quando mi hanno dato il premio di Mtv” capita la battuta cominciarono tutti a ridere e aspettai che finissero, per ricominciare.
“La frase dello stupido la ricordo perfettamente e so anche che non hai detto quando l’hai pronunciata perché di certo non ti sembra il caso, visto che risale al mio primo matrimonio. Cassandra, tu non puoi nemmeno immaginare quanto io sia felice di essere quello stupido che è riuscito a convincerti e che non vede l’ora di sposarti definitivamente. Ti amo, fottutissima nana italiana” un’altra lacrima sgorgò dai suoi occhi e poco ci mancò che non succedesse lo stesso anche a me. Le citazioni di Jimmy facevano sempre un certo effetto su tutti. Ci voltammo verso il parroco e Evann Tuck, introdotto da Pinkly (con un mini cilindro bianco pieno di brillantini in testa) e Elvis (con il papillon) arrivò tutto sorridente in giacca e cravatta, con il cuscino con le fedi. i due cani si fermarono davanti ai nostri piedi, mentre il piccolo Evann fu tirato delicatamente via dal padre. Blake fischiò e i cani si spostarono da lì, andando a fare compagnia a testimoni e damigelle.
“Vuoi tu Brian Elwin Haner Junior, prendere la qui presente Cassandra Ombra come tua legittima sposa, per amarla e onorarla finché morte non vi separi?” presi l’anello più piccolo e lo misi al suo dito, vicino all’anello di fidanzamento. “Lo voglio” e le strizzai l’occhio.
“E vuoi tu, Cassandra Ombra, prendere il qui presente Brian Elwin Haner Junior come tuo legittimo sposo, per amarlo e onorarlo, finché morte non vi separi?” afferrò l’anello e lo mise sul mio anulare “Lo voglio” “Con i poteri conferitimi dal Signore, vi dichiaro marito e moglie” altro applauso e mentre il parroco diceva “Ora lo sposo può baciare la posa” avevo già preso la testa di Cass fra le mani e la stavo baciando in modo un tantino esagerato per essere una cerimonia religiosa.

Cass P.O.V.
Mi ero sposata. Alla fine, dopo tutto quello che era successo, avevo sul serio sposato l’unico uomo che io avessi mai amato davvero e che adesso mi sorrideva raggiante, mentre venivamo sommersi dal riso.
Dopo le foto e un turbinio di “Tanti auguri!” che venivano da tutte le direzioni, si aprì il buffet nell’immenso giardino della villa.
Il fotografo non ci lasciava in pace nemmeno un secondo, chiedendoci di continuare a posare con Alice dietro che lo comandava a bacchetta (grazie a quello, in molte foto io e Brian ridiamo come dei pazzi).
“Scappiamo?” mi mugugnò ad un certo punto Brian nell’orecchio. Lo guardai negli occhi e si accese una lampadina nel mio cervello “Ho un’idea”
Gli afferrai la mano, il mio velo, tirai un po’ su la gonna e cominciai a correre, per seminare Alice e il suo tirapiedi. Arrivai da Matt “Baker! Le chiavi!” Matt mi guardò perplesso, ma mi diede le chiavi del mio maggiolone. Salii sul posto di guida e Brian si mise su quello del passeggero. Partii e si voltò a fare gesti agli invitati che erano rimasti di sasso.
“Allora? Dove andiamo?” “Non ho intenzione di sprecare il mio bouquet tirandolo in faccia a qualcuno” “Allora che ne vuoi fare?”

“Sai di essere un genio?” “Mmm.. forse” mi strinse una mano su una spalla e mi diede un bacio sulla guancia.
Eravamo al cimitero, davanti alla tomba di Jimmy. Quando eravamo arrivati avevamo trovato un paio di fan che ci avevano guardato sbalorditi e a cui avevo dato una rosa a testa. Facemmo le foto, autografi e gentilmente se ne andarono, dicendo che sarebbero tornati dopo. Diedi una rosa a Brian “Mantienila, questa devi andare in Italia, da Attilio” e mi chinai a posare il bouquet sulla lapide.
Brian, che aveva una mobilità maggiore della mia, tolse dei fiori secchi dal vaso posto davanti e io v’infilai il mio bouquet. Si chinò e sfiorò la lapide.
“Sono passati cinque anni. Ci pensi?” “Cinque anni. Guarda qua che è successo in cinque anni. Io sono una star, tu ti sei sposato due volte…” si voltò verso di me e si alzò. Mi strinse le mani in vita e mi avvicinò a sé “Si, ma questa è la definitiva” e mi baciò.
Mentre continuavamo ad amoreggiare, al cimitero, davanti alla tomba di Jimmy, arrivarono Alice con tirapiedi, a cavallo di una decappottabile che la ragazza guidava come una pazza. Parcheggiò davanti a noi e scese come una furia dalla macchina.
Si sistemò il vestito, i capelli e sbruffò.
“Ok, tu sei una stronza e tu sei peggio di lei” “Alice, prendi fiato e rilassati. Non stai lavorando e fai respirare pure quel poveretto” disse Brian, prima di tornare a baciarmi.

Tornati alla festa, tutti si chiedevano dove fossimo andati, ma tanto lo avrebbero saputo subito, grazie ad Alice. Cominciammo a divertirci anche noi, fra alcolici e strane tartine.
La giornata passò allegra e spensierata, fino a quando Federica, Erica e Mattia presero il microfono.
Dopo la quadriglia (e provate voi a spiegare come si fa la quadriglia ad una massa di Californiani) comandata da Erica in italiano e Federica in inglese, la bionda fece un passo avanti e diede un colpetto sul microfono, per vedere se funzionava “Mh mh, scusate. Ecco. Saaaalve. Non so come si usi in America, ma dalle nostre parti, al matrimonio di fanno dei.. giochi. Allora chi dei due comincia?” “Precedenza alla sposa!” urlò Synyster da un tavolo. “Cass, ma che cavaliere tuo marito!” commentò Federica. Intanto Mattia, Jake e Blake avevano sistemato cinque sedie in mezzo alla pista da ballo.
“Allora, oltre allo sposo ci servono altri quattro cavalieri. Alice, benda la sposa”. La ragazza annuì e mi venne vicino con una fascia bianca e spessa. “Ma proprio al mio matrimonio dobbiamo giocare a mosca cieca?” esclamai e cominciarono tutti a ridere.
“Allora Cass, ti ricordi il matrimonio di zia?” disse Mattia “Certo che me lo ricordo. Ah, ho capito” Avrebbero fatto sedere cinque persone, fra cui Brian e avrei dovuto riconoscerlo toccando cose tipo naso o orecchio (guardate con che cazzo di gente sto, per fare una stronzata del genere).
“Ok, allora per te è facile. Dovrai riconosce Brian dal naso” sorrisi. Brian era più che famoso per il suo naso perfetto, non sarebbe stato difficile. Beh, poteva andarmi peggio.
“Allora pronti? Cominciamo!” Alice con una presa ferrea che male si addiceva alle sue manine delicate e alle dita lunghe e affusolate, mi faceva da guida e portò la mia mano sulla prima persona. No, decisamente no. “Nah, questo è Zacky” rise e capii che avevo ragione. “Si, è Vengeance. Procediamo”
Secondo. Ma stiamo scherzando? “Come avete convinto mio padre a fare questa cosa?” dissi in italiano e sentii uno strano verso divertito, solito di mio padre “Dai, avanti”
Terzo. Il naso non lo riconoscevo, ma non era Brian. “Scusa eh, ma chi diavoli sei?” lo sentii sorridere e sentii una fossetta che conoscevo bene “Ma ci avete messo pure Shadows? Il prossimo è Johnny, vero?” Matt rise e capii di averlo riconosciuto.
Quarto “Erica?” cominciò a ridere e capii che era lei.
“E quindi il quinto…. No. Blake alzati, dov’è tuo fratello?” “Qua” e, quella che avevo creduto essere Alice, mi baciò. Era stato lui a condurmi per tutto il tempo. “Sei un cretino” dissi contro le sue labbra, senza separarmi.

Brian P.O.V.
“Ok, adesso tocca a te, Bri” Alice mi bendò e aspettai che si sedessero. “Ok, Brian a te toccherà riconoscerla dall’orecchio sinistro” Dall’orecchio? Allora… i piercing di Cass a sinistra: aveva l’industrial che non levava mai se non per pulire il buco e altri tre buchi più sotto e poi aveva il padiglione auricolare strano, come frastagliato che nemmeno lei sapeva da cosa dipendesse. Ok, ce la potevo fare.
Quella che doveva essere Alice mi guidò verso la prima persona. Un buco sotto e uno al centro del padiglione auricolare. “Tuck, decisamente non sei mia moglie” cominciò a ridere e andai avanti.
Secondo. “Matt, riconoscerei il suo plug a girella tra miliardi”
Terzo. Boh, ma non era lei.
Quarto. Industrial, tre buchi sotto, padiglione frastagliato. “Ed ecco qui la nana italiana” “Sicuro?” disse Alice dietro di me. “Vuoi vedere quanto sono sicuro?” mi chinai e la baciai. Si, era decisamente lei.
Mi tolse la benda. Quella che non avevo riconosciuto era Ronnie e dall’altro lato c’era Lucia.

Finiti quei giochi cretini, (dopo quello ce ne erano stati un altro paio) arrivò il fatidico momento del ballo.
“Stearway to Heaven?” disse Cass sorpresa, mentre le prendevo la mano e la portavo al centro della pista.
“Si, l’ho chiesta io” “Bravo” disse mentre si faceva guidare da me.
“Come mai?” scrollai le spalle “So che ti piace, è la prima canzone che ho imparato a suonare con la chitarra e mi ricordo di quando la suonasti al piano, appena tornata in California. Per intenderci quando venisti a rimontarmi” sorrise dolcemente. Sembrava sul punto di squagliarsi e mi piaceva.
“Te lo ricordi” “Diciamo che di quel periodo ricordo poche cose e una di queste sei tu” Dopo il primo ballo lento, Cass fu rapita da Ronnie e io chiesi a mia suocera di venire a ballare con me (si, sono un ruffiano).
“Ragazzi! Tutti fuori!” urlò Tuck dopo un po’.
Come al matrimonio di Matt (e al mio), finimmo in piscina. Cass si tolse scarpe e velo e si buttò a palla di cannone, con tutto il vestito che dava l’impressione di pesare un’accidenti.
Poco dopo mi buttai pure io (distrutto un’altro smoking) e dopo di me parecchi invitati. Cass si aggrappava fra me e Ronnie “Questo maledetto coso è peggio di una zavorra” e ci fecero altre foto, Alice che continuava a dirigere il poveraccio, anche se si era buttata in piscina.
Eravamo tutti a schizzarci, quando Matt e Val si sedettero sul bordo della piscina.
“Ragazzi un attimo di attenzione! Abbiamo un’annunciò importante da fare!” urlò lui con tutta la potenza di cui era capace e un po’ di più.
“Visto che è una giornata per festeggiare, vi diamo un motivo in più per essere felici” cominciò lui, poi guardò la moglie “Sono incinta!” “Di due gemelli!” li tirammo in acqua e io, Zacky e Tuck, provammo ad affogare il cantante, mentre Cass e le altre parlavano con Valary.
“Complimenti! Due!” disse Tuck, buttando una mano di mezzo alle gambe di Matt per una “strizzatina affettuosa”, ma il californiano riuscì a liberarsi dalla presa e salvare i sui suoi gioielli di famiglia.
Andammo a cambiarci (Cass mise un vestito bianco che arrivava fino al ginocchio, dall’aria molto più comoda e leggera) e io misi la camicia e il pantalone che avevo portato di ricambio (per evenienza) e andammo vicino ad un tavolo a cui continuavano a fare brindisi con lo champagne e lo buttavano giù diritto. C’erano parecchi italiani, ma anche Blake, Will, Matt (Shadows), Tuck e Jake.
Matt si alzò “Adesso provo io, ok nonno?” disse rivolto al Predatore che rideva soddisfatto. Cazzo, solo con me faceva lo scorbutico?
Il mio cantante alzò il bicchiere “Caricate!” in italiano, si schiarì la voce e con tutta la potenza di cui era capace (e sono abbastanza sicuro che voi sappiate di cos’è capace quell’uomo) parlò in italiano “Per Cass e Brian! Ipe ipe!” e gli altri rispondevano “Fuoco!” sempre in italiano “Ipe ipe!” “Fuoco!” “Ipe ipe!” “Fuoco!” e svuotavano.
“Cass, ma che fanno?” chiesi divertito “Niente, è un brindisi” mi liquidò lapidaria, prima di prendere un bicchiere e unirsi a loro. Dopo un po’ “guidai” pure io un paio di brindisi.
Gli italiani sapevano come fare casino e stronzate ai matrimoni, anche se dicevano cose senza senso…

Blake P.O.V.
“Fuoco!” non sapevo nemmeno cosa significasse, ma continuavo ad urlarlo ed era divertente. Il nonno, seduto vicino a me, sembrava divertirsi parecchio a vedere degli americani che arrancavano provando a parlare una lingua troppo complicata.
Buttai giù l’ennesimo bicchiere e mi voltai verso Will, alquanto andato, che rideva e teneva la testa buttata indietro. Ok, questa volta avrei fatto io il maturo e non mi sarei ubriacato. Non volevo che la mia dolce metà rischiasse la vita per qualche mio bicchiere di troppo.
Alla fine si, ce l’avevo fatta a mettermi con qualcuno e sentirmi davvero amato.
Il famoso ippopotamo ubriaco più bello di tutto il globo (Ashley) era finito fra le mie braccia e ci era rimasto per un anno e mezzo, poi era finita.
Ero riuscito a farle vedere che non ero solo uno stronzo quando era stato Ortiz a comportarsi da coglione con lei e io l’avevo difesa e portata via da quel cazzone.
E così, dopo le lacrime, un chilo di M&M’s e una maratona di X-men, eravamo diventati amici, poi scopamici e poi avevamo aperto gli occhi e ci eravamo resi conto di amarci (forse io già da un po’, ma come dice sempre Cass, Sssshh! Dettagli).
Beh, molto romantico, vero? Soprattutto il periodo scopamici, quinta essenza dell’amor cortese: mi ero ritrovato con graffi (e lividi) ovunque.
Poi (per la gioia del mio corpo martoriato) aveva cominciato ad essere molto più tranquilla e dopo ogni volta non ne uscivo come da un incontro di Wrestling.
Dopo esserci lasciati (per problemi di distanza la nostra storia si era semplicemente sfaldata), mi ero ritrovato di nuovo solo e abbandonato. Fra l’altro il tour era finito e mi ero ritrovato solo, a casa, in mezzo ad una miriade di coppiette. Bella merda.
Poi un giorno, mi chiamò Will dicendomi che sarebbe passato a fare un saluto e mi resi conto di quanto il mio tour manager dagli occhi verde foglia mi fosse mancato, troppo in effetti.
Mi ero ritrovato completamente spaesato.
Io? con Will? Mi sembrava assurdo! Se in tutta la mai vita c’era una cosa di cui non avessi mai dubitato, era il mio orientamento sessuale e tutto ad un tratto mi ritrovavo attratto dal mio aitante tour manager dai corti e disordinati boccoli corvini e la pelle olivastra, i muscoli perfetti e il sorriso da pubblicità del dentifricio.
Era stato tutto molto strano, ci eravamo ritrovati completamente ubriachi ad urlarci quello che provavamo l’uno per l’altro senza un minimo di gentilezza e romanticismo a quel punto mi aveva baciato e il dopo diventa vietato ai minori.
Da allora era stato solo a salire, verso l’apice del vero amore (si, sono da diabete ma, ribadisco, sssshh! Dettagli).
Mi voltai a guardarlo e si era completamente addormentato. Lo presi delicatamente per una spalla e lo scossi leggermente “Will, ehi…” “Mmhh, ho sonno, andiamo a casa tua” sorrisi e gli diedi un bacio “Va bene” me lo caricai su una spalla (accidenti se pesava!) e andai a salutare mio fratello.
“Gli hai messo qualcosa nel bicchiere, così te lo scopi?” disse lui, mentre beveva. Era stato uno di quelli che ci era rimasto più di cazzo quando aveva scoperto che ero diventato bisessuale.
Mi aveva sempre visto come la sua copia esatta di qualche anno di meno e con quella novità lo avevo “mandato in crisi”.
Dopo di ché, fratelli come prima.
“Non ne ho bisogno, io” “Ti sei dimenticato con chi stai parlando? Nemmeno io ho bisogno di questi mezzucci” “No, ma sei un pedofilo” “Tua sorella…” “Guarda che Mackenna è pure tua sorella” sorrise e si voltò, per tornare ai brindisi in lingua straniera.
Will mugugnò e disse una cosa del tipo “Tranquillo amore, sei meglio tu…” e tornò in coma profondo. Sorrisi. Meno male che c’era lui a ricordarmelo.
Lo misi in macchina e continuava a sussurrare il mio nome e a sorridere, come un bambino. Gli diedi un bacio e, cosa assurda, rispose. “Mm.. smettila di fumare drum…” “Torno alle Marlboro, ok?” “Si, meglio” aprì appena gli occhi e mi sorrise “Blake, ti amo” “Anche io Will”.
Si, meno male che avevo lui a ricordarmi anche questo.

Brian P.O.V.
La festa finì e tornarono chi a casa, chi in albergo. Noi avevamo prenotato una stanza della villa per la prima notte di nozze e la mattina saremmo partiti per la luna di miele.
Cass si era chiusa in bagno e io stavo fumando, in attesa che uscisse. Finii di fumare, mi sbottonai la camicia e mi stesi sul letto, a torso nudo.
Poco dopo la porta si aprì e Cass aveva addosso un completino di lingerie tutto pizzi e merletti, del tutto bianco, con tanto di reggicalze e calze a rete (sempre bianche).
Feci una faccia compiaciuta, provando a mascherare lo shock-eccitazione iniziale.
“Però… complimenti” venne verso il letto e poggiò un piede sul materasso.
“Mica sai come si sgancia sto coso?” come smontare l’atmosfera: Cassandra Haner (perchè adesso era una Haner) era una maestra. Sorrisi malizioso “Posso sempre provare” rispose al mio sorriso “Divertiti, perché io non ci riesco” gattonai sul letto fino a dov’era lei e strinsi una mano sulla sua coscia, mentre la baciavo.
Mi separai appena da lei e la guardai negli occhi “Hai tolto di Diamond Theeth?” “Non voglio farti male” sorrise molto, ma molto maliziosamente. Armeggiai un po’ col reggicalze e poi riuscii a sbottonarlo.
“Ma che bravo. Vedo che sei pratico” scrollai le spalle e staccai anche l’altro “Che ci vuoi fare, ci sono abituato” “Sai come si toglie pure questo?” disse indicando il corpetto che univa la parte di sopra con quella di sotto. La tirai sul letto e s’inginocchio davanti a me. La misi le mani in vita e controllai “No, questo no, ma di solito ci sono dei bottoni nascosti da qualche parte” mi spinse sul letto e si sedette sopra di me.
“Ma come è istruito il mio maritino su certe cose, eh?” Si chinò a baciarmi e intanto armeggiava con il mio pantalone. Lo aprì e lo tolse di mezzo, tirandosi dietro anche i boxer. Cominciò a baciarmi sul collo, mentre una sua mano scendeva sul mio inguine e più giù a massaggiare il mio membro. Cominciò a scendere con le labbra, si divertì a torturare un mio capezzolo e poi continuò a scendere fino all’inguine e sostituì la mano con la bocca. “Cass… oh.. porc.. ah” Sorrisi estremamente soddisfatto e anche alquanto sorpreso, mentre affondavo le mani nelle lenzuola e godevo di quel suo tocco.
Però, mica male la vita matrimoniale.  



Ooooooh *-*
Son carini, daaai ;D
Beh, non mi viene molto da dire, quasi niente in effetti v.v
Tranne che voglio un fottuto maggiolone giallo e un Synyster Gates con …. 8 anni in meno >.<
Beh, non mi resta che ringraziare il mio angioletto _diable_ e i suoi scritti sublimi con disegni osceni fatti con Paint
Dai, me la lasciate una recensioncina piccina piccò? Magari anche per dirmi: “Sti due hanno cagato il cazzo quasi quanto te!”
Lo so che ci siete, non fate i cattivi e.e
Dal prossimo capitolo, finiscono i Flash Back e la storia riprende dal “Prologo”
Baci baci :3
The Cactus Incident



  
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