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Autore: Heavenly    12/03/2012    2 recensioni
E se... Percy, il figlio di Poseidone, non fosse figlio unico? Se qualcun'altro arrivasse e si rivelasse per quel che è in realtà?
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"Non è possibile. Tu... tu..."
Guardai il simbolo verde che volteggiava sopra il suo capo. E non potei crederci.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gita fuori porta sull'Olimpo - parte 1.

 

Erano quasi le sette, ed eravamo in tremendo ritardo.

Per più di un'ora, avevo visto Hilary cambiarsi magliette e pantaloni, dato che era andata in crisi.

«Ma come diavolo ci si veste davanti a degli Dei?!» continuava a borbottare, tirando fuori cose alla rinfusa dal suo baule.

«Oh, guarda! Questo, ti piace?» chiese, mostrandomi un maglietta leggermente a palloncino bianca, e degli shorts neri.

«Sì, Hil, sì.» sbuffai.

«Ma la smetti di sbuffare? Io sono in piena crisi e tutto quello che fai è stare lì a lamentarti!» mise le mani sui fianchi.

«Ehi, io non centro! Sei tu che non riesci a decidere cosa mettere! E poi, scusami tanto se la mia presenza ti turba! Se vuoi me ne vado subito…» sbottai.

«Non provare a muoverti di lì.» si girò, camminò verso lo specchio della camera, si diede un'ultima occhiata e alla fine sospirò.

«Ma sì, hai ragione tu. Non sarà quello che indosserò a impedirmi la morte certa…» 

«Proprio così.» sorrisi, soddisfatto della mia vittoria.

Mentre osservavo Hilary rimettere tutte le cose "a posto", sentii bussare alla porta.

Mi alzai dal mio letto, avendo paura che Chirone fosse venuto a darci una strigliata per il nostro ritardo; ma quando aprii la porta, quella che vidi non era affatto Chirone.

«Testa d'Alghe!» mi urlò nell'orecchio Annabeth.

«Ahi!» esclamai, tappandomi le orecchie, ancora assordato.

«Annabeth, che ci fai qui?» chiesi.

«Ciao anche a te Percy! Sì, tranquillo, va tutto bene. No, pure io sono contenta di rivederti!» alzò un sopracciglio, scettica.

«Scusa…» sbuffai, l'ennesima vota in quella giornata.

«Che ci fai tu qui?» domandò lei, imitandomi.

«Io…» 

«TROVATA! AHAH!» mi voltai di scatto, per trovarmi davanti un Hilary trionfante con in mano una spazzola, brandita a mo' di trofeo.

Annabeth mi spostò un po' di lato per vedere quello che succedeva, e quando vide Hilary si raggelò.

Intanto, mia sorella era tornata alla realtà. O meglio, lo era tornata per un millisecondo; infatti, imitò a sua volta Annabeth, e diventò di ghiaccio.

«Lei…» Annabeth e Hilary pronunciarono insieme la stessa parola.

«Chi sei?» chiese Annabeth.

«MA TU SEI ANNABETH CHASE!» gridò Hilary.

Anche l'altro mio orecchio era andato al Tartaro.

Annabeth si voltò a guardarmi.

«Percy? Credo che tu mi debba alcune spiegazioni.» ordinò, incrociando le braccia.

Le donne, prima o poi mi avrebbero ucciso.

 

***

 

Come reagì Annabeth? 

Se la conosceste, non vi meravigliereste della sua totale impassibilità durante tutto il racconto.

Insomma, i Figli di Atena sono così: riflessivi, calmi e cervelloni.

«Insomma, tu sei la sorella di Percy?» concluse Annabeth, guardando Hilary.

Hilary annuì, sorridendo lievemente. 

Avevo paura di quel che poteva succedere fra le due: insomma, già Annabeth aveva impiegato mesi per mandarmi giù del tutto; ora che avevo una sorella, non sapevo proprio cosa aspettarmi.

Annabeth annuì, poi tornò a guardare le scalinate.

«E ora?» chiese.

«E ora noi dovremmo andare sull'Olimpo.» decretai.

«Cavolo! Che ore sono?!» Hilary venne presa dal panico.

«Sono le 18.55. Abbiamo cinque minuti netti.» disse Annabeth, controllando il suo orologio.

«Abbiamo?» chiesi, curioso.

«Non ti aspetterai che mi perda il momento che deciderà il vostro futuro, Testa d'Alghe!»

«Io… No, non credo…» farfugliai.

Mi alzai con le due, e mi diressi a passo spedito verso la Casa Grande, dove Chirone ci stava aspettando.

«Era anche ora!» esclamò, quando ci vide arrivare.

«Scusa, Chirone! Ma abbiamo raccontato gli ultimi atti ad Annabeth…» spiegò mia sorella.

«E ci posso scommettere tutte le dracme del mondo che ora lei vuole venire con noi, vero?» chiese, rivolto ad Annabeth.

Lei fece spallucce, e Chirone sospirò.

«E va bene, se proprio ci tieni. Sappi però che dovrai supportare Hilary. Lo sai, vero?» Chirone la guardò, dubbioso.

«Mmh-mmh.» mugugnò Annabeth, e annuì.

Chirone sembrò convinto, mentre Hilary non molto. A dire il vero, guardava Annabeth molto preoccupata.

«È ora. Forza, andiamo!» ci incitò Chirone, e spinse tutti e tre su per il monte, verso la macchina guidata da Argo.

Mentre Annabeth andava avanti, per discutere con Chirone, io e Hilary rimanemmo indietro.

«Ma ce l'ha con me?» chiese, mordendosi il labbro.

Non ci voleva molto per capire di chi stava parlando.

«Ma no, tranquilla. Solo che non è mai stata il massimo dell'ospitalità, all'inizio…» rammentai il mio arrivo al campo.

"Quando dormi, sbavi." Quello sì che era un bel ricordo di benvenuto.

«Oh, lo so!» Hilary sorrise beffarda, e seppi che pensava alla stessa cosa che pensavo io.

Le tirai un pugnetto sulla spalla, per dirle di smetterla.

«Non è bello essere presi per i fondelli, sai?» 

 

***

 

«Empire State Building. Piano 600. Siamo arrivati.» annunciò Chirone.

Guardai i miei compagni: Annabeth aveva ancora addosso quell'aria di perfetta serietà, ma si poteva scorgere nel suo volto un po' di agitazione. Chirone spostava il peso da una zampa all'altra, come faceva sempre quando era nervoso.

E mia sorella… Diciamo che era diventata una fontanella: aveva la fronte imperlata di sudore, e anche la mano che mi aveva afferrato durante la salita cominciava a farsi scivolosa.

La porta dell'ascensore si aprì, e rivelò il panorama mozzafiato che si vedeva dal Monte Olimpo. 

Sotto di noi e la stradina acciottolata, si stendeva Manhattan insieme a tutte le sue luci.

Davanti a noi, il monte, con inerpicati sopra i palazzi bianchi appartenenti agli dei. Era uno spettacolo davvero stupendo, anche io che l'avevo già visto una volta ne rimasi di nuovo colpito. 

Non parliamo di mia sorella: era in iperventilazione, diciamo.

«Woh, devi camminare, lo sai come si fa no?» chiesi, cercando di rianimarla.

«Certo che lo so, Testa d'Alghe!» Come mi aspettavo, assunse un'aria da sotuttoio incredibilmente simile a quella di Annabeth.

Le feci la linguaccia, e ci incamminammo per la stradina acciottolata. Annabeth mi affiancò, mentre Hilary stava parlando di Chirone. Probabilmente lui le stava dicendo cose come: "Occhio alla Folgore di Zeus", "Non offendere Afrodite con qualcosa riguardante il suo aspetto" e "Sorridi e annuisci anche se decretano la tua morte". 

«Senti, Percy… Siamo sicuri che ci possiamo fidare di lei? Insomma…»

«Annabeth, mi stai dicendo che non ti fidi di lei?» bloccai Annabeth prima che finisse.

«No! Cioè, voglio dire, non è un po' azzardato? Insomma, è impossibile che sia tutta una coincidenza…» insitette.

«Senti, se credi che mio padre l'avrebbe riconosciuta perché quel giorno gli girava, allora mi dispiace dirtelo, ma non dovresti fidarti nemmeno di me!» sbottai.

«Non volevo dire questo…» 

«Dimmi un po', credi che dovremmo mettere un sensore a tutti i nuovi semidei? Così, per sapere!» esclamai, e accelerai il passo, avvicinandomi a Chirone e lasciando indietro Annabeth. 

Ero furioso, ma anche soddisfatto. Quella era la prima volta in cui riuscivo a rispondere per le rime ad Annabeth; allo stesso tempo, desiderai che non avesse detto nulla. Se non si fidava di Hilary, allora non si fidava nemmeno di me. 

Continuammo a camminare per un po', salendo il monte, fino a che non ci trovammo davanti al grande palazzo bianco marmoreo. Avanzammo su per le scalinate, per poi sbucare nel giardino interno. Dopo di questo, c'era la sala del trono. 

Mi sentii per la seconda volta sperduto nell'immensità di quel posto, con il soffitto altissimo a volta. Hilary guardava meravigliata tutto: spostava lo sguardo dalle stelle in movimento sopra di noi, ai grandissimi troni che erano disposti di fronte al braciere, a forma di U.

Erano tutti occupati; e quando intendo tutti, intendo davvero tutti. A quanto pare anche Mr. Sonoilredelsottosuolo era stato invitato alla riunione di famiglia.

Vidi alcuni dei per la prima volta, e devo dire che incutevano terrore tutti, anche un bel ragazzo dall'aspetto affabile, che se ne stava stravaccato sul suo trono.

"Comodo, mi dicono." pensai.

«Chirone, mio fedele amico!» Zeus si era alzato dal suo posto, e troneggiava con i suoi sei metri e più di altezza su di tutti.

«Ave, Zeus, re degli Dei!» Chirone si inchinò, e noi lo imitammo.

«Potete alzarvi. Sbaglio o siamo qui per una certa ragazzina?» chiese Zeus.

Spostò lo sguardo su Annabeth e Hilary, ma quando si accorse dell'aspetto di quest'ultima fu chiaro che aveva capito quale delle due fosse la Figlia di Poseidone.

Hilary provò ad aprire bocca, ma non uscì alcun suono. La guardai preoccupato: non era da lei; rispondeva a tutto e a tutti, di solito.

«Avanza.» Zeus si voltò e tornò a sedersi.

Hilary guardò Chirone e Annabeth, che le fecero segno di andare. Poi guardò me, e fu davvero strano; era come riuscire a leggerle dentro. Sapevo cosa stava pensando, sapevo quali paure aveva. Sorrisi, incoraggiante, sperando che il mio pensiero le fosse arrivato.

Sembrò di sì, perché mi rivolse uno sguardo pieno di gratitudine e poi camminò davanti a sé.

 

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SONO VIVA, SONO SONO VIVA, SONO VIVA, SONO VIVA SI'! 
Ammettilo che l'hai letto cantando. No? Ok. çç
SCUSATEMIII se vi ho fatto aspettare così a lungo! Non ho scuse. Comunque, sappiate che il capitolo dopo è già in fase di costruzione ;D
Almeno quello vi consola? No? Ok çç
Vorrei ringraziare chi mi segue ancora, chi è nuovo -perché ce ne sono, WOHO!- e per chi si ricorda ancora che esisto :'3
Grassie mille dell'attenzione u.u 
I commenti sul capitolo nel prossimo capitolo (?)
Adieu, 
Heav.

  
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