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Autore: Cynthia_Zizi    12/03/2012    5 recensioni
Questa one-shot è dedicata a tutte le ragazze che si sentono brutte esteriormente e che per questo si fanno un sacco di paranoie, sono timide e vorrebbero sempre nascondersi oppure hanno paura di essere se stesse per il giudizio altrui.
Bene, care principesse, sappiate che non esiste ragazza che possieda il dono dell'umiltà e della dolcezza che avete voi.
E il ragazzo che popola questa 'favola moderna' è un ragazzo oscuro ma profondo sentimentalmente. Avete presente il genere di ragazzo dall'aria misteriosa che sembra arrivato da un'altra epoca? Quello che all'inizio potrebbe sembrare chiuso e introverso ma che poi senti proprio dietro di te come volesse proteggerti?
Sono sicura che sarebbe onorato di conoscervi.
Vogli farvi vivere la stessa sensazione che ho provato io leggendola.
Voglio che anche voi possiate condividere, possiate imedisimarvi nella ragazza che è ognuna di voi.
Siete voi stesse, perchè siete tutte bellissime, sempre.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ehm…" comincio.

"Sì, Cristina è proprio lui, quello che ieri ti stava fissando appoggiato al porticato, viene qui spesso, dice che è un posto molto tranquillo"

Io mi indico: " Sta… Stava fissando me?!" domando con la voce incrinata.

La barista ride.

"Certo Cristina! Forse ha visto in te qualcosa che… non so… l’ha colpito"

Cosa avrebbe potuto colpirlo di me ieri? La borsa fucsia a penzoloni sulla spalla?

Io abbasso lo sguardo pensierosa.

"Senti…"

"Stella, chiamami Stella" mi risponde.

Io le sorrido: "Senti Stella… sai come si chiama visto che frequenta spesso il bar?" le chiedo mentre una speranza cresce in me.

Lei si gira di scatto: "Scusa devo andare!" e se ne va verso una porta con scritto "Privato".

Io resto a bocca aperta. Mi lascia così?

Ma appena mi giro vedo uscire dal bagno l’ultima persona che avrei mai immaginato di trovare e la prima persona che mi abbia fatto sorridere.

Lui.

L’angelo dark così maledettamente bello che mi ha sconvolto la testa nel giro di un giorno.

Lo guardo, non si è accorto di me, ma appena si gira e mi vede, lo vedo irrigidirsi.

Io arrossisco, forse non si aspettava che sarei cambiata così.

Poi si gira verso la porta con scritto "Privato" e la testa di Stella spunta fuori. Sta annuendo sorridente verso di lui. Così si gira, mi sorride e si avvicina piano al tavolino dove sono seduta.

Io distolgo velocemente lo sguardo.

Ora capisco perché Stella era scappata in quel modo liquidando la risposta alla mia domanda così velocemente.

Ma non capivo, o meglio, non volevo capire perché lui, cercasse proprio me.

Ad un passo da dove sono seduta, con le mani in tasca, mi chiede: "E’ libero questo posto?"

Io annuisco e tolgo lo zaino da sopra la sedia, così che lui possa sedersi.

Io continuo a fissare il tavolino, mentre lui si tortura le mani.

Si gira verso Stella, che se la ride sotto baffi mentre asciuga qualche tazzina da dietro il bancone e lui si mette le mani tra i capelli, prima di cominciare a parlare.

"Come ti chiami?" mi chiede guardandomi.

Io alzo di scatto la testa, poi mi guardo indietro.

Sì, ha chiesto proprio a me.

"Io… ehm… Cristina, tu?" rispondo incerta.

"Danìl, ieri pomeriggio era qui, mi sembra di ricordare"

Incrocio per una frazione di secondo i suoi occhi blu intenso, riesco a vedere a malapena quello coperto dal ciuffo, ma intuisco che è quello che mi studia di più.

"Sì esatto, tu eri appoggiato al porticato mi pare" dico indicando col pollice all’indietro verso la porta.

Lui sorride: "Ti ricordi di me allora, però sei cambiata in così poco tempo da ieri"

Io arrossisco dicendo a bassa voce, senza neanche accorgermene: "Per merito tuo…"

Danìl si indica. Ha sentito: "Mio? Sentiamo un po’" risponde sorridendo come solo lui sa fare.

"E’ una lunga storia". Poso il mento sopra le mani mentre queste ultime sono appoggiate sopra il tavolino.

"Raccontamela lo stesso. Mi piace ascoltare le persone" dice mettendosi nella mia stessa posizione.

Ci ritroviamo a fissarci a un centimetro di distanza, mentre i nostri occhi si fissano.

Immagino già Stella con un fazzolettino in mano, commossa da questa scena.

Non so come, ma ora, anche se quasi ci sfioriamo, non mi sento fuori luogo e impacciata, e così comincio a raccontare che non mi è mai andata a genio la danza classica; che Laura e Silvia non mi lasciano in pace e che sono costretta a scappare velocemente da scuola perché se mi vedessero sarei nei guai fino al collo; al tremendo episodio di ieri che mi ha lasciato un’enorme ferita ancora fresca, fino alla mia diffidenza da tutto quello che riguardava l’emo, fino a ieri, quando lui, Danìl, è spuntato come una stella cadente quando hai veramente la speranza di riuscirla a scorgere per esprimere un desiderio.

Dico tutto questo all’angelo dark così maledettamente bello, che dall’altra parte del tavolino mi ha ascoltata senza mai dire niente, senza mai esprimere alcun commento. Senza mai giudicarmi.

"Più ti sento Cristina, più mi convinco che… sei una ragazza tanto sensibile, ma soprattutto forte se sei riuscita a resistere a tutto quello che ti hanno fatto. Anch’io ho passato un periodo come il tuo, mi sono chiuso in me stesso, ma ora sono riuscito a uscire di casa senza più timore che qualcuno mi scambiasse per un pazzo fumato, oppure mi picchiassero perché sono un emo. Non ascoltare mai e poi mai Cristina, quello che gli hater scrivono o dicono sugli emo. Noi non reagiamo per il semplice motivo che non ce ne frega niente di quello che la gente pensa di noi. Stiamo bene così, con i nostri auricolare e la nostra musica. E’ vero, siamo molto, forse troppo solitari, ma non facciamo del male a nessuno per nessun motivo al mondo. E non pensare che la parola "emo" voglia dire depresso o "ciuffo piastrato". Emo vuol dire emozione, ed è quello che dimostri tu ora, Cristina".

Io rimango senza parole. E’ la prima volta che qualcuno mi fa così tanti complimenti in una sola volta. Sono così felice che mi dimentico che ormai è passata più di un’ora e che sono in ritardo di cinque minuti.

"Oh diamine! E’ tardi e… non posso neanche chiamare mia madre per dirle che sono in ritardo" sbotto alzandomi dal tavolo.

Danìl mi porge il suo cellulare: "Usa il mio Cristina, te lo presto volentieri"

"Grazie, sei troppo gentile" gli sorrido, il sorriso più spontaneo che abbia mai fatto ad una persona.

Chiamo mia madre, per dirle che arriverò un po’ in ritardo per prepararmi riguardo il saggio di danza. Ma, sorpresa, è stato spostato di due ore per un imprevisto, e posso ritornare tra un oretta dal centro.

"Che fortuna" dico ridandogli il cellulare: "Il mio saggio di danza è stato spostato di due ore, quindi non devo correre a casa ora" finisco prendendo il mio zaino.

A Danìl gli si illuminano gli occhi: "Allora ti va di fare un giro in centro con me? Così per passare il tempo" mi chiede.

Io non ci penso due volte, è tutta la giornata di ieri che sognavo una cosa del genere e ora non mi tiro indietro.

"Sì, certo!" esclamo.

Salutiamo Stella che ci guarda da un’ora con il gomito appoggiato e la testa sulla mano con aria sognante. Poi si "risveglia" all’improvviso e ci saluta anche lei raggiante.

Noi ce la ridiamo da sotto i baffi e poi usciamo, felici.

Stiamo girando per il centro, ridendo e scherzando alle battute di Danìl e alle mie figuracce di un tempo. Non mi è mai parso più spontaneo di così, raccontare cose che rifiuto anche io di pensare.

Lui, il mio angelo dark, si ferma all’improvviso e mi si para davanti.

Oddio no, oddio no… che sta per fare?!

Poi mi dice:" Sai cosa ci vorrebbe per farti essere un emo a tutti gli effetti?"

Io tiro un sospiro di sollievo e alzo la testa pensierosa, proprio non lo so.

"Accessori da emo, e una bella maglia" mi risponde annuendo raggiante.

Io rido: "Mi dici dove gli trovi i soldi? Oggi non mi sono portata niente!"

Ma Danìl mi ha già preso per mano e ora mi sta portando dentro un negozio.

Mi guardo intorno incredula: Sto sognando o è la pura e vera realtà?

Ci sono felpe, giacche, scarpe e un infinità di accessori emo. Nell’angolo invece un piccolo reparto di musica punk/rock ed emo.

Wow! Vedo girare per il negozio un sacco di ragazzi come Danìl. Io mi sento così fuori luogo che mi guardo facendo una smorfia, ma Danìl mi alza delicatamente il mento con un dito: "Non guardarti in quel modo, sei perfetta così come sei Cristina" dice sorridendomi. Io arrossisco e mi sento sciogliere.

Ci avviciniamo verso la cassa dove un ragazzo sui venticinque anni sta usando il computer.

Si gira con una mano sul mento.

"Ehi, vecchio, come va?" esclama.

"Molto bene, Charlie e tu?" chiede Danìl con la sua solita tranquillità che gli contraddistingue.

"Idem bello, come posso aiutarti?"

"Cercavo qualche accessorio da emo e un paio di scarpe per lei" risponde indicandomi mentre sorride raggiante.

Charlie, così si chiama mi guarda e sorride, mentre con lo sguardo punta dritto verso Danìl.

"Seguimi pure, troveremo sicuramente qualcosa che ti piacerà"

Mezz’ora dopo, io e Danìl usciamo dal negozio, con una borsa che contiene uno stupendo paio di scarpe delle Circa blu coi lacci bianchi e con bel teschio in mezzo come stemma.

Ho un sacco di braccialetti ai polsi, rigorosamente emo, alcuni sono a quadretti neri e fucsia, altri semplici elastici neri sovrapposti ai medesimi in colori shock, però.

E infine un meraviglioso guanto di stoffa aperto sulla dita, che le lascia scoperte. E’ a righe nere e fucsia e lo trovo semplicemente unico! Tanto che mentre cammino un po’ lo guardo e un po’ metto in mostra la mia mano.

Per tutto questo devo ringraziare un’infinità di volte il mio angelo emo, Danìl, che mi ha pagato la roba e si è fatto fare anche un piccolo sconticino da Charlie, che è molto simpatico!

Mi guarda divertito, mentre ci avviamo verso casa. Ha deciso di accompagnarmi!

"Ho capito che il guanto di stoffa ti piace, ma te lo stai mangiando con gli occhi!" esclama ridendo.

Io gli faccio una linguaccia divertita mentre mi infilo un’auricolare all’orecchio.

Dimenticavo, mi ha comprato anche un fantastico cd dei Tokio Hotel, che ho scoperto essere tanto in gamba come band emo!

Lui me lo toglie, ridendo.

"Non fare l’asociale Cristina!" esclama.

Io mi giro e lo fisso sul suo bel viso perfetto che col ciuffo nero risalta moltissimo la sua carnagione pallida.

"Proprio tu me lo dici!"

Lui fa una smorfia.

Svoltiamo l’ultimo angolo prima di arrivare a casa mia. Il cielo sta imbrunendo e tra un’ora e mezza ho il saggio. Per la precisione, l’ultimo saggio di danza della mia vita!

Si è alzato anche un leggero venticello che fa danzare lentamente i rami degli alberi.

Ho un po’ di freddo e mi stringo nelle spalle.

Ad un certo punto, il "certo punto" più bello della mia vita, Danìl mi mette un braccio dietro la schiena, all’altezza dei fianchi. Io mi irrigidisco e lo guardo strana. Ma dentro di me, ogni mia singola cellula sta ballando dalla felicità.

"Cosa fai?" gli chiedo, senza neanche sapere il perché di questa domanda.

Lui mi guarda col suo viso carico di pace.

"Ho notato che avevi freddo" mi risponde fissandomi.

"Non ho detto niente però"

"Lo so, l’ho solo percepito"

E allora ricordo che gli emo sono talmente sensibili che sentono il più piccolo cambiamento in una persona e cercano di scacciarlo senza dirti niente. Gli amo, semplicemente.

Io gli sorrido guardandolo e lui si avvicina di più a me. Vorrei che questo momento durasse per sempre, ma arriviamo davanti al portone di ferro di casa mia.

"Grazie Danìl" gli dico, sciogliendomi, a malincuore purtroppo, da lui.

"Non devi ringraziarmi Cristina. Semplicemente, un raggio di luna ha colpito anche me alla fine" dice usando la metafora più bella che abbia mai sentito.

Una lacrima mi riga il viso, Danìl se ne accorge e mi stringe in un abbraccio che ricambio più che volentieri. Non aspettavo altro.

"Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata." Gli sussurro con la voce incrinata.

Lui mi stringe ancora di più: "Ogni giorno ringrazio il cielo per essermi accorto di te"

Io libero tutte le lacrime che ho chiuso dentro di me. Con la piccola differenza che, questa volta sono lacrime d’emozione.

"Danìl… cavolo, vorrei restare così per sempre, ma… devo andare" gli dico.

Lui si scioglie dall’abbraccio e mi asciuga le lacrime dal viso.

Poi mi tira il ciuffo da un lato, io sto per andarmene ma mi attira a sé, così vicino che posso sentire il suo respiro sul collo.

Poi, prendendo il mio viso tra le mani, mi sfiora le labbra e mi dà un bacio semplice, spontaneo, puro. Il bacio più bello di tutta la mia vita. Io mi sento sollevare da terra, mi sento leggera ed è come se tutti i miei problemi fossero scomparsi all’improvviso. Tutto questo grazie a un bacio di Danìl.

So che devo andare ma lui non mi lascia, io non voglio lasciarlo. Anche se dovessimo restare insieme tutta l’eternità, sarà sempre poco il tempo in cui ci viviamo a vicenda.

Comincia a darmi piccoli e teneri baci agli angoli della bocca e poi poggia la testa sulla mia fronte.

"Cristina vai ora" mi dice sorridendomi mentre mi guarda negli occhi.

Io annuisco: "Ti… voglio bene Danìl. Non sai quanto"

Lui mi prende la mano: "Anche io, se potessi sentire quello che provo in questo momento moriresti dall’emozione" conclude.

Io apro la porta, guardandolo sempre.

Lui è la cosa più meravigliosa che mi sia mai capitata. Lui è l’esatta parte di me, che prima mi mancava e che ora ho.

Dio quanto è bello.

E’ dannatamente unico e stupendo. Non ho parole per descriverlo.

E’ semplicemente la ragione che ora mi farà alzare ogni giorno.

Vita.

"Su, Cristina, muoviti!" mi urla mamma dalla macchina. Io scendo di fretta le scale con il mio solito borsone fucsia e salgo alla velocità della luce in auto.

Tiro un sospiro di sollievo quando mia madre accende il motore e parte.

Siamo in strada quando mi dice: "Divertita in centro Cristina?"

Io annuisco, molto composta, mentre dentro di me vorrei saltarle addosso dalla felicità.

Sono sempre stata dell’idea che la mia vita sentimentale, per quanto ampia potesse essere stata, non ha riguardato, non riguarda e non riguarderà mai mia madre. Quindi le rispondo: "Sì certo, è andata bene, ho incontrato una mia compagna di classe mentre camminavo per il centro e abbiamo fatto un po’ di compere!" dico mostrandogli raggiante il mio guanto di stoffa.

Mia madre fa una smorfia, ma noto, molto volentieri, che è una smorfia abbastanza divertita.

"Cristina, non avresti potuto scegliere… qualcosa di più… femminile? Magari un bel fermacapelli…"

"Sì mamma, o un body color rosa confetto!" esclamo.

"E va bene, scusa Cristina, ormai hai quindici anni e ti devo lasciare dello spazio per le tue scelte"

Io annuisco soddisfatta.

"Ma quel ciuffo davanti all’occhio non mi piace! Almeno tiratelo su con una forcina" conclude.

Io faccio una smorfia: "Okay"

Appena parcheggiato mi precipito in palestra a cambiarmi. Velocemente tolgo le Circa e indosso, per l’ultima volta, tutù e calzamaglia e mi precipito in bagno a farmi lo chignon.

Davanti allo specchio mi tiro, con l’aiuto di un pettine e del gel i capelli e infine con una forcina, fermo il ciuffo sopra la testa.

Sfortuna delle sfortune, vedo comparire dietro di me Laura e Silvia.

Questa non ci voleva.

"Pronta per il flop, sfigatella?" mi chiede la serpe ridacchiando come una cornacchia con Silvia.

Io faccio finta di non sentire.

"E quello cos’è?" dice indicando il mio guanto.

"No Silvia, non ci posso credere!" si mette una mano alla bocca.

"La sfigatella con un guanto… da emo! Ma chi te l’ha comprato miss confettino, la mammina?"

Io esco fuori dallo spogliatoio, legandomi le scarpette da ballo mentre saltello di qua e di là.

Ci prepariamo tutte in fila, sento le voci provenire dalla tribuna, mentre madame Arnaldi fa partire la musica.

Entriamo.

Camminiamo in punta, mettendoci a danzare in semicerchio, con le tipiche posizioni da danza classica.

Poi ci mettiamo in fila davanti alla tribuna. Vedo mia madre e mio padre, che ha raggiunto in tempo la palestra.

Sorrido, ma Danìl è sempre qui, fisso nella mia mente come a ricordarmi che un angelo mi sta aspettando fuori da qui.

Sono la prima e dovrò ballare sulle note del "Lago dei Cigni". Quando madame Arnaldi mi annuncia sento ridacchiare alcune persone dietro di me. Mi giro, pensando siano Laura e Silvia, ma loro non ci sono.

Dove sono finite?

Mah, non me ne frega e quando le luci si abbassano, io guardo per l’ultima volta la tribuna. Mio padre e mia madre mi sorridono incoraggianti, ma il mio sguardo si posa vicino a un angolo in penombra.

Non.Ci.Posso.Credere.

Lui, Danìl, che mi sta guardando.

Il mio prezioso portafortuna penso.

Poi comincio a danzare piano piano, attenta a non scivolare sulle scarpette e a sollevarmi sulle punte correttamente. Non è mai stato così difficile ballare, ma quando penso a Danìl, mi rilasso. Sono sicura al cento per cento, che è una delle poche, o forse l’unica( inclusi i miei genitori) a non giudicarmi qui dentro… fino a quando la musica si spegne alla metà del balletto.

Presa dal panico, guardo prima madame Arnaldi, che si sta guardando intorno interrogativa e poi la tribuna. I miei sono rimasti a bocca aperta. Incrocio lo sguardo di Danìl, dai suoi occhi capisco che devo finire il balletto, con o senza musica. Gli sorrido e prendendo un bel respiro ricomincio da dove mi ero interrotta.

Tutti ora mi stanno guardando, ma non me ne importa niente, sono sicura di farcela, sempre grazie a lui.

Quando finisco completo l’ultima piroetta, le luci si alzano di nuovo e tutta la tribuna si alza per battermi gli applausi.

Era l’ultima cosa che avrei mai pensato di aspettarmi.

Madame Arnaldi mi si avvicina, raggiante e mi mette un braccio intorno al collo.

Io sono troppo felice, e incrociando di nuovo lo sguardo di Danìl gli faccio l’occhiolino.

Mi giro per vedere le facce delle due serpe ma ancora non ci sono.

E finalmente collego tutto. Erano state loro a staccare la musica nel bel mezzo del mio balletto.

E infatti le vedo essere prese per una manica dalla direttrice, che ora le sta conducendo nel suo ufficio.

Giustizia, è fatta.

"Sei stata fantastica tesoro!" esclama mia madre abbracciandomi.

Mio padre mi sorride: "Molto brava Cristina, sei stata molto brava". Sempre molto contenuto!

Madame Arnaldi si avvicina: "Devo complimentarmi con te Cristina, notevole! Abbiamo scoperto anche che la musica è stata interrotta da altra due allieve della scuola" esclama . Io accenno un sorriso, poi mi giro alla ricerca di Danìl.

Mi sono già rivestita e comincio a camminare per trovarlo.

Mi sento toccare da dietro. Oh no, non di nuovo quella serpe di Laura.

Angelo. Vita. Ottava meraviglia. Quello che volete insomma, perché è impossibile dargli un nome giusto che lo descriva.

"Danìl!" esclamo buttandoli le braccia al collo, mentre lui sorride, felice.

"Sei stata unica, mia preziosa rosa nera" mi dice cingendomi la schiena.

"Merito tuo, angelo" gli rispondo schiacciandoli il naso con il dito.

Sorridiamo a vicenda. Mi sento stupendamente completa con lui.

"Interrompiamo qualcosa?" mi chiede una voce famigliare dietro di me.

Mia madre con mio padre e madame Arnaldi.

Io mio giro lentamente, mentre io e Danìl ci sciogliamo velocemente dall’abbraccio.

"Ehm… Ciao!" esclamo simulando un sorriso.

Mia madre guarda insospettita prima me e poi Danìl.

"Oh sì! Questo è Danìl!" dico presentandolo mentre lui si avvicina con le mani in tasca.

"Buonasera a tutti" risponde dando la mano.

Mio padre gli da una stretta di mano, alquanto divertito (per fortuna!) ma mia madre lo guarda ancora di sinistro.

"Sei uno dei quegl’emo? Ne sento molto parlare in tv…" dice ferma.

"Sì esatto, ma in tv è del tutto falso. Se parlano di noi, ne vengono fuori solamente commenti negativi e aspetti del tutto errati"

Mia madre si stupisce del modo di parlare di Danìl e sembra più sollevata, ora che l’ha sentito spiegarsi con lei.

"Beh, allora scusami, di certo lo saprei meglio tu che i giornalisti"

Lui annuisce mettendo in mostra il suo fantastico sorriso.

Io invece ringrazio un milione di volte i miei genitori con lo sguardo, che prima si scambiano uno sguardo indecifrabile e poi si girano sorridendo a me e Danìl.

Mio Dio… è tutto così perfetto!

Ma a metterci il naso, questa volta, è madame Arnaldi.

"Cristina, scusami, ma tua madre ,se non sbaglio, mi ha annunciato che quello che abbiamo visto prima è il tuo ultimo balletto" mi dice con le braccia incrociate.

"Già, madame Arnaldi, anche se sono capace fisicamente, questa non è la mia strada" dico seria, con Danìl al mio fianco, pronto a darmi sostegno se mai ne avessi avuto bisogno.

"Beh, è un peccato Cristina, ma devo rispettare la tua scelta. Non bisogna mai fare qualcosa contro la propria volontà. Molto notevole da parte tua. Per avere quindici anni, dimostri molta maturità" sorride, posandomi una mano sulla spalla.

Un’altra famiglia le si avvicina con la figlia, una mia ex compagna di danza e ci saluta unendosi a loro.

Usciamo insieme ai miei genitori e raggiungiamo la macchina.

"Vuoi un passaggio fino a casa Danìl?" chiede mio padre.

"Molto gentile, ma sono venuto qui in motorino" risponde guardandomi.

Capisco al volo il suo prossimo passo.

"Oramai sono le sette e Cristina è stata veramente molto brava. Vorrei portarla in una pizzeria qui vicino, sempre se non vi dispiace"

Parla come se avesse venticinque anni, ma in realtà ne ha solo diciassette.

Mio padre, più divertito che mai, sorride incoraggiante a mia madre, che, come si può benissimo vedere, è molto più severa.

Lo guarda. Mi guarda. Ci guarda.

"Alle dieci e mezza è previsto il ritorno" raccomanda.

"Sì, mi sembra un orario ragionevole" conferma Danìl.

Io non ci credo. Le mie orecchie non ci credono.

Danìl è… spettacolare!

Dopo le consuete raccomandazioni ci avviamo al motorino, parcheggiato non molto distante.

Io lo guardo a bocca aperta e lui se ne accorge.

"Che c’è?" mi chiede mentre ridacchia.

"Hai qualche magico potere, perché convincere mia madre non è stato molto facile" gli rispondo.

"Ma ora siamo insieme, quindi penso di esserci riuscito" mi guarda negli occhi sorridendo.

"Basta sorprendermi Danìl"

Lui alza gli occhi al cielo dolcemente e mi mette un braccia intorno alla schiena e così faccio anche io.

Arrivati al suo motorino, vediamo Laura e Silvia, con uno sguardo a dir poco da funerale, mentre aspettano, senza neanche parlarsi, che la direttrice finisca di parlare con i loro genitori a qualche passo da loro.

Mi vedono e notano Danìl appiccicato a me. Mi squadrano con aria cattiva e io rabbrividisco solo a quello sguardo.

Il mio angelo emo se ne accorge e le nota, poi mi sussurra all’orecchio: "Non farle caso. Hanno quello che si meritano ora, e tu sei in pace con te stessa perché sei consapevole di non aver alzato neanche un dito"

Io gli sorrido e ci sfioriamo. Il nostro respiro si confonde, ghiacciando al contatto con l’aria e poi salgo dietro di lui, infilandomi il casco e abbracciandolo da dietro.

Infine partiamo.

Alle nove e un quarto usciamo dalla pizzeria, diretti in un parco.

Era così caldo dentro che vorrei essere restata di più, ma Danìl ha insistito perché andassimo lì.

"Perché insisti così tanto per andare al parco?" gli chiedo tranquilla, mentre dentro di me sto morendo dalla curiosità.

"Lo so che sei curiosa Cristina, te lo leggo sul tuo viso angelico. E’ una sorpresa e anche se tu ora la stai vedendo inconsapevolmente, secondo me ti stupirai lo stesso perché… la vedrai in una situazione diversa".

Viso angelico? Mi sto sciogliendo anche se siamo in pieno inverno.

"Ma… okay, mi fido di te e per la cronaca, io non ho un viso angelico, se mai ti stai confondendo con il tuo di viso" rispondo guardandolo.

Lui si ferma all’improvviso, come questo pomeriggio in centro.

Mi piace quando fa così. E mi piace ancora di più quando mi attira a sé e da un centimetro di distanza mi dice: "Cristina, io non mi complimento mai con me, dandomi delle arie, e ti giuro che ho visto un solo viso angelico in tutta la mia vita".

"Quale?" rispondo inchiodata dai suoi occhi blu, inscuriti dalla notte.

Sento il suo piacevole respiro sul collo.

"Il tuo" mi risponde avvicinando ancora di più il suo viso al mio.

Ma perché mi deve sempre far piangere di felicità?

Io sposto lo sguardo. Siamo arrivati al parco.

Danìl si gira e poi mi sorride, intrecciando una mano nella mia mentre mi porta all’interno.

Mi guardo intorno, qual è la sorpresa?

Ci sediamo sull’erba e lui mi tira fuori un piccolo pacchetto.

Un cellulare.

"Grazie Danìl! Finalmente non dovrò più stressare i miei per un telefono nuovo!"

Ma lui mi toglie cellulare e pacchetto dalle mani.

"Non è questo il regalo"

Io rimango sbigottita. Cosa? Non è questo il regalo?

Non è possibile. Mi sembra già troppo il telefono!

Lui si distende sull’erba e io faccio lo stesso. Poso la mia testa sul suo braccio e lui mi alza il mento con un dito.

"E’ questa la sorpresa Cristina"

Dio quanto è bello. Un immenso cielo punteggiato di stelle si stende ricoprendo ogni singolo centimetro.

Danìl ha ragione. L’ho sempre guardato, senza mai soffermarmi più di un secondo e in questa situazione sembra ancora più magico.

Un’altra volta, nel giro di un giorno, una lacrima si fa strada sul mio viso e io non riesco a controllarla.

Cosa devo fare con lui? Oltre che essere così maledettamente bello è anche stupendamente… meraviglioso.

"Perché piangi?" mi chiede.

Io mi giro verso di lui: "Pensavo lo sapessi già" gli rispondo sorridendo.

"Ma questa volta voglio che me lo dica tu" dice mentre col dito mi asciuga gli occhi.

"Perché…sento che non ti merito. Sei rassicurante, pacifico e mi sento protetta con te"

Noto con stupore che una lacrima sta rigando anche il suo di viso.

"No, sento che sei tu la mia perfetta metà, quello che mi mancava per essere completo. Era la parte che mancava per ricucire il mio cuore."

Io gli asciugo gli occhi.

Poi mi stringe forte forte.

Io affondo il mio viso sulla sua spalla e lui mi riempie di baci sul collo.

Poi ci guardiamo entrambi sfiorandoci e inchiodandoci con la sola forza dello sguardo.

E infine ci baciamo così teneramente che sento le stelle piangere di commozione per noi due.

Vorrei con tutta me stessa che questo momento durasse per sempre.

Lui mi lega al collo una piccola catenina con un cuore emo stilizzato, nero e fucsia.

Ne ha uno identico legato al collo.

Io guardo la catenina con aria sognante.

"Così sarò sicuro che tutte le volte che guarderai questo, penserai a me e sarai sicura, che nel tuo cuore io sarò sempre con te"

Io non riesco neanche a parlare. Sono del tutto bloccata.

"Io…"

"Non dire niente se non ce la fai"

"Grazie mio angelo dark."

Guardo ancora la catenina, ipnotizzata da essa.

"Cristina?"

Io alzo la testa.

"Ti… amo" mi sussurra.

"Anche io, se ora potresti provare quello che provo io, moriresti dall’emozione" gli rispondo ricordandomi di quella frase stupenda.

Lui mi sorride. E’ troppo bello, meraviglioso… unico.

Ci baciamo di nuovo, troppo innamorati per parlare mentre dal mio telefono suona la canzone dei Tokio Hotel: Through the moonson.

E’ lui, ora ne sono certa. E’ lui il motivo, il mio unico scopo per cui io ora mi sento VIVA.

 

Emo non vuol dire depresso o "ciuffo piastrato".

Emo vuol dire emozione.

 

ANGOLO CINTIA

Che ne pensate?
Vi è piaciuta?
Spero con tutto il cuore che possiate trovare un ragazzo come lui, un giorno.
E ... gli Emo, non sono affatto come vengono erroneamente descritti ma ... ogniuno è libero di pensarla come vuole ;)
 

 

 

 

 

 

 

 

  
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