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Autore: chaplin    12/03/2012    5 recensioni
Il mio nome è John London.
Non come lo scrittore. Lui si chiamava Jack. Come il tipo del fagiolo.

[...] A dodici anni ero già un bel tipo alto un metro e ottantadue. Senza contare i sette millimetri. Sapete, non vorrei risultare pignolo. L'ho promesso a Reg. “Non sarò pignolo,” gli ho giurato. Dovevo avere dodici anni, quando gliel'ho detto, perché già mi pareva di superarlo di una spanna intera – che nel mio caso corrisponde a ventisei centimetri virgola tre, anche se in realtà dipende dalla mano; io sono un tipo dalle dita abbastanza lunghe, quindi non posso dire niente.
Reg, comunque, mi ha sempre raccomandato di non essere troppo pignolo, perché potrei offendere le persone. Mi sono sempre chiesto perché la pignoleria possa essere offensiva. In fondo, una cosa meglio è fatta e più la si apprezza. No?
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Isabella

 

 

Il mio nome è John London.
Non come lo scrittore. Lui si chiamava Jack. Come il tipo del fagiolo.
Inizierei con l'offrire dei dati salienti sul mio conto, partendo dal
fatto numero uno, ossia la prima cosa che mi ha fatto notare Reginald (che d'ora in poi preferirei denominare con un breve, conciso e rispettoso “Reg”) quando ci siamo incontrati per la prima volta: sono un tipo molto alto. Un metro e ottantanove, a essere precisi.
A dodici anni ero già un bel tipo alto un metro e ottantadue. Senza contare i sette millimetri. Sapete, non vorrei risultare
pignolo. L'ho promesso a Reg. “Non sarò pignolo,” gli ho giurato. Dovevo avere dodici anni, quando gliel'ho detto, perché già mi pareva di superarlo di una spanna intera – che nel mio caso corrisponde a ventisei centimetri virgola tre, anche se in realtà dipende dalla mano; io sono un tipo dalle dita abbastanza lunghe, quindi non posso dire niente.
Reg, comunque, mi ha sempre raccomandato di non essere troppo pignolo, perché potrei offendere le persone. Mi sono sempre chiesto perché la pignoleria possa essere offensiva. In fondo, una cosa meglio è fatta e più la si apprezza. No?
Il
fatto numero due consiste in un'altra cosa che Reg ha notato di me: ripeto spesso alcune parole.
Ad esempio, menziono la parola “tipo” nel 57,3% delle frasi che pronuncio.
Mi è sempre piaciuta quella parola. Raccoglie in sé tantissimi significati. Me l'ha insegnata Mike. Avevamo tipo otto anni, ai tempi.
Mike in realtà detesta la parola “tipo”, almeno così mi dice, però finisce sempre per dirla in continuazione.
Una volta gli ho chiesto come mai dicesse per così tante volte una parola che tanto detestava. Doveva essere tipo settembre, quindi poche settimane dopo che ci eravamo rivisti. Lui mi ha guardato per un momento, ha rilasciato un lungo sospiro e mi ha detto: “Abbiamo tutti dei vizi, Johnny. Cerchiamo di toglierceli di torno, ma quelli finiscono sempre per incastrarci di nuovo. Un po' come il fumo per i fumatori.”
“Cosa c'entrano i fumatori?” gli ho chiesto, ma lui ha alzato gli occhi al cielo ed è tornato a leggere.
Il
fatto numero tre consiste in un'altra cosa ancora che Reg ha notato di me e di cui sono ben cosapevole: mi piace la cultura, la storia e tutto quel che riguarda i nativi americani.
Gran bei tipi, i nativi americani.
A detta di Reg, dei miei genitori, di Mike, di Phyllis e di tutti i miei parenti (ramo materno e ramo paterno), ne sono totalmente ossessionato. A me non sembra. Ne sono semplicemente appassionato, tutto qui.
Posso dirvi di tutto sui nativi americani. Non saprei nemmeno da dove iniziare. Da piccolo adoravo i Cheyenne. Sapete chi sono i Cheyenne? Non intendo la città, intendo proprio
i Cheyenne, il popolo. Sono dei tipi incredibili. Sono stati un'ardita – Reg mi ha insegnato questa parola; trovo si adatti perfettamente a un po' tutte le tribù di nativi – popolazione derivante dal ramo degli algonchini – tipi simpatici pure gli algonchini. Hanno avuto a che fare con vari modi di vivere e di sopravvivere, hanno avuto e hanno tuttora una cultura basata su una grande tendenza a previlegiare i rituali e le cerimonie spirituali, sono stati nomadi e coltivatori, ma anche cacciatori e lottatori. Arditi, assolutamente arditi.
Un episodio relativo ai Cheyenne che da piccolo mi aveva impressionato molto e di cui ancora oggi parlo spesso è il massacro di Sand Creek, avvenuto nel 1864, quando i soldati statunitensi dal Colorado hanno fatto una completa strage in un villaggio. Molte delle vittime erano soprattutto donne e bambini, credo che sia stato proprio questo a colpirmi. Reg mi ha detto che è normale che queste cose ci colpiscano; se ne rimaniamo immuni, con molta probabilità siamo noi ad avere problemi.
Quando abitavo ancora a Dallas, correvo sempre nel giardino di casa, mi arrampicavo sulla vecchia quercia con il viso dipinto di rosso e fingevo di essere un cheyenne – ai tempi ero già un tipo bello alto, e anche altrettanto robusto; quanto basta per essere convincente.
Ricordo che ai miei genitori non piacevano i miei passatempi in giardino, soprattutto a mio padre.
Ogni volta che mio padre mi vedeva appollaiato su un ramo, diventava paonazzo, urlava e mi raccomandava di scendere, altrimenti mi prendeva e mi faceva a pezzi. Obbedivo sempre perch
é, avendo presente che in casa avevamo un'accetta, non desideravo di certo morire in una maniera tanto sanguinosa.
Vorrei parlarvi anche su Cavallo Pazzo, sui Cherokee, su Geronimo, ma meglio se rimando il tutto a un'altra volta. Reg mi ha sempre detto di non parlare mai sullo stesso argomento per più di cinque minuti, perché il suddetto argomento potrebbe non interessare molto all'interlocutore – anche se è una cosa del tutto improbabile; i Cheyenne sono così interessanti, ci sono almeno un altro migliaio di cose che potrei raccontarvi sul loro conto, ma questa considerazione si estende un po' su tutti i nativi americani.
Quindi, penso che la lista dei fatti possa concludersi qui. Avrei molte altre cose da dire su di me, peccato che non sappia da dove iniziare né tantomeno cosa dire di preciso. Potrei parlare di come in realtà non sono americano bensì inglese e di altre cose del genere quali la mia scarsa padronanza con la bicicletta, i miei piatti preferiti, la mia grande passione per i libri storici e la matematica, il lieve fastidio che provo nei confronti del disordine e via dicendo.
Tuttavia, niente di tutto questo ha una particolare rilevanza. Niente che vi possa interessare, al momento.
Magari di alcune di queste cose ve ne parlerò più in avanti, ma per il resto non c'è davvero nulla di interessante da sapere.
Dico sul serio.





  
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