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Autore: Nidham    13/03/2012    4 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo appena fatto in tempo a ricomporre la mia espressione, quando Leliana si affacciò dai veli della tenda, con l'aria di un gatto coperto di panna e le braccia colme di stoffe colorate e ninnoli strani.

Alzai un sopracciglio, facendole cenno di entrare.

Corse ad abbracciarmi, quasi soffocandomi in mezzo a tutta quella chincaglieria, come fossimo sempre state grandi amiche e non fosse stata lei quella che, con aria offesa, si era premurata di ignorarmi in ogni momento dei giorni precedenti.

A quel punto, mi fu evidente come i matrimoni assomigliassero ai funerali, quando si trattava di creare illusorie amicizie o fallace emotività.

Sospirai, perché, se pure Zevran mi aveva aperto gli occhi su un lato della verità, questo non mi aveva reso cieca a tutto il resto e non ero pronta per affrontare uno sfrenato ottimismo.

“Alistair è venuto a chiedere il mio aiuto!” tubò con la sua voce da usignolo, cominciando a sistemare in bell'ordine dei vestiti sulla branda.

Questo spiegava la sua euforia: Leliana adorava sentirsi utile e, adesso, poter credere di assistermi in quello che avrebbe dovuto essere il momento più importante della mia vita la estasiava.

Meglio così, comunque. Mi ero stufata del suo cattivo umore e sarebbe stata più utile in battaglia se avesse ascoltato i miei ordini guardandomi negli occhi, invece che oltre le spalle.

Per un attimo mi chiesi quando fossi diventata tanto cinica e insensibile.

Non che fossi mai stata una dolce fanciulla, ma sapevo apprezzare una persona buona, quando l'avevo vicino.

Mia cognata ed io non eravamo diventate grandi amiche o confidenti, ma ci eravamo sempre rispettate a vicenda. Magari, a volte, avevo considerato la sua gentilezza come ingenuità, ma l'avevo anche ammirata per il suo candore. Non avevo motivi per non apprezzare Leliana e la sua amabile cortesia...

Ripensai agli ultimi mesi della mia vita, immersi nel sangue e nella morte. Probabilmente non era sensato sperare di esservi passata indenne. Eppure sapevo di non potermi giustificare con tanta semplicità. C'era stato dolore, è vero, ma c'erano stati anche calore e vita, c'erano stati amici e amore, speranza e coraggio... c'era stata tanta luce da non potermi rassegnare a vedere il buio strisciare così a fondo dentro di me.

Così le sorrisi e cercai di renderlo meno finto di quanto il mio cuore non mi suggerisse.

Sicuramente una parte di me doveva esserle grata, per il suo interessamento... solo che non riuscivo più a vederla!

“Quando ho incontrato i suoi occhi, ho capito subito cosa aveva combinato! Aveva la classica espressione felice e un po' smarrita dei fidanzatini” rise e mi si avvicinò, poggiandomi al petto un bellissimo abito di velluto color ardesia, con pizzi e trine sulle maniche ampie. Poi arricciò il naso “No, il grigio non è adatto a un matrimonio e poi non si intona alla tua carnagione.” Parve preoccupata “Se quello sciocco mi avesse avvertito prima, avrei potuto fare qualcosa per mitigare la tua abbronzatura e renderti la pelle più luminosa! Benedetta Andraste, gli uomini non hanno il minimo senso pratico!”

Alzai gli occhi al cielo, in un moto istintivo, ma, per fortuna, non vide il mio ingrato gesto di esasperazione.

“Dovremo accontentarci di quanto abbiamo, Leliana” cercai di rassicurarla “Ti sono debitrice per il tuo intervento e la tua generosità. Quegli abiti sono tutti splendidi ed è già un sollievo pensare di non sposarmi in armatura di cuoio e stivaloni.”

Mi accorsi di essere sincera solo mentre lo dicevo.

Evidentemente la vanità non era morta come la mia cortesia, passando attraverso gli artigli dei Prole oscura. Forse non mi faceva onore, ma era dannatamente vero.

“Perché non aspettare la fine di questa battaglia, mi chiedo” sussurrò l'assassina redenta, senza guardarmi “Perché tanta fretta? C'era una punta di ansia, nella sua voce, e non era quella di ogni uomo mentre si appresta a mettere il collo nel cappio del matrimonio.”

Mi sorprese che Leliana avesse imparato a leggere il pensiero, perché era esattamente la scusa che stavo per propinarle. Non avrei potuto raccontarle la verità, in quel momento. Non ne avrei avuto né il tempo, né il coraggio. Inoltre già in troppi si stavano preoccupando di dover scavare una fossa per me, la sera successiva, non avevo davvero bisogno di un altro becchino.

“Non sono una stupida, Eilin.” Lo disse come un dato di fatto, senza accusarmi di niente e, altrettanto semplicemente, potei risponderle “Non l'ho mai creduto.”

“Eppure tu e Alistair, forse anche Zevran, mi state nascondendo qualcosa di grosso. Un segreto che vi avvelena l'anima da giorni e che, per un attimo, ha anche rischiato di distruggervi.”

Accorgendosi che non avevo intenzione di rispondere, continuò, feroce “Abbiamo combattuto fianco a fianco, ti ho guardato le spalle e ho creduto in te, sia in battaglia che nel raccontarti la mia vita. Speravo di essermi guadagnata la tua fiducia, se non la tua amicizia...”

Ecco, era fatta: era riuscita a farmi sentire in colpa. Odiavo queste tattiche maledettamente femminili di recriminazione velata... soprattutto quando avevano un fondo di sincerità.

Avrei dovuto dire qualcosa di dolce, ma ciò che mi uscì dalle labbra fu solo altrettanto sincero.

“Tu sei una donna forte e coraggiosa, Leliana. Hai saputo essere fedele a te stessa, con ardore e fierezza, in ogni attimo della tua vita e in ogni tua scelta. Questo ti fa onore e ti ha valso la mia più completa ammirazione. Se non mi fossi fidata di te, non ti avrei accolto come compagna; se fossi stata degna di te, saremmo potute essere amiche. Ma io non sono una persona buona e il Creatore non mi ha benedetto con la fede. Tu, come anche Wynne, siete troppo pure e giuste, perché io possa sperare di mischiarmi a voi... “

“Tu sei buona... a tuo modo” dovette correggersi e la sua esitazione mi fece sorridere.

“Forse, se davvero esiste più di un modo per esserlo. Ma non è ciò che ricerco. Ho raccolto il mio fardello, quando mi è stato poggiato sulle spalle, e ho passato gli ultimi mesi a sostenerlo con quanto onore e determinazione possedessi. Questo non mi rende speciale, perché ho solo compiuto il mio dovere e non ti nego di averlo maledetto, a volte, così come altre mi sono rallegrata che fosse toccato a me... ma solo perché detesto l'idea di affidare a un estraneo ogni mia possibilità di salvezza!”

“Saresti potuta fuggire, potevi rifiutare il tuo ruolo. Il tuo coraggio è indiscusso e ammirevole”

“Non è stato coraggio, Leliana, ma odio. Odio per quel verme schifoso che ha massacrato la mia famiglia! Odio per i Prole oscura che devastano la nostra terra! Odio per la pazzia di Loghain che ci ha quasi condannato tutti... Puro e semplice odio. Capisci, quindi, perché non possiamo essere amiche? La tua è una guerra di pace e salvezza, la mia è solo vendetta!”

Il suo sguardo fu meno sconvolto di quanto mi aspettassi e anche meno severo. C'era quasi pietà, in quegli enormi occhi da cerbiatto, tristezza per le mie parole o, forse, per la mia stessa anima.

Non volevo la compassione di nessuno, ma sentii le lacrime offuscarmi la vista, davanti all'evidenza di quanto fossi diventata dura e impietosa, nell'approssimarmi alla fine.

Le ricacciai in gola.

Ero ciò che sapevo essere e non avevo tempo per esami di coscienza o redenzione, se pure di redenzione avevo bisogno.

Inoltre quella era la notte delle mie nozze e forse l'ultima della mia vita...

“Mi piacerebbe provare l'abito lavanda, se non ti dispiace” cambiai discorso, adattando il mio tono alla leggerezza dell'argomento e interrompendo il profluvio di sincerità che rischiava di soffocarmi “Potrà sembrarti strano, con i miei capelli e gli occhi castani, ma è un colore che mi ha sempre donato...”

  
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