PARTE 2
Ben sistemati e coperti dalla chioma della quercia, la visibilità non era del tutto pessima come si sarebbero aspettati Eric e Jimmy. Così quando ognuno di noi aveva trovato la posizione più comoda, ce ne restammo impalati con ad occhi sgranati a fissare l’orizzonte, in attesa del nemico – di cui non c’era fortunatamente ancora traccia.
Di sottecchi mi accorsi che Lily tremava e si stava mordendo forsennatamente le labbra. Ci conoscevamo più o meno da un paio d’anni, fin da quando per sbaglio ero trasmigrata sul tetto del Circolo dei Magi e mi aveva aiutata a nascondermi dai Templari finché non fossi tornata al mio tempo. Da allora ci eravamo ritrovate quotidianamente e avevamo fatto la conoscenza di quegli altri tre strampalati che ora se ne stavano con l’arco in mano ad aspettare di andare incontro al proprio destino. Quando vidi del sangue macchiarle il mento, mi trascinai accanto a lei e sorrisi, stringendole una mano per infonderle un pizzico di coraggio.
«Mi mette più ansia lui piuttosto che quelle bestiacce…» confessò, alzando il viso verso Tammy che sui rami più alti pregava a gran voce il Creatore di riservagli un posto speciale esattamente come aveva fatto per la Sua amatissima Andraste.
«Sei un tipetto niente male
se osi paragonarti a Lei», proferì Eric, alzando
il naso verso il ragazzo, che
lo ignorò bellamente, mettendosi a mormorare il Canto della
Luce.
«Lasciatelo in pace:
è
giusto che trovi un modo per rendere il tutto più
“dolce”», suggerii, gettando
un’occhiataccia a
colui-al-quale-non-avevo-mai-rivolto-prima-la-parola-o-quasi.
«La mia era solo
un’osservazione, mica volevo farlo smettere», si
giustificò il ragazzo,
spostandosi di modo da darmi le spalle. «Siamo qua per
ricacciare la prole
oscura da dove se n’è venuta, no?»
borbottò più a se stesso che a me.
«Però preferirei
non
giocare ai Custodi Grigi…» replicò
Tammy, prima di riprendere a recitare con
foga le sue preghiere.
«Forza ragazzi, smettetela
con questi musi lunghi!» sbraitò Jimmy dalla sua
postazione. Se ne stava in
piedi, tenendosi in equilibrio tra due rami, era così agile
che se fosse stato
un animale l’avrei definito un leopardo. «Siamo
stati invitati a una festa, no?
Allora balliamo!»
«Oh, sì, prode
James»,
assentì Lily, tirandosi anche lei in piedi e traballando
tutta. «Tiriamo fuori
arpa e liuto e danziamo!» e nel dirlo fece il gesto di
suonare, facendoci
scoppiare a ridere – perfino Eric! – il
ché la portò quasi a perdere stabilità
e io la tirai per la veste verso di me, riuscendo a non farla cadere di
sotto.
«Stai attenta! Potresti
cascare in testa a un hurlock!» la ammonnì Tammy,
dandoci tregua dai canti
della Chiesa. «Non vogliamo offenderli, vero? Non sia mai che
se ne corrano crucciati
a far rapporto all’arcidemone…»
«In questo caso: cattiva
Lily! Come osi offendere quei poveri cattivoni? Non ti vergogni neanche
un po’?»
commentai, divertita.
Scoppiando a ridere, sia
Tammy che Jimmy rischiarono più di una volta di ruzzolare
giù e la cosa
cominciava a essere un tantino preoccupante.
«Non puoi fare qualche
incanto che ci tenga stretti alla quercia?»
s’informò Jimmy, sedendosi a
cavallo del suo ramo.
Lily scosse la testa,
dubbiosa. «Non è che al Circolo dei Magi potessimo
fare chissà quanta magia…
Più che altro ci insegnavano a trattenerla», si
giustificò. «Al massimo potrei
tracciare un glifo di paralisi, ma non credo vogliate rimanere
pietrificati per
tutto il tempo, no? Sono una guaritrice, non una maleficar!»
Le scompigliai i capelli
corvini e scoppiai a ridere.
Stava per replicare
qualcosa, quando di colpo ci ammutolimmo tutti nel vedere
l’armata della nostra
fazione farsi compatta, preparando le armi in vista dello scontro.
Aguzzammo la
vista e notammo, dal nostro punto privilegiato, che
dall’altro lato della
brughiera una massa di bestie feroci coperte da rozze armature, in
procinto di
attaccare. Tra le fila disordinate sbucavano in tutta la loro mostruosa
stazza
ogre indemoniati, pronti a caricare contro i nostri.
Dalla nostra avevamo per
fortuna un fitto esercito di nani, uomini, elfi, mabari e anche
giganti, tutti
uniti sotto un unico vessillo per poter scongiurare il pericolo
incombente. Mi
ero sempre figurata gli ultimi come i membri del popolo dei Qunari,
dato che
nella mia epoca si erano estinti, e vederli combattere al nostro fianco
suscitava in me un moto d’entusiasmo e terrore. Erano invece
simili agli
alberi, ma dalla forma vagamente umana.
Pur essendo tanto diversi
tra loro, ogni membro dell’alleanza era pronto a sacrificare
la propria vita
nel tentativo di salvarne migliaia e migliaia di altre.
In testa al battaglione i
due sovrani a cavallo stavano tenendo il discorso di incoraggiamento
per le
loro truppe e all’urlo di incitamento In nome di
Orlais e del Ferelden! i
soldati risposero eccitati, chi battendo le lance a terra, chi
esultando con la
spada al cielo.
Noi, dal nostro canto ci
limitammo a guardarci negli occhi e strillare a nostra volta, agitando
i pugni
in aria: «Per il Ferelden!».
«Che il Creatore ci
assista…»
aggiunse Tammy, poggiando una mano sul cuore, per poi impugnare
l’arco con
forza.
La prima cosa che il nostro
Re fece, fu di dare l’ordine di lasciar andare i mabari e
questi, spinti dai
propri padroni, si fiondarono in una corsa disperata contro la
darkspawn,
andando a sbranare
e graffiare tutto ciò
che gli capitava a tiro.
Alcuni hurlock caddero
sotto il morso dei canidi, altri furono tanto scaltri da infilzarli.
Chiusi gli occhi atterrita,
certo non mi aspettavo che con la prima mossa avremmo vinto la guerra,
ma nel
veder perire così tanti mabari mi si strinse il cuore,
soprattutto al pensiero
che presto molti uomini, molti di noi, avrebbero
fatto la stessa
identica fine.
«Forza, ragazzi, preparate
le frecce», comandò Jimmy, tenendosi in piedi.
«Tu Lilian ce la fai a intanto a
tenerli lontani da qui?»
Lily annuì, risoluta, poi
mi sussurrò: «Creatore… per arrivare
fin quaggiù dovrebbero sorpassare
l’esercito…».
«Lo so, Lily, lo
so»,
ribattei, senza riuscire a guardarla.
I
miei occhi non riuscivano a staccarsi dalla brughiera.
Il generale di Orlais,
delegato direttamente dal suo imperatore, stava incaricando gli arcieri
di tenersi
pronti e nel momento in cui diede l’ordine di scoccare,
centinaia di frecce
infuocate andarono a impalarsi perfettamente nella lunghissima linea
d’olio che
era stata sciolta dai magi della Torre in precedenza sul terreno
erboso, facendo
sì che si creasse un muro di fuoco che avrebbe tenuto a bada
per un po’ la
fazione nemica.
«Voi lo vedete?»
domandò
Tammy, battendo i denti visibilmente e strizzando gli occhi
all’orizzonte,
oltre il muro di fiamme. «Dov’è
l’arcidemone? Voi lo vedete?»
All’unisono tutti osservammo attentamente la fazione nemica, ma effettivamente non c’era traccia di enormi draghi sputafuoco o simili.
«Forse… non
c’è? Allora non
è un Flagello!» continuò, schermandosi
la vista dal sole ed esultando come un
bambino.
«Se anche non fosse qui
adesso, stai pur certo che quei caproni sono reali, non stiamo per
lottare
contro l’aria», confabulò Eric,
saggiando tra le dita la punta di uno dei suoi
dardi, per poi tenderla verso il nemico come per misurare la distanza
che li
separava.
Lily emise un gemito
strozzato, rivolsi il viso verso il campo di battaglia e singhiozzai a
mia volta.
Le bestie avevano usato i corpi dei loro stessi compagni più
deboli come
“pezza” per passare sul fuoco e stavano avanzando
di corsa verso di noi.
Si stavano facendo violentemente largo nella brughiera.
Mi sentii crescere dentro la paura e per la prima volta realizzai che forse davvero non avrei visto il tramonto.
Solo il guardare quelle bestie demoniache mi provocava la pelle d’oca e la tremarella.
In cosa sono andata a immischiarmi…
Prossimi allo scontro corpo a corpo, i valorosi soldati tennero preparate le proprie armi e al momento giusto con un urlo battagliero si gettarono in mischia, portandosi nella tomba quanti più prole oscura possibile.
Aumentai la stretta attorno all’impugnatura dell’arco, pervasa dai brividi.
Deglutendo mi resi conto che anche gli altri erano agitati quanto me, nei loro occhi l’angoscia era un sentimento inamovibile.
Se solo ci fosse stato un po’ più tempo a disposizione mi sarei arrampicata da ognuno di loro e li avrei stretti al petto, assicurandogli che ce la saremmo cavata alla grande.
Per un momento fin troppo lungo mi diedi dell’imbecille, perché mai ero trasmigrata in tempo di guerra? L’affetto per quei ragazzi mi aveva portata a intromettermi in qualcosa che non mi apparteneva e che forse mi avrebbe mandata dritta dritta all’Oblio. Imbecille, imbecille, imbecille!
Il suono straziante di per sé era già abbastanza, non mi sentivo in grado di vedere i nostri cadere al suolo feriti o morti; preferii di gran lunga canticchiare con voce sommessa e rivolgere lo sguardo al cielo terso e brillante, l’unica cosa che non si sarebbe mai spenta nell’arco dei secoli. L’unico punto fermo in un mondo fatto di incertezze.
Grida tormentate dal dolore risuonarono nell’aria, andando a confondersi col clangore delle spade e quello degli scudi, usati disperatamente per proteggersi dall’indifendibile.
Trattenemmo unanimemente il fiato, quando Tammy, preso dal terrore, scoccò la prima freccia che andò a impalarsi nel collo di un hurlock e nel vederlo cadere a terra privo di vita, brandimmo tutti un po’ di coraggio e, sperando nella buona sorte, seguimmo l’esempio del ragazzo dalla pelle color ebano, prendendo parte alla guerra della nostra era.
Della loro era.
Scagliai frecce contro ogni
bersaglio che mi capitava a tiro, tentando di essere il più
veloce possibile e
senza allo stesso tempo perdere l’equilibrio, essendo in
piedi sul ramo di una
quercia.
Lily si destreggiava piuttosto abilmente con la sua staffa magica, stendendo con successo più di una darkspawn alla volta. Era senza ombra di dubbio la più forte di noi e dopo l’iniziale timore sembrava quasi prenderci gusto in quel che faceva. Il suo glifo di repulsione attorno all’albero funzionava a meraviglia e ci stava tenendo al sicuro da pericolosi incontri ravvicinati.
In un impeto di terrore misto a tenacia, riuscimmo ad abbattere quanti più genlock, hurlock e shriek possibili. Certo non sempre i tiri andavano a segno, ma trafiggere anche solo di striscio quei mostri dava una soddisfazione immensa.
Mi paralizzai un secondo, fissando senza fiato gli ogre sul campo. Si trattava di colossi demoniaci sovrastati da smisurate corna ricurve e dall’aria molto, troppo micidiale. Vidi un paio di loro prendere la carica contro un manipolo di guerrieri e nell’istante in cui alcuni di loro sopravvissero alla botta, i primi li afferrarono, sollevandoli da terra e spezzandoli in due come grissini.
Inghiottii troppo velocemente e, dopo essermi fatta andare di traverso la saliva, presi a tossire forsennatamente.
Divisa tra il dolore per la caduta e il tossire, sentii a malapena Jimmy urlare un ordine infuriato ai suoi uomini, che prontamente obbedirono senza un battito di ciglia.
Mi alzai a fatica e spalancai gli occhi, di sasso per la paura.
Un enorme ogre stava avanzando rapidamente in mia direzione, emettendo dei mostruosi grugniti e chinando la nuca per incornarmi.
«Colpitelo in testa! In testa!» ringhiò Jimmy dall’alto, scoccando tre dardi alla volta e seguito a ruota da Eric, che abbaiò a sua volta di mirare invece alla gola, per non rischiare che i colpi rimbalzassero sulle corna.
Il buon senso mi urlava a squarciagola di mettermi in salvo. Infatti se in quel momento fossi stata un briciolo lucida, probabilmente mi sarei messa a correre come una forsennata attorno al tronco della quercia, invocando la mamma, ma essendo invece bloccata da testa a piedi non mi mossi di un millimetro, strizzando gli occhi in attesa della fine.
Sentii solo un fortissimo crack, che però non proveniva dal mio corpo, ma dal glifo di repulsione tracciato da Lilian. Sgranai gli occhi entusiasta e riacquistai il potere di muovermi. Improvvisai una specie di danza felice, insultando pesantemente l’ogre, che ancora più indemoniato aveva cercato più volte di oltrepassare la barriera invisibile per atterrarmi.
«Smettila di ballare, idiota! Arrampicati!» gridò Jimmy, facendomi cenno di salire su.
Annuii, troppo contenta per potermi sentire imbarazzata, e feci per issarmi sul tronco.
«Svelta! Sta per finire l’effetto della magia!» strillò Lily con gli occhi fuori dalle orbite.
«Traccia un altro glifo, no?!» la sgridò Tammy, tendendo l’arco verso l’ogre.
«Non ho abbastanza mana!» si giustificò lei.
Il panico stava tornando a impadronirsi di me, ma cercai di non dargli retta, tentando di mettermi furiosamente in salvo. Per un pelo le corna non mi colpirono, avevo raggiunto un punto abbastanza alto perché il mostro colpisse soltanto la corteccia.
Mi tenni stretta a un ramo. L’albero vibrò paurosamente e quando l’ogre lo colpì nuovamente con rinnovato furore, lo sradicò quasi completamente dal suolo.
«Aggrappatevi ai rami!!!» sbraitai con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
Prima di cozzare a terra,
fummo sballottati qua e là da altre percosse
dell’essere.
Il capitombolo poi venne
attutito dalle fronde della pianta, permettendoci di non rimanere
feriti
gravemente.
Terrorizzata da ciò che
poteva aspettarmi, rimasi nascosta tra i rami e le foglie, in attesa
che il
dannatissimo ogre si allontanasse. Di preciso non so quanto fossi stata
lì
sotto.
Il corpo mi doleva tutto a
causa delle botte ricevute e il cuore mi martellava furiosamente nel
petto. Con
un’imprecazione mi lamentai per aver perso.
Una volta lontano il
bestione, uscii allo scoperto, sputacchiando foglie e terriccio.
Mi guardai intorno in cerca
degli altri e nel vederla in difficoltà, aiutai Lily a
tirarsi via un grosso
ramo di dosso.
«State bene?!»
s’informò
Jimmy, raggiungendoci con la faccia pesta.
«Noi
sì… Ma te? Stai
sanguinando…» mormorai con un filo di voce,
tendendo le dita verso il suo
volto.
«Ho sbattuto il naso contro
una roccia…» spiegò, facendo spallucce.
Lily si era offerta di guarirlo,
ma lui rifiutò galantemente, preferendo che
l’umana conservasse energia per
salvarsi la pelle.
«Dov’è
Tammy?» chiesi
all’improvviso, guardandomi attorno. «E
l’altro? Dove sono Eric e Tammy, eh?»
ripetei, scrollando le spalle dell’elfo presa dal panico.
Lui in tutta risposta non
fece altro che scuotere la testa dispiaciuto.
«C-cosa…?»
bisbigliò Lily,
volgendo lo sguardo affranto alla quercia abbattuta. «Non
può essere… non
può…»
«Ho visto Tammy coi miei
occhi: un ramo l’ha… l’ha
squarc…» s’interruppe bruscamente,
quando venimmo
circondati a tradimento da un gruppo di genlock inferociti che emisero
disgustosi versi disumani, come per incitarci ad attaccare per primi.
Lilian non si fece prendere
dal panico e prontamente sventolò il suo bastone
d’acero, scagliando addosso al
manipolo di prole oscura un’esplosione mentale che ci permise
di guadagnare un
attimo in più.
Jimmy sguainò una daga dal
fodero sulla schiena e diede man forte alla maga, atterrando a fatica
il
genlock più vicino a lui per impedire che accadesse il
contrario.
Afferrai un ramo spezzato
piuttosto spesso da terra e con tempismo riuscii a colpire con tutto
ciò che
restava della mia non-famosa forza una di quelle bestiacce deformi,
senza però
ottenere il risultato sperato, dato che la mia botta sembrò
averlo appena
sfiorato.
Il genlock appena colpito,
prese la carica e a spada sguainata si accanì su di me. Mi
difesi alla bell’e
meglio con l’aiuto del bastone, le unghie, i denti e gli
stivali.
Con un grido agguerrito,
Lily mi tolse di dosso quell’essere, ma nel momento in cui si
voltò per
affrontare un altro genlock, questo la trapassò crudelmente
da una parte
all’altra.
«NO!» strillai,
disperata.
A quel punto, se Lilian
Amell era morta, che era la più forte di tutti noi, quante
possibilità poteva
avere una semplice e inutile mortale come me di salvarsi?