All’una in punto,
non appena Arthur tornò dal
Ministero, si sedettero tutti a tavola, George compreso.
“
Allora ragazzi, per quanto
tempo rimarrete qui?” chiese Molly, sedendosi e guardando il
suo primogenito e
sua moglie.
“Non
so Scignora…non
molto…”rispose Fleur.
“Probabilmente
torneremo a
Villa Conchiglia dopodomani… se non è un
problema…” concluse Bill, cominciando
a mangiare la sua bistecca molto al sangue.
“Oh,
tesoro…certo che puoi
tornare a casa tua…”lo rassicurò la
signora Weasley.
“Papà,
com’è andata al
Ministero?” chiese Percy, cercando di distrarre George che
fissava il posto di
Fred, vuoto, accanto a sé.
“Ovviamente,
al Ministero
regna il caos… Kingsley sta facendo il possibile,
ma… è difficile. Sta
cominciando a riassumere i vecchi impiegati, quelli rimasti
vivi…” sospirò
Arthur.
“Papà,
non ho alcuna
intenzione di tornare… non per ora…”
disse Percy.
“Non
intendevo questo…”tentò
di giustificarsi il Signor Weasley “ anche se, ora che
abbiamo un Ministro
equilibrato, forse non sarebbe una cattiva idea…”
Percy scosse la testa.
“E
che avresti intenzione di
fare?” chiese George, improvvisamente interessato alla
conversazione.
“Non
ne ho la più pallida
idea…”
“Beh,
ora che…insomma adesso
potrei aver bisogno di una mano ai Tiri Vispi
Weasley…” L’intera tavolata
ammutolì. Ron sgranò gli occhi e Ginny quasi si
strozzò con l’acqua che stava
bevendo. Il loro fratello più pazzo stava davvero chiedendo
al Prefetto
Perfetto di aiutarlo nel suo negozio di scherzi?
“Potrebbe
essere un’idea…
Grazie George” sorrise Percy.
“E
tu Charlie quando torni
dalle lucertole?” chiese Ginny.
“La
settimana prossima!”
rispose l’interpellato, euforico.
“E
non vedi l’ora…” commentò
Ron. Charlie sorrise, sembrava volesse dire che alla fine i draghi sono
meglio
degli esseri umani. A Ron la sua famiglia parve, quasi, di nuovo
normale, come
se Fred fosse di sopra a riposare, non sotto un metro di terra.
“Ma
sono ancora qui?” chiese
Ginny, rompendo il silenzio incantato calato pochi minuti prima,
durante il
quale ogni presente aveva riflettuto su quale fosse il modo migliore
per
ricominciare la propria vita.
“Le
piattole?” disse
Hermione, indicando la finestra. “Vado a
controllare…” la ragazza si alzò e si
avvicinò alla finestra. Scostò leggermente le
tende, guardò fuori e le
richiuse, prima che qualcuno dall’esterno si accorgesse di
lei.
“Allora?”
chiese Harry,
quando la ragazza tornò a tavola.
“Si,
i giornalisti sono
ancora qui…”
“Ma
non mangiano?” sbuffò
Ginny, irritata. “Il problema è che questi non si
accontentano delle vostre
magliette…” L’intera tavolata rise.
“
Secondo me, dovreste
concedergliela un’intervista, infondo sono semplicemente
disinformati…
l’articolo del Profeta di oggi era indecoroso.” si
intromise Bill.
“Bill,
non pensi che
qualunque informazione nelle loro
mani possa diventare una menzogna?” gli fece notare Harry,
indicando con un
gesto del capo il giardino esterno.
“Si,
hai ragione. Infatti non
mi riferivo a loro… potreste trovare qualcun
altro…”
“
Ho un’amica… cioè non la
vedo da un po’… però...”
cominciò Percy.
“Ci
credo che non la vedi
più…Pensi davvero che esista qualcuno, tranne
noi, capace di sopportarti per
più di una settimana?” lo interruppe George.
“Dicevo…”
ricominciò Percy,
liquidando il fratello con uno sbuffo infastidito: “Questa
ragazza aveva
cominciato a lavorare con il Profeta poco prima che O’Tusoe
diventasse
Ministro, poi ha mollato tutto quando il Ministero è
affondato nelle Arti
Oscure. Ma potrei comunque provare a mandarle un
Gufo…”
“E
perché dovrebbe
risponderti?” domandò Ginny.
“Ehm…
Dici che non mi
risponderà?”
“Eri il cagnolino
di O’Tusoe… tu ti
risponderesti?” disse lei, beccandosi un calcio da Ron sotto
il tavolo.
“Ehm…
no, ma io non sono lei.
È una ragazza piuttosto particolare, lo
vedrete…Passami pergamena e
inchiostro…”
***
Ron e Charlie
giocavano a scacchi magici, Ginny imprecava contro i giornalisti, Molly
lavava
i piatti, Harry e Hermione tentavano di spiegare al Signor Weasley la
funzione
di un frullatore. Invece, George fissava, stravaccato sul divano, un
agitato
Percy che andava avanti e indietro per la stanza.
“
Vedi che non è venuta?
Doveva essere qui tre ore fa…” disse poi George.
“Ti
voglio bene anch’io…”
rispose sarcastico Percy. In quel momento qualcuno bussò
alla porta.
“Chi
è? Chi è che bussa
perfino a quest’ora?” urlò Ginny,
prendendo la bacchetta.
“Ginny,
ferma lì. Sei
minorenne, vado io…”ordinò Percy alla
sorella.
“Ai
suoi ordini, Prefetto
Perfetto…” disse Ginny, facendogli la linguaccia.
Percy
andò ad aprire la
porta, rimanendo imbambolato nel vedere di fronte a sé
l’attesa giornalista. Si
trattava di una ragazza minuta, con i capelli corti, ricci e scuri,
intricati
come il nido di un uccello; degli enormi occhi blu scuro, lo fissavano
con un
espressione a metà tra il sorpreso e lo svampito. Indossava
un pullover da uomo
marrone, che le arrivava quasi al ginocchio, delle calze arancioni e
degli
strambi anfibi.
Percy
le sorrise, era rimasta
esattamente come se la ricordava, con la sua solita aria stravolta.
“Perché
questa gente ha
provato a impedirmi di entrare?” domandò Audrey.
“Ehm…
giornalisti esaltati
che vogliono intervistare i tre eroi del mondo
magico…” spiegò Percy,
cominciando ad arrossire.
“E
io che non volevo venire!
Pensavo che tu… lavorassi
ancora per
O’Tusoe, perciò non volevo vederti… Mi
fai schifo, ad essere sincera, ma vedo
che sei tornato a casa…” proferì,
enfatizzando le parole con disgusto.
Nonostante ciò, Percy diventò bordeaux.
“Ehm… sì, sono tornato… ti
presento gli
altri?” disse tentando di sviare l’argomento.
“Si,
certo. Ma perché sono
qui esattamente?” chiese lei.
“Volevamo
sapere se potresti
intervistare mio fratello, Hermione e Harry, scrivere un articolo e
venderlo al
Profeta…”
“
Si, potrei… ma dovrei avere
a che fare di nuovo con quel verme?”
“
Potresti anche venderlo a
qualche altro giornale… ma il Profeta è il
più venduto…”borbottò il
Weasley.
“Chi
vivrà vedrà…Me li
presenti?”
“Si,
subito…”disse Percy,
entrando in salone.
“Ragazzi…
Lei è Audrey…”cominciò
lui “Mio padre Arthur…Hermione Granger…
Harry Potter…” disse, indicandoli uno
alla volta. George, non appena ebbe notato la ragazza, saltò
in piedi e si
avvicinò alla malcapitata.
“Piacere,
George.
Infinitamente felice di aver conosciuto l’ unica amica di
Perce…” esordì,
porgendole la mano, che lei strinse sorridendo.
“Vabbè,
continuiamo…”
ricominciò Percy fulminando il fratello. “Mia
sorella Ginny, Ron e Charlie…E
mia madre Molly” finì indicando la signora
Weasley, che era appena uscita dalla
cucina.
“
Tanto piacere, tesoro….”
Disse Molly, abbracciando Audrey.
“Mamma,
lasciala stare…E per
finire ci sono Bill e sua moglie…Dove sono Bill e
Fleur?”chiese poi.
“C’è
davvero bisogno che te
lo dica?” rispose George con aria maliziosa, beccandosi uno
sguardo omicida da
sua madre.
“No,
George, ci arriviamo da
soli…” commentò Charlie.
“
Vabbè, ora sgomberate…”
esclamò Percy, indicando i fratelli e poi la porta.
“Se
volevate stare da soli
non potevate andare di sopra?” disse Ginny, strizzando
l’occhio al fratello. A
queste parole George scattò in piedi. “ Questa
è mia sorella…” constatò con
finta voce commossa e abbracciò Ginny di slancio. Tutti,
compreso Percy,
uscirono e anche Ron fece per alzarsi.
“
Idiota, se te ne vai chi
intervista, Audrey?” lo riprese Hermione, afferrandolo per un
braccio.
“Ah,
giusto….” borbottò lui,
risiedendosi.
“Bene…perché
mi avete fatta
venire qui?” domandò Audrey, sedendosi sul
tavolino di fronte al divano,
dov’erano accomodati i tre eroi, e cominciando a scavare
nella borsa.
“Per
l’intervista?” rispose
Hermione scettica.
“Eh….
Si, ma perché volete
quest’intervista?”
“Non
è che volessimo un
intervista… è che ci serve per smentire un
articolo pubblicato oggi dal
Profeta…”spiegò Harry.
“Ah…
e che dice
quest’articolo?” chiese Audrey, guardandoli con
aria interrogativa. Hermione le
passò il giornale e lei lo lesse.
“Bene…
e sono tutte cazzate?”
“Esattamente…”confermò
Ron.
Se glielo avessero chiesto, Harry non avrebbe saputo descrivere la
ragazza che
si ritrovava davanti: aveva di sicuro la testa tra le nuvole, ma non
sembrava
una stupida. Pareva celasse una grande forza dietro la grazia che
emanava.
“E
io che dovrei chiedervi?”
chiese lei “Percy non mi ha detto neanche che dovevo
intervistare voi… Secondo
te cosa vogliono sapere?” domandò Audrey,
guardando Hermione.
“Più
o meno quello che si
chiedono
nell’articolo…suppongo…?”
rispose lei, sempre più scettica.
“Okay…qui
vogliono sapere
cos’è successo esattamente il 2
Maggio…”. Le raccontarono tutto, lei ascoltava
e annuiva, mentre la Penna Prendi appunti correva veloce sul foglio.
Al contrario di quella di Rita Sketeer, notò Harry, questa
non era colorata e
stravagante, bensì... elegante. In più, e
sopratutto, scriveva il vero, migliorando
solo dov’era necessario i periodi più
sgrammaticati, pronunciati perlopiù da
Ron.
“È
una brutta cosa scherzare
su malattie gravi come la Spruzzolosi!” asserì
Audrey, dopo aver sentito lo
stratagemma utilizzato come alibi da quest’ultimo.
“Sarebbe stata una cosa
peggiore vedere Ron confiscato dal Ministero o dai seguaci di Voldemort
in
quanto ‘traditore del su sangue’!” le
urlò quasi contro Hermione, irritata.
“Oh beh” ribattè la giornalista,
imbronciata, “Questo di certo non lo rinnego,
è fuori dubbio!” disse convinta.
Tralasciato il piccolo dibattito, che spinse i tre a chiedersi quale
malcapitata avventura avesse coinvolto insieme Audrey e la Spruzzolosi,
per
tutta l’intervista non vi furono più incidenti e,
anzi, il gruppetto si divertì
molto. A volte l’intervistatrice si perdeva con lo sguardo
nel vuoto,
giochicchiando distrattamente con i suoi ricci scuri, e lasciando tutto
il
lavoro alla sua penna. A quei momenti se ne contrapponevano altri in
cui la
passione e la convinzione di Audrey nello schierarsi contro le
prepotenze
subite dal mondo magico in quegli anni erano palpabili.
Quando
gli venne chiesto se i
loro rapporti erano mutati nel corso dell’ultima importante
missione, l’intero
terzetto diventò rosso dall’imbarazzo, in
particolare Ron. Harry notò che
questa peculiarità accompagnava i Weasley in tutti i loro
sentimenti: che si
trattasse di rabbia, amore, imbarazzo o soddisfazione, il loro colore
passava
dal rosa pallido al rosso acceso in pochi secondi. La domanda non
ricevette
risposta, anche se quel lungo silenzio la diceva lunga, e quando Harry
chiese
se quest’ultima parte poteva non essere trascritta, Audrey
acconsentì
apprensiva.
Smentiti
gli avvistamenti
nello stato peruviano e le varie menzogne presenti
nell’articolo del Profeta,
l’intervista poteva dirsi conclusa.
Il
gruppo scese finalmente le
scale dopo quasi quattro ore totali di racconto, esausti per il troppo
parlare.
“Audrey, tesoro, si è fatto tardi:
perchè non resti a cena con noi?” le chiese
affabile la signora Weasley, che aveva la caratteristica di impensierirsi anche per
persone conosciute
quello stesso giorno. “Grazie mille, ma non posso
proprio!” declinò l’invito la
ragazza “Devo stendere per bene l’articolo,
occuperà l’intero giornale!”
spiegò
alla comitiva. “Ma non tornerai mica da sola?” si
preoccupò per lei Molly “Eh
già!” si intromise Arthur “Abbiamo
finito la Metropolvere, perdonaci!”
“È
chiaro che non voglia
smaterializzarsi!” sussurrò Hermione ad Harry e
Ron “Se abita tanto lontano,
per una tipa che pensa sempre ad altro, smaterializzarsi potrebbe
essere
davvero pericoloso!”.
“A questo ci penso io!” disse Percy,
improvvisamente spavaldo. Poi perse tutto
d’un colpo l’audacia mostrata, si
aggiustò tremante gli occhiali sul naso, e
passandosi una mano fra i capelli rossi incespicò
“S-se per te va bene, è-è
chiaro...”. George ridacchiò, vedendo Audrey
afferrare suo fratello e portarlo
fuori.
ANGOLINO!
Visto
che il 5° è
arrivato subito? Che ne pensate della nostra Audrey? Fateci sapere le
vostre
opinioni, mi raccomando!