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Autore: Cathy Earnshaw    14/03/2012    1 recensioni
Alcesti è una giovane donna orgogliosa e intraprendente. Vive con la madre e le tre sorelle minori nella ricca città di Darkfield grazie all'eredità lasciata loro da Sir Merthin, suo padre, Cavaliere scomparso in circostanze non accertate. Ma il vento sta per cambiare. La ragazza sta per intraprendere un viaggio sulle orme del genitore che la porterà a scoprire il potere della magia, il valore dell'amicizia e la forza dell'amore.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’inverno passò, e una primavera, un’estate, un autunno e un altro inverno. Era il 25 di aprile, due anni esatti dall’arrivo di Alcesti ad Alia. Le sembrava impossibile che fossero successe così tante cose in così poco tempo. Camminava avanti e indietro nella sua stanza cullando il suo bambino. Compiva un mese proprio quel giorno. Si era addormentato. Lo posò dolcemente nella culla e gli accarezzò una guancia. Sarebbe rimasta lì a guardarlo dormire per ore e ore, ma quando sentì la porta aprirsi fu costretta a voltarsi. Aspettava brutte notizie.
- Come sta Connor?- sussurrò Kysen, avvicinandosi.
- Dorme come un angioletto- rispose Alcesti.
Il Re le cinse la vita e le diede un bacio.
- Che novità ci sono?- domandò la Regina.
- Pessime novità…-
Kysen prese a raccontare quanto aveva appena appreso dal Gran Consiglio.
Negli ultimi mesi, i rapporti delle sentinelle avevano messo in evidenza strani spostamenti di truppe nel nord. Ad un’analisi più approfondita, si era scoperta un’alleanza che coinvolgeva otto città facenti capo a Roth, antagonista di Alia per potere e dimensioni, ma mai direttamente entrata nel conflitto per la supremazia. La città si era subito preparata al peggio ed era andata a caccia di alleati a sud. I primi ambasciatori erano tornati proprio quel giorno, e il responso era negativo.
- Per il momento siamo soli- concluse Kysen.
- Da soli non avremo scampo…- sussurrò Alcesti con un singhiozzo.
- Lo so. Se le cose restano così, possiamo solo cercare di resistere il più a lungo possibile-.
La Regina sospirò tristemente, mentre il suo cervello lavorava febbrilmente per escogitare un piano che le permettesse di salvare il suo piccolo Connor. Era l’erede al trono: se Alia fosse caduta in mani nemiche, Dio solo sa cosa avrebbero potuto farne di lui…
 
I rapporti giornalieri annunciavano i preparativi per la partenza di un grande esercito dal porto di Roth, fugando ogni possibile dubbio sulle intenzioni dell’Alleanza. Gli artigiani di Alia già lavoravano alacremente per rinforzare le mura, le palizzate, le porte, i ponti, i fossati. I fabbri forgiavano spade, scudi, armature, elmi, e tutto quanto potesse essere necessario per il combattimento. L’esercito si allenava a ritmi serrati sotto la guida dei Cavalieri e di Miyrdin. La città intera raccoglieva viveri per non farsi trovare impreparata in caso di assedio.
 
I giorni passavano veloci, troppo veloci, e tutti gli ambasciatori erano tornati portando con loro notizie negative. La via delle alleanze era stata esplorata con accuratezza, e non vi erano più dubbi: Alia era sola. Era rientrato anche il messo inviato a Roth per contrattare l’armistizio. Kysen sapeva che Spartacus, sul trono da diciotto anni, non era incline alle pratiche belliche e sperava di poter risolvere il tutto con qualche concessione commerciale e territoriale, ma ogni offerta era stata respinta. Il conto alla rovescia era iniziato: nove giorni alla guerra.
 
Primo.
- È tutto pronto, Ky-.
Alcesti camminava nervosamente intorno alla predella del Trono.
- Mi sono già messa d’accordo con le mie sorelle: se dovesse succedere qualcosa a noi due, porteranno Connor lontano, a ovest, verso Keras…-
Kysen sospirò.
- E come sapranno che ci è successo qualcosa?- domandò.
- Sarà Corax ad avvisarle- rispose decisa la ragazza.
- Affidi tuo figlio ad un uccello?!- esclamò il Re.
Alcesti abbassò lo sguardo.
- Hai un’alternativa?-
Kysen abbassò lo sguardo a sua volta.
 
Secondo.
- Sveglia, sveglia! Dobbiamo essere più veloci! Così non saremo di nessun aiuto!-.
Frate Rudolph stava addestrando frati e suore a lavorare a ritmi serrati. Un ospedale da campo efficiente era più che fondamentale in una situazione come quella. Le piante medicinali erano già state preparate, così come tutte le bende a disposizione. Non era il momento di farsi trovare impreparati.
 
Terzo.
- Non è sufficiente, Yuri-.
Kysen guardava sconsolato le fila dei suoi soldati pronti per l’addestramento.
- Abbiamo arruolato chiunque fosse in grado di combattere, Comandante- rispose Yurika desolata.
- Lo so, ma non basta!-
Il Re chiuse gli occhi, come in preghiera. Quando li riaprì c’era una luce sinistra nel suo sguardo.
- Ascoltami bene, Yurika: se io dovessi morire, o se non dovessi essere più nella possibilità di combattere, sarai TU a dover guidare l’esercito… so che può fare paura- aggiunse, davanti allo sguardo terrorizzato della ragazza – ma sei un bravissimo Capitano, ed io ho piena fiducia nelle tue capacità-.
Yurika sorrise in segno di ringraziamento, ma dovette abbassare subito il capo per nascondere le lacrime che a stento tratteneva.
 
Quarto.
Antigone non riusciva a capire, e questa sensazione del tutto nuova le dava un certo disappunto. Ares, seduto accanto a lei, la guardava con curiosità, ma aveva imparato a rispettare il suo silenzio. Improvvisamente, la ragazza sbottò:
- Alcesti non vuole dirmi per quale motivo ci attaccano-.
- Beh, in realtà non ci è molto chiaro… non abbiamo mai avuto rapporti diretti con Roth, forse è denaro che cercano…- disse Ares.
- Oppure?- incalzò Antigone.
- Oppure vogliono solo l’egemonia sui nostri territori. Una sorta di gesto dimostrativo, insomma…-.
- E se dovessero vincere?-
- Se dovessero vincere dovremmo sperare nella clemenza di Spartacus-.
 
Quinto.
- Sire, c’è una persona che chiede di voi. È urgente-.
Kysen guardò interrogativamente i Cavalieri con lui sul campo di addestramento, i quali ricambiarono lo sguardo con la stessa perplessità. Si incamminò poi, inquieto, dietro al paggio.
Nella sala delle udienze lo attendeva una sorpresa.
- Clodia?!- esclamò sbalordito alla vista della ninfa, che si intratteneva con sua moglie e col suo piccolo.
- Buongiorno, Re Kysen! La foresta vi manda le sue più sentite congratulazioni per il vostro cucciolo!- esordì la ninfa con un sorriso abbagliante.
- Cosa ti porta qui?- domandò Kysen, a metà tra il preoccupato e lo speranzoso.
- Le ninfe combatteranno con noi, Ky!- esclamò Alcesti con gioia.
- Davvero?!- domandò il Re incredulo.
La risata cristallina di Clodia echeggiò nel palazzo.
- Si, Sire- rispose – ovviamente non scenderemo in campo come voi, ma possiamo fare in modo che gli elementi rendano la vita più difficile ai vostri nemici. Kellenwood ci è troppo cara per rischiare di perderla senza muovere un dito-.
 
Sesto.
Il vento soffiava forte, sul grande cimitero di Alia. L’erba soffice si piegava sotto al suo impeto. Si piegava, ma non si spezzava. Christopher fissava in silenzio la lapide di Vanessa. Ma era un silenzio che conteneva più di mille parole, il suo. Parlava delle avventure che avevano vissuto insieme, delle battaglie che avevano combattuto fianco a fianco, di ogni singolo giorno che avevano trascorso da fratello e sorella nella cerchia dei Cavalieri. Bastava così poco perché tutto andasse perduto?
- No, la morte non ha tanto potere…-
Il sussurro del cavaliere fu accolto dalle fredde braccia del vento, che lo prese con sé per portare un po’ di speranza a chi fosse stato disposto ad ascoltarlo.
 
Settimo.
Alcesti stava affilando Maya dopo l’allenamento quando, senza alcun preavviso, sentì posarsi una mano sulla sua spalla e fece un salto.
- La maternità ti ha fatto male, amica mia!-
Vincent fece un passo indietro, alzando le mani, e sorrise divertito dello spavento della ragazza.
- Solo un licantropo avrebbe potuto essere così silenzioso- rispose Alcesti, sedendosi su una panchetta per riprendersi.
Vincent ridacchiò.
- Allora, che si dice da queste parti?- domandò, sedendosi accanto a lei.
- Niente di bello, temo- rispose la ragazza in un sussurro.
- Già… ho sentito dire… sai, a Licantropia siamo un po’ scontenti della guerra imminente. Se doveste uscirne sconfitti, per noi e per i nostri territori sarebbe un bel rischio…-
- Dunque?- incalzò Alcesti.
- … dunque abbiamo deciso che ci converrebbe darvi una mano, per non rischiare di complicarci ulteriormente la vita, che dici?-
- Dico che sareste più che graditi!- esclamò la Fenice con un sorriso di gioia pura.
 
Ottavo.
- Hai capito bene, amica mia?-
Corax era stata istruita a dovere dalla Regina. Non avrebbe dovuto perdere di vista né lei né suo marito, nemmeno un secondo. E non appena si fosse resa conto che era successo qualcosa a Kysen o a entrambi, sarebbe dovuta volare di filato da Hermione, Antigone ed Elettra, che si sarebbero subito allontanate vero ovest con il piccolo Connor. Non sapevano cosa volesse Roth, ma se la sua intenzione era occupare Alia, l’erede al trono era decisamente in pericolo.
 
Nono.
- È tutto pronto?-
- Si, Comandante-.
Yurika aveva appena concluso l’esame dell’attrezzatura pronta per il combattimento.
Le armi erano affilate, le armature saldate, le frecce già nelle faretre, il materiale medico pronto, le mura cittadine rinforzate, i soldati addestrati.
Kysen annuì.
- I lupi?- domandò.
- Faticano a rispettare i comandi, Kysen, ma il loro aiuto è prezioso-.
- Speriamo che non ci mollino sul più bello…-
- Oh, non lo faranno! Sono motivati quasi quanto noi!-
Kysen sorrise.
- Non so come finirà questa storia, ma quello che è certo è che venderemo cara la pelle!- 
   
 
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