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Autore: Daphne91    14/03/2012    4 recensioni
E se Sirius Black avesse avuto una figlia, la storia di Harry Potter sarebbe stata diversa? Ho provato a immaginarlo in questa fan fiction che parte da prima della tragica notte in cui Lily e James furono uccisi da Lord Voldemort......
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Ritorno a casa

Quando uscirono i risultati Syria risultò la migliore del primo anno avendo totalizzato tutti Eccezionale tranne in ginnastica in cui aveva Oltre Ogni Previsione. Nonostante tutto si stupì del voto alto in Pozioni conoscendo l’antipatia che Vikanov provava nei suoi confronti.
“Non poteva fare altro, hai vinto un concorso internazionale, no?” le disse Vicktor, che era stato promosso anche se non con voti eccellenti.
Peter aveva E in Trasfigurazione, Accettabile in Pozioni e per il resto O nelle altre materie. Anche Mikail era risultato uno dei migliori del loro anno e non ci fu nessun bocciato.

Per Syria fu difficile preparare il baule: non voleva tornare a casa Malfoy e il solo pensiero di dover chiedere agli zii di poter passare l’estate da Vicktor le metteva ansia. Sul letto giaceva la lettera che zia Narcissa le aveva spedito per informarla che sarebbero venuti a prenderla a Kings Cross. Non vedeva l’ora di rivedere Draco, di sgattaiolare nel parco con lui a giocare ai pirati nel ruscello per poi tornare in casa e lavarsi di corsa perchè Lucius non voleva che suo figlio si sporcasse con dei giochi “indegni”.
Chiuse il baule e si avvicinò alla finestra: il sole stava tramontando e di lì a poco sarebbe cominciata la cena di fine anno della scuola. Senza contare la festa in dormitorio che avevano organizzato i ragazzi del settimo anno, come da tradizione.
Scese in sala comune dove recuperò i suoi amici e andarono in sala a mangiare; il banchetto era molto più sostanzioso delle altre volte, ma Syria non riuscì a mangiare molto perchè era triste nel dover abbandonare tutte le persone che nel bene o nel male le avevano fatto passare dei bei momenti, le volevano bene e la rispettavano. Gli studenti erano in fermento perchè non vedevano l’ora di darsi alla pazza gioia in sala comune, quindi quando Karkaroff ebbe terminato il discorso di commiato la sala si svuotò velocemente.

La sala comune dei Draghi era stata agghindata con luci stroboscopiche, panneggi rossi e oro, coccarde e una grande pista da ballo al centro, mentre addossato al muro c’era un mobile bar dietro cui c’era un ragazzo del sesto anno che faceva anche il deejay. I tre si avvicinarono al bar e chiesero delle Burrobirre, ma il ragazzo scosse la testa e disse:”Vi faccio io qualcosa che vale la pena bere!”.
Syria era incuriosita ma non si fidava granchè dell’intruglio che le aveva dato: dopo due sorsi già le girava la testa e appoggiò il bicchiere su di un tavolino perchè non le andava di ubriacarsi visto il lungo viaggio che l’attendeva il giorno dopo. Peter la invitò a ballare e lei accettò volentieri; poco dopo fu la ragazza più gettonata della serata, continuava a cambiare cavaliere come se stessero facendo la fila. Per sua fortuna, quando arrivò un lento, Vicktor si precipitò verso di lei e la salvò da un biondino del terzo anno.
“Grazie Vic” disse Syria riconoscente.
“Prego... sei molto richiesta” rispose il ragazzo malizioso.
“Già... mi domando perchè”
“Sei seria?”
“Su cosa?”
“Sul fatto che non sai perchè tutti vogliono ballare con te”
“Certo, stupido!”
“Aspetta qualche anno e non vorranno solo ballare...” fece Vicktor scuotendo la testa.
“Esagerato!”
“Fidati dello zio Vicktor!”
“E perchè poi? Ce ne sono tante altre più belle di me!”
“Ma tu sei anche intelligente e un asso del Quidditch”
Syria scosse la testa: non credeva a una parola dell’amico ma preferì lasciar cadere il discorso; già Vicktor non era un grande ballerino e il solo fatto che ballasse con lei per aiutarla poteva risparmiargli una discussione.

Quando la musica finì i tre si diressero al dormitorio maschile: i loro compagni erano troppo ubriachi per badare a loro. Syria si buttò sul letto di Vicktor sospirando e i due amici si distesero a fianco a lei.
“Non ho voglia di tornare a casa” disse la ragazza fissando il soffitto.
“Solo per poco tempo poi verrai da me” fece Vicktor ragionevole.
“Lo so, ma solo il pensiero di dover rivedere i miei zii mi da il voltastomaco”
Peter le strinse un braccio in segno di affetto. Rimasero a chiacchierare fino a che non sentirono le voci di sotto smorzarsi e Syria potè tornare al suo dormitorio. C’era ancora gente sveglia, qualche innamorato che stava insieme sui divani, alcuni si erano addormentati sul pavimento. Sgattaiolò in camera e vide che Katia già dormiva. Scrisse a suo padre e a Remus di quello che provava, sperando in un minimo di conforto, come era stata l’ultima lettera dei gemelli Weasley: le avevano raccontato di una strana mappa che rappresentava Hogwarts e si vedeva l’esatta posizione di ogni occupante del castello. La ragazza lo trovava molto interessante ma quando ne aveva scritto a Remus, questi non ne aveva voluto parlare. Aveva riprovato con suo padre ma nemmeno lui la menzionava; tuttavia non si sarebbe arresa. O non si chiamava più Syria Black.

La mattina si alzò subito dopo Katia e scesero insieme a colazione. L’ultima colazione a Durmstrang del suo primo anno. Provava una strana sensazione, come se fosse stato tutto un sogno, come se non avesse mai affrontato quelle esperienze nella realtà ma solo nella sua mente. Non le sembrava vero di aver già frequentato un anno in una scuola di magia: era successo tutto così in fretta che non aveva avuto il tempo di riflettere!
Sul treno con i suoi amici si accordò per le vacanze estive: il padre di Vicktor sarebbe andato a prendere Syria in Inghilterra dopo due settimane e poi sarebbe rimasta, con Peter, a casa Krum fino alla fine dell’estate.
“Posso anche venire da sola, non è un problema per me viaggiare” tentò la ragazza, che non voleva creare troppo disturbo.
“Non se ne parla!” esclamò il suo amico testardo, fingendosi offeso.

Arrivati alla stazione di Sofia si salutarono con un abbraccio e Syria uscì alla ricerca di un taxi per l’aeroporto. Appena fuori dalla stazione vide Mikail allontanarsi con quello che doveva essere suo padre: stavano svoltando in un vicolo, probabilmente per Smaterializzarsi senza essere visti. I loro sguardi si incrociarono e il ragazzo le fece un cenno con la testa in segno di saluto. Syria alzò la mano e sorrise appena prima di salire sull’auto.
All’aeroporto si imbarcò su un volo della British Airways e si ingozzò di noccioline salate: le piacevano tantissimo! A Heathrow prese un altro taxi che la portò ai limitari del paesino dove abitavano i Malfoy: nell’ultima lettera Lucius le aveva detto che non poteva venirla a prendere all’aeroporto ma di non far vedere ai Babbani dove abitava, perciò fece fermare il povero tassista (che era rimasto alquanto sconvolto dal suo bagaglio) nella piccola piazza. Lo pagò con i soldi Babbani che le erano rimasti dal viaggio di andata e si incamminò lungo le vie sterrate trascinando il baule.

Mentalmente si maledì per non aver disobbedito allo zio dato che non credeva che trascinare quello stupido coso fosse così faticoso. Arrivò ai cancelli di Villa Malfoy sudata e con il fiatone: sentì la voce di Draco e di qualche altro bambino. Probabilmente altri piccoli Purosangue figli di gente “rispettabile”. Il cancello si aprì davanti a lei e si avviò sul selciato, tra le aiuole perfette e i pavoni che la guardavano con aria annoiata. Le sue previsioni erano state azzeccate: suo cugino stava giocando a mini-Quidditch con Blaise Zabini, mentre Pansy Parkinson, Daphne e Astoria Greengrass facevano il tifo. Blaise non era mai stato scortese con lei, al contrario detestava quelle tre spocchiose bimbette che già in tenera età avevano capito di essere superiori a qualsiasi altro essere sulla faccia della terra.
Draco si voltò al rumore dei passi e quando vide la cugina abbandonò il gioco e corse da lei.
“Syria!” urlò il bambino al settimo cielo.
“Ciao Draco!” disse la ragazza abbracciandolo. Doveva ammettere che era cresciuto davvero molto in quel periodo.
“Stiamo giocando a mini-Quidditch vieni anche tu?” le chiese.
“Prima vorrei sistemare il baule”
“Hai imparato a fare le magie?” le chiese seguendola su per i gradini senza minimamente badare Pansy che lo chiamava a gran voce.
“Oh si e posso insegnartene qualcuna”
“Tu non gli insegnerai proprio niente” disse la voce fredda di Lucius Malfoy.
Tutto si poteva dire di Lucius tranne che fosse brutto. Era un uomo estremamente affascinante, alto, con i lunghi capelli biondi e quell’aria fiera gli conferiva un’aura che emanava timore e reverenza. Tutte cose a cui Syria era immune.
“Draco torna dai tuoi amici” gli ordinò il padre. Il bambino abbassò gli occhi deluso e tornò dagli altri in giardino.
“Vai in camera tua e non uscirne fino all’ora di cena” disse Lucius perentorio. Syria intravide i genitori dei bambini nel soggiorno e sbuffando si avviò nella sua cameretta. Avrebbe parlato agli zii delle vacanze a cena, magari il loro umore dopo aver parlato male di Babbani e Mezzosangue con i loro amici sarebbe migliorato. O almeno così sperava.
Non valeva la pena di disfare il baule del tutto ma tirò fuori i vestiti da lavare e un libro per leggere ingannando l’attesa. Dato che aveva mangiato solo delle noccioline aveva un certo languorino così chiamò:”Dobby!” e l’elfo si Materializzò nella sua camera.
“Bentornata padroncina Syria” l’accolse la creatura facendo un lieve inchino.
“Grazie Dobby, come stai?”
“Benissimo, padroncina, posso fare qualcosa per lei?” mentì l’elfo. La ragazza sapeva che il suo piccolo amico non poteva dirle la verità, cioè che stava male a causa di tutte le vessazioni che pativa dai Malfoy, ma non poteva fare a meno di essere gentile con Dobby. L’aveva sempre trattata bene e aiutata in qualsiasi situazione, e in fondo era un essere vivente buono, che meritava solo il meglio.
“Potresti prepararmi qualcosa da mangiare per favore?” chiese Syria.
“Certo padroncina, desidera qualcosa in particolare?”
“Niente di pesante sennò gli zii si insospettiscono se non mangio a cena”
“Va bene padroncina, Dobby torna subito” e sparì.
Syria guardò fuori dalla finestra: Draco stava ancora giocando ma ogni tanto lanciava delle occhiate al maniero. Non vedeva l’ora di sapere cosa aveva imparato la cugina, l’unica persona in quella casa che le dimostrava un affetto incondizionato. Non che la sua mamma non fosse gentile, anzi lo trattava molto bene, ma non l’aveva mai abbracciato soprattutto se nei dintorni c’era il suo papà.
Poco dopo Dobby tornò con un piatto di crudité e salsa di gamberetti e un bicchiere d’acqua con una fetta di limone.
“Va bene, padroncina?” chiese porgendoglielo.
“Certo, Dobby, grazie mille” ringraziò la ragazza posando tutto sulla scrivania e cominciando a mangiare leggendo un libro sulle guerre dei Goblin.
Poco prima delle sette gli ospiti si congedarono e Syria sentì che Lucius proibiva a Draco di salire in camera sua. Senza farsi vedere andò in bagno a darsi una rinfrescata e si cambiò: sua zia teneva molto al fatto che si vestisse decentemente la sera e aveva intenzione di fare di tutto per ottenere il permesso di passare l’estate da Vicktor. Tuttavia prima di scendere in sala passò nella camera del cugino.
“Syria!” esclamò il bambino che stava cercando di annodarsi il cravattino.
“Ciao! Lascia, faccio io” disse la ragazza prendendo il pezzetto di stoffa e annodandolo nel modo giusto.
“Papà non vuole che ti chieda di Durmstrang”
“E noi non gli diremo che abbiamo parlato. Ma ora è tardi, dobbiamo scendere. Prima vado io e tu aspetti due minuti, ok? Così non capiscono che sono venuta qui”
“Ok” acconsentì Draco.
Syria gli diede un bacio in fronte e scese le scale per raggiungere gli zii.
“Buonasera” salutò appena entrata. Narcissa la squadrò dalla testa ai piedi e un lieve incurvare delle labbra fece intuire alla ragazza che la zia approvava il suo abbigliamento. Lucius continuava a fissare il cammino con un bicchiere di Firewhisky in mano: sembrava non essersi accorto di niente, ma Syria sapeva che captava qualsiasi mossa. Infatti quando Draco entrò nella stanza si sedette subito a tavola e il resto della famiglia lo seguì. Dobby servì prima Lucius, poi Narcissa, Draco e Syria, un ordine che aveva stabilito lo zio e che l’elfo doveva eseguire sempre rigorosamente. La ragazza cominciò a mangiare e siccome nessuno si decideva a parlare decise di buttarsi.
“Un amico mi ha chiesto se potevo passare qualche giorno da lui quest’estate”
Lucius non alzò nemmeno lo sguardo dal piatto per dire:”E tu cosa hai risposto?”
“Che dovevo chiedere a te”
Lo zio fece un sorriso mesto. Narcissa guardava ora il marito, ora la nipote.
“Chi è?” chiese l’uomo. Syria si aspettava l’interrogatorio.
“E’ un mio compagno di scuola a Durmstrang, giochiamo insieme per la squadra della Casa ed è anche Cercatore nella squadra regionale di Quidditch in Bulgaria”
“Come si chiama?”
“Vicktor Krum”
Lucius la guardò per la prima volta da quando la cena era cominciata.
“Ne ho sentito parlare” disse l’uomo con cautela.
“Ci saranno anche i suoi genitori e un altro nostro amico”
“Cosa fanno i suoi genitori?”
“Suo padre lavora al Ministero della Magia Bulgaro, mentre sua madre fa l’insegnante di pianoforte a casa”
“Pianoforte? E’ una Babbana?”
“No, zio. E’ una strega ma non lavora e per non restare con le mani in mano tutto il giorno da lezioni di musica”
Narcissa annuì: secondo lei le donne dovevano fare la bella vita a casa, ma non ammetteva l’ozio. Ma il caro vecchio Lucius non era ancora soddisfatto.
“E cosa avresti fatto per meritare che ti lasci andare?”
“Sono la migliore del mio anno e ho vinto due premi internazionali” la ragazza si trattenne dal dire che le sembrava abbastanza per poter stare lontani da quella baracca snob, ma capì che non si sarebbe volto a suo favore.
“Quanto tempo staresti via?”
“Mi verrebbe a prendere tra due settimane e resterei in Bulgaria fino alla fine dell’estate”
Lucius sembrò riflettere sulla situazione. Non voleva esaudire un desiderio della nipote, che detestava con tutto il cuore perchè rappresentava tutto ciò che odiava, ma il fatto di non averla tra i piedi per tutta l’estate era piuttosto allettante. Decise di prendere tempo per discuterne con la moglie.
“Manderò un gufo a Igor e se i tuoi voti saranno eccellenti come dici, potrai andare” sentenziò l’uomo.
Syria capì di non poter pretendere di più. Riprese a mangiare: ormai erano arrivati al dolce e con la coda dell’occhio vedeva il cuginetto che scalpitava per poter restare da solo con lei e farsi raccontare la sua esperienza magica. Cercò di mangiare il più velocemente possibile senza farsi notare dagli zii e dopo cena fu mandata subito in camera sua. Sedette sul letto e non dovette aspettare molto per vedere Draco che entrava nella stanza rapidamente per non farsi vedere dai genitori. Era già in pigiama e sedette di fronte alla cugina.
“Allora come è andata?” chiese e Syria partì raccontando il suo primo anno a Durmstrang. Gli aveva scritto delle lettere ma non poteva spedirgliene troppe per non insospettire gli zii: in fondo chi poteva scrivere a un bambino di 9 anni?
Le fece molte domande ma alla fine del racconto si rabbuiò.
“Che c’è?” chiese la ragazza stupita da quel cambio d’umore repentino.
“Quest’estate andrai via ancora” borbottò il bambino guardando per terra. Syria si sentì malissimo: Draco era l’unica persona di quella famiglia che le voleva veramente bene e quell’affermazione sembrava quasi una dichiarazione che lei volesse abbandonarlo.
“Lo sai come mi trattano gli zii. Un amico mi ha invitato sennò non sarei andata da nessuna parte. Poi tuo padre non ha ancora deciso e anche se fosse partirò tra due settimane. Abbiamo tempo per stare insieme” rispose la ragazza scivolando sulle ginocchia per poter guardare gli occhi del cugino: aveva gli occhi pieni di lacrime.
“Non vuoi stare con me?” domandò lamentoso. Per tutta risposta Syria lo abbracciò forte e sentì il bambino singhiozzare.
“Certo che voglio stare con te, Draco. Sei l’unica persona a cui voglio bene più della mia anima” sussurrò accarezzandogli la testa.
Dopo un paio di minuti parve calmarsi; alzò il viso ma non si sciolse dall’abbraccio.
“Mi insegni qualche magia?”
Syria sorrise e gli diede un bacio in fronte.
“Certo che te la insegno, cucciolo”
Draco sembrò soddisfatto e si accoccolò nel grembo della cugina, addormentandosi poco dopo. La ragazza lo prese in braccio e lo portò guardinga nella sua cameretta. Guardandolo dormire le si strinse il cuore: se lei non aveva l’affetto del padre perchè in prigione, Draco non aveva l’affetto dei genitori perchè erano freddi e scostanti. Probabilmente soffriva più di lei che ormai era diventata un punto di riferimento, una sorella maggiore. Le dispiaceva moltissimo lasciarlo solo ma non avrebbe resistito a lungo. Una volta in Bulgaria avrebbe potuto chiedere che venisse anche lui, tuttavia non credeva che suo zio l’avrebbe permesso.
Con un ultimo sguardo a quel bambino per cui avrebbe dato la vita tornò in camera sua e restò a guardare il soffitto a lungo prima di riuscire ad addormentarsi.

Note: chiedo umilmente perdono per il ritardo increscioso!! Fatemi quello che volete, si, me lo merito, scusate!! Sono ricominciati i corsi da una settimana e mezza e sono già sfinita a causa delle levatacce a un quarto alle sei per prendere il treno! Attendo le vostre vendette.... siate clementi, please! :)
Baci, D.
  
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