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Autore: Ariel Bliss Russo    14/03/2012    5 recensioni
Noi Directioner sappiamo cosa vuol dire essere Directioner.
E' prima di tutto sentire il cuore che batte forte ascoltando una qualsiasi delle loro canzoni, o semplicemente la loro voce.
Ma cos'è ogni canzone, separata dalle altre?
Secondo me...
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#I Should Have Kissed You

*Louis*

Confusione.
C’era tanta confusione nella testa di Louis.
L’aveva negato, per un po’, in fondo era facile alla sua età confondere ancora una forte amicizia dai primi sentori dell’amore.
Quelli che arrivano senza che tu te li aspetti, avvisandoti con stupidi formicolii allo stomaco e quei brutti nodi alla gola che fanno alzare la temperatura del corpo anche sotto la neve.
Poi però quelle dolci sensazioni si erano trasformate in rumori assordanti dentro il suo stesso corpo, emozioni che tentavano nei modi più disparati di uscire allo scoperto e far saltare la sua copertura da buon amico, di entrambi gli elementi della sua tortura.
Harry, il migliore amico, che tanto migliore amico in quel momento non sembrava, perché la gelosia che corrodeva l’animo di Louis era troppo forte e acida per permettergli di parlare con lui, come sempre.
E poi c’era lei, che di colpe non ne aveva affatto, se non quella di essere bellissima e aver letteralmente strappato il cuore dal petto di Louis con un semplice sorriso, qualche abbraccio, piccole lacrime nascoste e un animo brillante, malizioso e intraprendete come pochi.
 
I keep playing inside my head
All that you said to me
I lie away just to convince myself
This wasn't just a dream
 
Aveva un nome che si era concesso di pensare solo in sua presenza, quando chiamarla per nome non era un reato ma apparente normalità, perché se lo avesse anche solo pensato la notte, in balia del buio e dei pensieri più intensi, si sarebbe agitato per più ore di quanto già facesse normalmente.
 
Cause you were right here
And I should have taken the chance
But I got so scared
And I lost the moment again
It's all that I can think about, oh
You're all that I can think about
 
Ora lei era lì, accanto a lui, e toglierle gli occhi di dosso sarebbe stato paragonabile allo strapparsi un braccio o un occhio, magari.
«Tom? Mi ascolti, che palle?» sbuffò, cercando di attirare l’attenzione del ragazzo accanto a lei che sembrava essersi incantato di nuovo.
Louis batte le palpebre un paio di volte, fissandola qualche secondo per riprendere il consueto sorriso di scuse che ormai faceva continuamente capolino sul suo viso.
«Mi spiace, oggi sono un po’ distratto» ammise, passandosi una mano fra i capelli, imbarazzato.
«Ho notato» sbottò lei, perdendo però subito l’irritazione in un sospiro che alle orecchie del ragazzo suonò stanco.
Il motivo, beh, era anche quello che lo portava ad essere più distratto del solito.
«Ok, devi distrarti» sentenziò all’improvviso, alzandosi dalla panchina e porgendo la mano alla ragazza.
Lei lo guardò, un po’ confusa, ma poi si abbandonò ad un sorriso genuino e intrecciò la mano a quella dell’amico, come già molte volte avevano fatto in passato da quando si erano conosciuti e come speravano di continuare a fare in futuro.
«Ci manca solo che i paparazzi vengano a rompere di nuovo» commentò lei dopo qualche secondo di silenzio, mentre le strade di Londra sfilavano nel solito traffico quotidiano sotto i loro passi.
«Sono passati mesi dalla prima volta, per giunta ora sei anche famosa e tutti sanno che sei amica nostra. Dovresti andarne fiera»
Il colpo sulla spalla e il broncio divertito della ragazza arrivarono prima ancora di quanto lui avesse previsto.
«Ahi!» protestò, ridendo e massaggiando il punto dolente.
«Zitto Tomlinson, sapevi che ti avrei colpito!»
«Ti conosco troppo bene, io» si vantò, gonfiando il petto come un pollo.
O era un pavone?
«Buon per te, a volte io non ci capisco nulla» rispose lei, a metà fra la risata e la confusione totale.
Ed erano in due, racchiusi in quello strano caos di tormento e frustrazione, per cose che non sapevano di volere o che aveva già, ma senza accorgersene davvero.
«Tutti siamo un po’ complicati a volte» e mandando giù l’ennesimo nodo, aggiunse «anche Harry»
 
Is your heart taken?
Is there somebody else on your mind?
I'm so sorry, I'm so confused
Just tell me, am I out of time?
 
Is your heart breakin'?
How do you feel about me now?
I can't believe I let you walk away
When, when I should have kissed you
 
Lei si fermò per guardarlo, nuvoloni in tempesta al posto degli occhi che riflettevano anche l’umore del cielo grigio sopra di loro.
«Non c’è molto da fare, in fondo sapevo sarebbe successo» confidò all’amico, spostando un attimo lo sguardo per non dover sostenere quello limpido e compassionevole di Louis.
Che di compassione ne aveva ben poca, dedita solo alla sofferenza della ragazza, mentre contro la sua volontà di amico ogni cellula del suo corpo esplodeva per la felicità.
«Sei davvero decisa?»
Si mordicchiò il labbro inferiore e Louis adorava quel gesto, sapeva che lei reagiva in quel modo ogni volta che era pensierosa o felice per qualcosa, ma non voleva darlo a vedere.
 
Every morning when I leave my house
I always look for you
I see you every time I close my eyes
What am I gonna do?
 
La conosceva, davvero, come se fossero sempre stati vicini.
Non avrebbe mai avuto la forza per dimenticare ciò che provava per lei, anche Eleanor l’aveva capito.
 
La ami, Louis. C’è poco da fare.
Mi dispiace.
Ognuno di noi fa errori. Io… non ce l’ho con te. Sono felice che tu me ne abbia parlato.
Ti ho deluso.
Si, lo hai fatto. Ma è stato meglio saperlo adesso che dopo.
 
Teneva davvero a quella ragazza, era riuscita a fargli ritrovare il sorriso vero quando lei ed Harry sembravano diventati ufficialmente una coppia e lui non riusciva più a distinguere l’amicizia dalla gelosia.
Con lei aveva passato dei mesi bellissimi e, anche se Eleanor conosceva la verità  sui sentimenti di Louis, gli aveva proposto di provare a frequentarsi e conoscersi nel vano tentativo di lasciare il passato al passato.
Louis si rendeva conto di far soffrire Eleanor così, ma lei non si era mai lamentata, non l’aveva mai giudicato, forse perché veniva fuori da una situazione simile.
 
And all friends say
That I'm punching over my weight
But in your eyes I
Saw how you were looking at me
It's all that I can think about, oh
You're all that I can think about
 
Si erano confidati, supportati, uscendo più forti da quelle situazione che prima li avevano fatti stare male.
E adesso Louis era di nuovo allo stesso punto, con la stessa ragazza, perso negli stessi sentimenti.
No, sapeva che non ce l’avrebbe fatta.
«Si Louis. Ho ignorato il suo… tradimento… solo perché avevo altro per la testa» digrignò i denti, serrando poi le labbra cercando di frenare le lacrime.
Era l’orgoglio della donna che era diventata a parlare, ruggire dentro di lei, con la voglia di ribellarsi senza nascondersi dietro un pianto liberatorio, ma con la stessa fragilità di una qualsiasi persona nella sua situazione.
Le aveva confidato, una volta, che si era permessa di piangere poche volte, pochissime, la maggior parte proprio con Louis, perché la confortava sempre nel modo giusto e la faceva sorridere.
E Louis amava farla sorridere.
Cerò di allontanarla dal via vai di gente optando per la strada larga che portava ad Hyde Park.
Di solito a quell’ora era piuttosto tranquillo.
«Il lavoro è sempre utile in questi casi» sottolineò lui, sapendolo già per esperienza.
Quante volte aveva sprecato ogni energia e pensiero sui suoi doveri, distogliendoli da lei?
Non se lo ricordava nemmeno più.
Lei abbassò lo sguardo, lanciandogli una strana occhiata col capo inclinato.
Così era ancora più bella del solito, con i capelli di quel rossiccio non proprio vero che scendevano su una spalla, gli occhi uguali a quelli del fratello che scrutavano il suo viso con accortezza e quelle labbra che aveva sognato di toccare con le sue per innumerevoli volte, svegliandosi confuso e frustrato.
Entrarono nel parco, ma se ne accorse appena, concentrato com’era su di lei.
Di nuovo, lei l’avrebbe preso in giro perché era troppo distratto.
Invece riuscì a sorprenderlo, arrossendo di botto e abbassando lo sguardo.
Louis cercò di guardare avanti, concentrandosi sullo spazio aperto e arioso intorno a lei, anziché sul calore che aveva investito il suo corpo e i pensieri che vagavano incerti, illudendolo circa strane possibilità che solo una mente distorta e innamorata poteva creare.
Negli ultimi tempi, il fatto che le sue guance assumessero quel dolce colorito roseo in sua presenza, quando la guardava intensamente come se non esistesse altro che lei a quel mondo -e per lui, in fondo, era così-, gli aveva acceso una strana speranza nel petto.
Lei non arrossiva mai davanti a niente, se non davanti a chi la metteva a disagio e la emozionava.
All’inizio, Louis lo ricordava bene, le succedeva anche le prime volte che aveva a che fare con Harry.
Ma ora solo con lui, e questo lo rendeva stupidamente felice.
«Non è solo per quello» continuò dopo un po’, incrociando le braccia al petto, lo sguardo sempre davanti a se.
 
Is your heart taken?
Is there somebody else on your mind?
I'm so sorry, I'm so confused
Just tell me, am I out of time?
 
Is your heart breakin'?
How do you feel about me now?
I can't believe I let you walk away
When, when I should have kissed you
 
La zona più appartata in cui si imbatterono era una panchina sotto un albero enorme con le foglie verdissime tipiche dei primi mesi d’estate.
«Io..» riprese, una volta seduti «…non sono stata nemmeno io del tutto fedele»
Quelle parole gelarono l’animo di Louis.
Cos’aveva fatto?
Era andata a letto con un altro?
E perché lui non se n’era accorto, maledizione!?
«Allora penso che dovresti parlargliene. Seriamente» le suggerì, imponendosi di mantenere la calma.
«E’ difficile. Dovrò affrontare due reazioni diverse e non so come fare»
Non voleva sapere di chi sarebbe stata la seconda reazione, il suo compito era rimanerle vicino senza giudicare.
Girò il suo viso verso il suo e le parlò con calma.
«Ascolta. Tutti fanno errori, l’ho capito anche io. Però sbagliare senza provare a porre rimedio è il vero errore che puoi fare, il più grave secondo me. Se sei sicura di ciò che vuoi, chiarisci una volta per tutte la situazione con Harry e.. e vai a prenderti ciò che ti sta a cuore»
Louis si rimproverò mentalmente perché era tanto bravo a fare discorsi agli altri, ma lui era comunque incapace di prendersi ciò che gli stava a cuore.
Non solo non riusciva a tenerla con se, era anche tanto idiota da lasciarla andare.
Di nuovo, per la seconda volta.
Che bel cretino.
«Si, probabilmente dovrei» capì lei, finalmente, abbozzando un piccolo sorriso verso l’amico.
Louis si preparò a vederla allontanarsi e a salutarla con una mano ridendo, come faceva sempre, ma ancora lo sorprese e non si mosse, rimanendo ferma, col viso poco lontano dal suo.
 
When you're stood there
Just a heartbeat away
When we were dancing,
And you looked up at me
If I had known that
That I'd be feeling this way
If I could replay
I would have never let you go
No, oh
Never have let you go
Am I out of time?
 
Baciala si ripeteva.
Baciala, maledizione, fallo e non farla scappare!
Ma cuore, mente e muscoli non erano legati fra di loro, in quel momento, sotto quegli occhi tanto profondi e scuri era impossibile prendere qualunque decisione.
«Vado da lui» bisbigliò, con voce rotta, avvicinandosi per il solito bacio sulla guancia, poi si alzò e corse verso l’uscita del parco.
Adorava quegli schiocchi dolci sulla guancia, ma non gli bastavano più.
La voleva sua da star male e ancora una volta l’aveva vista andare via.
 
«Tom? Vieni di nuovo al parco? Devo raccontarti!»
«Ci sei riuscita?»
«Ho parlato con Harry e… beh, ci vediamo lì»
«Ehm… o-ok, a fra poco»
«Stessa panchina. A fra poco»
 
Dire che era arrivato passeggiando e col respiro regolare era una menzogna.
Ammettere di fronte a lei di aver corso come un pazzo per essere lì il prima possibile un eufemismo.
Quando si parlava di lei non c’erano mezze misure, solo tutto o niente.
E lui per lei avrebbe sempre fatto tutto, ne era sicuro.
Eppure giunse impreparato, totalmente, a ciò che lo aspettava alla panchina di qualche ora prima.
Quando la vide lì, bellissima e immobile, seppur con gli stessi vestiti e la stessa pettinatura, solo un po’ più sfatta, a torturarsi l’orlo della maglia con le mani, resistere divenni sempre meno facile.
Era una tentazione continua.
«Finalmente!» esclamò, notando il suo arrivo e alzandosi, pronta per rimproverarlo.
Ci aveva messo un po’ di più perché era appena uscito dalla doccia ed era sempre lento in quelle occasioni.
«La colpa è tua, chiami sempre mentre ho altro da fare» obbiettò, sorpassandola e buttandosi malamente sulla panchina.
Indignata, poggiò le mani sui fianchi e lo guardò malissimo.
«Scusi signor relax, credevo le importasse qualcosa della ma situazione»
Louis scoppiò a ridere, sporgendosi verso di lei e cingendole la vita per trascinarla sulle sue ginocchia.
Un gesto automatico che lo fece preoccupare per la sua sfrontatezza oltre che per la difficoltà di tenere a bada i suoi sentimenti ogni volta che quelli decidevano di mostrarsi a lei.
Lei, d’altra parte, era rimasta immobile, un po’ impressionata, ma il suo sguardo tradiva una certa contentezza.
Forse avevano fatto pace…
«Ho troncato tutto, in comune accordo con lui» iniziò, prendendo aria e incrociando gli occhi chiari e luminosi dell’amico.
«A dire il vero avrei dovuto farlo settimane fa, quando ho capito che Harry non era stato l’unico a…» si bloccò, in tempo per non dire a farmi innamorare e cercando il termine giusto «… ehm, diciamo a piacermi. Poi però è venuta fuori la storia che fosse andato a letto con quella Silvia, più volte, e fra una cosa e l’altra me ne sono fregata, pronta per un’enorme lavata di capo, di quelle belle grandi, tutta in una volta»
Louis se la immaginava a prendere Harry e infilarlo nella lavatrice, sghignazzando mentre lui ci soffocava dentro.
Reprimere una risata con quelle immagini in testa gli venne piuttosto difficile.
«Ma che fai? Ridi?»
Lui fece una smorfia, giocando con i suoi capelli.
«Lo faresti anche tu immaginando Harry in una lavatrice» disse.
Risero entrambi, senza fermarsi, incuranti del fatto che qualcuno potesse prenderli per stupidi.
Cosa importava a Louis uno stupido giudizio se la sua attenzione era focalizzata interamente su di lei?
«Ok, beh, è per questo che adoro parlare con te. Momenti difficili o meno sai sempre come tirarmi su di morale» gli sorrise, realmente grata della sua presenza.
Ma lui già sapeva che era in grado di renderla felice, era lei a doversene rendere davvero conto.
Dimmi qualcosa di nuovo, ti prego
«Dunque, andiamo al sodo, perché se continui a guardarmi in quel modo mi viene difficile allungare il brodo come mi ero ripromessa»
Per qualche strana ragione il cuore di Louis cominciò a battere più velocemente.
Lo sguardo che le riservava, ormai, era sempre lo stesso, innamorato, attento e desideroso.
Possibile che l’avesse notato?
 
Is your heart taken?
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I can't believe I let you walk away
When, when I should have kissed you
 
Volse lo sguardo verso Louis, completamente, senza abbandonare lo splendido sorriso dipinto sul volto.
«L’ho lasciato, Louis, e la lavata di capo è stata più piccola perché gli ho confessato di essermi innamorata. Prima per me sarebbe stato difficile capire e ammettere una cosa del genere, ma ora è molto diverso. L’ho lasciato perché l’ho tradito col pensiero e lui mi ha tradita con i fatti. Ma forse il mio tradimento è stato più grave, perché mi sono innamorata del suo migliore amico»
Semplici parole, così dolci e decise, senza tentennamenti.
Louis non riuscì a vedere altro e, quando Cassie poggiò la fronte alla sua, catturò il suo viso fra le mani e la baciò.
Oh, quel sapore!
L’aveva sognato, ma ogni invenzione della sua mente non era paragonabile a quel miscuglio di vaniglia, panna e cannella, sole, acqua, tempesta, nuvole e di nuovo sole.
Cassie avvolse le sue braccia attorno alla nuca di Lous, stringendolo a se, due cuori che avevano giocato a nascondino per un po’, ma poi si erano stancati e aveva deciso di provarci lo stesso.
E adesso Louis poteva dirlo, pensarlo, urlarlo senza sentirsi lacerare.
Cassie gli aveva rapito il cuore, era vero.
Cassie era in ogni suo pensiero.
«Cassie» soffiò sulle sue labbra, finalmente, una concessione troppo belle e dolce per essere vera davvero.
«Sono qui, Louis» mormorò lei, ritrovando quel bacio.
Lo sapeva, lui, che l’aveva aspettata per tanto tempo.
Si, finalmente.
 
I should, I should, oh, I should have kissed you
I should, I should, oh, I should have kissed you
I should, I should, oh, I should have kissed you
I should, I should, oh, I should have kissed you
 
Angolo autrice:
Salve, si, eccomi qui.
Breve spiegazione.
Ho usato I should have kissed you perchè questa OS è legata alla storia su 1D che sto scrivendo per intero.
E’ un riferimento a Cosa sarebbe successo se Louis e Cassie fossero finiti insieme? ed essendo una relazione al condizionale, per così dire, questa canzone ci sta a pennello.
Ringrazio chi ha recensito le precedenti OS, sono davvero molto contenta che questo progetto vi piaccia :D
A presto con le prossime canzoni!
Baci,
Bliss
   
 
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