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Autore: OttoNoveTre    15/03/2012    5 recensioni
- Sono stato così cafone, bimba?
- Oh, zitto e dammi qua!
Corin nascose le pagine in una cartelletta e la mise in fondo ad un cassetto. Invece salvò la versione sullo schermo del computer, e l’iconcina del file comparve nell’elenco di storie.
- Che è quel nome?
- Il titolo.
- Come mai quello?-
- E’ ciò di cui sono fatta.
Di libri, di ombra e di sangue.
[raccolta di storie incentrate sulla coppia Corin/Santiago]
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corin, Santiago, Volturi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vento focoso e passionale sotto le magnolie'
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La vasca


Shhhhhhhhhhh
Scende l’acqua scroscia l’acqua
calda fredda calda…giusta



Corin guardò triste il golfino strappato. Le piaceva, era morbido e immaginava tenesse pure un bel calduccio d’inverno. Non che le servisse sul serio, però era un bel golfino.
E pensare che Renata l’aveva pure avvertita.
– Non ci si può più far niente, vedi che qui manca proprio un pezzo? Faccio prima a trovarti la lana uguale e rifartelo, Corin. Dai, non fare quel musetto, come se fossi l’orfanella Bettie a cui l’invidiosa Daphne ha stracciato il vestitino della festa. Invece, datti una sistemata ai capelli, –  Chelsea le tolse da una ciocca un rametto di pino. – Che cosa hai combinato? Sembra che vi siate azzuffati con un lupo mannaro!
Corin trovò una pigna e un altro rametto incastrato fra i capelli e li gettò nel cestino del laboratorio.
– Beh, ti ricordi i neonati che dovevano essere due? Erano cinque e non mangiavano da tempo. A uno ho stritolato le braccia e ancora tentava di mordermi il collo, era in frenesia totale. Abbiamo fatto una rotolata in un boschetto prima che riuscissi a staccargli la testa.
Corin guardò ancora lo strappo, sospirando. Si sfilò il maglione, lo appallattolò e lo gettò nello stesso cestino della pigna.
– Ho bisogno di uno shampoo.
– Dai, dolce Bettie, domani aspettati una sorpresa.
Corin arrivò in camera e si tolse i vestiti alla rinfusa. Si salvavano giusto mutande e reggiseno, il resto era come minimo lacerato. Calciò tutto in un mucchio ai piedi del letto e andò verso il bagno. Frugò ancora un po’ fra i capelli e ne tirò fuori altre sterpaglie varie, così prese una spazzola e diede qualche colpo ai malefici nodi. Con la spazzola incastrata nei capelli, arrivò alla vasca e diede un giro alla manopola.
Il nulla, nemmeno una goccia.
Provò a chiudere e riaprire, ma niente di nuovo. Si mise addosso con stizza l’accappatoio e arrivò al telefono interno.
– Sì, signorina Corin?
– Gianna, perché non va l’acqua?
– Non mi risulta nulla del genere… Ma mi segno subito di chiamare l’idraulico, non si preoccupi.
– Andrò in uno dei bagni degli ospiti.
Gianna, dall’altra parte della cornetta, esitò quel secondo di troppo che le tolse l’illusione di poter risolvere il problema in fretta.
– È appena arrivata la delegazione giapponese, temo che le camere degli ospiti siano ormai occupate.
– Che devo fare, andare in piscina? – Sussulto dall’altra parte. Ricompose la voce: – Vabbè, scusa, non ce l’ho con te Gianna… Manda l’idraulico appena può.
Corin riagganciò la cornetta. Scocciata, afferrò una tuta dall’armadio, tolse l’accappatoio, raccattò tutto l’occorrente per fare il bagno altrove e si chiuse la porta della stanza alle spalle. Terme, almeno quelle sarebbero state libere…
A metà corridoio, nel togliere l’ennesimo ago di pino, notò che aveva ancora la spazzola incastrata nei capelli. La tirò via con uno strattone e la aggiunse al mucchio che teneva tra le braccia.
Scesa di un piano, colse il soave rumore di uno scroscio d’acqua provenire da una stanza molto nota. Proprio per puro caso, Santiago era affacciato sulla soglia a fumare.
– Bimba, te l’ho mai detto quanto mi piaci in tutona?
– A te va l’acqua?
Santiago spense la sigaretta stritolandola nella mano, con l’altro braccio appoggiato alla parete.
– Per ora sì.
– Cosa vuol dire “per ora”?
– Gianna mi ha appena detto che ci sono problemi col boiler, ha anche chiuso le terme perché manca acqua calda. Credo ce ne sia abbastanza solo per una vasca.
– Ah…
Quindi niente terme. Quanto ci avrebbe messo in macchina per arrivare alla piscina comunale? Sussultò quando si accorse che Santiago la sovrastava, frugando fra i suoi capelli in cerca di altri rametti. Oh, aveva una canottiera nera.
– Certo, sarebbe un sacrificio ma credo di poterti cedere un po’ della mia acqua calda. Tanto ormai sei di casa, no?
– Non vorrei…
Es un placer para mi.
Corin entrò nella stanza: il rumore dell’acqua aumentò di intensità, accompagnato da…un profumo di rose? Santiago, chiusa la porta, parve dimenticarsi completamente di lei: si era sdraiato sul letto con un libro in mano. Corin vide con la coda dell’occhio che era uno dei suoi, “Crepuscolo rosso sangue”. Ridacchiò e si diresse verso la porta del bagno, da cui filtrava una luce calda e tenue: attorno alla vasca c’erano almeno una decina di candele profumate alle rose. La vasca, poi, non era quella a cui era abituata, ma una dove sarebbero entrati tranquillamente Santiago e Felix contemporaneamente. Ok, paragone orribile.
Comunque era spaziosa.
– Non ricordavo che avessi l’abitudine di fare il bagno in modo così raffinato, Tiago.
– Sai, se per caso si presentasse qualche bella ragazza che non risponde “ah” o “non vorrei” a un calientissimo hombre che ti fa entrare in camera sua dicendo che c’è “acqua calda sufficiente per una sola vasca”. – Non aveva nemmeno alzato la testa dal libro – Poi chiudi la porta che il rumore dello scroscio mi distrae. Il tenebroso Laurence sta per svelare all’orfana Marie il suo terribile segreto.
Corin rimase immobile, ancora col fagotto della sua roba tra le braccia. Poi, imbambolata, chiuse la porta.
Bene.
Aveva un’enorme vasca di acqua calda, tranquillità, candele. Guardò l’acqua scrosciare, la porta chiusa e le fiammelle che tremolavano. Si lisciò una ciocca con le dita e tolse l’ennesimo rametto.
Bene un corno, idiota.

Cinco, cuatro, tres, dos…
– Ehm…
La sua bimba imbranata era davanti al letto, con i capelli arruffati e una spazzola in mano.
– Mi…mi daresti una mano a pettinarli?
Santiago mascherò un sorriso dietro alla copertina del libro. Accavallò le gambe e girò sulla pagina successiva.
– Non lo so, la storia è molto coinvolgente. Diablo! Avresti mai detto che Laurence era un vampiro?
Alzò gli occhi per sbirciare giusto oltre il bordo delle pagine. Corin aveva la bocca semiaperta e la spazzola stretta nelle mani, le dita che giochicchiavano con i dentini.
Le avrebbe tolto quella tuta in tre secondi. Tolto la tuta e afferrato tutti quei capelli neri arruffati.
Ten un poco de paciencia, Tiago.
– Allora…allora non ti disturbo.
Corin arretrò verso la porta del bagno. Santiago si passò con finta noncuranza una mano sulla cintola e poi sotto la canottiera. L’effetto fu una ritirata precipitosa di Corin dentro il bagno e la porta sbattuta.
Un poquito más de paciencia…
Continuò a tenere d’occhio la situazione da sopra il libro, mentre leggeva distrattamente di Marie portata da Laurence a velocità soprannaturale tra i comignoli di Londra.
Un cigolio lo mise in allerta: la porta si era riaperta per uno spiraglio, ma non riusciva a vedere Corin dietro. Lo spiraglio si allargò piano piano, finché nella luce  non inquadrò la schiena di Corin, coperta di capelli.
Solo di capelli.
La spira d'ombra che aveva aperto la porta si ritrasse nel resto della massa nera. Corin, seduta sul bordo della vasca, spostò i capelli dalla schiena, facendoli scivolare sopra una spalla. Si voltò appena, in modo che la luce della candela le illuminasse una guancia e il profilo del naso.
– Credevo che volessi sapere come andava avanti il libro.
– Mi sono ricordato che ho un credito da esigere. – Le sfiorò il seno con le dita. – Certo, se vuoi raccontarmi tu come va avanti la storia, che sei così brava…
La risposta fu la canottiera nera mandata a far compagnia alla tuta sul tappeto, seguita a ruota dai pantaloni.
L’acqua strabordò fino a lambire la base delle candele. Santiago ne prese un po’ nella mano a coppa e la lasciò cadere sulla schiena di Corin. Lei si stese contro il suo petto, con i capelli neri che si allargavano nell’acqua attorno a loro.
– Non ci posso credere.
– Cosa?
– Sono qui che faccio cose, come dice Laurence?, sconvenienti, e ancora non è arrivato nessuno schiaffo.
Corin rise, sfiorando la sua coscia con le dita. Appoggiò la testa sulla spalla di Santiago, che ne approfittò per versarle altra acqua in faccia. Lei chiuse gli occhi e rise di nuovo, in un modo talmente bello che andava baciata. Quando le loro labbra si staccarono, Corin lo stava fissando dal profondo degli occhi neri, pensierosa.
– Non credo di averti mai detto quanto sei bello. – la sua mano indugiò sul ginocchio. – Lo penso tutte le volte ma non riesco a dirlo, – tornò ad appoggiare la testa nell’incavo del collo, – forse perché mi imbambolo a pensarlo e ancora non ci credo.
L’acqua scrosciava in mezzo al vapore e alla schiuma. Santiago le passò un dito sulla curva appena accennata del seno, sulla pancia e poi giù, tra le cosce.
– Davvero? E cosa ho di tanto bello?
Gli strusciò il naso sul collo.
– Mi piace avere un posto comodo dove appoggiare la testa.
– Solo quello? – La sollevò leggermente, facendole divaricare le gambe. Il gemito di Corin gli arrivò soffocato tra i capelli. Indugiò ancora un attimo con la mano sull’inguine, poi le strinse il seno e la tirò ancora di più contro di sé.
Quando la superficie dell’acqua tornò quieta, le candele si erano spente quasi tutte. Santiago le cacciò in terra con un colpo di braccio e appoggiò la testa contro la sponda della vasca.
Corin si girò e gli montò sopra a cavalcioni. I capelli erano bagnati e ancora più spettinati di prima; cadevano sulla fronte e sul naso, e in mezzo alle ciocche nere le brillavano gli occhi. Gli sfiorava con le dita le linee dei muscoli, della mascella, delle labbra.
“Forse perché mi imbambolo a pensarlo e ancora non ci credo.”
– Non è ora che ti pettini? Guarda che ti vengono le rughette sui polpastrelli, se stai troppo in acqua.
Per tutta risposta Corin gli mandò uno schizzo in faccia. Le prese i polsi e lei provò a divincolarsi, ma lo sforzo servì solo a smuovere l’acqua… e altro. Non fu difficile bloccarle le braccia sulla schiena e vedere quello sguardo nei suoi occhi.

– Eccola servita, principessa. Vado a prenderle il phon.
Corin si passò le dita tra i capelli e gioì nel sentirli finalmente lisci e senza oggetti estranei. Nella vasca, l’acqua rimasta stava finendo di gorgogliare nello scarico, mentre i rimasugli di schiuma scoppiettavano sul fondo. Santiago le aveva prestato una maglietta (che si era tirata già più di una volta sul naso per immergersi nel profumo), l’aveva fatta accomodare sul letto e aveva cominciato con pazienza a districare la massa informe. A ogni colpo di spazzola sulla nuca si sarebbe messa a fare le fusa, quindi non riuscì a trattenere un lamento quando Santiago interruppe il lavoro con il suo annuncio. Lui se ne accorse e mise su il suo solito sorriso.
– Insomma, bimba, non posso stare qui tutto il giorno, ho il tenebroso Laurence che mi aspetta!
Corin lo spinse sul materasso e gli tirò indietro i ricci con le mani, stampandogli un bacio sulla bocca.
– Laurence muore per salvare Marie ma in realtà non è morto perché la forza dell’amore lo fa ritornare umano e possono sposarsi e vivere felici e contenti fine. Ops, spoiler.
Santiago rise come un matto e la ribaltò sul letto sotto di lui.
Solo un’oretta (e un’altra pettinata) dopo, il primo getto di aria calda le gonfiò la maglietta.


fffffffffffffffffffffffffon



La tana di Otto

Capita che una fanwriter si fissi su un certo argomento, e capita pure che altre fanwriter, invece che curare l'ossessione, comincino a dare corda alla pazza. Così un espediente che doveva rimanere confinato alla primissima storia su Corin e Santiago (e solo perché lei era stata buttata in un pozzo pieno di cadaveri) è diventato un tormentone. Capita poi che la fanwriter ci provi a glissare elegantemente alla fine di un'altra rossa, sperando di cavarsela. E invece si ritrova con una serie di falchi scrutatori sopra le spalle e una vasca da far riempire.
Contente, falchi scrutatori?
La canzone citata all'inizio e alla fine della storia è "Lo Shampoo" di Giorgio Gaber.
Come al solito, grazie davvero a chi ha letto! Prometto che adesso ritorno a scrivere cose serie e meno monotematiche (seh...)






   
 
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