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Autore: fri rapace    15/03/2012    6 recensioni
Tonks non aveva mai confidato a Remus che usciva con qualcuno, permettendogli di lasciarsi andare a stupide e infantili fantasie.
La sbirciò affondare il cucchiaino in una coppa, mentre il suo accompagnatore rideva del gelato che le era finito sul naso.
Lui era giovane, piacente. Adatto.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Tonks ammiccò, trattenendo un sorriso.
“So cosa ci vorrebbe, adesso!” affermò, lasciando la questione in sospeso, certa che lui avesse già capito.
Remus si succhiò il labbro, chinando il capo e fingendo di cercare una risposta nelle mattonelle polverose del pavimento dell’abitazione di lei.
“Ti piacerebbe...?”
“Cosa?” lo incalzò, appendendosi alle sue spalle. Non stava più nella pelle, era adorabile!
“Un appuntamento?”
Sorprendentemente, pareva che trascorrere qualche ora sola con lui fosse quello che più desiderava.
“Però io non ho molti soldi,” chiarì subito, sperando che non si illudesse che potesse organizzare cose come costose cene a lume di candela.
“Su, non fare quella faccia da Cioccorana!” obiettò subito lei, ridacchiando. “Quello che ho in mente non costa niente ed è uno spasso assicurato!”
Remus non riuscì a impedirsi di mutare espressione. Forse intendeva replicare quello che era successo nel camerino?
“So benissimo a cosa stai pensando!” lo avvertì Tonks, incrociando le braccia al petto. “Quindi sputa pure il rospo.”
“Hai frainteso,” cercò di battersela lui.
“Non credo proprio.”
“Faccia da Cioccorana, rospo... dovrei assomigliare a un lupo, non a un anfibio...”
Tonks liquidò il suo tentativo di cambiare discorso con uno sbuffo.
“Non cercare di confondermi, tanto non attacca! Comunque non ti preoccupare, se non ti ci senti portato, ti insegnerò io a saltare,” lo minacciò enigmatica. “E mi raccomando, non dimenticare di portare la tua scopa!”
 
***
 
Trovare un giorno libero per entrambi non fu facile. Quando finalmente Remus si presentò all’appartamento di Tonks con la sua scopa sottobraccio, erano ormai passate due settimane dal loro ultimo incontro al di fuori dei turni dell'Ordine.
Tonks lo salutò con un entusiastico abbraccio che costò a entrambi un bernoccolo sulla fronte, prima di trascinarlo dentro con una certa irruenza.
“Ti stavo aspettando!” trillò, indicando la sua camera da letto. “È già tutto pronto!”
Remus sapeva che avrebbe dovuto almeno provare a obiettare davanti a tanta audacia, ma in fondo avevano già fatto l’amore in precedenza e lui la desiderava così tanto che non aveva la forza di...
Perse il filo dei pensieri varcando la soglia della stanza.
“Ma cosa?!” sbottò esterrefatto.
Aveva le dimensioni della Sala Grande di Hogwarts, tanto che per contrasto il letto sembrava un modellino per le bambole, così come la cassettiera, che vibrava sotto i colpi di qualcosa che cercava di liberarsi dal suo interno con violenza.
Si chiese confusamente perché Tonks tenesse un Molliccio tra la biancheria intima.
“Incantesimo di Estensione Irriconoscibile,” spiegò lei, abbracciando la stanza con lo sguardo. “Ci so fare, eh?”
“Eccome!”
“Ti piace il Quidditch?”
Remus strinse appena gli occhi, intuendo finalmente le sue vere intenzioni.
“Molto. E tu? Eri nella squadra di Tassorosso?” domandò, studiando il campo da gioco. In fondo non era deluso dalla trovata di Tonks, la voglia di divertirsi non l’aveva mai abbandonato, anche se la vita, per tanti anni, l’aveva privato di ogni possibilità di lasciarsi andare a frivolezze.
Lei fece una smorfia.
“No. Ho dovuto sgobbare come una matta per strappare a Piton i voti che mi servivano per essere ammessa al corso per Auror, non mi rimaneva molto tempo per fare altro. Quel vecchio untuoso ha derubato i Tassorosso di una stella del Quidditch!”
“Ha la mia età...” borbottò Remus, avvertendo una fastidiosa fitta tra le costole.
Tonks sgranò gli occhi.
“Quello? Sì, figurati!”
“Guarda che è vero...”
Tonks appellò la scopa e quella che gli parve una mazza da Battitore, liberando poi con la bacchetta ciò che teneva intrappolato nella cassettiera.
“Oh,” si limitò a commentare Remus, riconoscendo un Bolide. Avevano un’aria molto pericolosa, lei e la palla di ferro che iniziò subito a sfrecciare impazzita per la stanza.
“Guarda il lato positivo, potresti sempre cadere sul letto. Non è impossibile,” gli sorrise perfida, spiccando il volo per attirare il Bolide verso di sé.
Remus pensava, vista la struttura esile di Tonks, che volesse giocare a rincorrere il Boccino d’Oro, e si preoccupò non poco quando il Bolide si gettò su di lei, non credeva possibile che nelle sue braccine potesse avere abbastanza forza da respingerlo.
Si sbagliava di grosso.
Era stato veloce, ma malgrado quello non era stato colpito solo per un soffio.
“Non sottovalutarmi!” gli consigliò Tonks.
No, non l’avrebbe fatto più, questo era certo!
“E tu non sottovalutare me, sono bravo a scappare.”
“E a nasconderti,” aggiunse Tonks, ributtando energicamente il Bolide nella sua direzione.
Remus, troppo occupato a evitare di farsi sfondare la faccia dalla palla di ferro per riflettere, decise di andare subito al sodo.
“Qual è di preciso lo scopo di questo gioco?” domandò trafelato. “Non ci sono porte, né Pluffe con cui segnare punti…”
Tonks cercò nello spazio attorno a lei la palla, preparandosi a colpire di nuovo.
“Non ha senso, vero?”
“No.”
“Come non lo ha nasconderti con me,” lo studiò intensamente.
Aveva capito l’antifona: d’altronde lo sapeva già, non si sarebbe accontentata di quel poco che invece, a tutti gli altri, bastava sapere di lui. Con lei sarebbe stato costretto ad esporsi. “Bella lezione, vero, professore?” proseguì ispirata. “Mi ci vedo così tanto ad insegnare a Hogwarts!”
“In quanto a pericolosità, seconda neppure ad Hagrid,” borbottò Remus tra i denti.
“Come?”
“Ehm… Quindi se ti parlo a cuore aperto, la smetti di cercare di ammazzarmi?”
“Esatto! Io voglio conoscerti, conoscerti davvero. Ci stai?” esclamò lei, già trionfante.
Remus attese che colpisse il Bolide, indirizzandolo lontano da lui, prima di rispondere.
“No!” rise, a pericolo scampato.
Tonks gli puntò subito contro la scopa, e in un attimo gli fu addosso, semplificando al Bolide il suo compito: ora aveva un unico obiettivo.
Entrambi vennero abbattuti, e precipitarono mancando di parecchie misure il letto.
“Male?” bofonchiò Tonks, tentando di alzarsi dal pavimento con i fianchi doloranti tenuti tra le mani.
Remus, steso a pancia in giù, aprì un solo occhio, facendo leva sulle braccia.
“Visto la tua vasta esperienza nonché la promessa di insegnarmi a saltare, credevo sapessi che quando si cade da un’altezza che lo consente, bisogna girarsi in volo e parare il colpo con le mani,” espose, assumendo un’aria grave. “Comunque sì, fa male, ma almeno io non sono caduto sul mio fondoschiena.”
Lei strinse nella mano destra la mazza che l’aveva accompagnata nella caduta.
“Rimediamo subito!” gli sorrise angelica, dandogli una sonora sculacciata.
“Scommetto che non hai mai provato nulla del genere,” stabilì orgogliosa.
“Hai ragione, mia madre era una dilettante, in confronto a te,” soffiò lui, con le lacrime agli occhi.
Rotolò prudentemente sulla schiena, in modo da sottrarre la parte lesa ad ulteriori, amorevoli attenzioni.
“E questo non è che l’inizio,” disse lei d’improvviso seria, lo sguardo risoluto.
Remus percepì la freddezza del pavimento attraverso i vestiti lisi: non era una sensazione piacevole.
‘Quando si rimettono i piedi per terra, tutto il divertimento finisce,’ pensò, e non alludeva affatto alla caduta. Ora che aveva la certezza che la sua relazione con Tonks non esisteva più solo nella sua testa, sarebbe stato costretto ad affrontare quei problemi che fino ad allora si era concesso di accantonare.
Tonks si sdraiò accanto a lui e gli fece voltare la testa verso il suo viso: la sentì così vicina ed era così bello che capì che no, non era pronto ancora. Cercava sorrisi e affetto, il tempo per i problemi poteva aspettare ancora un po’.
“Cioè intendi picchiarmi di nuovo?” le chiese, sforzandosi di replicare l’espressione che gli era valsa il simpatico appellativo da Principe Azzurro in attesa del bacio della bella principessa.
“No, Faccia da Cioccorana!” colse al volo lei. “Questo non è che l’inizio della nostra fantastica storia d’amore.”
Remus le fece un caloroso sorriso, trovava la sua genuinità irresistibile. Sapeva come avrebbe dovuto risponderle: con quel ‘ti amo’ che gli era salito subito alla gola. Ma non era pronto neppure per quello. Tonks avrebbe dovuto avere tanta pazienza con lui.
“Assomiglio davvero a una Cioccorana?” le chiese invece.
Tonks avvicinò la bocca alla sua, assaggiandogli le labbra come se fossero fatte di crema.
“Ma no, stupidotto! In realtà sei un gran fico, ma hai lo stesso sapore dolcissimo!”

 
 
 

Ed accomi qui con il capitolo finale. Finalmente, direte voi :-/
Visto che Tonks nel quinto libro è sempre rosa cicca e contenta, ho voluto scrivere un finale allegro, di problemi Remus e Tonks ne hanno già avuti fin troppi nei libri successivi ;-)
Spero vogliate lasciarmi un commentino finale, ho riletto la long e non è poi così male come credevo XD Certo, non è neanche un granché, ma spero vi abbia divertito almeno un pochino.

Grazie a tutti per la pazienza :-)

   
 
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