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Autore: LizTheStrange    15/03/2012    4 recensioni
Mike è un normale adolescente appena trasferitosi in una caotica e rumorosa capitale, abituato ai vecchi metodi e cresciuto in campagna.
Sarebbe fantastico se riuscisse a farsi degli amici... e sarebbe fantastico se riuscisse a trovare un modo per nascondere agli altri il suo piccolo problema...
Pare che l'unica a stargli accanto nonostante questo sia quella strana ragazza, conosciuta per puro caso in una situazione bizzarra, che gli farà aprire gli occhi e aiutarlo a rialzarsi dopo essere caduto...
Dal capitolo 3:
Mentre Mike si guardava intorno, come era solito fare, scorse una figura conosciuta che passeggiava nella strada di fronte al cortile di casa BrownLee.
Trascinava aggraziatamente un trolley da scuola, probabilmente ripieno di libri.
Si affacciò maggiormente e scorse un paio di codini rossi.
Non credette ai suoi occhi.
Era forse lei?
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 2
Chester, Svetlana, Vito e... Boss




 
 
 
- Non ho ancora ben capito gli orari delle lezioni... quindi, oggi avremmo dovuto avere Francese? - disse Mike, aprendo il proprio armadietto.
- No, Mike. - ripeté Dawn, al suo fianco. - Oggi abbiamo Francese. E tu non hai i libri. La prof non te lo perdonerà. -
Mike richiuse l'armadietto, sbigottito.
- Come fai a sapere che non ho i libri? -
Dawn sviò la situazione nuovamente.
- Da come hai rigirato la frase, ho capito così... - la pallida ragazzina gettò uno sguardo alla console che aveva in mano Sam. - E' bello il livello 8? -
Il ragazzo alzò finalmente la testa, colto di sopresa.
- Oh, sì, molto. Non sapevo conoscessi The Revenge of the Kingdom. -
Dawn sorrise.
In effetti erano pochissime le persone che lo conoscevano.
Ma non il gioco. Il carattere della ragazza.
Si diceva in giro che avesse avuto un'infanzia particolarmente difficile o che praticasse stregonerie, ma niente di questo era vero.
Dawn era una ragazza estremamente tranquilla, pacata ed introversa, ma non posso dire null'altro riguardo alla sua storia.
Ehi, sono solo la narratrice, io!
I tre amici passeggiarono nel corridoio per raggiungere la nuova classe dell'ora successiva. Si fermarono sulle scalinate, davanti all'aula di Scienze.
- Che materia abbiamo ora? - chiese Mike, non accorgendosi che davanti ai suoi piedi giaceva la ringhiera delle scale. Avanzò di qualche passo e le finì dritto addosso.
La frustrazione e il dolore allo stomaco che provava in quel momento gli provocarono una mutazione genetica, il suo viso si riempì di rughe in pochi istanti e la sua voce cambiò.
Mike temeva che sarebbe successo.
- Dannazione! - bestemmiò, non più in sé. - Cosa caspita ci faceva questa maledettissima ringhiera qui?! Non si fanno più le scuole di una volta, piccole e sicure. -
Il ragazzo non era più Mike.
Ora era Chester.
Era come se il suo corpo da sedicenne normale fosse posseduto non normalmente da un'altra non normale persona.
Una vecchia, sclerotica, antipatica, scontrosa, brontolona persona.
- Mike? Stai bene? - chiese Sam, infilando il 3DS nello zainetto color pesca.
Chester parve parecchio offeso da quelle parole. - Non mi chiamo Mike, salame! - diede una piccola ma pesante sberla al capo del ragazzo. - Sono Chester! -
Sam si massaggiò sbigottito la testa. Lui e Dawn si scambiarono uno sguardo d'intesa.
- Chester, piantala di dominarmi i pensieri! Mike cercò invano di farsi largo nella mente tra i mille pensieri che frullavano là dentro, per metà suoi, per metà del vecchietto.
- Non è colpa mia se sei così fragile, giovanotto!
- I miei amici stanno vedendo te, non più me... chissà a cosa staranno pensando...
- Caro amico. - Chester sorrise. Era il primo sorriso sincero che Mike vedeva apparire su quel volto rugoso da anni. - Ho condiviso con te le gioie più grandi della mia vita. Ora sono vecchio, se mi lascerai vivere quest'ultima parte della mia anziana vita, io... te ne sarò per sempre grato. 
Mike non potè che addolcirsi davanti a quelle parole. Non ci aveva mai riflettuto: dopotutto Chester era un povero vecchietto, cosa gli aveva fatto di male per meritare di ammuffire in un angolo remoto dei pensieri? Il ragazzo si zittì e si rannicchiò in un angolo, in attesa di vedere con gli occhi di Chester ciò che sarebbe accaduto dopo.
 
***
 
- E così sei un attore, eh? - Sam ridacchiò, stupito ed estasiato. - Non lo avrei mai detto! Lo sai, sei davvero bravo! Per un attimo... wow, per un attimo avevo paura che dicessi sul serio... - si massaggiò un istante la nuca. - Ma ti devono far dare ceffoni in testa alla gente quando reciti? Ti allena qualche maestro kung fu? Fai male... -
Mike, imbarazzato, si sfregò il braccio sinistro. - Beh... sì, in un certo senso... -
- Dovevi proprio fargli male?
- Quello è stato davvero insolente con me! I giovani d'oggi...
- Chester, non ora. Ti prego. 
La campanella trillò, salvando Mike (o Chester) da una situazione critica al massimo.
- Che materia abbiamo ora? - domandò il ragazzo, intimorito e in cerca di un nuovo argomento.
Aveva ripetuto due o più volte quella frase durante il corso della mattinata, ma non aveva trovato meglio da dire in quel momento.
- Una delle mie materie preferite, e di sicuro anche la tua. - Dawn alzò di poco la testa, sorridente.
Mike deglutì silenziosamente, per paura che percepissero quel piccolo gesto di nervosismo.
Che materia sarà? Se piace a Dawn - e dovrebbe piacere a me - non credo sarà così terribile.
Si sbagliava.
 
***
 
Dawn si fermò un istante in corridoio. 
Mise le pallide ed esili mani sulla combinazione per aprire il proprio armedietto. O almeno, Mike dedusse che fosse il suo, date le farfalle glitterate che lo ornavano, la trasparenza sulla quale ci si potesse specchiare e le diverse gocce d'acqua che cadevano come lacrime da due occhi azzurri dipinti meravigliosamente sullo sfondo e andavano a mischiarsi omogeneamente nella parte bassa dell'armadietto, dove era dipinto il mare. Il colore di quegli occhi era increbilmente celeste, tanto profondo che ricordava una distesa d'acqua. Sulla parte superiore erano stati disegnati il Sole e la Luna, la notte e il giorno. 
Spero che qui gli armadietti non debbano essere necessariamente così splendidi.
- Wow, Dawn. - mormorò Mike. - Lo hai disegnato tu? - indicò gli ornamenti.
- Sì. Ma non completamente. - la pallida ragazza raccolse un paio di libri. Mike si sporse leggermente per poter notare l'etichetta, sperando di trovare il nome della materia successiva.
Niente.
Dawn richiuse l'armadietto.
- Vedi questi occhi? - continuò la ragazza. - E' stata una mia amica a disegnarli. Non sono brava quanto lei. -
 
***
 
Mike aspettò che Dawn e Sam andassero avanti.
Era piuttosto curioso di sapere quale strana materia lo attendeva.
Alla fine del corridoio si apriva una gigantesca aula, le cui porte erano spalancate.
Mike seguì i suoi amici all'interno.
Notò che non c'erano banchi, solo diverse sedie sparpagliate e un grande, enorme palcoscenico in fondo.
Dawn si sedette su una delle sedie in ultima fila.
Sam e Mike fecero lo stesso.
Il nuovo arrivato ebbe il tempo per guardarsi intorno e incontrare gli sguardi impazienti dei suoi compagni di classe che pian piano avevano cominciato a popolare l'aula.
Pochi minuti entrò il professore di corsa.
Un ometto sulla quarantina con pochi, bianchi ed arruffati capelli in testa e una bizzarra camicia alla hawaiiana.
A Mike fece una bella impressione, meglio del professore di matematica.
- Buongiorno, crudeli domatori di leoni! - gridò l'ometto, sottolineando per bene le ultime parole. 
Un modo piuttosto strano di salutare, pensò Mike.
In meno di un attimo, Dawn si alzò dalla sedia e cominciò a darle feroci frustate con una frusta invisibile.
I suoi occhi erano spalancati e assetati di sangue. 
Era tanto inquietante che Mike si allontanò.
Cosa le era successo?
- Stupido! Ti spedisco in un manicomio per animali! - gridò la ragazza mettendo un piede sulla sedia.
Dopo una frazione di secondo, Sam, Lighting, Dakota e gli altri ragazzi intorno a Mike ripeterono la scena. 
Era terrificante.
Il ragazzo, impaurito da tutti quei pazzi che sembravano aver perso la ragione, si alzò e indietreggiò fino alla porta.
Era sigillata.
Si voltò verso il professore.
Era pazzesco! Sembrava si stesse persino divertendo; finché non inquadrò Mike e il suo sorriso svanì.
- Ehi! - si avvicinò a lui, evitando le frustate invisibili degli studenti.
- Basta così! - gridò, rivolto alla classe.
Mike si impressionò di come tutti i suoi compagni, come se nulla fosse stato, riposero le finte fruste e si risedettero.
Ma dove era capitato?
Disorientato, si guardò intorno.
Il suo sguardo andò a poggiarsi su Dawn, che fino a poco fa era irriconoscibile. O meglio, anormale, impazzita.
Caspita, ora... stava meditando.
Per un attimo una grande, improvvisa fantasticheria gli balenò in mente, illuminando Chester come un lampo illumina un campo deserto durante la tempesta.
E se... e se Dawn soffrisse di personalità multipla come... ? No... non è possibile. 23 studenti con personalità multipla? No, troppo bello per essere vero.
Il lampo svanì. Il campo si rabbuiò, in attesa del tuono.
Il professore mise una mano sulla sua spalla.
- Ehi, bello. Tu devi essere Mike. Dico bene? Capisco benissimo che tu ti possa sentire un po' disorientato. Vedi, questo fa parte della mia lezione. -
Mike stava per chiedergli Quale lezione? ma il prof lo precedette.
- Benvenuto nel club di Recitazione. -
 
***
 
- Vedi, Mike, per entrare a far parte del club c'è una piccola prova che devi superare. Lo vedi quel palco, là in fondo? - il prof indicò la scena in fondo all'aula.
Mike annuì.
- Salici sopra e trova un modo, uno qualunque, per interpretare il più realmente possibile il personaggio che sto per citarti... - prese una piccola busta dallo scaffale, tipo quelle che si usano per giocare a Scarabeo o a Tombola. Ne tirò fuori una carta.
- ...uno svitato dipendente dalla musica. Intesi? Bene, auguri, amico. - diede una piccola spinta a Mike verso il palco.
Il ragazzo rivolse lo sguardo supplichevole di aiuto alla sua destra, dove sedevano Sam e Dawn. Il videogamer gli fece due pollici in su come incoraggiamento.
Mitico, si disperò Mike. Ecco perchè doveva essere la mia materia preferita. I miei amici si aspettano una scena strabiliante, mentre io non so nemmeno come raccontare a tono una barzelletta. Mitico.
Mike salì sul palco.
Deglutì un paio di volte, guardando il pubblico annoiato davanti a sé.
Dipendente dalla musica, si ripetè insistentemente.
- P-prof? - balbettò. - Posso aiutarmi con degli oggetti? -
Il prof annuì convinto.
Mike si avvicinò alla finestra, lentamente. A sua insaputa, la maglietta rimase impigliata nel manico della tapparella e gli si sfilò piano piano.
La sua espressione cambiò, così come il suo taglio di capelli.
Rimasto a petto nudo, il nuovo Mike si guardò intorno.
No, non Mike.
Vito.
Sorrise.
- Bene, ragazzi, chi vuole un po' di rock 'n' roll?! - gridò, alzando le mani a pugno.
Accese lo stereo, il volume 100 su 100, come ascoltava sempre la musica.
- Forza, non fatevi pregare. - Vito cominciò a cantare Dj got us falling in love again, gridando, facendo cenno al pubblico di far sentire la voce. Prese il microfono e la classe si alzò in piedi.
- Che esibizionista sei. Lo sei sempre stato e sempre lo sarai.
- Il tuo dannato prof voleva un po' di casino, adesso si deve accontentare.
- Non il mio prof, il nostro. 
Il professore sembrò piuttosto turbato. Annotò qualche appunto sul taccuino.
Sembrava un concerto live.
Vito si era messo ad improvvisare con la chitarra elettrica e tutti gli studenti sembravano voler stare al gioco.
Sam ballava come un pazzo, cercando di seguire con la voce le note della canzone. Dawn ammirava la scena, divertita.
- Ehi, bellezza. - Vito fece salire sul palco una delle ragazze in prima fila. Era bionda, alta ed affascinante. Dakota.
- Basta così. - concluse il prof, seccato, ripetendo le due parole che Mike aveva paura di sentire, di nuovo.
Vito spense la musica, turbato.
- Grazie Vito. Grazie davvero. Se il preside ci mette in punizione per il casino che hai fatto, ci vai tu a dirlo alla mamma. si lamentò Mike da qualche parte nella testa.
- Oh, no. Non ci mette in punizione, ti mette in punizione. ridacchiò per tutta risposta Vito.
- Ora basta, ci penso io.
- Caro amico, -  Vito finse di imitare la scena di Chester. - Se mi lasci vivere la mia adolescenza in un modo un tantino più decente di questo, io ti prometto che non ti picchio più... per oggi. 
- Piantala. Hai già combinato abbastanza guai.
- ... per oggi.
Mike si fece finalmente padrone del proprio corpo, nonostante il dissenso di Vito.
- Prof, le posso spiegare... - si scusò il ragazzo rimettendosi la maglietta.
- Non c'è niente da spiegare. Il tuo atteggiamento ha parlato per te. Un 10 sul registro e un Benvenuto nel Club non bastano per la tua bravura e per farti capire quanto io sia entusiasta di questa scena. Bravo. Davvero. -
Mike aveva la mascella a terra. Vito aveva davvero fatto colpo sul prof? O stava sognando? Un 10 sul registro e decise, in mente sua, di regalare una giornata libera a Vito, l'indomani, per svagarsi, ma non troppo.
Ma il prof non aveva ancora finito.
- Ora vai al posto, dannatissima ballerina russa. -
Oh, no... non di nuovo.
E benvenuta la ginnasta russa.
- E' Zvetlana! - il corpo di Mike venne posseduto dall'unica ragazza della compagnia di personalità, una delicata, leggiadra ma non molto paziente ragazza. 
Sulle labbra di Svetlana si dipinse un rossetto rosso vivo e una tinta scura di mascara le marcò gli occhi.
La ballerina si voltò aggraziata, facendo una graziosa piroetta e, infine, un piccolo inchino.
- Et voilà. - 
 
***
 
La campanella di fine delle lezioni trillò, come sempre.
Mike non vedeva l'ora di essere a casa sua.
Le classi uscirono dalla scuola sparpagliandosi nel cortile, come sempre. E come sempre il pullman aspettava i malcapitati che abitavano a qualche isolato più lontano dalla scuola e non avevano le forze per tornare a casa a piedi.
L'uscita della 3^A, questa mattina, si trovava lateralmente dalla scuola, dove si apriva il laboratorio di musica.
Esattamente affianco, dall'aula magna della scuola, stava uscendo la 3^D.
- A domani ragazzi. - salutò Dawn prima di allontanarsi in compagnia del proprio zaino verso il campetto da basket, dall'altra parte della strada.
- Ciao Dawn. - Mike agitò la mano sorridendo.
Avanzò di qualche passo, senza accorgersi che appena dietro di lui, un grande e grosso ragazzone dall'aria minacciosa stava passeggiando con un gruppetto di amici.
Sam si avvicinò a Mike.
- Hai avuto un bel fegato! -
- Fegato? Perchè? -
- Come perchè? Hai tagliato la strada a Boss! Senza scappare! - il videogamer era entusiasta.
Mike, perplesso, fece una pausa.
- Chi è Boss? -
- E' il bullo della scuola. Sai com'è, tutte le scuole ne hanno uno. Sono tante le voci che girano su di lui. -
- Per esempio? -
- Dicono che abbia rubato una collezione di diamanti alla regina d'Inghilterra, che abbia strangolato una persona usando solo il pollice della mano destra e abbia tagliato la testa ad un cano usando solo il grilletto di una pistola! -
- E tu credi a queste sciocchezze? -
- Mah... nessuno può non crederci. O Boss ti fa a pezzi. Nessuno sa in realtà quale sia il suo vero nome o chi siano i suoi genitori. Non racconta niente a nessuno. -
Mike guardò Boss in lontananza.
- A me sembra solo un pallone gonfiato. -
- Sta' attento a quel pallone gonfiato: non sai mai quando gli viene voglia di cavarti un occhio o di farti una dedica in fronte con un pennarello indelebile. -
Il ragazzo mingherlino non sembrava spaventato. Piuttosto perplesso, sì, ma non gli faceva paura Boss.
- Ha già fatto male a qualcuno a scuola, Sam? -
- Non sai quante volte. E' stato sospeso per questo, e ha ripetuto la 2^ ben 3 volte. -
- Quanti anni ha adesso? -
- 18. Molti lo temono perchè è maggiorenne, ora. -
Mike si guardò alle spalle prima di salire sul pullman.
Il gruppetto di Boss sembrava più vicino di qualche attimo fa.
Guardavano nella loro direzione.
- Ehi, Sam... perchè ci stanno fissando? - mormorò.
Il suo amico prese la console che aveva in mano, la ficcò nello zaino e esclamò, terrorizzato: - Muoviti se non vuoi rimetterci la pelle! -
Ma Boss era lì, tanto vicino da poter prendere la gamba di Mike e farlo cadere dagli scalini.
E così fece.
Sam non si accorse del fatto. Il pullman partì e Mike rimase solo davanti ai quattro bulli.
- Ciao, moscerino. Sei nuovo, vero? Perchè non ti sei presentato? E' maleducazione. - ridacchiò Boss, dando una gomitata a Grunge, il tizio alla sua destra.
Mike non ebbe nemmeno la capacità di rialzarsi. Lo tenevano prigioniero. 
- Allora? Non rispondi? Come ti chiami? - lo incalzò Sick, alla sua sinistra.
- Mike. Ma non credo v'interessi. -
- Oh, sì. Ci interessa. Se dovrò mettere la targhetta sulla tua tomba al cimitero, dovrò pur sapere come ti chiami. Quindi non fare lo spiritoso. - minacciò il capo della banda.
- Non voglio farvi perdere tempo. E' meglio che vada. - Mike continuava a non avere paura di loro. Sapeva che si sarebbe messo nei guai. Sapeva che gliel'avrebbero fatta pagare. Ma sapeva che non serviva a niente avere paura di certe persone senza cervello.
Si alzò e cercò di farsi largo fra quegli omaccioni. Grunge si parò davanti a lui.
- Dove vai? Abbiamo un regalo per te. Non puoi rifiutare. - disse, incrociando le braccia.
- Non è il mio compleanno. - mormorò Mike, indietreggiando.
- Non fa niente, è un regalo di benvenuto. Per farti capire chi è che comanda qui, chi è che non comanda. Tu non comandi di certo. -
- E chi comanda invece? - non avrebbe dovuto fare quella domanda, ma era come se le sue personalità stessero cercando di venire fuori e impossessarsi del suo corpo, soprattutto Vito. 
L'atteggiamento di quei bulli non doveva essergli andato giù.
Boss spalancò gli occhi. Ora sì, ora sì che faceva paura. Mike si rannicchiò contro la recinzione della scuola. Sapeva cosa sarebbe successo. Non aveva via di fuga se non la rissa.
Ma era troppo debole per affrontare quattro bulli, così attese che Boss gli tirasse un pugno al braccio sinistro così forte che per un attimo Mike ebbe paura che glielo avesse spaccato a metà.
- Io comando, inutile rifiuto per cani. - Boss ritirò il braccio.
La banda rise e si allontanò, lasciando il ragazzo a gemere per il male.
- Corrirgli dietro Mike! protestò Vito. - E riempilo di botte! Mike!
Mike non gli rispose.
Si mise a sedere sul muretto. Non riusciva a muovere il braccio.
Il male era troppo forte. Ma stranamente, Chester non riuscì ad impradonirsi del corpo di Mike. E lui sapeva perchè.
Perchè Mike aveva paura. La paura riusciva a battere qualsiasi emozione. 
E questo era orribile.
 
 
 
 
 


 
Piccole Note al profumo di... ritardi:
 
Ciao di nuovo! Sono arrivata, finalmente. Forse per qualcuno era meglio che rimanevo via ma...
Che meraviglia, se state leggendo queste righe vuol dire che non mi avete abbandonata al primo capitolo! Grazie! ^.^
Innanzitutto, volevo scusarmi davvero tantissimo per non aver citato la mia cara cuginetta virtuale nel capitolo precedente e prometto di farmi perdonare. Ringrazio anche chi ha avuto il cuore d'oro di venire a leggere anche le note d'autore e naturalmente chi recensirà. :D
E' stato un pugno allo stomaco scrivere l'ultima parte del capitolo. Adoro Mike e solo immaginarlo maltrattato così mi fa venire i brividi. Ma capirete. Capirete, certo, molto presto.
Oh, ancora una cosa, quando le battute sono totalmente in corsivo, racchiuse da una sola lineetta, sono le personalità di Mike o i pensieri di Mike stesso a parlare fra loro. Spero si sia capito.
Spero che vi piaccia la mia storia, oggi leggendo (o divorando) il libro TalentiNascosti mi è venuta l'ispirazione per i prossimi capitoli. Grazie mille David Lubar! 
Ultimissime cose: 1. Zoey non è citata in questo capitolo, ma presto si comincerà a parlare di lei. O forse, c'è un pezzettino, una riga, che la riguarda... 2. Manitoba non è citato. C'è un motivo. 3. Il prof di Recitazione è impazzito, non uccidetelo, mi serve per continuare... xD
Ciao, alla prossima!
(fa un inchino)
 
**Svetlana**
  
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