Crossover
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Autore: Registe    16/03/2012    3 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 17 - Sfida tra i ghiacci


zexion, fanart not by me

Zexion




Poche cose riuscivano ad irritarlo più dello sguardo penetrante di Marluxia.
Ad esempio lo sguardo penetrante di Marluxia unito al sogghigno di Larxen.
Non aveva il potere di allontanare gli odori più sgradevoli, né di scegliere cosa o come percepire: Zexion scosse la testa e si fece coraggio, cercando per una volta di concentrarsi sugli occhi dei suoi interlocutori e non solo sul loro fastidioso odore.
“Ehi, cosa ci fa qui il piccolo, tenero, tondo e morbido Zexy?”
La soluzione migliore è ignorarla.
“Che c’è, quando hai finito di giocare con Vexen vieni da noi per farti consolare? Ma guarda che faccino triste triste che hai …”
Il ragazzo fece scivolare la mano sotto la manica della tunica. Fino a qualche secondo fa il vetro della piccola ampolla di veleno gli era sembrato gelido, pungente, doloroso, quasi come se Vexen vi avesse caricato dentro tutto il suo odio. Adesso sembrava molto più familiare, protettiva, ed il lasciarla scivolare non vista tra le sue dita gli conferiva un certo senso di sicurezza.
Un tempo si sarebbe fatto molti più scrupoli ad uccidere una persona, persino una pazza pericolosa come Larxen.
Ancora indeciso su come farle arrivare il contenuto di quella provetta, il n.VI diede le spalle alla Ninfa Selvaggia e rivolse lo sguardo all’altro membro dell’Organizzazione. Il n. XI era concentrato solo sul suo piano.
“Vuoi qualcosa di particolare, Zexion?”
Sì, vorrei che gli Inferni vi inghiottissero. Tutti quanti.
“E’ raro vedere la tua figura minuta in nostra compagnia!”.
“Non desiderate che io scopra qualcosa su tutti gli oggetti che avete svaligiato a quell’Intercessore? O siete già riusciti a venirne a capo da soli?”
Sì, era una scusa pietosa. Ma il ragazzo aveva imparato che anche le scuse più semplici potevano essere vitali. Gli odori gli risposero quasi immediatamente.
Marluxia non aveva avuto nemmeno un minuto libero da dedicare al suo oggetto: si portò la mano tutta intorno al collo con uno sguardo tra il furioso e lo scocciato, e la chiave d’oro fece una rapida comparsa tra le sue dita. Zexion ne percepì il potere in un attimo, in un modo più chiaro e distinto di quanto fosse riuscito a sentirne durante la riunione; l’idea che quello strumento restasse troppo a lungo nelle mani di Marluxia gli fece correre un brivido lungo la schiena.
Sentì su di sé il peso di quegli occhi blu: “Sei certo di riuscire a capire come funzioni?”
“Mettiamola così, n. XI: sono l’unico che può riuscirci”.
Si sforzò di ignorare l’odore che gli giunse in risposta “Questi oggetti sono particolari, ma non sono la nostra priorità. Dovremmo tutti dedicare il massimo dei nostri sforzi per portare a termine l’Invocazione Suprema”.
“Io non dormirei sonni tranquilli sapendo di avere al collo qualcosa di magico e poco controllabile ……”
Detestava quel sorriso. Gli dava costantemente l’impressione che lo stesse deridendo; che dietro a quel sorriso di approvazione si nascondesse un secondo interesse, più profondo, che nemmeno il suo olfatto prodigioso poteva prevedere.
“Il piccolo Zexion cerca di metterti paura, Marly? Io mi sentirei molto, molto intimorita!”
“Larxen, piantala. So dire NO da solo, grazie”.
Marluxia sciolse il laccio intorno al collo e si toccò la chiave d'oro. Il suo profumo di rosa dolciastra indicava una discreta quantità di dubbi, ma il ragazzo era quasi certo che il n. XI non gli avrebbe concesso l'oggetto. Per quanto fosse cosciente del rischio di portare al collo un oggetto magico non identificato, era chiaro che non volesse in alcun modo condividere qualcosa di potente con un altro Membro. Non che la cosa gli importasse, non era lì per quello.
Il suo vero obiettivo era Larxen, e la boccetta di veleno sembrava aumentare di peso ad ogni secondo che passava. Poteva sentire la sua natura indispettita, ancora mortalmente offesa per non essere riuscita a piantare tutti i suoi kunai nel corpo del n. IV.
“Larxen, sarebbe bene che io dia un’occhiata anche a quel tuo scettro!”.
“No”.
Risposta prevedibile. Odiava quella ragazzina, odiava la sua presunzione e soprattutto odiava Vexen che lo aveva trascinato in quella situazione. In quella ed in molte altre, ad essere sincero.
Lei mostrò lo scettro a bella posta, tirandolo fuori da chissà quale anfratto nella tunica: era stupendo, nero come la notte, e da così vicino Zexion notò delle decorazioni che non aveva mai ritrovato in nessun libro. L’odore che lo strumento emanava era quasi più forte della chiave, imbevuto di oscurità ed in grado di lasciare un brivido gelido per le sue ossa; non era in grado su due piedi di comprenderne il funzionamento, ma non aveva dubbi che solo una potente magia nera potesse aver forgiato quello scettro.
Qualsiasi fosse il suo effetto sarebbe stato davvero deleterio lasciarlo nelle mani di quella pazza.
“Larxen, daglielo”.
“E da quando in qua mi dai ordini, Mister Fucsia?”.
“Da quando ritengo che sia idiota avere uno scettro magico e non sapere come usarlo”.
Lasciò che fosse il n. XI a parlare: dopo l’ultima alzata di testa della Ninfa Selvaggia nemmeno lui si sentiva così sicuro a darle troppa libertà o a lasciarle in mano qualcosa di potenzialmente distruttivo.
Sapeva che Larxen lo avrebbe ascoltato; Marluxia poteva anche essere ridicolo con quei capelli rosa, ma era il membro più carismatico persino all’epoca dell’Organizzazione XIII. Era stato il capo del complotto ed aveva un notevole ascendente sull’umore della Ninfa Selvaggia.
Infatti la ragazzina esplose in una grande quantità di smorfie, facendo scorrere i suoi occhi da lui all’altro interlocutore “Uffa, certo che siete così noiosi ……
“Prenderò atto della cosa, Larxen. Ma tu consegnagli lo scettro”.
“Solo se il piccolo Zexy mi farà un favore ……”
Portarle la testa di Vexen? Tagliarmi tutti i capelli? Controllare il colore delle piastrelle del bagno di Marluxia? Come se fossi venuto qui davvero per studiare questi dannati oggetti …
Lei si alzò in piedi sul trono, puntando lo scettro verso la porta come una grande regina e con il suo pericoloso sorriso di bambina che le andava da una guancia all’altra “Voglio un’enorme tazza di cioccolata calda! La più grande del castello! E la voglio SUBITO!”.
Il n, IV ha ragione, è assolutamente pazza. Ma poteva andarmi peggio.
E la ragazza presuntuosa gli aveva involontariamente fornito l’occasione che desiderava. Si chiese se il Caso o la Fortuna stessero guardando benignamente nella sua direzione; non avrebbe avuto un’occasione migliore per avvelenarla nemmeno nei prossimi dieci anni.
Sentì su di sé lo sguardo di Marluxia e decise di prestarsi all’atto finale di quella pantomima. Abbozzò un lieve inchino nella sua direzione “Come comanda la principessa del Castello!” ed aprì un Portale Oscuro nella direzione delle cucine.
Mentre preparava la bevanda fissò la provetta, appoggiandola con cura nel palmo della sua mano. Poteva di nuovo sentire il carico d’odio racchiuso in quell’oggetto, la frustrazione accumulata dal n. IV per tutto quel tempo. Era certo che lo scienziato avesse sintetizzato quel veleno subito dopo il complotto, ma non era così ansioso di sapere a chi fosse destinato: a Larxen e Marluxia senza alcun dubbio …… per gli altri ……
Quando la cioccolata calda fu pronta stappò con precisione l’ampolla.
Poche gocce sarebbero bastate.



“Uffa, Zexy, ci hai messo davvero tanto! Ma sei andato a prepararla in qualche universo parallelo?”
Però le dimensioni della tazza erano davvero soddisfacenti: Larxen sorrise, strappandola dalle mani a quel bambino serio e musone.
Era noioso quasi quanto il n. IV ed ancora più inutile.
“Vediamo se sei stato bravo, Zexy! Se vuoi il mio scettro te lo devi sudare!”.
Quello lì non le rispose nulla, come suo solito. Non protestava, rimaneva fermo e zitto come una piantina, faceva il bravo cagnolino e nemmeno si degnava di guardarla, nascondendo il suo occhietto sotto quel ridicolo ciuffo.
A onor del vero la cioccolata aveva un odore meraviglioso. Ne aveva proprio bisogno, dopo essersi subita le ramanzine di Marluxia e di Axel l’unica cosa che potesse tirarla su di morale era proprio una deliziosa cioccolata calda “E non te ne lascerò nemmeno un sorso!”.
“Larxen, per favore, bevi e dai al ragazzo lo scettro. Non abbiamo una giornata da perdere dietro ai tuoi capricci, mi è bastata la notte scorsa!”.
“Uffa, Marly, sei quasi più noioso di Vexen … fammi gustare la cioccolata che il piccolo Zexy mi ha preparato con tanto affetto ……”
Il Portale Oscuro si aprì all’improvviso proprio a qualche centimetro da lei. Marluxia evocò in un attimo la falce, Zexion corse verso l’uscita e lei come d’istinto sguainò i kunai, scagliando con rabbia la tazza contro il muro dalla parte opposta della stanza. Chiamò a sé i suoi fulmini, ed avrebbe dato a chiunque avesse aperto quel Corridoio un frizzante benvenuto se non ne fosse uscito prima Axel, sudato e con le guance più rosse dei suoi capelli.
“Axel, mi sembra di averti detto di non aprire mai …”
“Tappati la bocca, Bocciolo di Rosa”
La ragazza ritirò le armi, anche se le avrebbe piantate volentieri in qualche punto dove al roscio impiccione avrebbe fatto davvero male.
“Ce l’hai con me, Axel? Prima interrompi il mio divertimento con Vexen, adesso te la prendi con la mia cioccolata! Sei davvero ……”
“Uff, Larxen, chiudi il becco!”
Guardò con profondo dispiacere la macchia marrone sul muro, immaginandosi come sarebbe stato divertente vedere al suo posto il sangue di Axel.
“Ragazzi …” era quasi senza fiato “… abbiamo un problema. Un grosso problema. Quel deficiente di Auron … ha spifferato tutto all’Invocatrice”
Tutto cosa?”
“Petalo Rosa, sai cosa vuol dire la parola tutto? Le stanze, l’Invocazione Suprema, il sacrificio ed il condizionamento”.
Larxen conosceva da troppi anni Marluxia per poter equivocare la sua espressione: dove una persona normale avrebbe lanciato un’imprecazione o una parolaccia lui invece si mordeva il labbro ed aggrottava le sopracciglia, fissando Axel come se volesse farlo esplodere da un momento all’altro. Aveva lasciato il roscio a supervisionare la stanza, e dovevano ritenersi fortunati che si fosse accorto della vicenda.
“A che punto stanno della stanza?”
“Non hanno ancora trovato la prova … ma credo sia questione di tempo. E quando finiranno si troveranno nella stanza dell’Invocazione Suprema”.
“Non se il nostro mercenario li fa scappare!”
“Beh, allora non c’è che una soluzione!” fece lei, sapendo che la sua idea sarebbe piaciuta a tutti “Diamo ad Auron una lezione con i fiocchi!”.
Sì, l’unica cosa che avrebbe potuto risollevarle il morale al momento era una bella battaglia con tanto, tanto sangue e qualche organo volante. Le avevano impedito di vedere il colore dell’intestino di Vexen e adesso aveva bisogno di scaricare un po’ le sue energie. Quel mercenario energumeno sembrava davvero divertente da mettere al tappeto, anche se mai quanto lo era stato Lexaeus.
Quel tradimento sembrava l’occasione propizia!
E sapeva benissimo che stavolta nessuno avrebbe potuto ribatterle!
Infatti con la coda dell’occhio vide un nuovo Portale Oscuro formarsi ad un comando di Marluxia, segnale che una nuova partita stava per iniziare “Dobbiamo riportarlo da Vexen e farlo condizionare. Larxen?”
“Sì, Marlycaro?”
“Auron ci serve vivo
Vivo non vuol dire per forza intero”.
Il sorrisetto che ricevette in risposta fu eloquente.
Il gioco poteva cominciare.
Acchiappò Axel per il bavero e si tuffò nel Corridoio Oscuro dietro a Marluxia, pregustando il suo nuovo, spassoso divertimento. Non si curò nemmeno di fare una pernacchia a Zexion prima di svanire tra gli strali delle tenebre.



Non ebbe tempo di guardarsi bene intorno che Axel cadde a terra come un sacco di patate. Il n. VIII si accucciò di colpo a terra, stringendosi le ginocchia al petto con foga e lanciando nel frattempo un paio di bestemmie. Tutta la neve intorno a lui si sciolse di colpo quando l’elementale del fuoco iniziò a produrre calore, ma la bufera continuava.
“Larxen, brutta puttana, perché mi hai trascinato qui?”
“Uffa, e che ne sapevo che ad aspettarci c’era una fighissima tormenta di neve?”
La cosa, se possibile, la divertiva ancora di più!
Tutto intorno a loro era bianco, con la neve che vorticava per il loro campo visivo senza sosta; a stento riusciva a vedere Marly, che pure si trovava a meno di dieci passi da lei, una macchia nera e rosa in quell’inferno bianco.
Visibilità scarsa.
Alto rischio di colpirsi a vicenda.
Condizioni climatiche avverse.
Lo scenario perfetto per la Regina delle Battaglie!
Guardò Axel e le venne da ridere: era riuscito a mettersi in ginocchio, ma era davvero buffissimo nel suo appallottolarsi su se stesso, stringendosi nella tunica. Lei sapeva benissimo che il suo compagno detestava il freddo e l’acqua, lo facevano quasi impazzire, ed era troppo bello vedere la sua faccia in preda al panico.
“Te l’avevo detto, Axel, che il tuo elemento fa emeritamente schifo! Ma guardati, sei tutto tremolante come un bambino piccolo ……”
Ti credi tanto forte, roscio, ma basta un po’ di neve per renderti ancora più inerme di Zexion …
“Larxen, piantala” Marluxia si avvicinò a loro, tirandosi su il cappuccio. Axel, che governava il fuoco, soffriva il gelo in maniera particolare, ma anche un elementale dei fiori non si trovava a suo agio in un simile clima; iniziò a muovere le dita rapidamente, e la ragazza era sicura di poterlo vedere serrare i denti.
Ma, a differenza di Axel, il n. XI non si scomponeva mai.
“Axel, non ci sei di alcuna utilità. Torna nelle anticamere e dai un’occhiata al gruppo di Mistobaan”.
“Sì, e visto che ci sei vai a piagnucolare da Vexen! Persino lui potrebbe sconfiggerti su una montagna!” e gli fece una sonora linguaccia.
L’altro non aveva nemmeno la forza di risponderle, ed appena comparve il Portale dell’Oscurità ci si lanciò a capofitto, e lei non riuscì a resistere di lanciare un’enorme palla di neve alle sue spalle, sperando di colpire in pieno quella testa roscia ed antipatica.
Seguì il compagno rimasto senza fare troppe storie, diritti verso la meta.
Scivolavano nella neve fino quasi alle ginocchia, e la ragazza si dovette affidare soprattutto all’udito per capire in che direzione spostarsi. Il gruppo guidato da Auron non era molto distante, si stava arrampicando su un sentiero diversi metri sotto di loro, ma oltre quella fitta cortina di neve non riusciva ad orientarsi, e la stessa sagoma di Marluxia era difficile da distinguere.
L’alba era spuntata da qualche ora, ma il cielo era fosco e grigio per la tempesta di neve della notte. Nella scarsa luce, il fondovalle innevato e pieno di rocce risplendeva, infastidendo gli occhi; si sporse e vide il gruppo disposto in ordine sparso, il gruppo dell’Invocatrice a diversi passi da quelli che sembravano solo le ombre dei ricordi di qualcuno.
Non si aspettavano un attacco.
Il suo compagno rallentò e le si portò al fianco, cauto anche nel semplice sporgersi dalle rocce, in attesa. Ma Marluxia attendeva sempre troppo, e se fosse dipeso da lui avrebbero aspettato in quell’inferno bianco per almeno un paio d’ore. E io detesto aspettare, e lui lo sa!
Lei si alzò in piedi e lo guardò “Hai un piano?”, scrutando in mezzo alla foschia dove le loro vittime comparivano e scomparivano tra i fiocchi.
“Oh, non credo che comunque a te interesserebbe ascoltarlo, mia cara. Basta non attardarci” disse, strofinandosi con forza le mani “E comunque sono un principe…… prima le signore!”.
Larxen non se lo fece ripetere due volte.
Come una vera Regina dell’Acrobazia prese la rincorsa nella neve, superò il suo compagno e si lanciò nel vuoto.
La macchia rossa era proprio sotto di lei.
Si lasciò trasportare dalla velocità e dall’aria gelida, tuffandosi verso terra proprio come un fulmine da una nuvola, il cui unico obiettivo era quello di distruggere qualsiasi cosa lungo la sua corsa.
Lei era il suo elemento, ed il suo elemento era morte.
Lanciò i suoi otto kunai tutt’intorno, lasciando che si imbevessero della sua stessa energia e che cadessero in un unico vortice insieme a lei.
Sentì l’urlo dell’Invocatrice, ma per quella massa di idioti era troppo tardi. Quando si trovò a meno di tre metri dalle loro teste lanciò un grido di battaglia non ben definito e guidò le sue armi contro l’obiettivo.
Il suo corpo rilasciò migliaia di scariche, e quando toccò terra il ghiaccio intorno a lei esplose in migliaia di schegge, gelido, mortale, e tutto intorno al suo corpo la neve iniziò a sciogliersi e fumare.
“Brutta bast ……”
L’Invocatrice fu lenta, troppo lenta. I suoi otto kunai raggiunsero il suolo, ma invece delle piccole armi affilate furono otto saette ad abbattersi sulle vittime. Larxen si teleportò proprio in mezzo a loro, assaporando l’elettricità che fluiva, godendosi l’esplosione.
La parete di roccia da cui si era appena lanciata esplose per il contraccolpo, e per diversi attimi tutti loro furono avvolti da schegge, massi, ghiaccio e fumo, una piccola valanga da cui lei si allontanò con un Portale, facendo rientrare i kunai tra le sue dita.
Auron fu il primo a rimettersi in piedi, con la sua spada rivolta verso l’alto ancora crepitante per i fulmini che aveva cercato di parare per difendere la sua preziosa Invocatrice, un gigante vestito di rosso che sembrava una fortezza nella tormenta.
Larxen gli fu addosso prima che la ragazza si rialzasse in piedi e si avventò contro il mercenario “Vuoi giocare a fare il cavaliere, Auron?” disse, scivolando accanto alla sua spada “Ma cosa farai adesso che sono arrivati i cattivi?”.
Lui roteò in fretta e furia la spada, ma non sarebbe mai riuscito nemmeno a sfiorarla “VOI … VOI VI SIETE PRESI GIOCO DI ME E MU!”
“Che ci volete fare … è troppo divertente sentirvi dire padrona Larxen è saggia e potente
Si mise a ridere, scivolando tra i fendenti della sua lama come un minuscolo pesce in una rete a maglie giganti, passandogli sopra e sotto, arrivando così vicina alla faccia del suo avversario e sfiorando la lunghezza delle sue labbra con un dito “Non ti andrebbe di ripeterlo ancora un po’? Mi dispiacerebbe perdere questo bel pappagallino!”.
Lui cercò di affondare la spada contro le sue gambe, ma lei in tutta risposta vi atterrò sopra, scivolando per tutta la lunghezza della lama ancora satura di magia ed usandola come rampa di lancio. Atterrò alle sue spalle, godendosi l’espressione confusa di quella stupida guida che poteva essere notata anche nel bel mezzo della tormenta.
“Ma non temere, tra poco tornerai a fare lo schiavetto ubbidiente!”
“Io non credo proprio” la n. XII scivolò a destra, lasciando che delle sottili lame di luce violastra si perdessero nella neve proprio dove si trovava lei qualche attimo prima. L’Invocatrice se era rimessa in piedi a fatica, con le gambe che le tremolavano, il respiro affannoso e del sangue che usciva dal suo labbro spaccato “Lascia stare Auron, brutta puttana, o dovrai vedertela con me!”.
“Ih ih, la bella bambolina roscia vuole fare la grande maga?” disse, guardando la tenera coppietta che si metteva quasi spalla a spalla “Sei davvero patetica”.
Poi i fulmini esplosero dalle sue dita e divamparono in tutte le direzioni. Uno degli aitanti di quel ricordo venne incenerito, ma si rialzò dopo qualche attimo e corse giù per la montagna in preda al panico, inseguito da tutti gli altri. Il ghiaccio e la neve nel raggio di quaranta passi esplosero e liberarono vapore.
D’istinto la sua avversaria si coprì la testa, ma le saette mirarono proprio al suo viso ed alle mani, risucchiando l’aria che cercava di respirare. La lama di Auron si frappose tra lei ed il pericolo, proprio come la Ninfa Selvaggia si aspettava.
Larxen attraversò in meno di una manciata di secondi un Corridoio Oscuro ed atterrò alle loro spalle; il suo avversario se ne accorse, ma non mirò a lui. La sua mano guizzò sulla schiena dell’Invocatrice, ed in un attimo la bella bambolina fu scagliata lontano, il corpo avvolto in decine di fulmini “Quella lì ti piace, eh, Auron? Allora forse dovrei farla soffrire ancora un po’. Nessuno si prende gioco dei Membri dell’Organizzazione!”.
Lui mugghiò qualcosa di poco traducibile, ed avanzò verso di lei con ferocia implacabile, incurante della neve e del vapore che ormai rendevano l’intero campo di battaglia impraticabile; la ragazza lasciò che l’arma arrivasse a pochi centimetri dal suo corpo prima di scivolare lontano, lasciando che la stupida guida impazzisse, menasse fendenti su fendenti senza ordine, assaporando la sua espressione furiosa. Era da quando non aveva messo al tappeto Mistobaan che non si divertiva così tanto.
Si teleportò a diversi metri e per puro divertimento raccolse una palla di neve e gliela lanciò dritta sulla fronte, facendogli volare via gli occhiali “Colpito!”.
“Larxen, adesso basta giocare!”
Anche tra le grida della gente in fuga e dei membri della compagnia dell’Invocatrice, le parole di Marluxia arrivarono superarono la tormenta ed i due duellanti si fermarono. Il n. XI aveva ancora il viso nascosto sotto il cappuccio, ma la sua falce parlava da sola.
Il corpo dell’Invocatrice ferita era disteso ai suoi piedi, ed anche in quell’inferno si poteva vedere come la punta dell’arma rosa fosse appoggiata alla sua gola con l’eleganza di un petalo di rosa. Il mercenario si fermò, ed il lampo d’odio che passò attraverso il suo unico occhio fu più eloquente di mille imprecazioni. La sua massa di muscoli era immobile.
Nemmeno Marluxia si spostò, con gli occhi che andavano dal mercenario allo stupido Intercessore, il mocho vileda che giaceva ancora svenuto in una scarpata qualche metro sotto di loro “Larxen, non ho intenzione di congelarmi le dita solo perché vuoi giocare con il nostro caro amico Auron. Ti avevo pregato di essere rapida”.
Certo, Marly, hai paura di congelarti i tuoi bei boccoli!
Si abbandonò ad un’espressione imbronciata. Era ben lungi dall’aver finito di strapazzare quel soldato traditore, il divertimento non era nemmeno a metà “Larxen, sbrigati, o gli altri ci daranno per dispersi. E non mi fido a lasciare troppo tempo Vexen da solo …”
“Uff, mi domando se Vexen non ti abbia attaccato la sua noiosità!”.
Il soldato non avrebbe mosso un muscolo, perciò la ragazza colpì con quanta forza aveva nelle sue sottili braccia dietro la nuca; i poteri del Castello l’avevano resa più forte, ed il mercenario cadde a terra con ancora la sua spada in pugno.
Era calato un silenzio assolutamente innaturale, rotto solo dai mille sibili del vento. Dei membri del gruppo nessuno si muoveva, e degli abitati dei ricordi si era persa ogni traccia, fuggiti lungo il versante est della montagna. Il suo compagno fece sparire la falce, lasciando che svanisse in uno strale d’oscurità ed in dei petali che rientrarono nella sua manica.
Scivolò accanto a lei e spinse Auron dentro un Portale Oscuro “Marly, continua ad immischiarti nelle mie battaglie e ti troverai un mio kunai in qualche posto dove ti farà molto male”.
Lui raccolse la lama del soldato e la lanciò nel Portale dietro al suo proprietario, e ne seguì un sonoro clang “Risparmia il fiato, Larxen. Il gioco è bello quando dura poco”.
Riluttante lei lo seguì attraverso l’oscurità, lasciandosi il freddo, la neve ed il divertimento alle spalle.



Tutto intorno a lui era silenzio, e la neve continuava a scendere, se possibile, ancora più fitta di prima. Si erano rimessi in marcia da nemmeno pochi minuti quando era comparsa quella donna con la tunica dell’Organizzazione ed aveva sconvolto tutto. Ash era stato scaraventato lungo un pendio quando una serie di fulmini era caduta dal cielo insieme a quella donna ed avevano fatto tremare il versante della montagna, ma si era stretto le Pokéball nelle tasche ed era atterrato sulla neve a faccia in giù.
Aveva visto il ricordo di Brock e quello del governatore Maul correre insieme agli altri Signori Oscuri lungo il versante, inciampando gli uni sugli altri in maniera indecorosa, proprio come gli originali. Il ragazzo era stato tentato di fuggire insieme a loro, ma Zachar era ancora lì sopra, era certo di averla udita gridare anche in mezzo alla tormenta.
Non era equipaggiato per una scalata, ma si aggrappò con tutte le sue forse ai pochi massi integri e si portò verso l’alto, cercando di recuperare Auron e Zachar; ma il gelo non era tollerabile, e la sua maglietta era quasi ridotta a brandelli mentre il suo cappello era volato chissà in quale valle nascosta del Carahdras. “Zachar!”
Quando era arrivato in cima la battaglia doveva essersi conclusa da poco: la prima cosa su cui inciampò fu il governatore Fett, con la sua armatura assai poco visibile ed i sensori termici che provavano a migliorare la visibilità dell’elmo. Poi notò la macchia viola e verde a diversi metri da lui e si lasciò il cacciatore di taglie alle spalle “Zachar, finalmente ti ho trovata!”.
La ragazza era ferita in modo grave, anche lui poteva rendersene conto: il corpo sembrava ancora avvolto da scariche elettriche e la schiena emanava fumo, con l’abito a brandelli e sporco di sangue in più punti. Ash cercò di non farsi prendere dal panico, ma non aveva mai visto la maga in quelle condizioni.
Cercò Auron, ma tutto intorno a lui c’era solo la tormenta.
Lei si rimise in piedi a fatica, appoggiandosi alla parete, ma non era per le ferite che tremava; le venne vicino, sorridendo perché era ancora viva nonostante quelle ferite.
“Zachar ……”
“Quei … quei bastardi …” strinse con forza le mani, e le lacrime che comparsero ai lati degli occhi si ghiacciarono immediatamente “Lo hanno portato via … hanno preso Auron …”
Trovò le forze chissà dove, mandando una Palla di Fuoco a schiantarsi sulla neve accanto solo per vederla esplodere, per sfogare la sua ira “E io non sono riuscita a fermarli!”.
Povera Zachar …… io non ci capisco molto, ma mi sa che Auron le piace un po’……
“Stai tranquilla. Usciamo da questa stanza ed andiamolo a riprendere”.
“Ash, tu … credi che ce la possiamo fare?”
Veramente non ne sono così sicuro “Ma certo!” mentì con un altro sorriso “Cerchiamo la Prova di questa stanza, usciamo e poi troveremo una soluzione”.
“Hai idea di cosa possa essere la prova?”.
“Forse io sì” fece il governatore Fett, di nuovo in piedi con Kaspar svenuto sulle spalle. Con il blaster indicò l’unico passaggio libero sul fianco della montagna, uno stretto sentiero che si inerpicava per vari chilometri senza che se ne vedesse la fine. La tempesta di neve ricominciò ad infuriare con foga sempre maggiore quando intrapresero i primi passi.


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Fonte della fan art a inizio capitolo: http://browse.deviantart.com/?qh=§ion=&global=1&q=zexion+arkoniel#/d1ze69j
  
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