Storie originali > Comico
Segui la storia  |       
Autore: MistakenWind    16/03/2012    3 recensioni
In un mondo in cui tutti continuano a ripetere "C'è crisi", ogni tanto spunta qualcuno che ha ancora il coraggio di essere se stesso, e strappare un sorriso con un po' di goffa ironia a chi continua a camminare a testa bassa rassegnato. Margò è goffa, imbranata e forse strana (sinonimo forse di pazza?) e dovrà lottare con una gioventù che apprezza solo una quarta/quinta di reggiseno, o il metro e settanta di altezza.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

3






 

Era passata una settimana da quella giornata da dimenticare, e quella mattina appena sveglia qualcosa mi disse che dovevo far pagare a mio fratello quel retrogusto che ancora mi infastidiva  ripensando a quella maledetta giornata. Prima di scendere a far colazioni mi preparai al meglio alla giornata, ascoltandomi highway to hell degli Ac/Dc, spazzolandomi i capelli e vestendomi per andare a scuola. 
Appena scesi per far colazione constatai con mia gran fortuna che anche mio fratello era già pronto per partire, e sorrisi maleficamente. La mia matrigna era già partita per fare footing e per fortuna non era ad infastidirmi con quella voce stridula che tanto odiavo. 
Ero alle spalle di mio fratello che non si era accorto della mia presenza, con un enorme secchio d'acqua tra le mani. Feci quei pochi passi che mi separavano da lui in completo silenzio poi, alzai il secchio all'altezza della testa e sorrisi.
< Adesso me la pagherai, stronzo. >
Dissi, e senza pensarci due volte arrovescai tutto il secchio in testa a mio fratello, che non ebbe tempo per reagire. Lasciai cadere il secchio a terra con un boato, afferrai le chiavi sul tavolo, e presi le seconde chiavi di casa, poi scappai chiudendolo a chiave.
Sentii delle urla e dei pugni alla porta. SI! Ce l'avevo fatta!
Mi ero presa la vendetta che meritava. Salii sul pulman e mi sedetti dalla parte del finestrino. Mi rilassai respirando per la prima volta dopo la tensione del piano malefico che avevo messo in atto, e con grande soddisfazione lo vidi uscire dalla finestra con i capelli fradici, mostrandomi il dito medio. 
Quanto è bello vendicarsi.

La giornata era iniziata bene, senza intoppi. In classe mi ero seduta accanto a Marika, la mia migliore amica che consideravo spesso una sorella. 
So che a lei potrei dire tutto, perchè non direbbe niente a nessuno e non spettegolerebbe in giro, nemmeno ad un morto, come sempre mi diceva. 
Quella mattina Violet aveva messo in mostra la propria "tontaggine", o se vogliamo, falsa stupidità. 

-Breve Flashback su Violet-
Violet è la più amata della scuola, o meglio, la sua quinta di seno era la più amata dalla scuola. Le ragazze si facevano in quattro per poter unirsi al suo gruppo di Oche Sgualdrinelle per riuscire a diventare popolari nella scuola. Le Oche Sgualdrinelle spesso escogitavano piani come la carta igienica nel reggiseno per poter sembrare più "curve"; i ragazzi, dall'altra parte, concorrevano e scommettevano su chi fosse il primo a riuscire a portarla a letto, escogitando piani così complessi e contorti che sembravano non esser stati partoriti da menti così banali e ignoranti. 
In breve, Violet, oltre ad avere un corpo così seducente, occhi azzurri e lunghi capelli biondi, era ricca. Ricca sfondata. Aveva due ville, un agriturismo che affittava e due case al mare. Suo padre e sua madre avevano creato una linea d'abbigliamento che andava a ruba in tutti i negozi. Suo padre era il sindaco della piccola cittadina, nonchè il cugino del preside della nostra scuola. La madre invece era stata una cantante famosa a suo tempo, e guadagnava ancora uno stipendio enorme con i diritti d'autore. Inoltre aveva un fratello che faceva il modello, e girava l'america per servizi fotografici. 

Ritornando a noi, quella mattina Violet aveva intrapreso con il prof di diritto una lunga discussione su quanto potesse guadagnare una persona che gioca in borsa. Ovviamente non capiva niente, e tutta la classe rideva per i discorsi senza senso che spesso faceva cercando di fargli sembrare altamente seri e degni di un premio Nobel. 
Con Marika ci stavamo chiedendo quanto potesse continuare quella conversazione quando bussarono alla porta. 
Il professore contento di un cambio di argomento mormorò un avanti.
Come sempre tutti si girarono ansiosi per vedere chi era, e per sperare nella bidella che annunciava una sostituzione per le due ore di chimica. 
Ma quella volta non era la bidella. Quando mi girai verso la porta il sangue mi si fermò e il cuore smise per un attimo di battere. 
Strinsi forte la mano di Marika rischiando di rompergliela mentre riconobbi lo sguardo azzurro e i capelli ribelli.
Joey...
< Scusi professore, può uscire un attimo Margò Lia Johnson? Dovrei parlarle un attimo. >
Co...Come faceva a sapere tutto il mio nome? Il professore senza pensarci annuì, mentre con gambe tremanti mi alzai, e incrociai per un attimo lo sguardo sorridente di Joey mentre arrossivo completamente.
La classe scoppiò in qualche risata, mentre mi chiusi la porta alle spalle. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi, mentre si appoggiava con un braccio alla parete vicino alla porta, incrociava una gamba sull'altra e chinò un po' la testa per guardarmi. Mi aveva intrappolata con il suo fascino.. sapeva che non avrei saputo resistergli.
< Ti stai chiedendo come faccio a conoscere il tuo nome? >
Mi chiese, quasi in un sussurro mentre il suo volto quasi sfiorava il mio. Annuì mentre mostrò quel sorriso sexy e affascinante che mi rapiva ogni volta che lo faceva.
< Ho incontrato tuo fratello... e mi ha chiesto scusa per l'ultima volta, per il fatto del caffè. Mi ha detto di dirti che stasera ti aspetta un pomeriggio d'inferno, ma mi sentivo in dovere di salvarti, quindi... ti va di uscire con me, questo pomeriggio? >
La mia mente galoppava feroce mentre cercavo di riordinare i miei pensieri e rispondere. Non ci riuscii e lui sorrise di nuovo, osservando la mia bocca che più volte si era mossa alla ricerca di una qualche parola. Si abbassò di poco, e mi baciò la guancia.
< Lo prendo per un sì. Passo a prenderti a casa tua verso le 4 e mezza. Ciao Margò Lia Johnson. >
E se ne andò come era venuto... quasi in punta di piedi, per potermi sorprendere.
Ah, c'era riuscito, e io ero caduta nella sua trappola. Rimasi attaccata al muro, cercando di riprendere fiato, mentre tutto dentro di me gridava per la felicità.
Tornai in classe sospesa tra le nuvole, non notando lo sguardo disprezzante di Violet che si sentiva superata, e gli occhi curiosi di Marika che chiedeva di raccontarle tutto, senza tralasciare particolari. 
Finalmente qualcuno mi aveva notato.. e quel qualcuno era Joey, l'affascinante, sexy, e perfetto ragazzo ammaliatore. 



 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: MistakenWind