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Autore: Elizabeth_Tempest    16/03/2012    2 recensioni
Draco Malfoy ed Hermione Granger, li abbiamo conosciuti come nemici… e se tra loro nascesse quel dolce sentimento che tanti poeti e scrittori hanno decantato?
Scritta per il contest "Draco/Hermione? Why not, but..." di Violet Acquarius.
Draco/Hermione, pg minori: Ginny Weasley, Luna Lovegood, Blaise Zabini accenni a Luna/Rolf e Ginny/Harry.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Luna Lovegood | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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V.

-Granger, sai cos’è la puntualità?- chiese Draco, seccato, vedendo la compagna di scuola entrare trafelata in biblioteca.

Hermione si era attardata con Ginny, per aiutarla a preparare i bagagli, essendo quello l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze e si era ricordata dell’”appuntamento” con Malfoy all’ultimo: era balzata in piedi, aveva afferrato i libri e si era precipitata a rotta di collo in biblioteca. Si sedette davanti al biondo, con le guance rosse per la corsa.

-Scusa.

-Tu che ti scusi con me? Quale miracolo!-commentò ironico Draco.

-Mi scuso perché hai ragione, ma non abituarti, di solito hai torto.- gli rispose Hermione, aprendo uno dei libri. Mrs Pince li guardava storto e la ragazza fece segno a Malfoy di tacere, poi tirò fuori la bacchetta e, senza farsi notare, la mosse. –Ora puoi parlare di nuovo.

Il ragazzo la guardò interrogativo ed Hermione sospirò. -È un incantesimo… Muffliato. La bibliotecaria non potrà sentirci e non si lamenterà del frastuono.

Malfoy la scrutò per qualche istante, come se stesse cercando di capire se diceva davvero, poi scoppiò in una risata. –Ma guardala! Santa Hermione da Liverpool! E io che pensavo fossi una perfettina ligia alle regole! Ed invece!

-Ti stupirebbe sapere quante cose non sai di me, Malfoy, davvero.- rispose Hermione, lievemente piccata. Si stupì di vederlo mettersi comodo.

-E allora stupiscimi. Cosa mai ci può essere in te, saccentissima ragazza, di così fuori dalle righe?

Hermione rimase incerta. Ma faceva sul serio?

-Avanti Granger, che non ho tutto il mese.- la spronò Draco.

-Malfoy, noi siamo qua per studiare, non per parlare di questa saccentissima ragazza, come hai detto tu.- gli rispose. Non aveva certo voglia di parlare dei fatti suoi con Malfoy!

-Oh, Granger! Domani iniziano le vacanze, possiamo concederci una pausa! Passerò il Natale qua a studiare, quindi dammi tre secondi di tregua.- le rispose il biondo, con una nota di seccato disappunto nella voce.

-Come mai passai anche tu il Natale qua?- chiese Hermione, interessata.

-Impicciona.- le rispose Draco, sfogliando svogliatamente il libro, prima di sospirare. –In realtà non voglio tornare a casa, Mezzosangue.

-Piantala di chiamarmi Mezzosangue, mi da fastidio, è un maledetto insulto razzista e retrogrado.

Draco inarcò un sopracciglio, squadrandola. Certo che la Granger era un bel peperino, quando ci si metteva. –Bene. Comunque ora sai il perché.

-Tuo padre?

-E che c’entra mio padre? È ad Azkaban, te lo ricordi? No, semplicemente non mi va di tornare a casa. Tu?- tagliò corto il Serpeverde. In realtà, c’entrava anche suo padre. C’entrava tutto: non riusciva più a stare in quella casa, dove erano rimasti prigionieri a lungo; gli sovvenivano solo terribili ricordi. Quella casa era il simbolo di ciò che era e che doveva dimenticare per non essere sopraffatto da quel nuovo mondo in rapida costruzione: ciò che non si adattava alla nuova piega che avevano preso le cose, rischiava di finire schiacciato dagli ingranaggi della comunità magica. A che pro tornarci? Ricordarsi di essere un Malfoy ed un Black? Ormai, giorno dopo giorno, l’avere il sangue puro diventava sempre meno importante, anzi, era quasi una zavorra in quel mondo dove i Mezzosangue stava reclamando con forza sempre crescente la parificazione dei diritti.

E poi, sua madre avrebbe passato il Natale con sua zia Andromeda e il piccolo Teddy, quindi sarebbe rimasto solo comunque. Tanto valeva rimanere ad Hogwards.

-Lo stesso. Non ho voglia di tornare a casa, preferisco stare qua a studiare.- disse Hermione, stringendosi le spalle.

-Se lo dici tu… allora, non dovevamo studiare?

 

La mattina di Natale, a detta di Hermione, era arrivata troppo lentamente, quell’anno, ma il paesaggio incantevole che la salutò la rinfrancò: tutto era imbiancato, la scuola era addobbata a dovere e ai piedi del letto facevano bella mostra di sé i regali. Un’atmosfera natalizia da cartolina. Era da sola nella camerata: di Grifondoro solo dieci studenti erano rimasti a scuola e nessuno era del suo anno. Si alzò, prendendo un regalo avvolto in una bella carta violacea. Dal biglietto scoprì che veniva da Harry: lo aprì e si ritrovò in mano un grosso tomo sulla magia primitiva in Irlanda e nel Regno Unito e un libro più sottile sui riti druidici. Sorrise, passando ai regali successivi: un libro sulla magia nell’Antico Egitto da Bill e Fleur (“Cara Hermione, mi sono ricordato che eri molto interessata all’argomento, con affetto, Bill e Fleur”), un assortimento di dolci e tortini di carne dai signori Weasley, accompagnato da un biglietto molto affettuoso di Molly, che sperava di vederla presto, e da una lunghissima lettera di Ginny, che avrebbe letto dopo pranzo; da Luna ricevette una scatola di dolci di Mielandia, una sciarpa caldissima che di certo aveva sferruzzato la ragazza, a righe rosse e oro, con dei piccoli leoncini ricamati che si rincorrevano e giocavano; George le mandò una scatola di Merendine Marinare (“Su Hermione, ammettilo che hai bisogno di una pausa. George”), Ron un profumo, ma non c’era nessun biglietto ad accompagnarlo; i suoi genitori le mandarono i suoi dolcetti preferiti, After Eight, Edimburgh Rock, Flying saucers e dei Milky Way[U1]  (stranissimo, da parte loro), e un romanzo di Stephen King (“Tesoro caro, non vediamo l’ora di vederti! Ti avremmo mandato anche il nuovo cd player e il cd dei Cranberries, ma ad Hogwards l’elettricità non funziona, no? Tantissimi auguri di Buon Natale e un Felice Anno nuovo, piccola Minnie. Ci manchi tanto, mamma e papà”); da Neville ricevette un libro sugli usi della Mandragola.

Decise di scendere in Sala Grande: aveva fame e voleva fare un giro nel parco. S’infilò jeans, maglione e un paio di sdruccite scarpe da tennis e scese in Sala Grande. Non c’era quasi nessuno, quindi ne approfittò per fare colazione con calma, godendosi il quasi silenzio della sala, poi tornò alla Torre di Grifondoro, prese la giacca e uscì nel parco. Decise di andare da Hagrid, che non vedeva da qualche settimana.

 

-Hermione!- esclamò l’omone, aprendo la porta e trattenendo Thor, che prese a scodinzolare contento.

-Hey bello.- disse la ragazza, facendo una carezza al cane, che uggiolava contento. –Ciao Hagrid! Sono contenta di vederti. Come stai?

-Bene. Vieni, siediti. Stavo giusto preparando il te… Thor, sta giù!- ordinò al cagnone, chiudendo la porta dietro le spalle della ragazza.  Hermione si accomodò, sfilandosi il piumino e il berretto blu notte che teneva sui capelli, lasciati sciolti. Appena si sfilò il capello, i capelli rimasero dritti sulla testa.

-Devo ricordarmi di non usare più berretti di lana…- sbuffò la ragazza, cercando di appiattirli. Non era mai stata una fanatica della perfezione fisica, ma comunque i capelli in disordine, almeno più del solito, le davano fastidio e molto.

Hagrid le mise davanti una mug di te bollente, sorridendo con la sua solita aria bonaria. –È davvero molto che non ti vedo, Hermione. Una volta tu, Harry e Ron eravate sempre qua… ah, che bei tempi.- disse –Un po’ di latte?

-Grazie Hagrid. Già, eravamo sempre qua. Di solito di notte, rischiando di essere scoperti dalla McGranitt e di prenderci una punizione esemplare. – rispose la ragazza, girando la sua bevanda –Anzi, una volta successe… con Malfoy.

-Già… è stato quando poi mi toccò mandare Norberta in Romania… - disse il mezzo gigante, sospirando tristemente al ricordo del suo amatissimo cucciolo di drago –Mi mancate voi ragazzi… Harry mi ha mandato un gufo, l’altro ieri. Dice che gli piace studiare come Auror e anche Ron se la cava.

Hermione annuì, sorbendo un po’ di te, poi rispose. –Già, così pare.

-Non vi parlate ancora?- chiese Hagrid, che era a conoscenza della storia, ovviamente: ci aveva pensato Ginny a farglielo sapere.

-No.

E come avrebbero potuto? Quanto aveva sofferto per colpa di Ron? Troppo. Prima, con Lavanda, ma era il meno del male e, in fondo, lei non si era mai realmente fatta avanti. Poi, quella batosta. No, decisamente non aveva né la voglia né la forza di parlare con Ron, ma prima o poi avrebbe dovuto farlo: era il fratello della sua migliore amica, era ovvio che, prima o poi, si sarebbero incontrati.

-Uhm. Hermione, sai, ho sentito strane storie. Su te e Malfoy.

La ragazza si massaggiò le tempie. No, anche Hagrid! Quei pettegolezzi la stavano seguendo ovunque, era stufa! Ormai la gente l’additava nei corridoi: “ecco, guarda l’amica di Potter! Se la fa con Malfoy.” “Dovrebbe vergognarsi, sta con l’assassino di Silente.” “Una vergogna… eh sì che è stata torturata da Bellatrix Lestrange.”… questi erano i commenti e da un lato sapeva che avevano ragione. Con tutto quello che i Nati Babbani avevano sopportato, era più che legittimo che non vedessero di buon occhio Malfoy e la loro “relazione”, ma per contro, odiava quei commenti. Cosa ne sapevano loro, di Draco Malfoy? Avevano provato a conoscerlo? No! Si limitavano a disprezzarlo nello stesso modo in cui lei l’aveva fatto per anni.

Certo, forse non si applicava particolarmente nel cercare di cambiare, ma comunque non era cattivo: era rimasto invischiato nelle Arti Oscure, che, come un grosso ragno, avevano teso la loro tela invisibile, su cui gocce di rugiada di erano posate, rendendo quello spettacolo tanto attraente da attirare il Serpeverde e intrappolarlo. Più Draco si era dibattuto, più la ragnatela lo aveva imprigionato. Aveva commesso un errore troppo grande ignorando a cosa si stesse realmente votando.

Che poi Malfoy avesse anche un gran caratteraccio, quello era fuori discussione, ma questo non bastava a giustificare quell’odio.

-Hagrid, non c’è nulla di vero. Non sto con Malfoy.- disse Hermione.

-Ma c’è un ma, vero?- chiese l’omone, scrutandola. La conosceva da quando non gli arrivava nemmeno alla vita, uno scricciolo saccente e vagamente arrogante e, forse non era la persona più sensibili di questo mondo, ma poteva affermare di conoscerla almeno un po’.

-Studiamo assieme, nulla di che. E ho imparato a conoscerlo. Mi crederesti, se ti dicessi che forse non è la carogna che sembra?

-Mi ricordo quando durante il secondo anno ti ha chiamato Sanguesporco, Hermione. È un Malfoy, un Purosangue e quelli come lui non cambiano. Sta attenta a non riporre in lui troppe speranze.

-Dicevamo lo stesso di Piton.- ribatté Hermione, seccata. Piton, la carogna infame, il Mago Oscuro, l’assassino di Silente. Il salvatore di Harry ed eterno innamorato di Lily Potter.

Chiusero lì l’argomento, passando a ricordare i bei tempi andati, alle scappatelle d’infanzia dei tre ragazzi, alle loro avventure… strano come quei ricordi paressero appartenere ad una vita lontana. Troppo, troppo lontana.

Cosa diamine aveva fatto Voldemort a tutti loro?!

 

Quella domanda ancora le frullava in testa quando scese in Sala Grande per il pranzo natalizio. Voldemort aveva distrutto molte famiglie, a causa sua molte vite si erano spezzate prima del tempo. Molti erano troppo giovani per morire (ma, in effetti, lo si è davvero?) come Fred Weasley, altri erano troppo buoni come Ninfadora e Remus Lupin, altri, pur essendo cattivi, non meritavano comunque la fine che avevano fatto, come Tiger.

Voldemort, semplicemente, con estrema noncuranza, aveva calpestato ciò che di più sacro c’era al mondo, la vita, e i sentimenti più nobili e puri che un essere umano possa provare, in nome di precetti e convinzioni sbagliati, ingiusti, infondati. Aveva iniziato una vera operazione di pulizia etnica, paragonabile forse, solo ai crimini di Hitler… quant’era buffo pensare che, per quanto il potente mago oscuro disprezzasse i Babbani, alla fine aveva emulato uno di loro. Era triste pensare che Voldemort avesse condannato a morte i Nati Babbani in nome della purezza del sangue, purezza che egli non conosceva, essendo figlio di Tom Riddle, un normale uomo che prima incrociare la strada di Merope Gaunt, conosceva la magia solo per mezzo di qualche fiaba o ballata popolare.

E tutto era cambiato: il dolore, la paura, l’odio, il sospetto, la diffidenza, il disprezzo, la morte avevano cambiato le persone che Hermione conosceva, le avevano cambiate nel profondo. Anche se ormai era morto, il veleno che Voldemort aveva instillato nel cuore dei maghi avrebbe impiegato molto, moltissimo tempo prima di svanire e nemmeno allora l’avrebbe fatto del tutto. E quel pensiero rattristava Hermione, pensando a come ella stessa fosse cambiata. Da qualche parte, dentro di sé, qualcosa si era spezzata, quando era finita nelle mani di Bellatrix Lestrange. E non era sicura che si sarebbe riaggiustato.

Si diresse verso la scuola, cammiando nella neve, incurante del gelo, decisa a raggiungere il tavolo di Grifondoro, continuando a pensare, quando fu distratta da una voce.

-Ma come siamo pensierose, zannuta.

Si voltò, fulminando Malfoy. –Buon Natale anche a te, furetto.

-Non chiamarmi furetto, Granger.- le disse, scocciato, dandole un leggero colpo sulla nuca.

-E tu fatti vedere da un oculista, Malfoy.- disse, facendogli un largo sorriso, che mise in mostra i denti bianchi e perfetti.

-Ma non avevi due zanne? E poi, cos’è un occulista?- chiese il ragazzo, confuso.

-Sono anni che ho tutti i denti della grandezza giusta.- rispose Hermione, sospirando. –E un oculista è un medico babbano che si occupa della salute degli occhi.

Il biondo la guardò, perplesso, poi alzò le spalle. –Babbani… e chi vi capisce?

-Ah! Parla il Purosangue!- esclamò Hermione, prima di beccarsi una palla di neve in faccia. –MALFOY!- strillò, iniziando ad inseguirlo.


 [U1]Marche e varietà di vari dolci inglesi. Gli After Eight sono dei dolcetti di cioccolato fondente normalmente ripieni di fondant alla menta, anche se ne esistono altre varietà. Le Edimburgh Rock sono delle caramelle scozzesi, i Flying saucers sono involucri di carta di riso con ripieni di serbe, una polvere frizzante che di solito si mangia impucciandoci una liquirizia o un leccalecca oppure leccandola dalle dita mentre i Milky Way sono delle barrette tipo Mars o Bounty.

 

*canticchia Jingle Bells* Troppo fluff eh? Ma come va? Lo so, forse per il Natale sono un po' fuori tempo XD Vabbè, vi lascio ;) Alla prossima.

   
 
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