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Autore: fragolottina    16/03/2012    5 recensioni
'Anche io ho baciato solo una persona ed avrei voluto continuare a farlo…'
Era stata la prima volta che lo aveva sentito parlare ed anche la prima volta che il sapore delle lacrime gli aveva ricordato qualcos’altro.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts II
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sora 3 pulcine, devo dirvi una cosa che però è uno spoiler di Kingdom Hearts 3D... che però devo condividere con qualcuno che capisce la portata della scoperta... alla fine è lo spoiler del trailer, non si può mica fare lo spoiler del trailer... facciamo così io ve lo scrivo qui sotto in bianco, se volete leggete sennò no...
c'è Axel!! vi giuro che io e mia sorella abbiamo lanciato un urlo pazzesco quando lo abbiamo visto, ci sono anche uscite due lacrime perchè... sigh... oh, mio dio c'è Axel!
vi lascio al capitolo... ci vediamo più giù...

Capitolo 16


Sora spalancò gli occhi nella stanza ancora buia di Axel con un gemito intrappolato tra i denti ed il respiro ansante. Deglutì e guardò il letto mezzo vuoto per l’assenza di Roxas. Doveva essere molto presto se ancora non era tornato.
    Sospirò per poi prendere fiato, un respiro tremolante, quasi di paura, in realtà di voglia; tutte le notti era la stessa storia, tutte le notti sognava la stessa ragazza bellissima, tutte le notti si svegliava con un’erezione molto ingombrante. Solo che quando si apriva gli occhi non se la ricordava. Era strano, l’aveva in mente, ma al tempo stesso non avrebbe saputo descriverla.
    Però era bellissima, lo sapeva il suo cuore.
    Sentì dei passi e si voltò su un fianco per impedire a Roxas di vedere in che condizioni fosse. Lui si infilò nel letto, sospirò sognante, come tutte le volte che Axel non lo vedeva, poi iniziò ad indietreggiare con la schiena fino ad appoggiarsi a quella di Sora. Sorrise pensando che probabilmente erano entrambi eccitati fino alla disperazione. Avrebbe potuto darsi un po’ di sollievo, avrebbe potuto alzarsi andare in bagno e finire quello che nel sogno era stato iniziato, ma non l’avrebbe fatto: finché la voleva, lei esisteva.
    Fece una smorfia pensando che, infondo, se non fosse stato per lui Roxas avrebbe potuto farsi dare sollievo: era stufo di essere d’impiccio.
    «Non aspettarmi stasera.» buttò lì con noncuranza, mentre sostituiva le tegole rotte della casetta dove era scappato il primo giorno con altre sane. Aveva deciso di rimetterla in sesto in modo da poterci passare tutto il tempo che voleva senza che Roxas fosse ansioso, a volte era un fratello un po’ troppo apprensivo.
    Lui sollevò gli occhi e lo fissò. «Perché?»
    «Dormo fuori.» disse solo. Sora non aveva ancora pensato a dove avrebbe potuto dormire, ma Cloud o Tifa non si sarebbero sicuramente fatti problemi ad ospitarlo; per conoscerlo da così poco erano straordinariamente ospitali.
    Roxas continuò a tenergli gli occhi puntati addosso. «Dormi fuori dove?» chiese sospettoso.
    Si strinse nelle spalle. «Non so.» ‘dormo fuori’ era stata la frase sbagliata, avrebbe dovuto dire semplicemente che avrebbe fatto tardi, molto tardi, così tardi che né Axel né Roxas si sarebbero accorti del suo rientro. «Ma magari poi torno…» cercò di rimediare. «solo che potrei fare tardi.» gli lanciò un’occhiata tanto per vedere se lo stesse imbrogliando. Ovviamente no, come aveva potuto pensare di riuscire a mentire proprio a lui: se si fosse messo davanti allo specchio a dirsi un bugia non ci avrebbe creduto, per quanto potesse impegnarsi.
    «Sora?»
    «Nh?» mugugnò fingendosi molto impegnato nel piantare il chiodo sulla tegola e molto tranquillo della versione che gli aveva dato, in entrambi i casi con scarsi risultati. Sbuffò. «Senti, stai tranquillo, ok? Faccio un giro con Cloud e Leon, chiacchiero con Tifa ed Aeris, poi torno a casa…» sollevò lo sguardo su di lui. «così tu puoi stare un po’ con Axel.»

«Rosso, c’è uno dei tuoi ragazzini che ti cerca!» lo chiamò Cid con il suo solito tono di voce flautato.
    Axel sollevò lo sguardo verso il suo furgono, coprendosi gli occhi con una mano per il sole. «Quale dei due?» gridò di rimando.
    «E che ne so, sono uguali! Vuoi che li riconosca? Mettigli una targhetta al collo.»
    Era Roxas, a differenza di Cid, lui non aveva bisogno di nessun cartello per riconoscerlo; gli bastava un’occhiata nemmeno tanto accurata e lo avrebbe identificato tra miliardi di copie identiche a lui. Lo osservò, sembrava indispettito con le mani infilate nelle tasche della felpa troppo grande, sia lui che Sora parevano sempre affogare nei vestiti, come se non trovassero mai niente della loro taglia.
    «Ho paura che Sora abbia una ragazza.» disse fissandolo, con un tono che non ammetteva obiezioni: era sicuramente colpa sua.
    «Sora ha una ragazza.» lo corresse Axel, Kairi era un ricordo doloroso, incredibilmente. Praticamente avevano combattuto la stessa battaglia, aveva sviluppato una sorta di empatia per lei, avrebbe voluto festeggiare la vittoria insieme a lei.
    Lui gli lanciò un’occhiataccia. «Con cui uscirà stasera e conta di passare la notte?!» domandò sarcastico. «Non credo sia il suo caso.»
    Finalmente Axel capì e sgranò gli occhi come Roxas si era aspettato che facesse, trovava consolante a volte che reagisse esattamente come aveva previsto. «E che intendi fare?»
    «Seguirlo e vedere che combina.»
    Axel sospirò e si nascose gli occhi dietro ad una mano. «Questo è il momento in cui mi dici che non sarai a casa stasera?» provò a domandare anche se intuiva già che fosse la conclusione sbagliata.
    «Questo è il momento in cui ti dico che tu vieni con me.»

Kairi si guardò intorno sotto la notte stellata delle Destiny Island, ultimamente le sembrava che ci fosse qualcuno che la seguiva, ma forse era la paranoia. Spinse la barchetta, bagnandosi fino alle ginocchia, poi vi salì sopra ed iniziò a remare in direzione dell’Isola dei bambini, il profumo di mare le scivolava sulla pelle, tra i capelli, le riempiva i polmoni.

Sora scrollò la testa, mentre Yuffie gli spiegava perché Tifa e Cloud non stavano insieme ancora. C’era un odore strano, l’aria gli sembrava densa, appiccicosa, salata. Profumo di mare. Sora non sapeva dov’era quella distesa infinita di acqua blu, ma non era soltanto un’immagine, era una sensazione. Forse stava in un mondo lontano da Radiant Garden – c’erano altri mondi oltre Radiant Garden? – forse sul viso di una persona.
    «Devo andare.» disse a Yuffie, interrompendo il suo racconto.

Roxas ed Axel lo videro uscire insicuro.
    «Cos’ha?» domandò il ragazzo accucciato dietro una siepe con fare cospiratore.
    Axel ridacchiò, lui era in piedi, semplicemente nascosto dietro l’angolo di una casa. «Saranno i postumi di un orgasmo devastante.» lo prese in giro, aggiudicandosi un’occhiata minacciosa.
    «Come fai ad essere così menefreghista!» lo accusò.
    L’uomo lo fissò apertamente irritato, il mondo intero avrebbe potuto lamentarsi perché non gli importava un bel niente del suo destino. Xemnas aveva tentato di distruggere l’universo e nel suo boicottaggio non c’era alcun interesse per tutte le creature che lo abitavano. Lo aveva fatto per una persona, solo per un Nessuno che era profondamente diverso da tutti gli altri, e quell’ingrato lo stava accusando di menefreghismo.
    «E se non se la ricorderà mai?» domandò spietato. «Che intendete fare tu ed il suo amico? Vietargli di vedere altre ragazze per sempre?» Roxas non rispose, si limitò a fissarlo rabbioso. «Se non la ricorda, prima o poi si innamorerà e se gli vuoi bene quel giorno dovrai essere felice per lui.»
    Il ragazzo lo guardò fare alcuni passi e sedersi su uno scalino del giardino interno.
    «Se mi fossi innamorato di un altro che non eri tu…» iniziò Roxas senza guardarlo, fissando soltanto la schiena di Sora, il suo viso all’indietro a guardare le stelle. Il legame tra loro tanto forte da fargli provare sulla propria pelle il suo stesso smarrimento. «sarebbe stato… doloroso.» deglutì. «Si è già fatto troppo male per colpa mia.»
    Axel sospirò guardandolo, guardandoli, poi si accucciò accanto a lui. «Ti saresti innamorato di un altro?»
    Il ragazzo lo fissò quasi sorpreso per tanta vicinanza inattesa, si sarebbe innamorato di un altro? Certo, se avesse avuto i suoi occhi, i suoi capelli, la sua voce, quel modo irritante di prenderlo in giro. Scosse la testa, mentre lui tornava ad osservare la schiena di Sora. «Allora, dovresti avere fiducia in loro due.» si strinse nelle spalle. «In un modo o nell’altro finora sono riusciti a tenersi abbastanza stretti da non perdersi.» constatò.
    Roxas gli buttò le braccia al collo baciandolo con foga, facendolo sbilanciare all’indietro e cadere sulla schiena. La sorpresa di Axel durò pochi secondi, perché con la sua lingua in bocca il suo cervello trovava sempre la lucidità necessaria per sapere esattamente cosa fare: per essere il suo amante, ci voleva per forza il sangue freddo di un assassino.
    Si lasciò sdraiare sulla schiena, cercò le sue spalle e si spinse ancora più giù, fino alla cinta dei suoi pantaloni enormi, perfetti per infilarci le sue mani lunghe e sottili. Quando gli sfiorò appena la pelle liscia del sedere, indugiando sul primo solco tra le natiche, Roxas si bloccò di colpo e ad Axel venne quasi da ridere, perché si bloccò esattamente com’era: ad un passo dal prenderglielo in mano e con la lingua che abbracciava la sua. Si interruppe per un istante, poteva quasi immaginare il suo cervello correre a valutare ogni possibile dettaglio, poi si riaccese. Non si spense più.

Sora trovava quasi offensivo che il suo impegno a lasciarli soli si riducesse ad un tale fallimento. Li sentiva sospirare e gemere dietro di lui, ma aspettò ancora un pochino, almeno finché fosse stato sicuro che andandosene non li avrebbe interrotti.
    Quando capì che quei gemiti iniziarono ad essere troppo intossicanti per permettere loro di notare alcun ché, si alzò e si diresse verso la sua casetta.

Kairi entrò nel posto segreto, strofinandosi le braccia; quando ci veniva da piccola, quando ci veniva con Sora, non sembrava così tremendamente umido, spaventoso, triste. Guardò la coperta che aveva portato lì la prima notte che ci aveva dormito, la raccolse e ci si avvolse prima di accucciarsi in angolo e chiudere gli occhi.

C’era un letto ancora immacolato, certo la coperta superiore era piena di polvere, la tirò via con attenzione per non sporcare le altre. Prese la seconda e ci si arrotolò tutto per poi rannicchiarsi in angolo e chiudere gli occhi. Con la mente già persa per metà nell’oblio del sonno, non c’erano dubbi che lei esistesse.

Spalancò gli occhi ancora con la sensazione di essere spiata, si guardò intorno guardinga e fissò un’ombra all’entrata del posto segreto.
    «Sono io.» la tranquillizzò Riku.
    Kairi fece un sospiro di sollievo. «Mi hai spaventata.» disse solo riabbassando le palpebre.
    «Kairi…» li aprì e lo fissò, era difficile vedere le sue espressioni al buio, ma gli sembrava assolutamente colpevole. «c’è una cosa che non ti ho detto.»

La ragazza fissò il corpo accartocciato di Sora con ancora il frammento di stella stretto nel pugno, dormiva e lei era stata tanto silenziosa da non svegliarlo. Lo vide grattarsi la testa ancora addormentato, muoversi e si coprì le bocca con la mano per nascondere un verso di stupore: era vivo e non glielo avevano detto.

Non appena Roxas aprì la porta mezzo nudo, Kairi gli diede uno schiaffo. Lui si coprì la guancia colpita con la mano, ma non reagì, la ragazza vide alle sue spalle Axel osservare la scena, lo ignorò.
    «Quanto ancora pensavi di tenermelo nascosto?» gridò stravolta, ferita, tradita. Così stupida da pensare che somigliando tanto a lui ci fosse nel suo cuore abbastanza affetto per lei da volerli aiutare. Ma Roxas era stato un Nobody, che non lo fosse più era un dettaglio, un abominio senza cuore, come aveva potuto essere tanto sciocca da aspettarsi affetto?
    Il ragazzo sospirò, come avrebbe fatto Sora, lei lo trovò detestabile e non riuscì ad impedirsi di dargli un altro schiaffo. Roxas non reagì nemmeno a quello. «Kairi…» provò ad iniziare.
    «Non parlare!»
    «Ti avrebbe fatto più male saperlo sveglio.» le spiegò. «Lui non avrebbe mai voluto farti del male, ma qualcosa è andato storto…»
    Gli occhi le si riempirono di lacrime e fece un passo indietro, Riku, appena arrivato, le sfiorò un braccio con la mano e lei si tuffo nel suo abbraccio alla ricerca disperata di qualcosa a cui sostenersi.
    Aveva pasticciato con i suoi ricordi, con la sua memoria, si era creduta all’altezza di un tale compito, si era ritenuta più in gamba ed accurata dell’Organizzazione. Ed ora avrebbe pagato la sua superbia.

Sora spalancò gli occhi di botto, con l’impressione di essere fatalmente in ritardo.
    «Si chiama Kairi.» guardò Axel, appoggiato allo stipite della porta. «Sei fortunato, perché è molto bella e ti ama tantissimo.»
    «Kairi.» ripeté. «Chi è?»
    «La tua fidanzata.» rise, strofinandosi il collo con la mano. «Fidanzata è riduttivo, lei è il tuo cuore.»
    «Non me la ricordo…» mormorò tra sé. «perché non me lo avete detto prima?»
    «Non te la ricordavi, speravamo che prima o poi ti sarebbe tornata in mente.» scrollò le spalle, ma sotto la sicurezza che ostentava gli sembrava che ci fosse dell’altro.
    Per alcuni secondi rimase in silenzio, rimettendo insieme due pezzi in mezzo ad un marasma di frantumi. «Quel ragazzo con i capelli bianchi, Riku…» Axel lo guardò. «non è soltanto uno sconosciuto, vero?»
    «Era il tuo migliore amico.»
    Sora assottigliò lo sguardo incerto. «Perché non li ricordo?»
    «Hai dato via il loro ricordo per liberare Roxas.» disse atono.
    Il ragazzo strizzò gli occhi in difficoltà, alla ricerca di qualcosa che le loro menti avevano diviso e che a quel punto non era più così chiaro. «No, non è stato così. Avevamo fatto un patto, per non perdere nulla.» si prese la testa tra le mani.
    «Che tipo di patto?» domandò Axel improvvisamente guardingo.
    «Non volevamo più perdere niente…» scosse la testa.
    Lui si guardò intorno curioso, studiando quella casetta mezzo diroccata alla quale Sora continuava a tornare, una volta ci abitavano una vecchietta ed una bambina. «Perché vieni sempre qui?»
    Lui si strinse nelle spalle. «Mi ci porta il mio cuore.»
    «Perché?» chiese ancora.
    «Non lo so…» rispose in difficoltà. «perché qui mi sembra che esista.»
    «Chi?» continuò, accucciandosi accanto a lui e tirandogli via una mano dalla testa brusco.
    «Ehi!» si lamentò, cercando di ritirare il polso che gli stava stringendo.
    Axel lo tenne più saldamente. «Sora, chi?»
    «La ragazza che sogno.» sbottò, continuando a cercare di liberarsi, aiutandosi con l’altra mano.
    Continuò a fissarlo, ignorando ogni suo tentativo, ogni sua lamentela. «Come è fatta?»
    «Non me lo ricordo.»
    «Ha i capelli rossi? Gli occhi blu?» lo incalzò.
    «Non lo so!» gridò Sora alzando lo sguardo su di lui. «Non ero io a dovermi ricordare di lei, io dovevo ricordarmi di te!»
    Axel lo lasciò improvvisamente senza fiato, Sora si massaggiò il polso arrossato, addossandosi il più possibile contro la parete. «Non volevo essere in Roxas ieri notte, se sei sempre così aggressivo!» si lamentò.
    «Era questo il patto che avete fatto.» mormorò più a sé stesso che a lui. «Tu avresti dato via Riku e Kairi, lui me. Tu gli avresti raccontato di me, Roxas avrebbe dovuto raccontarti di lei.»

eh, già...
ma quanto sono carini in questo capitolo Sora e Kairi... cucciolotti...
cmq, fanciulle, siamo agli sgoccioli: Roxas è vivo, Sora pure, pian, pianino recuperiamo anche tutti i ricordi... che manca? ah, il keyblade... sicure di rivolerlo!
vi annuncio che, se tutto va come dovrebbe - il che non è affatto scontato - conto di scrivere ancora un capitolo ed un epigolo carino... e vorrei che la square enix leggesse questa storia così impara a fare finali decenti! e che cos'è...
spero, che questo capitolo vi sia piaciuto!
baci
ps. ho quasi paura a giocare a Kingdom Hearts 3D... prevedo disgrazie!


   
 
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