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Autore: ryuzaki eru    18/03/2012    8 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Non dirò nulla, perché non mi scuserete ed avete ragione…
Non pensiate che il capitolo possa essere eccezionale solo perché ho impiegato tanto a pubblicarlo, perché in realtà il tempo per scriverlo è stato poco e spezzettato, in totale meno del solito… Sono due settimane che praticamente non vivo… :(
Vi lascio, mortificata per l’immenso ritardo e per il capitolo, che non mi convince…
Buona lettura!!! ^_^
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

24. Il rischio e la cautela

 
Il 5 Aprile l’aula magna dell’università era tutta un fermento.
Quelli che erano già arrivati chiacchieravano, seduti, in attesa di conoscere il volto del primo classificato ai test. Altri entravano e cercavano posti dove sedersi.
Alcune matricole arrivavano sole, timorose, si guardavano intorno intimidite. Qualcuno di loro invece tranquillamente iniziava a parlare con i vicini e attaccava bottone liberamente, a partire da qualunque argomento gli si presentasse davanti. Alcuni camminavano alla ricerca di una sedia in compagnia di amici e compagni di studi. Altri, spavaldi e dall’alto del loro non essere più matricole, si guardavano intorno per scoprire le facce nuove.
La grande aula era tutta un vociare e un andirivieni di ragazzi e ragazze.
Ed Emma, naturalmente, era lì.
Appoggiata al muro di fondo, dalla parte opposta al palco, al fianco delle grandi porte.
Non si sarebbe persa quel momento per nulla al mondo…

Sola.
Emma doveva essere sola lì, perché temeva che i suoi amici potessero in qualche modo salutare Elle, mentre lui doveva risultare assolutamente uno sconosciuto per tutti, soprattutto per Light…
Sola.
E si guardava intorno, emozionata di ritrovarsi ad osservare qualcosa che aveva già osservato… Erano passati tre mesi dall’ultima volta che aveva ascoltato e visto qualcosa di noto, qualcosa che apparteneva a Death Note, così come lei lo conosceva. Ed ora quella realtà era di nuovo davanti a lei, netta, limpida e “a colori”…
Lentamente si scostò dalla parete e si avviò per uno dei corridoi che dividevano le file ordinate di  sedie, puntando dei posti ancora liberi nella platea, più avanti verso il palco, con le mani nelle tasche di una giacca di velluto a costine sottili appena un po’ logore sui gomiti e le inseparabili scarpe da ginnastica, che sul retro calpestavano impercettibilmente le pieghe morbide dei soliti jeans scoloriti.
Mentre concentrata e con l’adrenalina in corpo avanzava, si sentì sfiorare una spalla…
«Emma. Non mi hai detto che saresti venuta oggi…» le disse Misao con una faccetta allegra e maliziosa «…Sai che sono curiosa come una scimmia! Dicono che quest’anno saranno in due a tenere il discorso di apertura… Li voglio proprio vedere questi due geni che si sono distinti con il massimo dei voti in tutte le materie…» e le strizzò l’occhio.
Emma rimase qualche attimo in silenzio, solo appena turbata, ma poi ricambiò con un sorriso a metà tra il dolce e il divertito e le disse «Tu vuoi vedere l’ “altro”.»
Perché Emma naturalmente era stata ben attenta a raccontare all’amica qualcosina. Si era limitata a quel “qualcosina” che chiunque avrebbe detto, senza che questo potesse in qualche modo compromettere Elle o le sue indagini.
E Misao quindi sapeva che Ryuga aveva passato gli esami di ammissione col massimo dei voti e che quindi avrebbe tenuto il discorso di apertura. Qualunque “fidanzata” che si rispetti racconterebbe queste cose alla propria amica. E allo stesso modo qualunque “persona riservata” che si rispetti terrebbe per sé gli aspetti intimi del proprio rapporto di coppia. Ed Emma per Misao faceva parte di queste due ultime categorie di persone. Emma per Misao era semplicemente una “fidanzata molto riservata”.
E questa versione andava bene a tutti. Perché dal momento in cui le cose erano andate a buon fine, dal momento in cui Ryuga ed Emma “stavano insieme”, dal momento in cui avevano rotto il ghiaccio, sempre dal punto di vista di Misao e Kei, tutto il resto erano affari loro… Chissà perché la curiosità da parte degli altri svanisce nel momento esatto in cui due persone iniziano il loro percorso di vita insieme… È interessante solo il “prima”. La vita di coppia non interessa a nessuno, se le cose procedono in modo fluido e normalmente…
“In modo fluido” e “normalmente”.
Non si può dire che questi siano due modi corretti di connotare il rapporto tra Emma ed Elle…
Né si può dire che il “rapporto” di Emma ed Elle fosse il tipo di “rapporto” che intendeva Misao… Il bello delle parole è anche questo. Si possono intendere in svariati modi, a seconda della propria indole, delle proprie conoscenze, delle proprie idee.
«Sì che voglio vedere l’ “altro”! Non è da tutti ottenere il massimo dei voti e non è da tutti eguagliare Ryuga!» commentò a bassa voce Misao, che ormai apprezzava Elle con cognizione di causa e non più solo in seguito ai racconti ed alle parole di Emma.
E così si intrufolarono insieme tra le serie di sedie, mentre chi era già seduto si spostava o si alzava per farle passare. E raggiunsero dei posti ancora liberi.
Davanti a loro tanti erano ancora in piedi ed era difficile scorgere la prima fila. Così Emma, prima di sedersi, si sollevò appena sulle punte per cercare di scorgere qualcosa. Perché sapeva che Light ed Elle erano lì, davanti a tutti, uno affianco all’altro… Vicini. Vicini senza tuttavia essersi mai parlati… Vicini nei brevi istanti precedenti l’innesco di una miccia potente e inarrestabile.
Istanti unici, a pensarci bene…
Ma non riuscì a distinguere le loro teste… troppa confusione e ragazzi in piedi… Così ci rinunciò, senza indugiare troppo col rischio di dare nell’occhio più del dovuto.
Cauta. Sempre cauta. Forse anche esageratamente cauta. Perché in fondo in quel giorno tutti volevano vedere i “primi della classe” e tutti cercavano di sbirciare i volti dei ragazzi della prima fila, prima che questi apparissero sul palco, palesandosi a tutti.
Poi, dopo che ormai le orecchie si erano abituate al chiacchiericcio, al rumore delle sedie che si spostavano, alle risate, al calpestio dei passi sul pavimento, al “clack” delle porte che si aprivano di continuo, e dopo che anche le gallerie in alto dell’enorme aula magna furono occupate a macchia di leopardo da gruppi di studenti, be’ a quel punto quelli delle file davanti si sedettero all’unisono e il volume delle chiacchiere si abbassò e come un’onda i decibell si azzerarono nell’aria… Chi era ancora in piedi, senza vedere né sentire nulla, istintivamente si sedette e chi era ancora nei corridoi si affrettò a trovare una posizione…
E in quel silenzio ottenuto in così breve tempo Emma potè vedere, sopra le teste di chi aveva davanti, la figura del rettore della Todai che avanzava e saliva sul palco…
E i suoi occhi si spostarono allora immediatamente alla prima fila.
E da dietro, la folta e scompigliata capigliatura corvina di Elle apparve ai suoi occhi, affianco a quella chiara e ordinata di un ragazzo che sedeva diritto, composto…
Kira.
Sufficientemente lontano eppure ora così vicino.
Kira.
Senza pietà, senza umanità.
Kira… e affianco a lui… un Dio della Morte…
Emma spostò subito lo sguardo.
Perché lei non lo poteva vedere naturalmente, ma sapeva che lui era lì! Alle spalle di Light. E a differenza sua, Ryuk la poteva vedere bene invece…
Cauta. Sempre fin troppo cauta…
I pensieri di Emma scorrevano rapidamente mentre il rettore dell’università parlava.
E poi i due “geni”, i due eterni rivali si alzarono ed ebbero gli occhi di tutti puntati addosso ed iniziò un sussurrare sommesso, un avvicinarsi e smuoversi dalle sedie per accostarsi alle orecchie del proprio vicino e commentare.
Light salì le scale del palco, con la sua figura asciutta e spontaneamente dritta e a proprio agio, a testa alta, con le braccia che ondeggiavano appena lungo i fianchi.
E dietro di lui, Elle… Elle che strascicando le scarpe consumate sfruttava svogliatamente le tasche anteriori dei jeans per poggiarvi la punta delle dita sottili e con esse le braccia e le spalle, come se quelle tasche fossero state un supporto per il suo busto affusolato, che si sarebbe volentieri rannicchiato in esse. Elle che era completamente a suo agio, proprio come Light, ma che lo era in una maniera assolutamente diversa nei modi e nell’atteggiamento. Elle che forse lo era ancora di più di Light, perché per esserlo non aveva bisogno di rispettare le circostanze, di adeguarsi alle situazioni, di omologarsi a nessuno…
E per questo, forse anche per questo, Elle era superiore all’intelligentissimo Light.
Perlomeno questo fu quello che Emma pensò per la prima volta in quell’istante.
La naturale e spontanea inclinazione a non far parte del “gregge” in alcun modo e nello stesso tempo la totale indifferenza verso ciò che il suddetto gregge possa credere, pensare e immaginare, senza però ignorarlo e senza timidezza nei suoi confronti…
Perché questo era ciò che in fondo l’aveva sempre attratta di lui e l’aveva sempre allontanata dal bellissimo Light, perché questo era ciò che ai suoi occhi rendeva Elle superiore a tutti gli altri…
«Ma… Le scarpe non le ha perfettamente infilate… Guarda… Le indossa come fossero ciabatte… Oppure mi sbaglio? I jeans sono così lunghi e larghi che da qui non si capisce bene…» bofonchiò qualcuno davanti a Misao.
Light ed Elle erano ora entrambi sul podio.
«Non ne ho idea, non si vede bene… però… Accidenti! Il biondino è proprio da urlo!» rispose la voce nasale e acuta di una ragazza al commento precedente sulle scarpe del grande detective.
Queste furono le uniche osservazioni che Emma riuscì a carpire delle molte che invece ricordava di aver letto. Ma quelle “molte” in effetti erano sparse in tutta l’aula, mentre lei, ora, era parte integrante di essa e non poteva più godere dell’onniscienza di un qualunque lettore/spettatore.
Poi… affianco ad Emma, un paio di posti vuoti più in là… «Io preferisco decisamente quello a destra…»
Quello a destra era Ryuzaki!
«Ma tu sei bacata, Ryoko! Chiunque preferirebbe quello a sinistra!» rispose un’altra voce di donna.
Emma istintivamente si voltò. E naturalmente anche Misao lo fece, anche se per semplice curiosità.
Assurdo! Il caso aveva voluto che proprio al suo fianco, vicino a lei, ci fosse la ragazza paffutella col caschetto e gli occhiali che Emma aveva sempre profondamente stimato, nonostante la breve apparizione.
L’unica che aveva apprezzato da subito Elle, come forse neppure lei avrebbe fatto a primo impatto, se lo avesse visto nella realtà…
E allora Misao, ridacchiando, si avvicinò ad Emma e le disse «Be’, pare che tu non sia la sola ad essere stata folgorata da Ryuga! Non mi aspettavo un successo di questo tipo, specialmente considerando l’aspetto dell’altro “genio” che gli è capitato affianco… devo dire che se anche Ryuga fosse stato più bello il biondino lo avrebbe comunque oscurato, a mio parere…»
Questi erano naturalmente i gusti “perfettini” di Misao, che cozzavano abbondantemente con quelli di Emma, che ci pensò un attimo, sforzandosi di fare quei discorsi in “quel” momento, e poi disse, abbassando istantaneamente il tono della voce anche più del dovuto «…D’accordo… il “biondino”…» e le scappò un sorrisetto nel chiamare in quel modo Light, assassino feroce e gelido calcolatore… « …il “biondino” ha dei bei lineamenti… ma… Misao! È poco più che un adolescente!!»
Era dura parlare di quelle cose durante quella “scena”… In realtà erano normali discorsi, fatti in un contesto neppure troppo interessante se lo si considerava senza sapere nulla.
Ma ad Emma sembrò a tratti di snaturare Death Note. Ma solo a tratti, perché in fondo col tempo si era abituata a viverci in quel mondo…
Misao sghignazzò ancora, ammettendo poi che in effetti Ryuga era un uomo, anche se giovane, e che a modo suo aveva uno strano fascino, che anche lei percepiva, ma dal quale non si sentiva attratta…
Sì…Leggiti i primi due volumi del manga e poi ne riparliamo del fascino di Elle…
Pensò Emma, mentre si ricordava dei gridolini da fan che Misao faceva scattare alle battute “storiche” di Elle. Emma che era ormai assuefatta ed abituata all’idea di essere la sola a sapere. Emma che non si rese conto, in quel momento, che pensando queste cose iniziava ad avere un non so che di presuntuoso…
Light nel frattempo aveva iniziato a leggere il suo discorso, mentre le due ragazze affianco ad Emma avevano largamente ampliato i loro padiglioni auricolari per carpire i discorsi delle due che avevano vicino e che sembravano conoscere Ryuga…
Cautela…
Elle se ne stava tranquillamente sul palco, quasi annoiato, guardando la platea davanti a sé.
E i suoi occhi si posarono impassibili su quelli di Emma, che era lontana, ma non così tanto da non accorgersi della traiettoria di quelle iridi scure...
La fissò.
Ed ecco la prima differenza…
La prima impercettibile differenza con le pagine in bianco e nero del manga.
La prima impercettibile differenza in quella trama.
Perché, a parte la vicenda di Naomi Misora, quel momento era il primo in cui Emma poteva interagire di nuovo con la trama originale di Death Note. Quello era un dettaglio che lì era stato descritto abbondantemente, un momento in cui soprattutto c’era Elle.
E quello sguardo serio, prolungato, diretto verso una qualunque delle ragazze della platea, quello sguardo cui nessuno avrebbe fatto caso… quello sguardo era la differenza…
Perché in Death Note quello sguardo non c’era…
E ora, invece, c’era stato… indubbiamente c’era stato.
Perché Emma esisteva, perché Emma ora e lì esisteva. E la sua presenza in quel mondo si era insinuata ed imposta in modo preponderante.
 
Eh già. Emma ora fa parte integrante di Death Note.  O perlomeno di “questo” Death Note. Ci avevate mai pensato approfonditamente? Questa considerazione sembra sciocca, evidente e banale all’apparenza, ma non lo è. Non lo è affatto.
Non credo di voler aggiungere altro. Non credo di voler indugiare sulle parole di Elle. Perché magari voi sareste curiosi di sapere cosa disse in quel discorso di apertura, mentre teneva il foglio sospeso davanti al volto come fosse stato un oggetto infetto. Ma vi posso assicurare che quello è stato tutto tranne che interessante. Tante formalità tipiche, tante considerazioni da studente, preimpostate, oserei dire “prestampate”, senza verve, né particolarità degne di nota. Perché così doveva essere. Perché non era certo il discorso il fulcro di quella giornata…

 
E quando gli applausi da etichetta si smorzarono, i due studenti modello si avviarono verso le scale per scendere dal podio.
E allora ad Emma iniziò di nuovo a salire quell’adrenalina che altre volte l’aveva colta…
Raddrizzò la schiena e le spalle, le scostò dallo schienale della sedia e sollevò il mento. Senza farsi notare fece scivolare lentamente lungo i fianchi le braccia che prima aveva tenuto incrociate e si aggrappò con le dita ai lati della sedia e ne strinse il metallo delle zampe anteriori, tenendo gli occhi fissi su Elle…
E lui, lentamente, scendendo le scale, ridusse la distanza che lo allontanava dalle spalle di Light, che lo precedeva…
I suoi occhi impassibili brillarono appena ed Emma lesse nella sua espressione seria, tranquilla e impenetrabile tutta la decisione, la durezza e la forza del giovane detective del secolo.
Elle sfrontatamente protese il collo e sussurrò parole silenziose a Kira. La sua voce, ora, fu nota a Kira.
Light senza voltarsi continuò a scendere i gradini, ma dilatò solo appena gli occhi, fissi davanti a sé, ed il suo sguardo assunse quell’espressione di dubbio e vaga sorpresa che si adotta quando accade qualcosa di poco consueto, di poco adatto a canoni convenzionali, qualcosa che si mischiò poi ad un impercettibile sospetto lontano, ma onnipresente…
Elle tranquillamente continuava a parlargli e lo sguardo di Kira lentamente si assottigliò, scartandosi di lato, per cogliere con la coda dell’occhio la figura del ragazzo strano che aveva alle spalle… Il sospetto… Ora c’era solo quello… La mente di Light aveva iniziato a ragionare…
E poi Elle disse qualcos’altro.
E gli occhi di Light si spalancarono, divennero improvvisamente enormi e vuoti, fissi per un brevissimo istante. L’istante “senza pensieri”.
Emma quasi stritolò la sedia.
Era fatta.
La miccia era innescata.
“Io sono Elle!”
 
E tra un vociare rinnovato e confusionario, più rumoroso e quasi liberatorio, leggermente diverso e più vivo rispetto al borbottio che aveva preceduto l’inizio della cerimonia, il palco venne abbandonato da tutti i suoi rappresentanti che, prima di lasciarlo, si inchinavano davanti ad un rettore composto e sorridente. La celebrazione dell’inizio dell’anno accademico 2007/2008 dell’Università degli Studi di Tokyo era terminata.
E tutti i ragazzi iniziarono ad alzarsi per andarsene ed Emma non poté più scorgere né Elle né Light. Così si alzò e rapidamente cercò di intrufolarsi e superare la folla di persone che si stava incanalando rumorosamente verso le diverse uscite che ora lasciavano alla luce del sole la libertà di invadere in parte l’interno dell’aula perché il fiume di ragazzi che le oltrepassava manteneva i battenti costantemente spalancati.
«Ci vediamo in laboratorio tra poco!» disse Emma rapidamente a Misao, che annuì sorridendo.
Emma, Misao e Kei trascorrevano gran parte delle loro giornate insieme, collaborando, ridendo, studiando. Il 70% della vita “attiva” di questi tre ragazzi, parlando in termini di percentuali che tanto piacciono ad Elle e intendendo escludere con “vita attiva” le ore di sonno, era trascorso in quasi totale simbiosi.
Il restante 30% era sacrosanto che ognuno lo dedicasse anche ad altro. E per Misao, naturalmente, era più che ovvio e quasi d’obbligo che la sua Emma, riservata, ma combattiva, bella e tuttavia quasi mascolina nel modo di porsi, si dedicasse a Ryuga.
Ed Emma si affrettò così verso le uscite liberamente, non tanto perché intendesse vedere o incontrare Elle, che anzi alla Todai era certa di dover evitare, quanto perché voleva continuare a vedere Death Note… Ma certamente farlo così era immensamente più difficile che stando placidamente rilassata su una poltrona a leggere…
Varcando le porte si voltò indietro e scorse da lontano che Light era in piedi, ma ancora impegnato a parlare con i ragazzi che lo avevano garbatamente avvicinato e gli si rivolgevano con una certa deferenza.
Emma era riuscita ad uscire prima di lui, proprio come desiderava.
Non appena fu fuori, sfilò una sigaretta dal pacchetto, la accese guardandosi intorno, cercando di individuare la testa scura di Elle e conseguentemente un luogo dove appostarsi senza dare nell’occhio.
 
E ora vi chiedo: voi avreste fatto diversamente? Voi avreste lasciato perdere abbandonando la possibilità di rimirarvi la scena di Elle e Light che parlano dal vivo, a pochi passi da voi, anche se per breve tempo? E soprattutto avreste scientemente perso quest’opportunità ben sapendo che la “visione” della maggior parte delle restanti scene di Death Note vi sarebbe stata proibita semplicemente perché esse sarebbero avvenute in una suite d’albergo a voi inaccessibile?
Io sono certo che voi sareste stati in prima linea e vi esorto ancora una volta a non nascondervi dietro quel dito micragnoso che continuate a mettere davanti.

 
Sotto il tiepido sole di quella giornata primaverile, mentre i fiori di ciliegio volavano nell’aria trasportati da una leggera brezza, Emma cercava di scovare Elle.
Le vibrò il cellulare.
Un sms.
Un sms da mittente anonimo.
- Vai via da qui. Subito. -
… Ma cosa…?
Rimase qualche breve istante a fissare il display, perplessa e pensierosa, in piedi e immobile, col telefono tra le dita, mentre la fiumana di ragazzi che aveva alle spalle la schivò aggirandola.
E prima che potesse realizzare perfettamente, si sentì tirare in modo quasi impercettibile il bordo della giacca, per un attimo… per un attimo soltanto…
Ed Elle la superò, passandole affianco svogliatamente, ma fulminandola con lo sguardo di sottecchi, senza voltarsi…
E a lei non rimase poi che osservare da dietro le sue spalle curve, come tutti gli altri studenti, che curiosi volevano sbirciare da vicino la strano fuoriclasse  appena entrato alla Todai.
Così, facendo un tiro alla sua sigaretta, Emma spostò lo sguardo altrove, prese un’altra direzione e obbedì…
Fu così che iniziò l’avventura di Elle alla Todai e fu così che Emma ne fu spettatrice, ancora una volta…
 
La sera Emma, a causa del traffico, rientrò in albergo quasi alle undici dopo gli allenamenti in palestra, certa che non avrebbe visto Elle per un bel po’…
Scese dal taxi, che era sempre pagato in anticipo e la aspettava all’uscita della palestra e ovunque lei si trovasse, si caricò il borsone sulla spalla e davanti alle porte a vetri dell’ingresso vide Matsuda che si affrettava in modo impacciato ad entrare.
Era la prima volta che vedeva qualcuno degli agenti in albergo!
La miccia era innescata per davvero…
Tranquillamente raggiunse l’ascensore, con le mani in tasca ed i capelli ancora umidi, come sempre. E continuò a fissare Matsuda che si affannava nella hall e con mille inchini faceva entrare nell’altro ascensore prima le donne, da goffo gentiluomo.
E quando le porte automatiche d’acciaio brillante e lucido le si serrarono davanti agli occhi, Emma potè scorgere in esse il riflesso deformato del proprio volto su cui era stampato un sorrisetto appena accennato e vagamente divertito.
Quando entrò in stanza, esausta, lasciò la borsa a terra, in mezzo al corridoio.
E poi alzò lo sguardo…
Ora, per la prima volta dopo più di un mese e mezzo che seguiva Elle ovunque, si sentì sola in quella grande stanza…
Perché lui adesso sicuramente non la stava osservando…
Perché le sue attenzioni ed i suoi pensieri erano rivolti ad altri…
Ed era giusto così.
Lui era Elle.
Non c’era bisogno di aggiungere altro.
E lei era Emma.
Ed ora Emma era sola.
Sì. Era giusto così.
E la sua testa scacciò quei pensieri “inutili” per tornare a rimuginare su altro.
Sudare, muoversi e scaricarsi sul sacco non le avevano sufficientemente tolto dalla testa le elucubrazioni che covavano dalla mattina…
E mentre si sfilava le scarpe da ginnastica per indossare quelle “da casa”, rifletteva…
Poi acciuffò dal minifrigo qualche pomodoro ed una scatoletta di tonno.
Quella suite aveva anche una sorta di bar/angolo cottura… Forse era stato Watari a chiedere per lei una stanza di quel genere, perché nelle loro conversazioni in macchina l’anziano inventore doveva aver intuito che ad Emma mancasse la libertà di una casa vera, con tutte le incombenze che essa comportava, sebbene Emma non si fosse minimamente lamentata, semplicemente perché non era nella sua natura farlo.
Inondò i pomodori appena affettati con parecchio olio, accese il pc per ascoltare un po’ di musica e si avventò sui panini che aveva comprato dal fornaio poco lontano dalla Todai. Il tutto continuando sempre a riflettere, turbata…
Quanto peso potrà avere quello che ha detto Misao? Accidenti! Se qualcuno l’ha sentita c’è la minima possibilità che si sparga la voce che io conosco Elle, cioè Ryuga, da prima della cerimonia… Non va bene per niente… Va be’, ma alla fine non c’è nulla di male! Potremmo pure averlo incontrato per caso, il giorno del test, e ne potremmo avere una conoscenza assolutamente superficiale… Sì, però…
Poco dopo l’una di notte, Emma era ancora sdraiata sul divano, raggomitolata nella sua felpa gigante, con la tv satellitare accesa e sintonizzata sul canale AnimeForAllDay, semiaddormentata ed infreddolita, ma assolutamente non intenzionata ad alzarsi per infilarsi nel letto. Capita spesso di avere freddo, di stare scomodi, ma di non riuscire a cambiare il proprio stato per la troppa stanchezza, il troppo sonno, la troppa pigrizia.
E poi bussarono alla porta.
Inaspettatamente bussarono alla porta.
Poteva essere solo lui.
Quando Emma aprì, ancora scombussolata, Elle senza dire nulla varcò la soglia, serissimo.
Mantenendo le mani in tasca scavalcò il borsone della palestra che era in mezzo al corridoio, senza minimamente sconvolgersi di doverlo fare.
E senza voltarsi le disse «Non farlo mai più. Non voglio assolutamente più vederti nei miei paraggi quando sarò alla Todai. Credevo fosse evidente che si trattasse di una cosa da evitare, ma chiaramente lo era solo per me.»
Pungente e senza mezze misure…
Emma sentì il gelo attanagliarle tutto il corpo.
E si svegliò in un istante, sgranando gli occhi e trattenendo il respiro.
Tutta la sua cautela. Tutte le sue attenzioni… Eppure aveva sbagliato comunque… E lo sapeva… lo sapeva da prima che lui glielo dicesse… Non era stata così sciocca come lui la dipingeva… Era tutto il pomeriggio che non pensava ad altro!
No. Non si trattava solo del fatto di aver sbagliato… Non era solo quello che l’aveva raggelata… Era stato il tono di Elle. Era la prima volta che sentiva così graffianti sulla sua pelle la presunzione e la superiorità di Elle...
«Non avrei mai fatto nulla che dimostrasse che ti conosco. Anche questo credevo fosse evidente…» gli rispose Emma diretta, ma senza apparire in alcun modo offesa, piccata o stupidamente infastidita.
Elle si voltò «E infatti lo è, evidente. Di questo sono certo, Emma. So che hai capito benissimo a cosa mi riferisco. Sei fin troppo cauta per non esserci arrivata da sola a comprendere il tuo errore. E non rispondermi trainata dalle paure, dalle insicurezze o dalle emozioni che ti stanno annebbiando. Sai alla perfezione che non ho mai mezze parole per nessuno. Ed io ora non ho molto tempo da perdere.»
Glielo disse impassibile, ma in fondo, scaraventandole addosso in modo diretto quello che effettivamente stava accadendo dentro di lei e quindi spiazzandola ancora una volta col suo incredibile intuito, la rassicurò. La rassicurò perché comunque, nonostante i modi, le aveva fatto capire limpidamente che sapeva bene quanto lei fosse cauta ed in fondo perspicace ed in conclusione quanto lei fosse semplicemente Emma.
E poi Ryuzaki continuò «Il problema non sei tu. Il problema sono Misao e Kei, che naturalmente e normalmente saranno portati ad essere tranquilli. Non avranno problemi nel salutarmi e nel dimostrare che mi conoscono. E se ci sari tu nei paraggi, loro…»
Emma lo bloccò prima che lui potesse finire «Lo so. È tutto il giorno che non penso ad altro… Ho anche considerato di parlare loro e di dirgli di non andare in giro a raccontare che ci conosciamo, con la scusa che sei un tipo riservato… Però, a parte questo, loro potrebbero averti conosciuto come chiunque altro. Avresti dovuto evitarli fin dall’inizio allora, non saresti dovuto venire al The old docks, né alla festa di Misao…Intendo dire che anche nel peggiore dei casi, Light, più di tanto…»
Fu Elle ora ad interromperla «… Light, più di tanto, non potrà cavarne un ragno dal buco, perché potrebbe essere normale anche per me scambiare poche parole con qualcuno che non sia minimamente coinvolto con i fatti, come lo sono Misao e Kei. Questo è evidente. Ma loro sono tuoi amici e tu sei qui, ora. Ormai sei parte di questa vicenda. Ormai sei strettamente connessa al caso Kira e ad Elle.» e la guardò.
Già… Ora Emma era a tutti gli effetti dentro Death Note
Erano gli stessi pensieri che aveva fatto Emma. Solo che lei li aveva fatti troppo tardi. O meglio. Li aveva fatti credendo di poter gestire meglio gli eventi… Credendo che Misao non sarebbe andata alla cerimonia di premiazione… E soprattutto trascinata dalla curiosità e dalle emozioni.
Ed ecco la forza di Elle.
Lui non si sarebbe mai lasciato guidare dalle emozioni.
«Nessuno. Assolutamente nessuno deve neanche lontanamente immaginare che io e te abbiamo mai avuto alcun tipo di conoscenza. Light Yagami non deve sospettare minimamente nulla del genere. Tu per lui non devi esistere. O la mia incolumità ed il mio potere di agire saranno a rischio più di quanto non lo siano già. Io non devo essere ricattabile in alcun modo. Devo poterlo sfidare senza punti deboli. E se tu per lui esistessi in qualche modo io rischierei di perdere il vantaggio che ho acquisito ora con la tua presenza.»
Un apparente egoismo ed un egocentrismo senza fondo. Senza mai palesemente dirle che stava rischiando la sua vita, aveva rigirato tutto il discorso solo ed esclusivamente dal suo punto di vista. Solo ed esclusivamente dal punto di vista dei rischi che lui avrebbe corso e dell’aiuto che Emma doveva continuare a dargli. Ergo, lei non doveva rischiare.
Ma Emma non si sconvolse. Era lì per quello. Per aiutarlo. Punto.
«… Ed il mio nome non è così ben celato come il tuo… Io sono una persona normale…» ed ebbe un brivido al solo pensiero del rischio che poteva correre… poteva finire sulle pagine del death note…
Poi ripensò alle parole di Misao e alle due ragazze che aveva avuto affianco durante la cerimonia… E abbassò lo sguardo, scartandolo di lato.
Elle dilatò ancora di più le pupille scure «È già successo? Emma, è già successo? Qualcuno lo sa già.» la incalzò serio e calmo.
 
Il giorno successivo Light entrava alla Todai, mentre molti intorno a lui bofonchiavano e commentavano la sua persona, con invidia nella maggior parte dei casi. Ma lui proseguiva a camminare tranquillo, senza considerarli, abituato a quel genere di manifestazioni, con la mente altrove.
Raggiunse annoiato, ritto e composto il distributore di bevande e si mise in fila ad attendere il suo turno.
Due ragazze farfugliavano fastidiosamente e stupidamente, qualche persona davanti a lui.
«Sì. Infatti bisogna capire bene se è vero. Guarda, eccola, sta entrando ora… Comunque l’avevo già vista prima di ieri…»
In generale i discorsi delle persone erano di una banalità e di una noia incredibile… Quelli delle ragazze rasentavano il ridicolo. Sarebbe stato meglio accudire un branco di oche giulive…
«Ma perché, chi è quella?» si intromise un altro idiota.
«Pare che conosca Ryuga Hideki… la cosa mi interessa.» rispose la ragazza paffutella col caschetto e gli occhiali.
Light si voltò e assottigliò lo sguardo.
Emma raggiunse di corsa le scale, con dei bicchieri di caffè take-away in mano, con la sua giacca di velluto, la tracolla lunga e strascicata ed i capelli raccolti alla buona…
Lui la seguì attentamente finchè lei non sparì oltre i primi gradini…
E poi un lievissimo sorriso gli affiorò sulle labbra, mentre gli occhi non ridevano, ma diventavano ancora più brillanti e affilati…
 
 
 
È l’una di notte, io sono stanchissima e anche domani dovrò lavorare (sì, anche domani, domenica!)… C’è un po’ di pace a questo mondo per me? °_°
La farò breve: questo capitolo non mi piace. Non credo di poterlo dire con parole più chiare di queste. Troppo descrittivo. Se la stanchezza e lo stress abbiano influito non lo so dire... Se fosse così migliorerò col prossimo, spero...altrimenti potete insultarmi! ;D
Scusatemi la parte iniziale, sarà stata una noia mortale per voi papparvi la descrizione della cerimonia di apertura… ma dato che Emma era lì, mi è venuto spontaneo immergermi in quell’aula ed ho esagerato!
Non so cosa dire…
Posso solo comunicarvi con immensa gioia che da martedì le mie pene ed il mio periodo di fuoco finiranno ed io potrò tornare ai normali ritmi di pubblicazione! ^_^
Quindi, se ancora mi vorrete seguire, sappiate che ritornerò agli aggiornamenti settimanali ;D
Aggiungo una cosa importante, intuita qua e là da alcune recensioni: non ho alcuna intenzione di interrompere questa ff, le sono troppo affezionata! Non lo farò mai, quindi non fatevi mai venire il dubbio, anche se farò ritardo (e spero non accadrà più, perché altrimenti significherà che la mia vita sarà andata a rotoli, che io sarò uno straccio e mi ritroverò con delle occhiaie che Elle sembrerà fresco e riposato al confronto!).
Domani sera risponderò con calma alle recensioni, perché non vedo l’ora di dedicarmici per bene! Sapete che le adoro! Ma ho pensato che nei momenti liberi che avevo fosse meglio dedicarmi alla stesura del capitolo…
Grazie infinite a tutti! A chi mi recensisce sempre, a chi lo ha fatto per la prima volta (ho le lacrime) e, perché no, a chi lo farà! (se se…)
Grazie di leggermi, di continuare a preferirmi!
E scusatemi per questo capitolo!!!
Alla prossima settimana!
 

Eru

 

   
 
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