Serie TV > Una mamma per amica
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Autore: ReaderNotViewer    18/03/2012    1 recensioni
Dieci scene tratte da un'ipotetica ottava stagione. Dieci gocce, tutte rigorosamente commestibili
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CIOCCOLATA



“Così, Emily, tua figlia si è risposata” esordì Gloria Mortimer, alzando gli occhi dal preventivo della ristrutturazione della biblioteca pubblica di Hartford.
La padrona di casa, che fino a quel momento aveva sospettato che la sua collega delle DAR stesse sonnecchiando sul progetto, piuttosto che esaminarlo con attenzione, non si lasciò fuorviare dall’intempestiva domanda.
“È stata una cerimonia intima” mentì. Tutto si poteva dire, infatti, di quella specie di sagra paesana che era stato il matrimonio di Lorelai, tranne che fosse stata una cosa intima. “Che cosa ne pensi di tutto quel vetro nel nuovo padiglione, Gloria? Io temo che sembrerà un gigantesco acquario.”
“Inoltre rischia di fare aumentare le spese di gestione” concordò Honor Hutzemberger. “Per via del riscaldamento” spiegò alle altre signore, colte di sorpresa dal suo intervento. L’ultimo acquisto del DAR era notevolmente più giovane delle altre socie. Dopo i convenevoli di prammatica sulla salute dei membri della famiglia Hutzemberger non aveva quasi aperto bocca ma, diversamente da Gloria Mortimer, si era concentrata nella lettura degli incartamenti che la sempre efficiente Emily aveva consegnato in copia a ciascuna delle partecipanti alla riunione. C’era stato un po’ d’inevitabile imbarazzo, all’inizio della riunione, giacché tutte le signore presenti, a partire proprio da Honor ed Emily, erano dolorosamente consapevoli di come, meno di un anno prima, la nipote di Emily, Rory Gilmore, avesse rifiutato la proposta di matrimonio di Logan, l’unico fratello di Honor.
La giovane Hutzemberger aveva sorpreso tutti col voler partecipare alle attività della prestigiosa associazione benefica, di cui le donne della sua famiglia facevano parte per diritto di nascita.
Sebbene i maligni sostenessero che a questo repentino interesse per la beneficienza e per le pubbliche relazioni non fossero estranee le ambizioni del marito, che lavorava nell’ufficio del Procuratore, Honor sembrava genuinamente interessata all’ampliamento della biblioteca cittadina.
“A proposito, ci starebbe bene un acquario” intervenne improvvisamente Abby Saltzkotten. “Qui” aggiunse puntando un’unghia color aragosta su un punto della planimetria. Emily sospirò impercettibilmente, pensando che erano chiuse in quella stanza da ore e stavano solo perdendo del tempo. Nel frattempo, Honor si era sporta per osservare la posizione in cui sarebbe stato l’acquario. “Quello è il locale caldaie” osservò.
“Sappiamo che ti piacciono gli acquari, Abby cara” rise Serena Vandermeer con quell’aria di sufficienza che aveva spinto una volta il suo primo marito, August Vandermeer, a versarle in testa un piatto d’insalata mista. Dopo quell’episodio, al quale aveva assistito di persona, Emily non riusciva più a guardare Serena senza rivederla cosparsa di foglie di lattuga, di cruditè e di fette di pomodoro, come se fosse una divinità protettrice degli orti. Lo sguardo che Abby rivolse alla Vandermeer, tuttavia, non aveva niente della riverenza dovuta a una dea: la sua familiarità con gli acquari, infatti, derivava principalmente dal lavoro di arredatore del compagno del suo unico figlio. Nonostante il giovane Salzkotten avesse poi seguito a Rio de Janeiro uno spogliarellista trans gender, Jacob l’arredatore abitava tuttora nella dependance in forza di un contratto d’affitto di ferro, continuando imperterrito a riempire di enormi e dispendiosi acquari le case degli amici dei Salzkotten. I Gilmore erano tra i pochi a non possedere una di quelle gigantesche vasche, ma solo perché Emily si era categoricamente rifiutata di vivere costantemente sotto lo sguardo di creature marine esotiche e variopinte.
Abby, che aveva già aperto bocca per dare a Serena una risposta sferzante, fu distratta da qualcosa, o per meglio dire qualcuno, che si era portato alle spalle di Emily, la cui attenzione fu richiamata da un discreto colpo di tosse.
La nuova cameriera si era avvicinata, silenziosa e tempestiva, reggendo con disinvoltura un ampio vassoio di pasticcini. Emily fu piacevolmente sorpresa nel vedere quanto risplendesse ogni singola voluta di quel pregevole pezzo di argenteria non meno che dal momento particolarmente indovinato che Hilda aveva scelto per presentarlo. “Suggerisco di fare un’altra piccola pausa, signore” propose “Che cosa ci ha portato, Hilda?” chiese mentre la cameriera, notando che il tavolo era ingombro, andava a prendere il carrello continuando nel frattempo a reggere con un solo braccio il vassoio. Era massiccio e pareva davvero molto pesante, ma Emily aveva già avuto modo di accorgersi che Hilda era più forte di quanto sembrasse a prima vista. Posò infatti il vassoio sul carrello con disinvoltura, senza che il suo contenuto subisse la minima scossa, e lo riportò al tavolo in un battibaleno. “Ho preparato l’assortimento che mi aveva richiesto, signora” rispondeva nel frattempo, con la sua gradevole voce dal forte accento caraibico. “Quelle piccole al centro sono senza zucchero, nelle tartine di frutta non ci sono né fragole né kiwi e nelle paste al cioccolato c’è poco rum.” Emily, che non ricordava di avere richiesto a Hilda un assortimento specifico, ma solo di aver parlato vagamente di ‘tenere pronto qualche dolcetto da servire alle signore del DAR, casomai la riunione andasse per le lunghe’ sbatté gli occhi, perplessa.
“Immagino che queste siano per me…” disse Abby, rabbonita. “Come fai a ricordarti sempre di tutto, io proprio non lo so, Emily. Adoro le tartine alla frutta, ma con la mia allergia alle fragole e al kiwi non mi azzardo mai a mangiarle.”
Non solo Emily non ricordava le allergie di Abby, ma trovava assai improbabile che ne fosse informata la sua nuova cameriera, giunta da poco negli USA. Forse il giardiniere, che lavorava anche per i Salzkotten ed era sposato con la loro cuoca, gliene aveva parlato durante la mattinata? Ora che ci pensava, Hilda gli aveva portato fuori una tazza di caffè. Emily si chiese se fosse più strano che il vecchio Manuel, dal quale aveva sentito dire forse cento parole in cinque anni, si fosse messo a chiacchierare sulle intolleranze alimentari della signora Salzkotten con Hilda, o che quest’ultima, sapendo che Abby sarebbe venuta in visita nel pomeriggio, gli avesse chiesto informazioni sui suoi gusti. In entrambi i casi, si doveva concludere che la nuova cameriera avesse qualità veramente fuori dall’ordinario.
Notando la foga con cui le sue amiche si erano buttate sul vassoio di dolci, Emily si ricordò dei suoi doveri di padrona di casa: “Immagino che vogliate berci insieme qualcosa… un’altra tazza di tè, magari?”
Una serie di occhiate perplesse accolse la sua proposta. In effetti, il tè era già stato servito a suo tempo. Limonata? Decisamente fuori stagione. Un drink? Troppo presto, sarebbe stato come dare indirettamente delle ubriacone alle sue amiche. Non che qualcuna di esse, in effetti, non lo fosse, tuttavia…
Hilda tossì rispettosamente per attirare l’attenzione e attese che Emily chinasse il capo in segno di assenso, prima di parlare.
“Le signore magari gradirebbero della cioccolata calda? È una giornata molto rigida.”
Ad Emily sovvenne che Lorelai si era detta entusiasta della cioccolata calda di Hilda. E Lorelai era certamente una che se ne intendeva.
Le occhiate perplesse sparirono, soppiantate da un coro di “Oh!” “Sì!” e “Perché no?”.
“Cioccolata, è un’ottima idea. Grazie.”
“Da quanto tempo questa donna lavora per te?” indagò Serena a bassa voce, dopo che Hilda fu tornata in cucina.
“Da poco.”
“Non la avevi già tre mesi fa?” insistette l’altra. “Non era forse lei a servire a tavola, durante la cena che desti per la mostra di Fotografia Storica?”
“Infatti: tre mesi non è molto.”
“Lo è eccome, quando si parla di una tua cameriera, Emily cara” intervenne Abby, improvvisamente dimentica dei suoi contrasti di poco prima con la Vandermeer. “Da dove viene, a proposito?”
“Da Haiti, credo” rispose Emily, non troppo sicura. A voler credere all’agenzia, al suo paese Hilda aveva lavorato presso importanti famiglie di diplomatici ed Emily, che all’inizio era stata scettica, era ora incline a pensare che fosse vero.
“Questo spiega tutto: dev’essere esperta in voodoo” scherzò Serena. Le altre signore risero.
“Sciocchezze” protestò Emily, accantonando con un sorriso l’idea che fossero necessari riti magici perché una cameriera lavorasse a lungo da lei. E anche quelle galline che talvolta Hilda portava nella borsa… non c’era niente di male, in fondo, finché non le rubava dalla dispensa. Ed Emily era più che certa che così non fosse: il pollame, infatti, non faceva il suo ingresso in casa Gilmore ancora vivo e con tutte le sue piume addosso.
Emily si sedette di nuovo e assaggiò una tartina di frutta: squisita, proprio come si era aspettata. Tuttavia…
Il ritorno di Hilda con la cioccolata allontanò ogni nube. Emily non ricordava quasi più di possedere quella magnifica cioccolatiera d’argento e porcellana, che la nuova cameriera aveva scovato nella credenza e lustrato fino a farla scintillare e che ora giungeva trionfalmente in soggiorno, ricolma di una densa, cremosa e invitante bevanda scura, spandendo tutto intorno un irresistibile aroma di cannella.
No, decise Emily, osservando come le grandi mani scure di Hilda non tradissero il minimo tremito o la più piccola incertezza nel servire quella favolosa cioccolata calda con impeccabile stile: la cameriera perfetta esisteva. E ora che l’aveva finalmente trovata, nemmeno se avesse saputo per certo che trascorreva il suo giorno libero tra Sabba e Messe Nere se la sarebbe fatta scappare.

N.d.A: sempre per la rubrica “forse non tutti ricordano che”:

(1) il rapidissimo turn-over delle cameriere in casa Gilmore ha costituito uno dei leit-motiv della serie, mi piaceva quindi l’idea di escogitare una sorta di lieto fine anche per questa sottotrama

(2) abbiamo incontrato qualche volta Honor, la simpatica sorella di Logan, e sappiamo che suo marito esercita un qualche tipo di professione legale (anche se onestamente non ricordo quale), pertanto l’idea che possa concorrere al posto di procuratore non è del tutto insensata

(3) abbiamo visto le signore della DAR durante il periodo sabbatico di Rori, ma non mi sembra che ci siano state presentate per nome e cognome, perciò mi sono sentita libera di inventarmi Gloria, Abby e Serena

  
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