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Autore: Canada    18/03/2012    3 recensioni
L'ossessione molto spesso porta alla pazzia. E se la vittima di queste attenzioni è la persona con la quale si ha una relazione, quando questa vorrà abbandonarci e lasciarci non potremo fare altro che imporle i nostri sentimenti. Ma per quanto noi amiamo tale persona, arrivati a questo punto, nulla ci impedirà di farle del male.
Lilith è sola. A farle compagnia sono rimaste solo la paura e la consapevolezza di quello che le accadrà in un futuro ormai sempre più vicino.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Presa

Un urlò squarciò il silenzio e Vincent lo inseguì.
Era riuscito a colpire nel segno: il suo bersaglio era stato abbattuto.
Ed era vicina, molto vicina, ne riusciva a sentire persino l’odore, quell’aroma così intenso e penetrante. Prese a camminare con passo sempre più rapido, non voleva lasciarsela sfuggire. Sarebbe stato comunque improbabile perdere le sue tracce, irregolari e marcate, ben visibili sul terreno fresco appena smosso. A volte sapeva essere davvero sgraziata.
E poi quel profumo! Dio, il suo profumo lo mandava in estasi.
Gli riusciva talmente facile ubriacarsi di lei da esserne diventato dipendente.
E la sua droga gli mancava.
Prese a gridare al buio della notte, "Lilith! Lilith!", ripeteva continuamente, come se non fosse sicuro che la ragazza lo avesse sentito. Era certo che si trovasse pochi metri più avanti di lui, ma non riusciva a vederla molto bene. La luna era coperta dalle nuvole.
Ad un tratto sentì un lieve sospiro. Rivolse la sua attenzione in quella direzione e andò incontro all’origine di tutto quell’affanno e di tutto quel mormorio.
"Lilith", ripeté nuovamente, "Mene fugis1?".
La ragazza giaceva dinnanzi a lui, ne era certo.
"Lo sai da quanto ti sto cercando? E tu, invece, stavi scappando. Non si fa Lilith, questo è da maleducate". Le sorrise e, nonostante l’oscurità avvolgente, a Lilith parve proprio di vederlo. Una fila di denti bianchissimi che formavano un ghigno terrificante. Il ghigno di Vincent.
La ragazza sputò il sangue che le stava inondando la gola a furia di sgorgare dal profondo squarcio che aveva in bocca. Incominciò allora ad esprimersi con una lunga serie lamentosa di versi e grugniti, piangendo e singhiozzando.
Non riusciva a muoversi: le aveva spezzato le gambe.
"Cosa c’è Lilith, il gatto ti ha morso la lingua?" e ancora quell’insostenibile sensazione di disagio, l’impressione di avere davanti agli occhi quel sorriso, falso e malvagio.
Stronzo, riuscì a pensare, ma soltanto per un secondo.
Subito dopo venne inghiottita dal terrore.


1. dal libro IV dell’Eneide di Virgilio, domanda pronunciata da Didone ad Enea. La traduzione letterale è “Dunque fuggi me?”, che riassume le supposizioni della donna, convinta che il giovane troiano la volesse abbandonare non tanto perché dovesse proseguire il suo viaggio e portare a termine la sua missione, ma perché volesse andarsene da lei stessa.
  
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