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Autore: Iridia    18/03/2012    2 recensioni
In un prossimo futuro dove i sogni sono stati aboliti e le città trasformate in agglomerati di costruzioni in cemento, qualcosa sconvolge la realtà di Siria, qualcosa di incontrollabile e potente, una forza in grado di oltrepassare le realtà
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Reality is a lovely place,
but i wouldn't wanna live there." - Adam Young

0 . Prologo


Quel cielo così azzurro la sconvolse e le regalò un colore che le riempì gli occhi, rinfrescandole lo spirito. Il sole brillava alto ed un piacevole soffio d'aria faceva danzare l'erba di quella sconfinata prateria sotto il suo angelico  tocco. 

Osservò le nuvole, che, solitarie e candide, cambiavano forma, si avvolgevano su se stesse e scomparivano come onde sulla sabbia.

Si alzò. Un vestito bianco l'avvolgeva, i capelli erano sciolti e leggeri, di quella loro sfumatura strana; un castano olivastro, una tonalità fredda e dolce.

Qualcosa si mosse a pochi passi da lei. Dalla terra si innalzava una scala appena visibile. Era di cristallo, completamente trasparente.

Lentamente, la ragazza si avvicinò. Attraversati dai raggi, i gradini rilucevano di un bagliore proprio, inghiottendo la luce e trasformandola in guizzi che nuotavano vivaci in un mare d'oro. Salì un poco, fino ad arrivare ad un metro da terra, quando si accorse della mancanza di una ringhiera o di un appiglio.

Non fece in tempo a guardare dietro di sé, l'erba era già lontana ed il cielo cambiato. Nuvole, diverse da quelle candide che poco prima la sovrastavano, le scorrevano di fianco. Erano grigie, malinconiche, nuvole da pioggia. La circondarono, nascondendola dal mondo.

La scala si era distesa, divenendo una passerella. Le luci si erano tramutate in ombre violacee.

Lei proseguì, prima a passo svelto, poi correndo.

Non si accorse del metallo che la circondava, di quelle forme ben definite che nascevano dal nulla. Dei corridoi, delle luci sterili, delle porte; lei correva verso un'uscita. I piedi nudi sul pavimento non facevano rumore, l'unico suono che emetteva era il suo respiro.

Si trovò di fronte ad un bivio; da una parte una luce arancione, dall'altra una rossa, due cerchi luminosi che posti sulla soglia dei due corridoi  pulsavano allo stesso ritmo del suo cuore.

Ferma di fronte alla scelta, riprese fiato, mentre cercava disperatamente un modo per trovare una via di fuga.
Click.  
Si sentì trascinare via. Cadde, lasciando che fosse il destino a decidere dove portarla; verso la salvezza, o verso l'oblio.
 

 

 
-L'ha portata lui?-

-Sì, era nel nostro sistema. Che ne vuoi fare?-

-Non lo so. Chiudi quella porta intanto, che se scappa son guai. - la ragazza udì scattare una serratura. Una, due, tre mandate.

Quando riprese completamente conoscenza aprì gli occhi e, come probabilmente avrebbe potuto immaginare, scoprì di trovarsi in una cella. Era buio, ed aveva le mani legate. Qualcosa però attirò la sua attenzione; le sbarre erano spesse e lo spazio tra loro abbastanza ampio da passarci attraverso.

Tentò più volte di alzarsi inciampando nel suo vestito, ora dal colore ambrato. Quando fu in piedi trattenne il respiro e, sperando con tutta se stessa di essere abbastanza sottile, uscì. Non toccò nulla.

Non c'era nessuno, non c'era niente. Era in un corridoio stretto che conduceva dalla cella ad una porta d'acciaio. Nessun'altra via di uscita.

Fece un respiro profondo.

Strinse i pugni, vinse la paura e guardò l'anta metallica come se quella fosse il suo acerrimo nemico. Si diresse verso di essa, e con mano tremante, girò la maniglia.
Era aperta.

Il metallo le sfuggì dalle dita e la porta si spalancò come spinta da un meccanismo, sbattendo rumorosamente contro la parete adiacente.
-Chi sei?- tuonò una voce maschile.

Il respiro le morì in gola, il cuore perse un battito.

Era finita in una sala circolare enorme, la luce filtrava dal soffitto a cupola illuminando di rosa e oro migliaia di schermi fissati alle pareti. Computer, tastiere, cavi che correvano ovunque.

-Ti ho chiesto, chi sei.- senza lasciarle il tempo di rispondere alzò il braccio verso di lei, e sparò.

Un calore piacevole le invase i polmoni e sparì in meno di un secondo, mentre il cuore silenziosamente batteva ancora.

Gocce cremisi caddero ai suoi piedi.

Il dolore tardava ad arrivare.

Con gli occhi fissi in quelli del suo aggressore, rimase immobile, ad aspettare.

Nulla.

Fu lui allora a muoversi.

La raggiunse, e questa volta però, le punto la pistola in fronte.

-Chi sei? Cosa ci fai qui?- urlò.

Se non fosse stato per quelle iridi scarlatte, per quei capelli di un blu scuro, per quella giacca lunga e nera, non si sarebbe sentita così piccola.

-Io… io … -

-Da dove vieni? Come sei arrivata qui?- Era giovane, molto giovane.

-Un bivio …-

-Prima- la interruppe.

-Corridoi e …-

-Prima ancora!-

-Nuvole e una scalinata e una prateria … e …-

-Dillo!-

-Non lo so!- a quelle parole, lui sorrise.

Le prese una mano e la spinse verso la porta rimasta intrappolata nella parete.

-Dimmi una cosa. Cosa senti ora?-

-La ferita … -

- Non mentire.- Si avvicinò al suo volto. - Cosa senti, davvero?-

Davvero?

Lei arrossì, imbarazzata da quella vicinanza.

Cosa sento davvero?

-Niente.- si rispose da sola.

Il ragazzo spostò la pistola dalla fronte al palmo della mano. Fu tremendamente veloce; sparò di nuovo.

Lei non ebbe il coraggio di guardare, aveva chiuso gli occhi poco prima dello scoppio. Pensava che fosse tutto una messa in scena per spaventarla, che alla fine avesse sparato in aria, ma quando li riaprì vide solo sangue. Della mano rimaneva poco.

A quella vista non le venne nemmeno la nausea, era troppo per avere una reazione umana.

-Ed ora cosa senti?-

Niente.

Niente …


Fu allora che accadde.

Un terremoto scosse la terra, i monitor si spensero.

Mentre lei osservava la sua carne a brandelli, il sangue che sgorgava veloce dalle sue ferite, la terra continuava a scuotersi. Sembrava coinvolgere anche l'aria, ogni molecola, ogni luce; tutto tremava.

Il ragazzo sorrise, ma questa volta sembrava … felice?

Lasciò cadere la pistola e le prese le spalle.

-Non mi lasciare! Rimani qui, ti prego, qualunque cosa accada.- urlò.

Un boato improvviso. Un'onda d'energia si espanse da loro e travolse tutto.

Poi, silenzio.

Lei, pallida, immobile, sussurrò qualcosa, qualcosa che rimbombò nelle orecchie di lui e che gli illuminò lo sguardo di una gioia rimasta assopita da troppo tempo.


-E' un sogno.- 





Salve! eccomi di nuovo all'attacco con un'altra serie ^^ Spero possa fare di meglio, e che magari sia un po' più interessante dell'altra :) Come si può notare questa sarà rating arancione; niente di esagerato, volevo solor essere sicura di non essere "troppo" per un rating giallo >_<
Comunque, c'è qualche sognatore lucido quaggiù? *w*
Bene, detto questo, buona lettura; i capitoli saranno postati a seconda degli impegni scolastici ç_ç Sì, scusate, lo so, prima o poi troverò la regolarità XD P.s. Dimenticavo; CRITICATE se vi va °3° grazie <3 x)

 

   
 
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