Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: eripicturesofyou    18/03/2012    0 recensioni
"Sinceramente, non mi era mai capitato di dover rincorrere una ragazza. Avanti, avete gli occhi, mi vedete. Non ho mai dovuto chiedere per ottenere qualcosa dall'altro sesso. E ora mi ritrovo ad inseguirne una con nessuna voglia di farsi prendere. Risultato? Oh, quello è da scoprire".
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Milano, Italia, Europa, mondo.

Tutto è in regola se non sbaglio. Ho sistemato tutto ciò che c'era da sistemare, Marta è finalmente pronta, io lo sono già da un pezzo e ho posizionato le nostre valigie davanti alla porta, in modo da non dimenticarci niente. Ho tutto sotto controllo, e siamo anche in anticipo sulla tabella di marcia, visto che manca ancora un quarto d'ora alle sei. Mi passo una mano sulla fronte, sfinita ancora prima di cominciare, e mi lascio scappare un piccolo sbadiglio. Non sono abituata a fare orari del genere.
- Quindi, ripassiamo il programma di oggi. Tuo padre passa a prenderci per le..?-
- Sei precise- risponde lei, lasciandosi cadere di peso sul divano in salotto. 
Annuisco con un cenno della testa, sedendomi di fianco a lei e incrociando le braccia al petto. Non so perchè ho la stranissima sensazione che c'è qualcosa che non va. Non lo so, una sensazione quasi impercettibile che però continua imperterrita a tormentarmi, quasi fosse il campanello di allarme per qualcosa. Negativo? Positivo? Mi è capitato di prevedere, in un certo senso, entrambe le cose. Potrebbe essere qualsiasi cosa. 
Cosa c'è che mi sfugge?
- Hai portato i trucchi?- chiedo, interrompendo il silenzio.
Si gira a guardarmi, e ha tutta l'aria di chi non ha la più pallida idea di dove vuoi andare a parare.
- Io.. sì, li ho messi nella tua valigia.- risponde quindi, confusa.
- Pigiami?- 
- Sì, certo, anche quelli, ma per..-
- Cellulare?- 
- Certo, è qua in tasca!- esclama, tirandolo fuori per mostrarmelo come prova - perchè cavolo fai tutte queste domande?- 
- Non so bene per cosa, ma è come se avessi uno stranissimo presentimento..- 
Lei alza gli occhi al cielo. E' capitato che le confessassi di questo mio particolare sesto senso per le cose, è capitato che avessi ragione, ma non credo mi dia davvero retta. Non mi sembra molto preoccupata della cosa. 
- Sarai solo agitata per la partenza, tranquilla- sorride- sono contenta anche io. Eri, stiamo per andare in Inghilterra, ci credi? T'immagini se becchiamo Joseph per le strade di Londra? Sarebbe, sarebbe...- si blocca, non riuscendo a trovare un aggettivo abbastanza grande per definire cosa rappresenterebbe per lei l'incontro con lui.
Joseph è Joseph Morgan, l'attore che nella serie di The Vampire Diaries interpreta il cattivo Klaus, per la quale sembra aver preso una bella cotta di recente. Non parla altro che di lui, di quello che fa, delle sue interviste, del suo accento. All'inizio è stato un po' stressante, ma col passare del tempo diventa anche divertente starla a sentire. Ha quella stranissima luce negli occhi quando parla di lui. Con lui si immagina un futuro lungo una vita, con matrimonio, cucciolata, nipotini tutto attorno e tanto, tanto romanticismo. Una cosa un po' diabetica per i miei gusti, ma è comprensibile. Ogni ragazza sogna un principe azzurro, no? Il problema è quando comincia a parlarmi dei suoi sogni. In quelli non c'è romanticismo. Per niente. A volte penso di avere a che fare con una squilibrata, e sinceramente ho il terrore che possa davvero trovarselo davanti una volta entrate a Londra. Credo che mi toccherebbe metterle il guinzaglio, per precauzione. Sono sicura che gli salterebbe addosso, e non è tanto per dire. 
- Sarebbe bello, ho capito- rido, facendo concludere in qualche modo la sua frase. 
Grazie al cielo, c'è un solo dieci percento che una cosa del genere possa accadere, impegnato com'è con le riprese della serie. Probabilmente si troverà in America, o.. beh, dovunque lui dovrà girare le scene. 
Una vibrazione improvvisa interrompe la sua risata. E' il suo telefono, a quanto pare, visto che il mio.. il mio..
Sbarro gli occhi.
- Maledizione! - esclamo, balzando in piedi dal divano. - il mio telefono! Dove l'ho lasciato?- 
- E' papà, dice che sarà qui a momenti. A quanto pare non aveva niente di meglio da fare che passare a prendere noi. Strano, alle sei di mattina ci sono sempre un sacco di attività divertenti da fare - ironizza lei, ignorandomi. Penso sia troppo abituata ad una scena del genere per potersi stupire ancora. Di solito, ciò che perdo lo ritrovo nell'esatto posto in cui dovrebbe essere, che sia la tasca dei pantaloni, del giubbotto, nella valiga, sul comodino.. ho sempre il terrore di perdere qualcosa e mi agito quando invece è comunque tutto sotto controllo.
Solo che questa volta non sembra essere la mia giornata, visto che anche se mi sono fiondata in camera non lo vedo da nessuna parte.  Non c'è nè sul comodino, nè nel cassetto del comodno, nè attorno al comodino, nè sotto al cuscino, e nemmeno lo vedo da nessun'altra parte. 
- Ma santo cielo, perchè sempre a me?- borbotto, ribaltando tutto ciò che fno ad un secondo prima era perfetto.
- Che hai adesso?- sento Marta chiedere dal salotto con voce piatta. Sì, è abituata. No, non  è agitata come me. 
- Non trovo quel cavolo di telefono!- mi lamento, passando al bagno. - non posso partire senza, mamma mi ammazza, ti rendi con..-
Una vibrazione. Percepisco una vibrazione non distante da me. Mi volto, ed eccolo lì, poggiato al tavolino di legno in corridoio. Il dislay è illuminato, e segna un messaggio. E' Marta: Vwas Happnin? . 
- Divertente- sussurro, infilando il telefono in tasca. Per una volta che le parlo di quel ragazzo, mi deve stressare l'anima. Dice che sono fissata con lui tanto quanto lei lo è con Joseph. Tzè, tutte sciocchezze. 
Fortunatamente per lei, il campanello suona esattamente nel momento in cui rimetto piede in salotto, salvandola. 
Mi avvicino quindi al mio cappotto e al suo, appoggiati sulla poltrona lì, accanto a lei, che raggiante si alza in piedi e sfilandomi il suo dalla mano. 
- Pronta?- mi chiede, la mano sul pomello della porta. 
Involontariamente sorrido. Sto per partire. Me ne sto per andare per un po' da questo posto piatto e totalmente noioso. Sto andando in Inghilterra, ci sto andando davvero. Il sogno di una vita. 
- Dai, avanti, apri che mi stanno crescendo i capelli bianchi- rispondo, e lei ride, aprendo la porta e precedendomi. 
Si fionda in macchina, trascinandosi dietro la sua valigia e affidandola al padre che, cautamente, posiziona nel bagagliaio insieme alla mia.
Richiudo la porta una volta entrata, e da lì non passano più di venti minuti che eccoci di già all'aereoporto.
Incredibile quanto forte mi batta il cuore. E quanto cavolo mi senta male. Il sesto senso si è acuito ogni secondo di più durante il viaggio, e ora mi ritrovo con una sensazione simile al mal di mare. 
Il padre appoggia le nostre valigie a terra, ansimando appena dallo sforzo.
-Ma che ci avete messo qua dentro, pure i mobili?- si lamenta, sorridendo.
-------------------------------------
Siamo dentro, ormai. Sono cinque minuti che giriamo in lungo e in largo alla ricerca del nostro Gate, e magari dei nostri compagni di classe. Pensandoci bene, non è stato deciso un punto preciso dell'aereoporto in cui ci dovessimo ritrovare una volta arrivati ma, conoscendoli, ci sono solo due posti plausibili: il check-in, o McDonald's. Non credo gliene importi molto che siano solo le sei e mezza. 
- Gate due, gate due.. ma dove cavolo è?- chiede lei retoricamente, guardandosi attorno.
Effettivamente, non riesco a trovarlo nemmeno io. Non che me ne intenda di questo genere di cose, ho viaggiato solo un'altra volta apparte questa, e mai da sola, ma un cartello dovrei essere capace di notarlo. 
Eccolo, finalmente, che lo individuo fra la massa di cartelli circostanti. Sorrido, soddisfatta.
Accenno un passo nella direzione corretta, ma neanche il tempo di muovermi che vengo travota da quellache a prima vista pare una mandria di gnu, ma che analizzata meglio penso siano ragazzine. Ognuna di loro indossa la stessa maglietta, identica a quella delle altre. Non impiego molto a riconoscere le facce rappresentate.
- One Direction..- sussurro, improvvisamente consapevole del fatto che se ci sono le loro fan, loro saranno qui di sicuro. 
E quasi a leggermi nel pensiero, la folla si disperde appena per il resto dell'aereoporto, permettendomi di avere una visuale migliore di ciò che ho davanti, a pochi metri di distanza. Li vedo. Sono loro, senza alcun dubbio. Posso riconoscere perfettamente i riccioli di Harry, il biondo caratteristico di Niall, la cresta di Zayn, le bretelle di Louis e i capelli di Liam. 
- Ma guarda te 'ste qua. Guardare dove si va magari non sarebbe male..- commenta Marta riportandomi alla realtà.
Sbatto gli occhi, improvvisamente lucida. Non sono una loro fan accanita, una directioner, non andrò a sbavargli addosso, come stanno facendo chiaramente alcune di loro. Non gli chiederò un'autografo, non li guarderò nemmeno. Passerò avanti e arriveremo al gate due. Rintraccio il cartello col numero che ci serve e, maledizione a lui, si trova esattamente dietro di loro. Non posso evitare la cosa, dovrò passarci vicino, in ogni caso. 
Mi schiarisco la voce, improvvisamente in imbarazzo. Non credo si sia accorta di loro, non li ascolta nè tantomeno sa chi sono, apparte Zayn. Ma credo possa notare la mia espressione, perchè mi guarda in maniera piuttosto sospettosa. 
- Sì sono.. indelicate. La fretta, credo- sorrido appena, cercando di distrarla. - avanti, vogliamo andare?- 
La incito, facendole segno con la mano di passare prima di me. Mantieni la calma e mostrati disinvolta. Non ti noteranno neanche. Disinvolta e niente occhiatine nervose nella loro direzione. 






  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: eripicturesofyou