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Autore: Psyker_    18/03/2012    1 recensioni
[Dal capitolo II]
“Sai perché non sono mai scappato prima d’ora?”
“... perché?”
“Per te”
“Cosa...?”
“Non volevo abbandonarti ma adesso che sei con me, niente mi tiene più legato a Kubara”
Il Luthus, quella stessa sostanza che un tempo aveva reso grandi i Maghi, adesso è il motivo della loro rovina. Valerian, l'unico superstite con poteri magici a questa nuova forma di energia presente ormai in tutto il mondo, si ritroverà costretto a intraprendere un viaggio per comprendere il proprio scopo da ultimo mago del Saar.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo di Saar'
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revisione 25

Tuonava. Liz era assorta nei suoi pensieri poggiata alla ringhiera della nave e noncurante della pioggia battente rimaneva tacita cullata dal ritmico ondeggiare causato dal mare mosso. I suoi occhi scuri scrutavano l’orizzonte in attesa di scorgere la terra per poter finalmente completare l’ennesimo capitolo del suo reale obbiettivo. In quell’istante giunse anche Valerian che notando la strega in balia della tempesta le si avvicinò affiancandola in quella postazione che permetteva di ammirare l’oscuro panorama. Per alcuni minuti rimasero in silenzio lasciando che tuoni e fulmini sovrastassero la calma apparente creata dal contesto, poi il mago parlò rivolgendosi al alla donna senza distogliere lo sguardo dal mare illuminato dai continui bagliori dei lampi.

“Sai bene che Danarius vuole distruggere le pietre una volta riunite, non è vero?”

Liz si volse per osservare il viso fradicio dell’interlocutore e sorridendo velatamente rispose rimanendo ovviamente sul vago, ormai non era più una novità e Valerian stesso sapeva che da quella discussione non avrebbe ricavato nulla.

“Ovviamente”
“Perché continui a seguirci allora? Credi di poterci usare per raggiungere i tuoi scopi? Io non credo proprio che tu voglia distruggere le gemme…”
“Io te l’ho sempre detto, non mi importa di nessuno di voi e non mi importa della tua amica di cui Naos ha preso il corpo. Sì, vi ho usati per raggiungere la cima dei monti Ebrion ed è lì che speravo di essere finalmente riuscita a superare questa maledetta situazione di stallo”

Il mago abbassò la testa passando una mano sui suoi capelli bagnati e pensieroso provava a dare un senso a tutto l’operato della strega. Nonostante quelle parole continuava a non capire, era davvero possibile che fino ad allora li avesse sempre e solo usati?

“Ti ho sempre guardata con attenzione, ho seguito ogni tuo movimento per tutto il tempo in cui siamo stati insieme e ancora non riesco a credere che tu sia il mostro che cerchi di mostrare”
“No, ti sbagli. Io non sono un mostro e non cerco di esserlo, semplicemente perseguo i miei obbiettivi ed i miei desideri e pur di raggiungerli sarei disposta a sacrificare ogni cosa, anche coloro che fino ad adesso mi hanno accompagnata nel lungo viaggio attraverso l’intero Saar. Capisci? Ognuno di noi combatte per qualcosa di diverso, Danarius vuole distruggere le pietre per porre fine totalmente ai cacciatori della notte e per rimediare ai mali che hanno causato al mondo; Golden e sua sorella vogliono uccidere Javia, loro padre, e tu… vuoi salvare quella donna dimenticando che dietro tutto questo si nasconde la follia di tua madre”

Il mago ascoltò in silenzio, aveva ragione, aveva sempre avuto ragione. Per quanto maledetta e malvagia le sue parole erano esatte: ognuno di loro combatteva per qualcosa di diverso, e lei patteggiava per altri fini. Era davvero così sbagliato?

“Liz, che cosa vuoi fare veramente?”

A quella domanda seguì un istante di silenzio spezzato solo dal tamburellare della pioggia sul legno del ponte della nave, gli occhi della strega si chiusero immersi in un profondo pensiero culminante in un accennato sorriso e sfiorando con una mano la gemma rossa che teneva sul fermacapelli, riprese a parlare:

“Quello che vuoi fare tu, o Golden e Carian, lo stesso Danarius, o ancora la regina di Kubara: coronare un obbiettivo”
“Che sarebbe…?”

Valerian sperò per un attimo di essere riuscito a penetrare nell’animo dell’interlocutrice che per quanto si fosse esposta in quel discorso non aveva ancora effettivamente detto nulla che il mago non sapesse.

“Non ti importa, come non importa a me della sorte di Mera. Ti aiuterò a riabbracciare quella donna e tu aiuterai me a recuperare le gemme. E’ un compromesso a cui non puoi sottrarti, è la tua natura… la nostra natura. Siamo stregoni”
“Io… io sono un mago”
“I maghi non esistono più, fattene una ragione! Adesso vi è solo un potere che plagia le menti e le persone, il potere di una divinità. Perché non riesci ad accettarlo? Seiri Cha’Sid, la tua vera madre, ti ha donato quest’abilità, sei uno di noi e potresti diventare uno dei migliori”
“Io non voglio questo potere, io non sono come te!”

Una luce accecante emanata da Valerian sovrastò il buio della notte e come fuoco ardente bruciò l’aria e la stessa Liz, sbalzata a diversi metri di distanza. Quando il bagliore diminuì, il mago scrutò oltre la pioggia la condizione della donna che nel frattempo si era già alzata. Il suo sguardo era sbalordito.

“E’ questo il tuo potere? Forse dovrei essere io a domandarti chi sei veramente. Adesso torna a dormire, domani affronteremo l’Ebrion bianco e porremo fine a questa storia”
“M-mi dispiace”
“Vedi? Non sei diverso da me, abbiamo soltanto fini differenti. Non è solo la tua battaglia Valerian, è la guerra di tutti”

Con quelle ultime parole tornò sottocoperta lasciando il giovane dai capelli d’oro fra mille pensieri. Il mago guardava le proprie mani inorridito da quel colpo portato dalla sola rabbia ma tanta potenza non l’aveva mai manifestata. Rimase ancora qualche minuto ad osservare il mare, poi, con il sopraggiungere dell’alba, tornò nella sua cabina senza riuscire a prendere sonno.

 

Il sole illuminava finalmente l’orizzonte e proprio lì fu possibile avvistare una striscia di terra che annunciava l’arrivo alla città di Lenne. Sbarcare su quel luogo riportò alla mente del giovane mago l’avventura con Mera ed il povero Ruphis, non aveva dimenticato il coraggio con cui si era sacrificato contro il drago per proteggere i suoi amici, con che personalità aveva seguito Liz per poter tornare a riabbracciare la padroncina, ma adesso non c’era più, era solo, senza più Ruphis, senza Mera, doveva liberare la donna, affrontare sua madre. Ogni metro che lasciava dietro di sé lo avvicinava al faccia a faccia finale con la donna che per anni aveva creduto morta, avrebbe voluto porle mille domande, voleva chiarimenti ma per quanto fosse logorante il vuoto che gli aveva lasciato dentro, il suo primo pensiero era Mera, la sua nuova famiglia, la donna che si era reso conto di amare quando forse era troppo tardi. Vide Liz precederlo e poi Golden insieme a Danarius, insieme avrebbero dovuto uccidere l’Ebrion bianco e rubargli così la gemma bianca, la pietra dell’energia. La strega prese ovviamente la testa del gruppo essendo ben a conoscenza della via da percorrere ed invitando i compagni a seguirla, li portò lungo un sentiero nascosto nella foresta della parte Ovest di Lenne. Valerian aveva già raggiunto il monte ma quella via non l’aveva mai presa in considerazione, quindi si fermò pensieroso rivolgendosi alla strega:

“Non ho preso questa via la prima volta”
“Evidentemente hai scelto la strada più lunga. Da qui faremo un piccolo giro che ci porterà direttamente alla tana dell’Ebrion”
“Se lo dici tu...”

Non sembrava molto convinto ma non poteva fare altro che seguirla in quella situazione, d’altronde voleva arrivare al rapace quanto lui. Camminarono per qualche tempo, forse minuti, un’ora o magari due, non si riusciva a capire bene a causa della fittissima vegetazione che impediva ai raggi solari di filtrare. Erano quasi totalmente immersi nel buio in compagnia delle foglie e degli alberi dalle inquietanti forme. Liz cominciò a rallentare il passo, evidentemente percepì qualcosa nell’aria, magari aveva sentito un rumore, ad ogni modo fu abbastanza sicura di essere entrata nel raggio d’azione del rapace sacro. Fece un cenno ai presenti invitandoli al silenzio, poi, indicando un preciso punto ad Est rispetto a dove si trovavano, fece notare la presenza di qualcosa celante un’energia spaventosa.

“Eccolo...”

Valerian strinse i pugni aumentando la concentrazione, Danarius incrociò le braccia e Golden mise mano all’elsa della sua arma pronto ad attaccare qualsiasi cosa si muovesse. Rimasero in attesa e circospetti per circa venti minuti, poi alcune foglie nel punto indicato dalla strega si mossero rivelando ufficialmente la presenza di qualcuno, o qualcosa.

“Valerian, confido in te che hai già avuto modo di affrontarlo, e su di te Danarius in quanto sei colui che conosce meglio gli Ebrion insieme a me. Golden, tu dovrai sferrare l’attacco fatale grazie al veleno di cui la tua arma è intrisa. Avremo una sola chance, ricordo che gli Ebrion hanno la capacità di adattarsi alle abilità dei loro nemici e di agire di conseguenza, potrebbe creare dei campi magnetici capaci di azzerare ogni nostro potere. In definitiva più lo scontro si prolunga, più le speranze che abbiamo di sconfiggerlo diminuiscono”

Annuirono tutti ma nel momento stesso in cui si volsero in direzione del punto in cui credevano dovesse uscire il rapace, quest’ultimo comparve dalla parte opposta colpendo il gruppetto con delle terrificanti folate di vento che lo sbalzarono contro alcuni alberi. Danarius osservò Liz che ricambiò con un assenso e muovendosi insieme richiamarono l’ormai nota energia violetta che premetteva l’utilizzo della stregoneria. Presero l’energia vitale delle piante e foglie lì presenti e con una prima carica mentale provarono a prendere possesso dell’Ebrion bianco che intanto si librava tra le foglie lasciando svolazzare le sue candide piume dal potere benefico. La creatura si stava solo difendendo, gli Ebrion bianchi non erano assolutamente aggressivi ma in quel momento vedeva i nuovi arrivati come ospiti indesiderati piombati nel suo territorio, doveva agire per difendere la propria terra. Tenne testa alla carica dei due stregoni e con un urlo terrificante li costrinse ad interrompere la concentrazione e l’attacco, le orecchie di Liz cominciarono a sanguinare. Valerian si rialzò intanto dalla prima botta con una mano alla testa e cominciando ad accumulare energia elementale, condensò intorno a sé una sorta di cupola d’energia che si espanse insieme al potere del mago che sembrava crescere istante dopo istante. D’un tratto congiunse i palmi delle mani racchiudendo tutta la forza evocata in un unico punto ed osservando i movimenti del grande rapace, sperò di poterlo colpire e finire con quel singolo colpo, così come aveva consigliato Liz. La terra e le radici sembrarono tremare sotto il controllo del mago dai capelli biondi che ormai pronto si preparò a lanciare una piccola sfera ventosa.

“Avrò un solo tentativo…”

Sparò la potente magia che a contatto con l’avversario causò effetti catastrofici: alberi e foglie furono spazzati via come lacerati da illimitate folate invisibili e l’uragano che andò a formarsi sembrò riuscire a svilupparsi in modo da travolgere il solo sacro rapace. Liz osservò il tutto compiaciuta dell’attacco e sorridendo malignamente, prese la gemma rossa tenuta tra i capelli. La nascose tra le mani giunte ed un’aura rossastra circondò il suo corpo che d’un tratto sembrò ribollire.

“Ottimo lavoro Valerian, eh eh…”

alzò le braccia al cielo mettendo in luce la gemma rossa che cominciò ad emanare un’energia infuocata insostenibile: la temperatura si alzò di colpo, alcuni arbusti presero fuoco e l’aria stessa cominciò ad infiammarsi rendendo impossibile anche respirare. Intanto l’Ebrion bianco si riprese dal colpo del mago e puntando proprio colui che aveva osato ferirlo, gridò creando uno dei suoi celebri campi magnetici debilitanti: Valerian non avrebbe più potuto usare quel tipo di attacco. Per questo motivo di rivolse a Golden incitandolo ad agire subito, non c’era altro tempo da perdere.

“Golden, adesso!”

Danarius lo fermò però di colpo, prima avrebbe dovuto indebolire la creatura con un colpo mentale. Assorbì nuovamente l’energia vitale delle piante che a quel punto cominciarono a perdere il loro colorito verdastro e con gli occhi oscurati dalla forza arcana, confuse ancora una volta il rapace ormai indebolito. Liz sorprese però tutti quanti quando rilasciò nella foresta una sorta di onda d’urto che infiammò ogni cosa fosse riuscita a raggiungere.

“Liz, che diavolo fai?!”

La strega aveva gli occhi rossi, non sembrava neppure più la cupa ed oscura entità che avevano conosciuto tempo prima proprio al Monte Metista, adesso era in balia della pietra rossa, ne aveva assorbito il potere, come Seiri aveva assorbito la gemma nera.

“E’ il momento di chiudere i conti!”

L’Ebrion bianco si contorceva a causa del controllo mentale di Danarius ed i tagli causati da Valerian e nonostante il primo avesse interrotto bruscamente il controllo, l’istante di contatto fra il suo ex compagno ed il nemico che si apprestava a colpire, fu sufficiente a Liz per dare vita al suo colpo. La gemma rossa si trasformò in una lancia infuocata e tra le grida del rapace e gli occhi attoniti dei presenti, fu lanciata proprio in direzione della gemma bianca. L’impatto fu devastante, un tornado di luci rosse e bianche travolse la foresta e dei fasci si unirono come preda di una nuova forza maggiore. Il Monte Metista si colorò di rosso ma intorno quei lampi cremisi, delle ali pure e candide avvolsero l’infernale calore sprigionato. Liz era lì, davanti il cadavere del rapace sacro senza più la sua gemma vitale ed osservava nelle proprie mani il bottino che l’avrebbe condotta all’epilogo della storia: una singola pietra argentata emanante luce propria. La guardò senza esprimere emozioni o parole, poi si voltò ad osservare Valerian atterrato da quell’incredibile forza, ed accennò un sorriso eloquente: ce l’aveva fatta, aveva vinto la sua guerra… o non ancora? 

 

 

 

  
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