Tuonava. Liz era assorta nei suoi pensieri poggiata alla
ringhiera della nave e noncurante della pioggia battente rimaneva tacita
cullata dal ritmico ondeggiare causato dal mare mosso. I suoi occhi scuri
scrutavano l’orizzonte in attesa di scorgere la terra per poter finalmente
completare l’ennesimo capitolo del suo reale obbiettivo. In quell’istante
giunse anche Valerian che notando la strega in balia della tempesta le si
avvicinò affiancandola in quella postazione che permetteva di ammirare l’oscuro
panorama. Per alcuni minuti rimasero in silenzio lasciando che tuoni e fulmini
sovrastassero la calma apparente creata dal contesto, poi il mago parlò
rivolgendosi al alla donna senza distogliere lo sguardo dal mare illuminato dai
continui bagliori dei lampi.
“Sai bene che Danarius vuole distruggere le pietre una volta
riunite, non è vero?”
Liz si volse per osservare il viso fradicio dell’interlocutore
e sorridendo velatamente rispose rimanendo ovviamente sul vago, ormai non era
più una novità e Valerian stesso sapeva che da quella discussione non avrebbe
ricavato nulla.
“Ovviamente”
“Perché continui a seguirci allora? Credi di poterci usare per raggiungere i
tuoi scopi? Io non credo proprio che tu voglia distruggere le gemme…”
“Io te l’ho sempre detto, non mi importa di nessuno di voi e non mi importa
della tua amica di cui Naos ha preso il corpo. Sì, vi ho usati per raggiungere
la cima dei monti Ebrion ed è lì che speravo di essere finalmente riuscita a
superare questa maledetta situazione di stallo”
Il mago abbassò la testa passando una mano sui suoi capelli
bagnati e pensieroso provava a dare un senso a tutto l’operato della strega.
Nonostante quelle parole continuava a non capire, era davvero possibile che
fino ad allora li avesse sempre e solo usati?
“Ti ho sempre guardata con attenzione, ho seguito ogni tuo
movimento per tutto il tempo in cui siamo stati insieme e ancora non riesco a
credere che tu sia il mostro che cerchi di mostrare”
“No, ti sbagli. Io non sono un mostro e non cerco di esserlo, semplicemente
perseguo i miei obbiettivi ed i miei desideri e pur di raggiungerli sarei
disposta a sacrificare ogni cosa, anche coloro che fino ad adesso mi hanno
accompagnata nel lungo viaggio attraverso l’intero Saar. Capisci? Ognuno di noi
combatte per qualcosa di diverso, Danarius vuole distruggere le pietre per
porre fine totalmente ai cacciatori della notte e per rimediare ai mali che
hanno causato al mondo; Golden e sua sorella vogliono uccidere Javia, loro
padre, e tu… vuoi salvare quella donna dimenticando che dietro tutto questo si
nasconde la follia di tua madre”
Il mago ascoltò in silenzio, aveva ragione, aveva sempre avuto
ragione. Per quanto maledetta e malvagia le sue parole erano esatte: ognuno di
loro combatteva per qualcosa di diverso, e lei patteggiava per altri fini. Era
davvero così sbagliato?
“Liz, che cosa vuoi fare veramente?”
A quella domanda seguì un istante di silenzio spezzato solo
dal tamburellare della pioggia sul legno del ponte della nave, gli occhi della
strega si chiusero immersi in un profondo pensiero culminante in un accennato
sorriso e sfiorando con una mano la gemma rossa che teneva sul fermacapelli,
riprese a parlare:
“Quello che vuoi fare tu, o Golden e Carian, lo stesso
Danarius, o ancora la regina di Kubara: coronare un obbiettivo”
“Che sarebbe…?”
Valerian sperò per un attimo di essere riuscito a penetrare
nell’animo dell’interlocutrice che per quanto si fosse esposta in quel discorso
non aveva ancora effettivamente detto nulla che il mago non sapesse.
“Non ti importa, come non importa a me della sorte di Mera. Ti
aiuterò a riabbracciare quella donna e tu aiuterai me a recuperare le gemme. E’
un compromesso a cui non puoi sottrarti, è la tua natura… la nostra natura.
Siamo stregoni”
“Io… io sono un mago”
“I maghi non esistono più, fattene una ragione! Adesso vi è solo un potere che
plagia le menti e le persone, il potere di una divinità. Perché non riesci ad
accettarlo? Seiri Cha’Sid, la tua vera madre, ti ha donato quest’abilità, sei
uno di noi e potresti diventare uno dei migliori”
“Io non voglio questo potere, io non sono come te!”
Una luce accecante emanata da Valerian sovrastò il buio della
notte e come fuoco ardente bruciò l’aria e la stessa Liz, sbalzata a diversi
metri di distanza. Quando il bagliore diminuì, il mago scrutò oltre la pioggia
la condizione della donna che nel frattempo si era già alzata. Il suo sguardo
era sbalordito.
“E’ questo il tuo potere? Forse dovrei essere io a domandarti
chi sei veramente. Adesso torna a dormire, domani affronteremo l’Ebrion bianco
e porremo fine a questa storia”
“M-mi dispiace”
“Vedi? Non sei diverso da me, abbiamo soltanto fini differenti. Non è solo la
tua battaglia Valerian, è la guerra di tutti”
Con quelle ultime parole tornò sottocoperta lasciando il
giovane dai capelli d’oro fra mille pensieri. Il mago guardava le proprie mani
inorridito da quel colpo portato dalla sola rabbia ma tanta potenza non l’aveva
mai manifestata. Rimase ancora qualche minuto ad osservare il mare, poi, con il
sopraggiungere dell’alba, tornò nella sua cabina senza riuscire a prendere
sonno.
Il sole illuminava finalmente l’orizzonte e proprio lì fu
possibile avvistare una striscia di terra che annunciava l’arrivo alla città di
Lenne. Sbarcare su quel luogo riportò alla mente del giovane mago l’avventura
con Mera ed il povero Ruphis, non aveva dimenticato il coraggio con cui si era
sacrificato contro il drago per proteggere i suoi amici, con che personalità
aveva seguito Liz per poter tornare a riabbracciare la padroncina, ma adesso
non c’era più, era solo, senza più Ruphis, senza Mera, doveva liberare la
donna, affrontare sua madre. Ogni metro che lasciava dietro di sé lo avvicinava
al faccia a faccia finale con la donna che per anni aveva creduto morta,
avrebbe voluto porle mille domande, voleva chiarimenti ma per quanto fosse logorante
il vuoto che gli aveva lasciato dentro, il suo primo pensiero era Mera, la sua
nuova famiglia, la donna che si era reso conto di amare quando forse era troppo
tardi. Vide Liz precederlo e poi Golden insieme a Danarius, insieme avrebbero
dovuto uccidere l’Ebrion bianco e rubargli così la gemma bianca, la pietra dell’energia.
La strega prese ovviamente la testa del gruppo essendo ben a conoscenza della
via da percorrere ed invitando i compagni a seguirla, li portò lungo un
sentiero nascosto nella foresta della parte Ovest di Lenne. Valerian aveva già
raggiunto il monte ma quella via non l’aveva mai presa in considerazione,
quindi si fermò pensieroso rivolgendosi alla strega:
“Non ho preso questa via la prima volta”
“Evidentemente hai scelto la strada più lunga. Da qui faremo un piccolo giro
che ci porterà direttamente alla tana dell’Ebrion”
“Se lo dici tu...”
Non sembrava molto convinto ma non poteva fare altro che
seguirla in quella situazione, d’altronde voleva arrivare al rapace quanto lui.
Camminarono per qualche tempo, forse minuti, un’ora o magari due, non si
riusciva a capire bene a causa della fittissima vegetazione che impediva ai
raggi solari di filtrare. Erano quasi totalmente immersi nel buio in compagnia
delle foglie e degli alberi dalle inquietanti forme. Liz cominciò a rallentare
il passo, evidentemente percepì qualcosa nell’aria, magari aveva sentito un
rumore, ad ogni modo fu abbastanza sicura di essere entrata nel raggio d’azione
del rapace sacro. Fece un cenno ai presenti invitandoli al silenzio, poi,
indicando un preciso punto ad Est rispetto a dove si trovavano, fece notare la
presenza di qualcosa celante un’energia spaventosa.
“Eccolo...”
Valerian strinse i pugni aumentando la concentrazione,
Danarius incrociò le braccia e Golden mise mano all’elsa della sua arma pronto
ad attaccare qualsiasi cosa si muovesse. Rimasero in attesa e circospetti per
circa venti minuti, poi alcune foglie nel punto indicato dalla strega si
mossero rivelando ufficialmente la presenza di qualcuno, o qualcosa.
“Valerian, confido in te che hai già avuto modo di
affrontarlo, e su di te Danarius in quanto sei colui che conosce meglio gli
Ebrion insieme a me. Golden, tu dovrai sferrare l’attacco fatale grazie al veleno
di cui la tua arma è intrisa. Avremo una sola chance, ricordo che gli Ebrion
hanno la capacità di adattarsi alle abilità dei loro nemici e di agire di
conseguenza, potrebbe creare dei campi magnetici capaci di azzerare ogni nostro
potere. In definitiva più lo scontro si prolunga, più le speranze che abbiamo
di sconfiggerlo diminuiscono”
Annuirono tutti ma nel momento stesso in cui si volsero in
direzione del punto in cui credevano dovesse uscire il rapace, quest’ultimo
comparve dalla parte opposta colpendo il gruppetto con delle terrificanti
folate di vento che lo sbalzarono contro alcuni alberi. Danarius osservò Liz
che ricambiò con un assenso e muovendosi insieme richiamarono l’ormai nota
energia violetta che premetteva l’utilizzo della stregoneria. Presero l’energia
vitale delle piante e foglie lì presenti e con una prima carica mentale
provarono a prendere possesso dell’Ebrion bianco che intanto si librava tra le
foglie lasciando svolazzare le sue candide piume dal potere benefico. La
creatura si stava solo difendendo, gli Ebrion bianchi non erano assolutamente
aggressivi ma in quel momento vedeva i nuovi arrivati come ospiti indesiderati
piombati nel suo territorio, doveva agire per difendere la propria terra. Tenne
testa alla carica dei due stregoni e con un urlo terrificante li costrinse ad
interrompere la concentrazione e l’attacco, le orecchie di Liz cominciarono a
sanguinare. Valerian si rialzò intanto dalla prima botta con una mano alla
testa e cominciando ad accumulare energia elementale, condensò intorno a sé una
sorta di cupola d’energia che si espanse insieme al potere del mago che
sembrava crescere istante dopo istante. D’un tratto congiunse i palmi delle
mani racchiudendo tutta la forza evocata in un unico punto ed osservando i
movimenti del grande rapace, sperò di poterlo colpire e finire con quel singolo
colpo, così come aveva consigliato Liz. La terra e le radici sembrarono tremare
sotto il controllo del mago dai capelli biondi che ormai pronto si preparò a
lanciare una piccola sfera ventosa.
“Avrò un solo tentativo…”
Sparò la potente magia che a contatto con l’avversario causò
effetti catastrofici: alberi e foglie furono spazzati via come lacerati da
illimitate folate invisibili e l’uragano che andò a formarsi sembrò riuscire a
svilupparsi in modo da travolgere il solo sacro rapace. Liz osservò il tutto
compiaciuta dell’attacco e sorridendo malignamente, prese la gemma rossa tenuta
tra i capelli. La nascose tra le mani giunte ed un’aura rossastra circondò il
suo corpo che d’un tratto sembrò ribollire.
“Ottimo lavoro Valerian, eh eh…”
alzò le braccia al cielo mettendo in luce la gemma rossa che
cominciò ad emanare un’energia infuocata insostenibile: la temperatura si alzò
di colpo, alcuni arbusti presero fuoco e l’aria stessa cominciò ad infiammarsi
rendendo impossibile anche respirare. Intanto l’Ebrion bianco si riprese dal
colpo del mago e puntando proprio colui che aveva osato ferirlo, gridò creando
uno dei suoi celebri campi magnetici debilitanti: Valerian non avrebbe più
potuto usare quel tipo di attacco. Per questo motivo di rivolse a Golden
incitandolo ad agire subito, non c’era altro tempo da perdere.
“Golden, adesso!”
Danarius lo fermò però di colpo, prima avrebbe dovuto
indebolire la creatura con un colpo mentale. Assorbì nuovamente l’energia
vitale delle piante che a quel punto cominciarono a perdere il loro colorito
verdastro e con gli occhi oscurati dalla forza arcana, confuse ancora una volta
il rapace ormai indebolito. Liz sorprese però tutti quanti quando rilasciò
nella foresta una sorta di onda d’urto che infiammò ogni cosa fosse riuscita a
raggiungere.
“Liz, che diavolo fai?!”
La strega aveva gli occhi rossi, non sembrava neppure più la
cupa ed oscura entità che avevano conosciuto tempo prima proprio al Monte
Metista, adesso era in balia della pietra rossa, ne aveva assorbito il potere,
come Seiri aveva assorbito la gemma nera.
“E’ il momento di chiudere i conti!”
L’Ebrion bianco si contorceva a causa del controllo mentale di
Danarius ed i tagli causati da Valerian e nonostante il primo avesse interrotto
bruscamente il controllo, l’istante di contatto fra il suo ex compagno ed il
nemico che si apprestava a colpire, fu sufficiente a Liz per dare vita al suo
colpo. La gemma rossa si trasformò in una lancia infuocata e tra le grida del
rapace e gli occhi attoniti dei presenti, fu lanciata proprio in direzione
della gemma bianca. L’impatto fu devastante, un tornado di luci rosse e bianche
travolse la foresta e dei fasci si unirono come preda di una nuova forza
maggiore. Il Monte Metista si colorò di rosso ma intorno quei lampi cremisi,
delle ali pure e candide avvolsero l’infernale calore sprigionato. Liz era lì,
davanti il cadavere del rapace sacro senza più la sua gemma vitale ed osservava
nelle proprie mani il bottino che l’avrebbe condotta all’epilogo della storia:
una singola pietra argentata emanante luce propria. La guardò senza esprimere
emozioni o parole, poi si voltò ad osservare Valerian atterrato da
quell’incredibile forza, ed accennò un sorriso eloquente: ce l’aveva fatta,
aveva vinto la sua guerra… o non ancora?