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Autore: adelfasora    19/03/2012    3 recensioni
L'affetto è pieno di sfumature, di significati diversi. Ci sono gesti, ci sono parole. Ci sono persone e cose che si incontrano, e decidono cosa provare reciprocamente. E a volte è la decisione più bella presa nella loro vita, la cambia, senza che se ne accorgano.
Altre volte è qualcosa di negativo, brutto, ma non ci passa sopra come impermeabile, perché ci segna in maniera indelebile anche se passa inosservato.
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Raccolta di one-shot che differiscono tra loro per personaggi o situazioni. Ma qualcosa in comune ce l'hanno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Simpatia.

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Si incontrano migliaia di persone e nessuno di loro ti tocca veramente..

e poi si incontra una persona e la tua vita è cambiata.. per sempre. 

- cit. Amore e altri rimedi - 

 

 

 


Emozione. Un tramestio tutto nello stomaco. Io non sento farfalle, non sento proprio niente.

Che sia morta così, di punto in bianco?

 

Invece no. No perché lo sento, che le gambe mi sostengono e i pensieri si accavallano, cercano di farsi spazio nella mia testa, di uscire fuori, muovendo la lingua e aprendo la bocca.

Invece no. Perché resto ferma, livida e con i pugni serrati.

L’emozione che sento è triste, non mi lascia scampo e mi travolge. Ma è tutta dentro, lo capisco perché quelli che mi sono attorno sembrano avere i tappi alle orecchie, che non permettono loro di sentire alcunché di tutto il mio boato, interiore.

Non sono morta, questo no. Ma le mie labbra non proferiranno parola, perché sono mute. Sarà sempre sconosciuta e immaginaria, impossibile da decifrare, perchè ormai ho dimenticato anche cosa significhi aprirla e far nascere un suono. Non la ascolterò maturare, invecchiare o diventare saggia e opportuna. Sarà sempre lei, serrata e nella mia bocca, imprigionata dai denti. E l’emozione che provo non la può sentire. Il modo più diretto per raggiungere una persona sono le parole. Le parole hanno fatto nascere poesie, diplomazia, dialettica. Parlare è un’arte, e a me preclusa.

E mentre osservo quel gruppo, lontano poco nella realtà ma infinitamente nel pensiero, di ragazzine come me, che ridono, scherzano sono ancora una volta invidiosa.

 

Starò peccando, Signore?

Sono davvero una persona cattiva.

 

Le immagino, che programmano la loro uscita insieme in piazza, a indicare punti indefiniti con il dito, fotografare la loro età, immortalare quei ricordi felici, che fanno graduatorie di appetibilità su ragazzi estranei e mai visti.

Invece io no. E mi fa male. Scusa, Signore, se penso queste cose, sto sbagliando, ma ti prego.. scusami, davvero.

Sono sempre qui, a fantasticare e sperare in qualcosa che non accadrà mai, a ricoprirmi di odio e negatività. Ma non lo do a vedere, perché io sono anche ipocrita.

 

Scusa.

 

Mi vesto di fiori e sorrisi, ma in realtà non so nemmeno come si faccia. Intorno a me riesco a leggerli i sorrisi, le espressioni, i significati che ognuno nasconde in un rossore, in una bugia, in una posa particolare. Ma io sono sempre troppo lontana.

La mia bocca crea davvero così tanti problemi a possibili rapporti? Le emozione che leggo negli altri sono sempre le stesse, quando fissano me. E a me fanno male, perché preferirei non essere guardata, che sentire la loro pietà, la loro compassione, il loro disagio nello starmi vicino.

Solo nei libri esistono frasi come “e non ci fu bisogno di parole” perché se fosse così, io non sarei così. Perché io negli sguardi riesco a capire tutte le parole inespresse e dette. Ma il problema resto io, che per gli altri sono indecifrabile.

E per questo nessuno si volta per davvero verso di me. Guardano la parete che ho alle spalle, o la commessa carina che mi sta di fronte, o la mia compagna di banco. 

Pretendo troppo nella mia “condizione”?

 

Scusa, scusa.

 

Quelle cinque amiche sono scomparse dalla mia vista. Ma i miei sensi le percepiscono ancora, in tutta la loro schiacciante felicità.

Vorrei essere al loro posto. Egoista, perché significherebbe mettere una di loro al mio. Sarei disposta a tanto?

 

Scusa.

 

Vorrei liberarmi di tutti questi miei pensieri, di tutto quello che sono, diventare un altro senza togliergli niente. E invece no. No perché sono diversa, infima e inutile.

Non so cosa possa tirarmi fuori da questo .. baratro?

Mi auto commisero, rendendomi vittima.

 

Scusa.

 

Mi sto per voltare, tornare nella mia casa, piena di falsità, come me, dove tutti sono carini e buoni, ma loro non sanno che io so. So che accondiscenderebbero a qualsiasi cosa io chieda, e venderebbero metà della loro anima per avere una figlia normale, stupida, intelligente, alternativa.. ma non malata. Malata per timidezza, per l’essere così poco capace di esprimermi, che dà loro troppi problemi.

Parlare, mi manca solo quello. Desidero la perfezione?

 

Scusa, scusa.

 

Una di quelle ragazze sta tornando indietro. Strano, avrà dimenticato qualcosa. E nella mia direzione.

La sento, una improvvisa e magica, finalmente, emozione nuova. Nuova e diversa, perché finalmente non è triste, non è di condanna o cattiva. Sono esagitata, mi guardo intorno cercando cosa possa aver distrattamente lasciato lì, sulle panchine intorno. Man mano che si avvicina sente il cuore battere forte, perché prima ha scorto qualcosa di diverso in quella ragazza.

Poi si ferma.

Che sia morta così, di punto in bianco?

Lei si è girata, ha preso un libro, probabilmente cadutole dalla borsa mentre si avviava con le amiche, ed ora si sta allontanando. Le persone riesco a vederle sempre così. Perché nonostante si muovano, avanti o indietro, a destra o a sinistra, alla fine a me voltano sempre le spalle.

E mi fa male.

Però si gira di nuovo, e stavolta è strano, perché nei suoi occhi c’è davvero determinazione, quasi furia. Ma ciò che mi sorprende è che guarda me.

E’ questo che si prova quando qualcuno ti guarda? Perché lei lo sta facendo. Ed è fantastico.

 

Scusami, Signore, se per essere felice ho bisogno degli altri,

ma sono davvero troppo sola.

 

Man mano che si avvicina quasi ride, deridendo il passo anapestico che ha assunto, e una volta troppo vicine, scandisce le parole. E il mio cuore si ferma.

Perché, finalmente, è troppo felice.

 

«Ho letto per sbaglio una frase, sai, sul tuo quaderno.»

 

Sta ansimando, come se avesse fatto la sua più grande corsa, o come una persona che sta prendendo tutto il suo coraggio. Perché non tutti sono eroi o persone buonissime che semplicemente ti danno la mano e dicono  «Adesso siamo amici, benché diversi» .

Ma a me basta e avanza. Perché sono troppo felice.

 

«Hai scritto che le persone non ti sono mai davvero vicino, nemmeno ad un palmo di naso.»

Mi guardava con accusa, quasi rabbia indigesta. E mi sentii in colpa.

Scusa.

«E sai che c’è? C’è che non è vera una beneamata minchia!»

Scusa, scusa. Ma almeno mi stai parlando, e ti rivolgi a me. Grazie. E finalmente sono felice di essere anche sgridata, perché finalmente qualcuno lo fa per il mio bene. Ma mi vuole bene? Quanto sono illusa.

«Non è vero, perché io ho corso verso di te, lo sai? E ti manca solo un misero passo a te per raggiungere me e le mie amiche. Noi non siamo a disagio con te, proprio no.»

Sono troppo felice.

«..Noi.. io sono bloccata, perché tu non fai un solo passo verso gli altri, auto-commiserandoti, credendo per certo che non verrai accettata. Tutte palle!!»

                                                                                                                               

Grazie.

 

Lei, la mia compagna di banco dalle unghie color rosa shocking, le lentiggini dappertutto, alta la metà di me, ha compiuto un salto infinito, e ci è riuscita, facendomi capire quanto io sia stata cieca, per tutto questo tempo.

Io non potrei fare questo ultimo miserabile passo? E lo faccio. Sorrido.

 

E sorrido ancora di più, vedendo quel gruppo di ragazze che mi fissano, e poi, ridendo, mi prendono per le mani e mi trascinano, credo, al mercatino.

Perché ora finalmente so cosa fare. Perché devo cominciare da me.

 

Grazie.

 

Sembra tutto un meraviglioso sogno, reale.

- Come fai a sapere che mi vuoi come amica, se non ci siamo mai parlate? -

Glielo ho scritto su un fogli di giornale, sopra l’intestazione. Non ho mai provato la sensazione di voler comunicare qualcosa, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. E’ bello e liberatorio. E penso che piangerei se mi deridesse per non averle rivolto la mia voce flebile. Ma ancora non ce la faccio. Scusa.

Lei, mentre io la guardo sorpresa, chiama le altre e prendendo un'altra rivista, ci scrivono sopra.

E sono felice, perché riesco a leggere tutto quello di cui ho bisogno.

- Amicizia è simpatia, e simpatia – per quel poco che ho imparato by Nic – è provare reciprocamente sentimenti belli o brutti, sostenersi e tante altre sdolcinerie, e noi aspiriamo a questo con te! -

Ridono di nuovo, e io, ancora una volta, sorrido, ebbra di felicità.

 

 

«Grazie.» quando lo riesco a dire è strano, ne rimango stupita, perchè è uscito fuori da solo. E' un suono articolato, come tanti e allo stesso tempo mio. Adesso sto davvero piangendo, mentre mi stringono abbracciate, e dentro di me rimbomba qualcosa di potente, che ora so di poter buttare fuori. Ed è bellissimo.

Le persone che mi sono intorno, adesso, non necessitano delle mie parole. Loro mettono al primo posto questa simpatia. Ed è bellissima.

 

Sarò degna di avere delle persone con le quali stare insieme?

Forse sì, e provarci non costa nulla.

 

Ma questo è solo l’inizio, perché simpatia la si può provare verso tutti. Bisogna parlare, e non è necessaria la lingua.

Grazie, Signore, perché mi hai mandato persone che me l’hanno fatto capire.

Perché probabilmente vedono anche più cose di me.

 

 

 

 

 

 

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Cos’è? Bella domanda. Questo è anche un omaggio alle persone che non riescono a fare il “passo”, hanno bisogno di un aiuto. E quello lo puoi trovare sempre, perché le persone, anche quelle che ti sembrano meno indicate e non ci hai mai pensato, possono travolgerti e aiutarti a diventare te, però migliore.

Simpatia in greco viene da suν e paθoς, che significano con e sentimento, quindi il provare qualcosa insieme. Perché tutto si può intendere in tanti modi, e io l’ho fatto così. Simpatia = siamo amici. Amen.

Chiudo questa noiosa parentesi dicendo che “simpatia” è il cardine con la quale si apre l’amicizia, inizia o continua. E la nostra ignota protagonista semplicemente non si riteneva degna di tenerla in mano, questa chiave.

 

PS. Grazie a Shadow, che è sempre troppo buona con me!

Ade

  
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