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Autore: Vanderbilt    19/03/2012    18 recensioni
Bella, ragazza di diciotto anni con una famiglia apparentemente perfetta. Desidera innamorarsi per la prima volta.
Edward, un passato difficile, non si è mai innamorato.
Entrambi si conosco da molti anni, ma non sono mai riusciti ad instaurare un rapporto a causa del carattere introverso di Edward.
Abitano a Savannah, sognano di andare al college, ma ora dovranno affrontare l'ultimo anno di liceo, pieno di imprevisti a grattacapi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Disagreements

I am here still waiting though I still have my doubts
I am damaged at best, like you’ve already figured out

Lifehouse, Broken

 

Erano passati tre giorni dal nuovo chiarimento che i miei mi diedero circa la loro situazione sentimentale. Mio padre era andato via questa mattina con due valigie e dubitavo fortemente che sarebbe tornato in serata. Come facevo a non saperlo? Facile, mi ero comportata peggio dei conigli. Negli ultimi giorni ero uscita presto per andare a scuola e con questa scusa avevo evitato sia la colazione in famiglia, sia le domande che sicuramente avevano da pormi, ma ancor di più le mille questioni che affollavano la mia testa.

Eppure non ero pronta ad affrontare tutto in una volta. Mi serviva tempo. Solo tempo. Dopotutto il tempo guarisce ogni ferita, no? E poi mi sarei abituata alla nuova situazione, con calma e la giusta dose di serenità.

In quel momento, però, avevo bisogno solo di una cosa, o meglio persona: Edward, colui che riusciva sempre ad allontanare le mie paure e i miei dubbi.

Passeggiavo tranquilla per le vie di Savannah, con Rain al guinzaglio e il cellulare nella mano libera. Mia nonna mi aveva chiamata circa un'ora fa e ancora non riusciva a smettere di raccontarmi le ultime news di Logan, i pasticci che combinava nonno John in cucina quando cercava solo di preparare del caffè e infine la nuova fidanzata di Jason. Appena sentii questa notizia bloccai nonna con un'esclamazione di stupore.

Era molto che non sentivo Jason, dalla mia partenza da Logan, eppure mi sarei aspettata un messaggio o una chiamata, dopotutto ero la sua migliore amica e anche se ci eravamo allontanati negli ultimi mesi, al mio arrivo in città, ne avevamo parlato. Jason desiderava trovare una ragazza con cui costruire un rapporto serio, innamorarsi per la prima volta e fare tutte quelle esperienze che solo con una relazione stabile sono possibili. Rimasi delusa da questa totale esclusione dalla sua vita, ma la verità stava in mezzo: anche io lo avevo tagliato fuori dall'inizio del mio rapporto con Edward e a casa dei miei nonni gli avevo fatto capire chiaramente quanto il nostro rapporto dovesse distanziarsi e raffreddarsi un po'.

«Nonna, ora devo andare, salutami il nonno; ti telefono presto! Ciao!», chiusi la telefonata in fretta e furia e composi velocemente il numero di Jason.

Non avevo nessun diritto di immischiarmi nella vita del mio amico, così richiusi la telefonata. Ripensai alle nostre lunghe chiaccherate al telefono e solo allora mi resi conto di quante cose erano cambiate. Mi mancava lui e i nostri discorsi assurdi, ma era giusto così, non potevo tenere lui legato con una corda a distanza, avevo Edward ed entrambi meritavano il mio totale rispetto. Jason aveva bisogno di staccarsi un po' da me e dall'idea che prima o poi il nostro rapporto avrebbe ripreso vita, infatti una volta successo aveva trovato una ragazza.

Accidenti, la curiosità mi stava uccidendo! Dovevo resistere, almeno finché non si fosse fatto sentire lui, poi potevo fare l'impicciona e sapere se la ragazza meritava il mio amico.

Immersa nei miei pensieri svoltai l'angolo che portava dritto a casa Cullen. Proseguii fino alla loro abitazione e una volta lì bussai delicatamente alla porta di legno bianca.

E chi mi aprì? La piccola Cullen sempre frizzante e piena di energia, seguita a ruota dal fratello maggiore.

«Bella, che combini? Ti fai le vasche per Savannah? Ma cavolo, quanto vi assomigliate voi due?!», iniziò Emmett con voce tonante. Continuò a farfugliare mentre si avviava in cucina e io fissai perplessa Alice, la quale cercava di trattenere le risate.

«Che succede?», chiesi stranita dal loro atteggiamento.

«Edward è andato a farsi una passeggiata per le strade di Savannah», mi spiegò Alice. Mi superò e si avviò in direzione di Emmett. La seguii e finalmente riassemblai la frase farfugliata di Emmett.

«Ah», affermai stranita. «Quando torna?».

«E chi lo sa, è uscito più di un'ora fa, probabilmente per pranzo sarà a casa», mi rispose Emmett ficcandosi in bocca un pezzo di torta alla crema fatta da Esme.

«Io esco, ho appuntamento con Jazz», annunciò Alice.

«Avete risolto?», chiesi mentre slacciavo il guinzaglio a Rain, il quale si mise subito ai piedi di Emmett, in cerca di coccole.

Emmett dopo due fuse di Rain li diede un pezzo di torta e quest'ultimo tutto contento tornò da me. Quel cane sapeva come comprare le persone per del cibo! Così piccolo e già aveva capito come funzionavano le cose in casa Cullen e Swan.

«Tzé», Alice mosse la mano come per schiacciare una mosca e proseguì: «Era solo un'insensata gelosia, ma ne ho ricavato ben due mazzi di tulipani per farsi perdonare, quindi va bene così». I tulipani erano i fiori preferiti di Alice e Jazz sapeva che con lei non si scherzava, nel caso non si fosse fatto perdonare per bene erano guai per lui, Alice avrebbe portato all'esasperazione l'intera questione.

«In realtà, Bella, devo andare anch'io, Rose mi aspetta in centro», mi disse Emmett in tono di scuse.

Mi sentivo un'intrusa in casa loro. Non avevo minimamente pensato che Edward potesse non esserci.

«Non c'è problema, ero passata solo per Edward e...».

«Bella, non devi andartene! Noi usciamo ma tu fai come se fossi a casa tua, Edward prima o poi tornerà e sono sicura che gli farà piacere trovarti qui», mi interruppe Alice con un sorrisetto sulle labbra.

«No, no, ci mancherebbe altro, i tuoi genitori...».

E questa volta fu Emmett ad interrompermi: «Non torneranno fino a domani, sono andati a Jasper».

Mi avevano incastrato, non potevo far altro che attendere il ritorno di Edward. Cosa che certamente mi faceva piacere.

Mi avviai all'ingresso insieme a loro e li salutai mentre uscivano. Mi sentivo tanto Esme... Che cosa strana. Dopodiché andai in camera di Edward, seguiva dalle zampette minuscole di Rain, che cercavano di saltare i gradini. Ad un certo punto lo presi in braccio e salii fino al secondo piano, dove si trovava la camera di Edward. Entrai nella sua stanza e notai come tutto fosse sempre in ordine. Di solito i maschi erano dei veri casinisti, invece lui aveva una camera perfetta, molto più della mia.

Posai la mia borsa per terra e mi avvicinai alla vetrata che ricopriva una parete intera. Fissai fuori assorta nei miei pensieri.

Erano giorni difficili, mi sentivo suscettibile a tutto e mi ero chiusa in me stessa. Edward era l'unico che mi comprendeva e riusciva sempre a liberare la mia mente da qualsiasi pensiero. Eppure io cosa facevo per lui? Nulla, riuscivo solo ad esasperarlo con le mie continue angoscie. Dovevo fare qualcosa per tornare quella di prima... Eppure sapevo benissimo che quando c'era un cambiamento non si tornava più indietro. Era impossibile.

Un suono sconosciuto si fece strada tra i miei pensieri. Mi girai e vidi Rain che cercava di mangiucchiare una scarpa di Edward. Oddio. Oh mio dio! Ma che cavolo stava facendo?! Oh, no, no, no, le scarpe di Edward no!

Mi catapultai su Rain e cercai di strappargli la scarpa, ma la sua presa era troppo forte. Certo, lui prendeva tutto come un gioco e continuava ad alzare il suo didietro e scondinzolare, ma io stavo per avere un infarto!

Tentai un'altra tecnica e feci finta di dargli l'altra scarpa ancora intatta; come da copione lasciò la scarpa maciullata e cercò di saltare ed acchiappare l'altra.

«Rain, basta! Cuccia, forza!», lo sgridai. Lui abbassò le orecchie e si sedette. Mi guardava con quegli occhioni tristi che sarei andata lì a strapazzarlo, ma non potevo altrimenti non avrebbe mai imparato. Edward mi sgridava sempre per la mia mancanza di polso.

Osservai per bene la scarpa e mi venne un altro infarto quando girandola notai la suola di gomma completamente aperta. C'era un buco talmente grosso da sembrare un cratere! Dovevo nascondere queste scarpe e alla svelta. Magari sotto il letto... no, no, lui era troppo ordinato. Poi mi venne un illuminazione: dentro l'armadio, nell'anta che lui non apriva mai perché conteneva le cose di quando era piccolo. Sì, lì poteva andare bene.

Non seppi nemmeno io perché infangai il pasticcio di Rain, mi sentivo così in colpa! Temevo che Edward si arrabbiasse, forse erano le sue scarpe preferite.

Appena terminai l'operazione -mi sentivo una criminale- mi rifugiai nel suo letto. Mi slacciai le scarpe e presi Rain con me. Avevo il terrore che si dedicasse alle mie scarpe e quelle sì che erano le mie preferite!

Nell'attesa mi addormentai profondamente. Appena riemersi dallo stato di incoscienza avvertii subito che ero appoggiata a qualcosa di troppo caldo per essere una coperta. Tastai meglio con la mano e riconobbi il torace di Edward. Sorrisi e sentii le sue labbra posarsi sulle mie. Aprii un occhio e poi l'altro osservando il mio ragazzo dedicarmi un sorriso che solo io avevo il privilegio di vedere.

«Da quanto sei tornato?», chiesi con voce roca. Buttai un occhio alle mie spalle, dove la vetrata mostrava solo le tende tirate da Edward, sicuramente per non svegliarmi con la luce accecante del sole.

«Due ore più o meno», rispose con nonchalance.

Spalancai gli occhi: «Non potevi svegliarmi?», dissi in tono lamentoso.

«Mi dispiaceva, in questi giorni non hai praticamente chiuso occhio».

Mi tirai su per baciarlo e subito dopo mi riaccomodai tra le sue braccia. Disegnai ghirigori immaginari sul suo collo e chiusi gli occhi rilassandomi.

«Dove sei stato stamattina?».

«E' un interrogatorio?», mi chiese Edward. Intuii dal suono della sua voce che stesse sorridendo.

«Tu rispondi», ribattei scherzosamente punzecchiandogli un braccio.

«Sono andato a fare un giro, avevo bisogno di schiarirmi le idee». Questa sua frase mi preoccupò non poco.

«Su cosa?», chiesi di getto, timorosa della sua risposta. «Se posso saperlo», ritrattai a bassa voce.

«Ho... delle cose in sospeso, ecco».

Capii che non voleva dirmi altro e ne rimasi indispettita, per non dire irritata. In un rapporto si condivide tutto, no? Quindi perché non rivelarmi le "cose in sospeso"?

Mi irrigidii e lo intuì lui stesso, perché allentò la presa sulle mie braccia. Mi divincolai e seppi benissimo che in quel momento il mio atteggiamento somigliava molto a quello di una bambina capricciosa.

Assunsi la sua stessa posizione semi-seduta, appoggiando la schiena alla tastiera del letto matrimoniale.

«Bella», sussurrò tra i miei capelli. Mi avvicinò a sé circondando il mio busto e io mi adattai completamente a lui.

Come potevo arrabbiarmi con Edward se ogni suo gesto mi faceva sciogliere? Sentire il suo corpo a contatto con il mio mi dava i brividi. Sospirai e le sue carezze piacevoli furono il punto di non ritorno. Somigliava a Rain in questo, sapeva dove andare a parare per ottenere ciò che voleva e nel caso di Edward era chiaro come l'oro che desiderava la mia completa attenzione, senza che nessuna irritazione si mettesse tra noi due. Dopo solo due minuti mi chiesi: che irritazione?

«Stamattina mio padre è andato via», sussurrai in quel surreale silenzio.

Eravamo sotto le coperte, stretti l'uno all'altro con le lente carezze di Edward che salivano e scendeva lungo la mia spina dorsale.

«Per questo sei venuta?».

«No. Be', sì, anche, volevo passare un po' di tempo con te».

«Mi dispiace non esserci stato quando avevi bisogno di me», si scusò con voce sommessa.

«Non pensarlo nemmeno per scherzo. Sono piombata qui senza neanche avvisarti!».

«Tu non devi mai chiamarmi per venire. Vieni e basta, queste sono le più belle sorprese della giornata: vederti, qui, per me», scandì Edward. Mi sentii riscaldare il cuore dalle sue parole e mi morsi il labbro.

Quanto volevano uscire dalle mie labbra quelle due paroline! Non era il momento. Non ancora, Bella, non ora.

«Mi fa piacere sentirlo», dissi stringendomi ancora di più a lui.

«Quindi...», riprese lui.

«Sì, è andato. Non ce l'ho fatta e sono uscita di casa prima del previsto».

«Bella, devi capire che nulla è cambiato. Sono sempre loro, i tuoi genitori».

«Lo so, accidenti, lo so! Solo che ora non riesco a conversare con loro e fare finta di nulla! Non so nulla del perché si stanno separando, nulla!».

«Forse neanche loro sono pronti ad ammetterlo alla propria figlia».

«Certo», affermai sarcastica.

«Cerca di capirli, Bella». Edward cominciava seriamente ad innervosirmi, molto più di quanto non fosse successo prima.

«E chi capisce me, eh?», dissi arrabbiata dal modo in cui Edward cercava di calmare le acque.

«Calmati», mi ammonì Edward. «Alla fine non sei tu quella che continua a fuggire in loro presenza? Affrontali e sicuramente avrai le risposte che cerchi».

Facile per lui, mica si trovava nella mia situazione. Ero io quella che non voleva sentire una volta per tutte che il suo ideale di famiglia perfetta era andato distrutto. Perché, continuavo a ripetermi, dopotutto non esistono cose perfette, soprattutto quando di mezzo c'erano delle persone, ed era un concetto con non mi era mai entrato in testa.

«Non riesco a parlare con loro, capisci?», urlai esasperata.

«No, non ci riesco e sai perché?», la sua domanda retorica mi colpì per la rabbia con cui la pronunciò. «Sei tu che ti stai causando tutti questi problemi, tu e solo tu! Vuoi capire che la vita continua? Tutti sbagliano, Bella, anche i tuoi genitori e non puoi continuare ad incolparli per qualcosa che alla fine riguarda principalmente loro! Non hanno smesso di comportarsi da genitori, non hanno smesso di amarti!».

Le sue parole mi colpirono come uno schiaffo in pieno viso. Era vero. Tutto ciò che aveva detto era la pura e semplice realtà, eppure in quel momento, con la rabbia che montava per il suo remarmi contro, non mi concessi il lusso di dargli ragione. Rifiutai le sue parole e come in ogni litigio la miglior arma era attaccare.

«Tu non puoi capire! La tua famiglia è la perfezione! Non ti sei svegliato un giorno e non ha visto tutti i valori in cui credevi fermamente spazzati via!».

«Io non posso capire, eh? Tu non sai nulla, Bella, nulla! Io capisco meglio di chiunque altro! E smettila, smettila di portare avanti questa storia dei valori spezzati! Mica nascono dal nulla, quelli li porti avanti una vita se sono assorbiti dentro di te!», mi urlò Edward di rimando. Ci eravamo distanziati, io da un alto e lui dall'altro. Continuavamo a fissarci negli occhi e osservavamo come la rabbia trasparisse in ogni nostro gesto. «Hai mai pensato di rivelare una volta per tutte cosa realmente ti infastidisse e ti facesse soffrire della separazione dei tuoi genitori?!».

«E immagino che tu l'abbia capito prima di me, o sbaglio?», risposi sarcasticamente.

«Sì, l'ho capito perché tu per me sei un libro aperto!».

«Saresti così gentile da illustrarmi la tua teoria?».

«Devi capirlo tu stessa!», mi disse di rimando.

«A quanto pare non ci arrivo! Avanti, dimmi la tua opinione!», la mia voce era un misto tra indignazione per neanche io sapevo cosa e rabbia, potente quando le lingue di fuoco che uscivano dai nostri occhi.

«Non sai a chi dare la colpa, Bella», mi spiegò calmo, come se pochi minuti prima non mi avesse urlato contro.

«Scusa?», chiesi confusa.

«Non sai da che parte stare. Non sai se ha ragione tua madre o tuo padre e non vuoi parlare con loro finché non prenderai una posizione. Ma lasciatelo dire: stai sbagliando. Non dovrebbero esserci parti in situazioni del genere. Non c'è uno sconfitto e non c'è un vincitore: ci sono due persone distrutte, con colpe da dividere. Quando un rapporto finisce non è mai colpa solo di una persona», mi spiegò Edward con tutta la calma di cui era capace in quel momento.

Le sue parole... le sue parole... Non doveva essere così. Mi rifiutai di crederlo.

Risi istericamente: «Tu stai scherzando».

La sua espressione seria mi diede conferma delle sue parole e io non seppi più che fare. Mi alzai in fretta e furia e indossai i miei abiti sparsi per la camera.

Edward non fece nulla per fermarmi, non disse nemmeno una parola. Presi Rain che abbaiava a causa dei nostri toni accessi e non mi voltai indietro. Con le lacrime agli occhi mi diressi verso casa.

Avevamo litigato. Edward ed io per la prima volta avevamo litigato e non era una discussione qualsiasi.

Era colpa mia, questo continuai a ripetermi fino a che non fui a casa. E per una volta ringraziai che non ci fosse nessuno.

Per tutta la sera non lo sentii. Le sue parole mi avevano così ferita che chiamarlo io stessa era fuori discussione. Mi ritrovai a domandarmi se davvero pensava ciò che mi aveva sputato addosso con rabbia. Riflettendoci le sue parole non erano lontane dalla realtà, per nulla.

Ero stata esagerata? Sì.

Presa solo dai miei problemi? Sì.

Lo avevo afferrato e mi ero stretta a lui come un'ancora di salvezza senza affrontare davvero i miei genitori? Sì.

Mi ero mai interessata a lui in tutto ciò? No.

Avevo provato a parlargli di ciò che realmente provavo? No.

Mi ero aperta con lui del tutto? No. No, no e ancora no.

Gli sbagli si commettono. Volente e nolente si fanno e non si può più tornare indietro. Questa era la fregatura: sapere di non poter cambiare le cose e desiderare con tutta me stessa eliminare quel qualcosa che mi faceva sentire in colpa e mi dilaniava l'anima.

Buonasera a tutti ;) Come state? Passato un buon weekend? Non so voi, ma per me il lunedì è un trauma vero e proprio!

Passiamo al capitolo! Alcune di voi erano preoccupate per Jason e invece ecco qui risolo il vostro dubbio: si è fidanzato, si sta innamorando e questo è il suo lieto fine ;) Nessun triangolo come vedete, cosa che avevo già detto varie volte =) Poooi... In molte avete criticato l'atteggiamento di Bella e ovviamente io non potevo sbilanciarmi, ma ecco che scoprite cosa c'era dietro. Il suo comportamento stava diventando esagerato, nel senso che ancora non capisce realmente che la vita continua, nulla si perde, ma c'era bisogno che Edward glielo sbattesse in faccia per farle aprire gli occhi, se li ha aperti, ovvio... Non dico altro su di lei, so che ognuno ha una sua opinione e mi piacerebbe sapere che ne pensate ;) In questo capitolo Edward è esploso tanto quanto Bella, dopotutto lei ha riversato tutto su di lui e non se lo meritava viste le circostanze... Jasper è una città che esiste davvero ;) Nel prossimo capitolo ci saranno due colpi di scena importanti! Questo è già uno spoiler, eh ù.ù

Grazie mille a tutti quelli che mi seguono e recensisco ogni capitolo *-* Vi adoroooo *-* Non mi sarei mai aspettata un simile successo per questa storiella *-* Devo tutto a voi <3 Un benvenuto anche a KStewLover (che in questo periodo invidio per-tu-sai-cosa ù.ù), Folletto85, mary91_1 e Charlotte Stewart, che si sono letti la storia tutto d'un fiato e hanno anche recensito *-*

Prossimo aggiornamento: 9 aprile. Vi ricordo che lo spoiler come al solito lo metterò su fb, il mio contatto è Vanderbit Efp.

Per chi segue Rules of attraction, in settimana dovrebbe arrivare il nuovo capitolo. Okay, non so da quanto lo dico, ma questa volta prometto solennemente di impegnarmi a postarlo ù.ù

A presto!

Kiss :***

Jess

 
   
 
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