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Autore: Aoimoku_kitsune    19/03/2012    5 recensioni
Ti posso sentire e so di amarti.
***
E' una MPREG: Gravidanza tutta al maschile.
Dopo una serata il legame di Naruto e Sasuke sembra spezzarsi sempre di più, ma una maledizione (Da parte di Naruto) o uno splendido miracolo (Da parte di Sasuke), renderà le cose più complicate o semplicemente riuscirà ad aggiustarle? E Naruto si troverà davanti ad una scelta difficile, che farà provare a Sasuke, di nuovo, il dolore per la perdita di una famiglia.
***
-Sai..
Disse Naruto, fissando lo schermo colorato.
-.. Stavo pensando..
-Tu che pensi?
Lo sfotté Sasuke, quasi serio, nascondendo il divertimento.
Naruto alzò lo sguardo, fissandolo di sbieco, reclinando il capo verso di lui.
-Teme.. Smettila di prendermi sempre in giro.
E la linguaccia fu inevitabile.
Sasuke ridacchiò, sommessamente, appoggiando il mento sul capo di Naruto.
-Su dimmi.
Sentì un piccolo sbuffo dal basso e poi Naruto parlare.
-Il nome per il bambino. Non lo abbiamo ancora deciso.
Sasuke fece una strana smorfia di disappunto.
***
-Cosa c’è?
-Mi sento sempre appesantito.. È strano.
Rispose, incerto se i termini che aveva espresso potevano giustificare quelle strane sensazioni.
-E’ normale.. Ormai sei alla fine.
Naruto annuì, guardando, con i suoi formidabili occhi azzurri, Sasuke.
-Tsunade ha detto la prossima settimana.
***
Era leggero il suo bambino, fragile tra le sue braccia.
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'd come for you'
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Grazie a tutti quelli che sono arrivati al settimo capitolo della storia. Siamo quasi alla metà, non manca molto ormai.
Vorrei dedicare questo capitolo a RedFox, e augurarle ancora tanti auguri di compleanno.
Un bacione a tutti/e i fans di questa fic, devo dire che mi sta venendo benino, e sono contenta.
Buona lettura.
XXX

***

Ascolta il tuo cuore e fa quello che dice, anche se a volte fa soffrire.

Era passato solo un giorno da quando aveva ritrovato quel rotolo e Naruto non si spiegava i dubbi che lo attanagliavano ogni qual volta che posava lo sguardo su Sasuke.
Un Sasuke che sembrava essersi spento in quelle ore, costantemente perso nei suoi pensieri, nei ricordi di Madara.
Tsunade aveva cercato le cartelle cliniche delle loro madri, ma sembrava che la gravidanza fosse stata normale per loro, scartando il fatto che nei primi mesi erano diventate anemiche. Ma Tsunade non aveva approfondito la cosa, affermando che anche altre donne avevano mancanze di ferro nel periodo della gestazione.
Naruto sospirò, bevendosi la tazza di the che si era preparato.
La donna gli aveva raccomandato di bere molto, introducendo quanto più possibili liquidi nel corpo per la visita che avrebbe avuto nel pomeriggio all’ospedale.
Gli stava scoppiando la vescica. Non si ricordava neanche quanti bicchieri d’acqua o the si era mandato giù da quella mattina.
Gemendo frustato, ripulì l’ennesima tazza, sempre la stessa, e lo appoggiò sul lavello per farla asciugare.
Si voltò quando sentì dei passi leggeri rimbombare nel salotto, trovandosi davanti ad un Sasuke perfettamente vestito, con abiti normali.
Naruto ne guardò la figura, seguendone tutta la struttura muscolosa.
Ultimamente quando guardava il suo compagno di armi, lo stomaco sembrava contorcersi ogni volta.
I capelli del moro ricadevano, come sempre, ordinati sul viso pallido e squadrato, leggermente allungato, incorniciando quelle iridi scure come un cielo senza stelle.
Naruto guardò come Sasuke si allungava verso il davanzale della finestra, per chiuderla. La maglietta che si alzava appena, mostrando la tensione di ogni singolo muscolo dorsale.
Deglutì a vuoto, scostando lo sguardo imbarazzato verso il pavimento di legno della cucina.
-Tsunade ci aspetta.
La voce atona di Sasuke, così vicina, lo fece sobbalzare e alzò sguardo di botto, trovandosi a pochi centimetri dal petto duro del moro.
Annuì, rimanendo in silenzio. Non era sicuro di come gli fosse uscita la voce.
Sasuke lo seguì con lo sguardo, fino a quando non scomparve nel corridoio dell’entrata e, scuotendo il capo leggermente, si apprestò a seguirlo.
Il viaggio verso l’ospedale era stato silenzioso.
Camminavano uno accanto all’altro, le spalle che si sfioravano appena.
Entrambi avevano le mani nelle tasche della tuta, e lo sguardo perso davanti a se.
Naruto si sentiva agitato, così come Sasuke.
Quella sarebbe stata la prima visita del mese concesso per cambiare idea, cosa che tra l’altro non avrebbe fatto. Non si voleva caricare di un altro problema, non ora che tutto sembrava essere stabile.
Non voleva che la bilancia della sua vita, ora stabile, riprendesse a oscillare irrequieta.
Non avrebbe sopportato un altro cambiamento.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse di esser giunto davanti alla struttura ospedaliera, rigorosamente dipinta con colori chiari.
Mancò di un passo rispetto a Sasuke, indietreggiando appena.
Sasuke si voltò con le sopracciglia arcuate, in cerca di qualche spiegazione che non gli fu fornita da Naruto.
Ma lo aveva intuito guardando quei pozzi d’acqua colmi di vergogna.
Si morse la guancia, a sangue, riprendendo a camminare.
Doveva avere pazienza, infondo per Naruto questa situazione non doveva esser facile. Doveva solo aspettare che lo accettasse. Perché sapeva che alla fine lo avrebbe fatto. Non sarebbe mai riuscito a uccidere un povero innocente, per altro il suo stesso figlio.
Ma non ci voleva pensare per ora.
Una ragazza, alta con riccioli marroni e un camice bianco si avvicinò al moro, guardandolo con occhi pieni di ammirazione.
-Salve Uchiha kun.. Mi dica, siete ferito?
Domandò, con la sua voce civettuosa mentre Naruto, affiancando Sasuke, sbuffò indispettito.
Il moro gli diede uno sguardo di sufficienza per poi spostarlo su Naruto.
-Abbiamo un incontro con Tsunade Sama. Dovrebbe aspettarci.
Il sorriso della ragazza vacillò appena, per poi annuire.
-Certo.. Tsunade ora è..
Guardò sulla cartella verde che aveva in mano, colma di fogli scritti.
-.. Stanza 302, secondo piano. Volete che vi accompagni?
Sasuke scosse il capo, e senza successive parole si avviò verso le scale, mentre Naruto lo seguiva appena tre passi indietro.
Lo scalpitio delle scarpe, contro il marmo delle scale, era l’unico rumore che si sentiva. Non avevano parlato per l’intera mattina, troppo immersi nei propri pensieri.
Attraversano il corridoio che pluripara d’infermieri e ninja, e senza fermarsi si diressero verso la porta azzurra, la 302.
Sasuke bussò e Naruto sobbalzò, guardandosi in giro. Nessuno guardava dalla loro parte ma si sentiva come chiuso in gabbia, senza via di uscita.
-Naruto.. Come stai?
Disse Tsunade aprendo la porta dopo aver riconosciuto i due ragazzi.
Naruto la guardò per pochi secondi.
-Bene..
La donna guardò preoccupata Sasuke che scosse il capo, mente si scostava per far entrate la coppia di ragazzi.
-Prima di iniziare, ti spigherò cosa faremo oggi.. Va bene?
-Basta che finisci in fretta. Devo andare in bagno.
Rispose Naruto, con un’espressione sofferente sul volto.
-Quanta acqua hai bevuto.
-Troppa per ricordarmene…
Tsunade ridacchiò, accendendo dei macchinari posti ai lati del lettino bianco.
Fece accomodare Naruto, facendogli togliere la maglietta, e il biondo parve riluttante all’inizio, ma pensò che prima iniziasse quel calvario, prima avrebbero finito.
Sasuke fissò per un attimo il ventre leggermente tondo di Naruto, guardandone il profilo accentuato verso il basso.
Tsunade trafficò con alcuni oggetti per poi portare le dita fredde sul basso ventre di Naruto che sobbalzò, strillando imbarazzato.
-Che diamine fai..
Tsunade sbuffò, infastidita.
-Devo slacciarti i pantaloni per facilitare le cose.. Che cosa pensassi che volessi farti.
Disse Tsunade, con un ghigno che fece nascere un broncio sul viso del biondo e un piegarsi di labbra di Sasuke.
-Quello che faremo oggi sarà la prima ecografia, per sapere indicativamente la datazione corretta e se il processo di formazione del feto rientra nei parametri.
Spiegò la donna, voltandosi appena verso un cassetto, posto al fianco del letto, e prendendone fuori un tubetto di gel.
-Uchiha, per favore, puoi chiudere la tenda?
Sasuke annuì, alzando un braccio, facendo scorrere la tenda, creando un muro tra il letto e la porta.
 
Naruto aveva gli occhi fissi sullo schermo bianco e nero mentre era sdraiato sul lettino bianco dell’ospedale, senza maglietta, mentre Tsunade gli passava la sonda a scansione lineare, facendola scivolare sul gel freddo, spalmato sul ventre.
Ogni volta che la bionda premeva sul ventre, una lieve fitta gli arrivava alla vescica. Ma Tsunade aveva detto che era normale, avendo tutto quel liquido nel corpo.
-.. Questa è la testa..
Disse Tsunade, indicando con un dito verso lo schermo, una macchia nera più grande delle altre.
Le parole gli arrivarono confuse. Ancora non riusciva a connettere e credere che qualcosa stesse nascendo dentro di lui. Il suo bambino.
Aveva tanti di quei sentimenti che gli vorticavano che chiuse gli occhi per pochi secondi, la mano destra tremò appena.
In quel momento avrebbe tanto voluto piangere, ma la presenza della donna e dello stesso Sasuke, lo fece desistere.
Il moro invece aveva appena gli occhi lucidi, il viso rilassato mentre gli occhi neri seguivano l’immagine del bambino.
Il piccolo non si era ancora formato a modo, ma si vedevano chiaramente i contorni del gracile corpo.
-.. L’immagine è poca chiara per via dello spessore della sacca.. Ma posso dirvi che il feto si sta formando bene. Visto la lunghezza del feto, direi che sei entrato nella nona settimana.
Disse, un sorriso a ornargli il volto, mentre stampava le foto e spegneva il macchinario.
Naruto prese un fazzoletto e, silenziosamente, si ripulì lo stomaco gonfio rimettendosi poi la maglia arancione e la felpa nera.
Tsunade guardò Naruto, il viso segnato dalla rabbia e dal dolore.
Non capiva ancora quale fosse il vero problema di Naruto. Il perché non volesse quel bambino, quando invece lei sapeva che non era così.
Aveva percepito il cambio di umore del ragazzo, la voglia di piangere di felicità e stringere la mano del moro che era sempre stata accanto alla sua, senza mai toccarla, come un tacito accordo di non violare lo spazio personale di Naruto.
Tsunade si alzò e si stiracchiò.
-Tenete.. Queste sono le copie dell’ecografia.
Porse a Sasuke una busta gialla, spessa, e il moro la guardò annuendo.
-Ci vediamo la prossima settimana per il prelievo del sangue, Naruto.
Disse Tsunade guardando il biondo che strinse i pugni sul lettino.
-Non so perché diamine devo fare tutto questo.. Non cambierò idea, ficcatelo in testa Tsunade.
Sbottò Naruto, balzando giù dalla branda e incamminarsi verso la porta della stanza.
La aprì e prima di sbatterla ringhiò “non lo voglio”.
Un silenzio calò nella camera, entrambi che guardavano il punto dove era appena uscito Naruto.
La donna sbuffò esasperata, massaggiandosi le tempie con le dita affusolate.
-Perché diamine fa così.. Si vede lontano un miglio che lo vuole.
Sbottò, posando alcuni oggetti distrattamente.
Sasuke la guardò, per poi guardare la porta e si avviò dietro al compagno.
-Grazie Tsunade..
Disse Sasuke, rauco, mentre usciva e si chiudeva dietro la porta.
Si appoggiò con la schiena alla superficie legnosa, alzando di poco il capo e chiuse gli occhi.
Gli girava la testa come se fosse una trottola, il fiato era spezzato e si sentiva il cuore essere stretto da una morsa letale.
Improvvisamente si era ritrovato stanco, con troppi pensieri in testa e un vuoto nel cuore.
Quella situazione era opprimente.
In testa aveva una miriade di domande.
Si era dichiarato a Naruto quella sera, ma poi non aveva ricevuto risposta.
Era amareggiato perché non sapeva se Naruto provava gli stessi sentimenti che sentiva lui.
Sasuke lo amava, come si ama una cosa preziosa che non si vuole perdere. Lo amava da quando era genin, dopo che lo aveva salvato da Haku.
Forse era stata in quella missione che si era accorto di provare qualcosa per Naruto, che andava ben oltre all’amicizia, ma a quell’epoca era stato confuso. Non poteva parlarne con nessuno e sapeva che una relazione tra maschi non era propriamente vista bene, neanche adesso.
Sospirò, staccandosi dalla porta, avviandosi nei corridoi bianchi dell’ospedale.
Pregava tutti i kami di non incontrare nessuno perché non aveva testa per nessuno.
-.. Ohayo Sasuke kun..
Gemette interiormente, facendo finta di non aver sentito la voce di Sakura.
Una Sakura che lo aveva affiancato e ora gli sorrideva apertamente.


Naruto uscì dall’ospedale, il sole lo colpì in viso e chiuse gli occhi lucidi.
Respirò a fondo, e si avviò verso le strade di Konoha.
Non sapeva, dove andare e, portato da chissà quale forza, si ritrovò nel parco centrale di Konoha.
Il sole, caldo, accarezzava gentile i bambini che correvano in quel posto, giocando e ridendo.
Le madri sorridevano tra loro, chiacchierando felici, posando ogni tanto lo sguardo sui figli.
Si accasciò su una panchina verde, quella che stava davanti alla piccola fontana e con sguardo malinconico guardò l’espressione del viso di ogni bambino e di ogni genitore.
La mente si liberò e l’immaginazione volò senza controllo.
Nello scivolo, comparì come un ologramma, l’immagine di un bambino, i capelli biondi con una singola ciocca nera corvina. Il corpo esile, leggermente paffuto, fasciato da una tuta nera e bianca. Il simbolo degli Uchiha ricamato dietro alla schiena.
Il bimbo si voltò verso di lui, e sorrise solare. Gli occhi blu scuri brillarono.
Poi il bambino scivolò giù, la risata cristallina che volò nel vento, accarezzandogli le orecchie.
Naruto guardava, lo sguardo perso, il bambino che si alzava e correva verso di lui.
Poi l’immagine sbiadì lenta, tra i raggi solari, e i capelli che gli erano sembrati biondi diventarono castano, gli occhi verde muschio.
Il simbolo degli Uchiha divenne un disegno comune.
Il bimbo lo guardò e corrucciò il viso in un’espressione pensierosa, per poi guardare il viso della sua mamma che stava parlando con un’altra signora.
Si voltò di nuovo verso il ragazzo, e si avvicinò.
-Signore.. Sta bene?
Domandò in tutta la sua innocenza. Naruto sbatté le palpebre, posando lo sguardo sul viso del bambino.
Si guardò intorno, scoprendo che quel bambino stava parlando con lui.
Annuì, incerto.
-Sicuro.. Sembra che stia per piangere.. Non deve essere triste. La mamma mi dice sempre che se sono triste, dopo anche lei si sente triste e anche tutti i miei amici..
Naruto spalancò gli occhi, poi lì socchiuse sorridendo.
-Ok.. Allora non sarò triste..
Il bambino sorrise, e ridacchiò quando Naruto gli scompigliò i capelli, giocosamente.
-.. Tsukoi..
I due si voltarono quando una donna che iniziò a chiamare il bambino, guardando verso lo scivolo, non vedendolo.
-.. È la mia mamma.. Ciao signore..
-Ciao Tsukoi..
Disse Naruto, guardando come il bambino correva verso la madre, chiamandola.
La donna si voltò, accucciandosi e lo accolse tra le braccia, alzandolo in abbraccio.
Mordendosi l’interno della guancia si alzò, mandando un ultimo sguardo alla scena, e poi scomparii dal parco.
Il nodo in gola che si era intensificato, e lo stomaco gli bruciava maledettamente.
Dalla tasca prese una boccetta in vetro, contenente delle pasticche rosse rubino e ne ingerì una.
Sul viso si formò una smorfia di disgusto, le iridi che si screziarono di rosso per pochi secondi, mentre un sapore ferroso gli scese per la gola.
Aveva parlato a Tsunade che gli venivano delle strane voglie di sangue, seguite poi da un terribile dolore se non ne assumeva. E la donna aveva inventato quelle pasticche, formate da chakra e sangue.
Il sapore era disgustosamente buono, quando aveva quella voglia. Il liquido era freddo, denso.
-.. Naruto kun.. Ciao!
Si voltò, incontrando gli occhi chiari di Hinata.
Per un momento entrò in panico. Il potere di quegli occhi consisteva nel vedere il flusso di chakra, e sicuramente Hinata avrebbe potuto scoprire il suo segreto. La sua momentanea maledizione.
-Stai bene?
Gli chiese la ragazza. Ormai non balbettava più, si era lasciata la cotta di Naruto alle spalle, aprendo il cuore a Kiba, e dopo un anno si erano sposati.
Il clan Inuzuka era stato felice per l’ unione con quello degli Hyuga, così come questi ultimi.
Naruto annuì vigorosamente, sforzando un sorriso.
-Certo.. Tu invece.. Con Kiba come va? Si comporta bene?
Domandò, affiancandosi alla ragazza, incamminandosi insieme le strade di Konoha.
Hinata arrossì, abbassando il capo e annuì. Gli occhi che erano coperti dalla lunga frangia nera.
-Si... tu invece?
Naruto si portò le mani dietro al capo, la maglietta che si alzò appena.
Lo stress della giornata stava lentamente scemando a parlare con Hinata.
-Bene, grazie. Chissà se tra un po’ vedrò dei piccoli Kiba scodinzolare per il villaggio?!
La ragazza ridacchiò, seguita da Naruto.
Rimasero in silenzio, camminando tranquilli, finché Hinata non arrossì a un suo pensiero e Naruto, la guardò corrucciato.
-Hinata chan.. Sei diventata rossa.
La mora si voltò verso di lui, per poi guardarsi in giro.
-.. N.. Naruto kun.. Sei sempre stato un buon amico..
Iniziò titubante, balbettando appena per la vergogna e l’emozione.
Naruto deglutì, spalancando appena gli occhi.
-.. E.. posso.. Posso parlare con te. È una cosa imbarazzante in realtà da dire a un maschio, ma se ne parlassi con le ragazze dopo Kiba lo verrebbe a sapere.. Ed io..
Il biondo sembrò respirare ancora e appoggiò la mano sulla spalla minuta della ragazza che alzò il viso verso di lui. Le guance erano di un colore così accesso che Naruto s’intenerì.
-Sono sempre stato un bravo ascoltatore..

   
 
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