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Autore: Simona_Lupin    19/03/2012    24 recensioni
1977. L'ultima occasione.
L'ultima occasione per respirare la magia di Hogwarts, la casa più bella, nell'ultimo anno di dolce spensieratezza.
L'ultima occasione per James di sgraffignare il cuore di Lily invece di uno stupido Boccino d'Oro.
L'ultima occasione per Lily di dare un due di picche alla Piovra Gigante e concedersi agli sfiancanti corteggiamenti di James.
L'ultima occasione per Sirius di chiudere le porte al suo orribile passato e aprirle a un amore che non ha mai conosciuto.
L'ultima occasione per Remus di far splendere ai raggi di luna la sua anima al posto del sangue delle sue ferite eterne.
L'ultima occasione per Peter di ricevere la luce di un sorriso amico prima di precipitare nell'oscurità del male senza speranza di riemergere.
L'ultima possibilità. Di amare, di lottare, di essere coraggiosi. Di vivere.
L'ultima possibilità di stringere tra le mani la vita di qualche sogno prima di gettarli via, tra le polveri di una guerra senza fine in cui tutti rimarranno prigionieri.
Dal capitolo 12 [Miley/Remus]:
« Tu riesci a mangiare mezza tavoletta di cioccolata in un colpo solo? » si incuriosì Miley, disorientata.
« Mezza tavoletta è una routine ormai assodata » fu la risposta. « Riesco a fare molto meglio. Tu, invece... riusciresti mai a farlo? »
Miley ingoiò il cioccolato e riflettè con calma, poi incrociò le braccia al petto e lo studiò. « Mi stai sfidando, per caso? »
Remus trattenne una mezza risata e scrollò le spalle, senza riuscire a mascherare il divertimento. « Se dicessi di sì? »
« Oh, John, vedrai » rise di rimando lei, guardando prima lui, poi il cioccolato con aria di sfida.
« John? » chiese lui, stranito, inclinando il capo.
« John » ripetè lei, annuendo. « E' il tuo secondo nome, no? Ti sta bene ».
John. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Sorrise. Gli piaceva.
Dal capitolo 14 [Lily/James]:
« Come stai? » mormorò Lily a bassa voce, sorridendo ancora.
James annuì, per poi accorgersi che non era una domanda a cui rispondere con un sì o un no e riprendersi.
« Molto... molto bene, grazie » rispose, passandosi una mano tra i capelli. « Sono contento di vederti ».
« E io sono contenta che tu sia vivo » rise lei. « Così potrò realizzare uno dei sogni della mia vita ».
« Cosa? » fece lui, fingendosi ammiccante. « Uscire con me? »
« No » rispose lei, allegra. « Ucciderti personalmente ».
Dal capitolo 20 [Scarlett/Sirius]:
Era la prima volta che la teneva tra le braccia. La strinse a sé, protettivo come non si era mai sentito verso qualcuno, e si chiese perché, perché mai quel momento dovesse finire. Perché fosse destinato a rimanere solo un piccolo sprazzo di gioia isolata in una vita costellata di dolori e flebili attimi di felicità inespressa. Perché per lei non potesse significare quello che significava per lui. Perché non potesse durare solo... solo per sempre.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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There is a house built out of stone, C'è una casa fatta di pietra,
wooden floors, walls and window sills, Pavimenti di legno, mura e davanzali
tables and chairs worn by all of the dust. Tavoli e sedie consumati dalla polvere.
This is a place where I don't feel alone. Questo è il posto dove non mi sento solo.
This is a place where I feel at  home. Questo è il posto dove mi sento a casa.




 
 
Capitolo 2

Un inizio... col botto!





 
« Finalmente a casa ».
James era sceso dal treno con un balzo, seguito dagli amici, ammirando l'enorme castello che li attendeva alla riva opposta del lago.
Le torri che lo circondavano erano maestose, rese luminose dalle luci che filtravano attraverso le finestre e che si riflettevano traballanti sulla piatta superficie dell'ampio Lago Nero, mentre il cielo buio e tempestoso faceva da cornice alla scena. Il castello era stagliato su una rupe alta e diroccata, attorniato da un prato immenso e apparentemente sconfinato che veniva poi bruscamente interrotto dai primi arbusti, sempre più fitti man mano che ci si inoltrava all'interno della Foresta. Era il paesaggio che abitava i sogni di chiunque vi avesse vissuto, negli ultimi giorni d'estate prima dell'inizio della scuola.
Gli studenti scesero dal treno a frotte, alcuni dirigendosi verso le carrozze, altri andando a salutare Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts, appostato vicino al treno mentre richiamava a sé i ragazzini del primo anno per la prima visita del luogo in barca.
Quando vide avvicinarsi i suoi studenti preferiti, l'uomo alzò una delle sue mani grandi come scodelle in segno di saluto, e la sua folta barba nera tremò, nascondendo un bonario sorriso.
« Hagrid! » Lily fu la prima a raggiungerlo, e gli rivolse un gran sorriso. « Come stai? » chiese. « Mi sei mancato, quest'estate ».
« Lily » fece lui con la sua voce profonda, battendole una pacca sulla spalla e rischiando così di farla schiantare al suolo. « Ti fai sempre più bella, eh? »
Lei rise, mentre anche gli altri li raggiungevano e James correva ad abbracciare il grande amico.
« Hagrid, sei in gran forma! » esclamò, sollevando il capo per guardarlo bene in viso.
Lui ridacchiò divertito e scosse il capo. 
« Guardati un po' tu, ci sono già due ragazzette che ti fissano, là sotto » commentò, ma il ragazzo non si voltò e si limitò a ridere anche lui.
« Ma Hagrid » s'inserì Sirius, un sorriso rilassato dipinto sul volto, « fissano me, non quel pivello di James! »
Lui gli mollò un pugno sul braccio e battibeccarono finché Hagrid non li esortò ad andare per non perdere la carrozza che li avrebbe condotti fino a scuola. 
Rimasti soli, così, i quattro ragazzi si avviarono, mentre Lily e Scarlett, dietro di loro, continuarono a chiacchierare allegramente fra loro. 
« E' l'ultima carrozza, Evans! » esultò James in direzione di Lily una volta salito a bordo.
Lei lo fissò per qualche secondo, poi cominciò a guardarsi intorno orripilata, come se un'altra carrozza potesse piombarle addosso e salvarla da una forzata e pericolosa conversazione extra con James Potter. Merlino, però, dall'alto del suo potere, parve avere di meglio da fare che risparmiarle quell'atroce supplizio, così, presa a braccetto e condotta a forza nella carrozza da Scarlett, la ragazza sedette il più distante possibile da lui.
« Fin troppa fortuna per un solo giorno, eh, Evans? » attaccò subito James, mentre la carrozza cominciava a muoversi sul terriccio umido e irregolare, ma lei lo ignorò, lo sguardo ostinatamente fisso sulle proprie ginocchia.
Durante il breve viaggio, nessuno di loro proferì parola, e lo scricchiolio dei sassi sotto le ruote della carrozza fece da sottofondo alla scena, mentre il castello si andava pian piano avvicinando.
« Banks, il tuo gufo mi fissa » disse all'improvviso Sirius, spezzando il silenzio protrattosi per minuti interi.
Tutti si voltarono, e in effetti poterono notare che il minuscolo gufo di Scarlett stava scrutando il ragazzo con occhi attenti, la testolina inclinata.
« Avrà capito anche lui che razza di persona sei » commentò lei, scrollando le spalle con totale indifferenza.
« Ovvero? » disse lui con il solito ghigno arrogante. « Un fustaccio da paura? »
« No, Black, da paura e basta » rispose lei, sorridendo appena, e Sirius alzò gli occhi al cielo. 
« Tutte sciocchezze, sono sicuro che mi adora. Com'è che si chiama? »
« Tartufo » rispose Scarlett con palese diffidenza.
« Ehi, Tartufo! » esclamò Sirius giocoso, avvicinando una mano alla gabbia del piccolo animale per accarezzargli le piume grigio fumo. « Come st- AHIA! » 
Tutti scoppiarono a ridere. Il gufo, infatti, aveva morso il ragazzo con il suo becco appuntito sul dito indice.
« Non osare mai più disturbare Tartufo, Black, o ti trancio le mani » lo ammonì Scarlett quando ebbe smesso di ridere, severa.
Lui si asciugò il sangue dal dito e le rivolse un'occhiataccia, borbottando un risentito: « Me le trancia lui, semmai ».
« L'ho educato bene » spiegò allora lei, tornando a sorridere con aria angelica, ma la discussione non potè avere seguito perché la carrozza si arrestò di botto sull'asfalto, facendoli sobbalzare e costringendoli a scendere.
« Evans, sei uscita con me! » esclamò James inaspettatamente, sorridendo raggiante alla ragazza, e tutti si voltarono a guardarlo. 
« Di che diavolo stai blaterando, Potter? » disse Lily, sconcertata.
Ma lui non si perse d'animo e si affrettò a spiegarsi, facendo un cenno con il mento alle proprie spalle.
« Dalla carrozza » rispose, sorridendo come un idiota. « Sei uscita con me ».
Lily scambiò un'occhiata in tralice con Remus, immobile al suo fianco. 
« Sta scherzando, vero? » chiese, desiderosa di rassicurazioni sulla sanità mentale dell'individuo che le stava di fronte.
Remus, che era sicuro del contrario, prese James per il bavero della divisa e lo trascinò con sé, lanciando a Lily uno sguardo che diceva abbi pietà di lui.
« Mi fai male, depravato di un lupo » si lamentò quello, scrollandosi di dosso la mano dell'amico artigliata alla sua camicia.
« Ma sta' zitto » lo rimproverò aspramente Remus. « E non voglio più sentirti lamentare sul perché Lily non esce con te, intesi? Mai più ».
James, però, non lo ascoltò nemmeno: erano arrivati ai cancelli di Hogwarts, dove i due imponenti gargoyle di pietra li scrutavano sospettosi dall'alto.
Avrebbero varcato quella soglia per l'ultima volta, ma non riuscivano quasi a rendersene conto. Solo in quel momento, infatti, capirono che i tempi degli scherzi e delle punizioni, degli inviti ad Hogsmeade e delle partite di Quidditch, stavano ormai per finire.
Le solide mura del castello li avrebbero protetti solo per qualche mese ancora, poi sarebbero stati scaraventati via, catapultati tra le fauci della guerra che divampava lì fuori, uccidendo amici e spegnendo vite di uomini dai volti sconosciuti. Una guerra che fino ad allora li aveva risparmiati, ma di cui presto sarebbero divenuti protagonisti e vittime.
Eppure, mentre varcavano la soglia del castello, non poterono far altro che sorridere. 
Sorridevano all'idea di poter rimanere lì ancora un po', a godersi quella pace innaturale, a combinare scherzi solo perché ad uno di loro andava, a ridere dalla mattina in Dormitorio fino alla sera, quando poi crollavano sui loro letti caldi, stremati dall'ennesima sfiancante giornata.
Quel tempo sarebbe passato in una maniera incredibilmente veloce, e lo sapevano. Il cielo del soffitto incantato di Hogwarts li avrebbe visti attraversarlo come delle comete che lasciavano traccia, certo, ma che sarebbero presto fuggite via.
« Siamo tornati, gente! » annunciò James a gran voce appena entrato, facendo voltare parecchi studenti che lo fissavano sbigottiti.
« James, pian-... »
« Professoressa! »
Remus, come da copione, non venne ascoltato, e James e Sirius si diressero verso una già irritata professoressa McGranitt con due sorrisi sornioni spaventosamente simili sul volto. Le labbra della donna si serrarono di scatto e li fissò con cipiglio severo oltre gli occhiali squadrati in precario equilibrio sulla punta del naso.
« Professoressa, pensavamo di scriverle quest'estate! » esclamò Sirius, un braccio che circondava le spalle dell'amico.
« Già, ma non abbiamo avuto tempo » proseguì James. « Insomma, progetti e creazioni per lunghe e sfiancanti giornate... Lei può capire ».
L'insegnante drizzò le spalle e fremette di rabbia contenuta.
« Oh, io in verità credo proprio di no » ribattè, senza smettere di scrutarli, poi avanzò di un passo, minacciosa. « Vi avverto, Potter: quest'anno non si accetterà nessuna insolenza da parte vostra. Tu sei un Caposcuola, adesso: sta' attento e mantieni un comportamento adeguato o potrai scordarti il titolo di Capitano. E, Black, se non stai in riga, nessuno oserà contraddirmi quando proporrò la vostra espulsione ».
E si allontanò a grandi falcate dai due ragazzi che ridevano già a crepapelle, sorreggendosi l'un l'altro.
« E' la quarantunesima, vero? » disse James, asciugandosi gli occhi dietro le lenti dei tondi occhiali appannati.
« La quarantunesima cosa? » domandò Peter senza capire, scoccando a Remus un'occhiata confusa.
« La quarantunesima volta che ci minacciano con l'espulsione » rispose Sirius con un largo sorriso, e quest'ultimo scosse il capo, esasperato.
« Su, andiamo in Sala Grande » tagliò corto in tono spiccio.
Si avviarono così verso l'immensa Sala, e la trovarono più bella che mai: i quattro lunghi tavoli erano disposti in fila sotto lo stellato cielo incantato, di fronte alla lunga schiera di insegnanti al cui centro sedeva l'anziano preside Albus Silente, un lungo cappello a punta trapunto di stelle argentate, occhiali a mezzaluna sul lungo naso spezzato e una treccina che scendeva al centro della lunga barba bianca.
I quattro ragazzi presero posto sulla panca alla tavola di Grifondoro, mentre gli studenti attendevano l'entrata degli impauriti novellini del primo anno per lo Smistamento.
« Ho fame ».
Sirius aveva acchiappato all'istante forchetta e coltello, battendoli sul legno duro del tavolo a ritmo di un'insolita melodia tribale.
« Sirius, non cominciare » fece Remus, una mano tra i capelli, mentre qualcuno si voltava a guardarli incuriosito.
« Ho fame » ripetè quello, piccato.
« Sirius, per favore ».
« Ho fame ».
« C'è lo Smistamento ».
« Non m'importa dei mocciosi, ho fame! »
James fece segno a Remus di non prendersi tanta pena nel cercare di contrastarlo, e lui annuì, pienamente convinto che avesse ragione.
« Chi è quello che saluta Lily? » domandò il primo dopo un po', fissando sospettoso un tizio moro con cui la ragazza si era fermata a chiacchierare. « Chi è quello? Remus, dimmelo! »
« Cosa diamine vuoi che ne sappia io? » sbottò il ragazzo, ragionevole, e Peter gli battè compassionevole qualche pacca sulle spalle.
« Ma guardalo, quel verme viscido » stava imprecando nel frattempo James. « Ah, ma che diavolo, è uno schifoso Corvonero! Un secchione schifidissimo che osa flirtare con Evans! Merita decisamente qualcosa di terribile. Qualcosa tipo la morte. Sirius, mi dai una mano? »
« Spiacente, amico, ho troppa fame per mettere in atto un omicidio » rispose l'altro. « Rimandiamo a dopo cena ».
Ma i seri propositi di James di squartamenti e sanguinose uccisioni vennero mandati in fumo dall'ingresso di una frotta di undicenni terrorizzati. 
La professoressa McGranitt li aspettava ritta in piedi accanto a uno sgabello a tre gambe su cui era poggiato un cappello vecchio e logoro, un lunghissimo rotolo di pergamena stretto in mano che scivolava sul pavimento lucido.
« Non finiremo mai » gemette Sirius, osservando la fila di ragazzini che pareva non avere fine. 
« Soffri in silenzio » lo ammonì Remus, severo, e lui assunse un'espressione sofferente.
Ad un tratto, però, parve colpito da un'illuminazione, e i suoi occhi si accesero di malizia. 
« Nah, non credo che lo farò » replicò con prontezza. « Vado dalla Banks a divertirmi un po' ».
Fece per alzarsi, sorridente, ma Remus lo afferrò per la collottola e lo tirò giù con un violento strattone.
« Dove vorresti andare, stupido cane? C'è lo Smistamento » lo rimproverò. « E, per la miseria, vuoi deciderti a lasciare in pace Scarlett? Se non l'avessi ancora notato, sappi che ti detesta ».
Ma Sirius non si curò delle sue parole e rise.
« E' proprio questo il punto! » ribattè. « Così è divertente il doppio! »
« Felpato » intervenne a quel punto James, stranamente serio. « Lasciala stare ».
Sirius sbuffò, ma, anche se molto contrariato, decise di dar loro retta. Dopotutto, c'era sempre tempo per occuparsi della Banks. Così rimase seduto, limitandosi a lanciare un occhiolino alla ragazza quando la vide voltarsi per caso nella sua direzione. Lei parve innervosirsi; quanto era divertente.
Nel frattempo lo Smistamento era cominciato e una ragazzina dalle lunghe trecce scure era avanzata tremante verso lo sgabello. Il Cappello le aveva appena sfiorato la testa, quando urlò a tutta la Sala: « GRIFONDORO! », facendola quasi trasalire.
Gli studenti della Casata applaudirono fragorosamente, mentre lei trotterellava verso il loro tavolo, un sorriso radioso stampato sul viso angelico.
« Ehilà! » la salutò calorosamente James, porgendole la mano. « Io sono James! Contenta di essere finita in Grifondoro? E' la migliore delle Case, ti troverai benissimo ».
La ragazzina sorrise rincuorata, gli strinse la mano e lo guardò interessata con i grandi occhi azzurro cielo. 
« Piacere, io sono Sarah » cinguettò. « Sì, sono contenta di essere una Grifondoro. Nella mia famiglia lo siamo tutti quanti da generazioni ».
« Wow » commentò James, sinceramente colpito. « Un ottimo partito, allora », e lei ridacchiò, annuendo partecipe.
Qualche minuto dopo arrivò a balzi un altro ragazzino dalla pelle scura e dagli enormi occhi a mandorla di un marrone intensissimo.
« Ciao! » ripetè James, porgendo la mano anche a lui. « Io sono... »
« ... James! » completò Sarah allegramente. « E' il Caposcuola di Grifondoro » aggiunse poi, facendo un cello alla spilla che brillava sul petto del ragazzo.
In realtà, quando erano andati a cambiarsi nello scompartimento del treno, James l'aveva abbandonata senza la minima cura sul fondo del baule, ed era stato Remus ad obbigarlo ad indossarla, dicendogli con estrema serietà che la figura del Caposcuola doveva essere sempre riconoscibile, per qualsiasi evenienza. In seguito a diversi battibecchi, James aveva finito per cedere, appuntandosela di malavoglia sul mantello nero ben stirato mentre l'amico sorrideva soddisfatto.
« E tu chi sei, mio giovane amico? » chiese al ragazzino, scompigliandosi distrattamente i capelli.
« Michael » rispose lui, sorridendo. « Ascolta, James, sai mica quando inizia il banchetto? Mi sembra di non toccare cibo da un secolo ».
« Dobbiamo aspettare la fine dello Smistamento, temo » fece James in tono grave, e lo sentì gemere prima che affondasse la testa fra le braccia.
Sarah gli rivolse uno sguardo carico di disapprovazione, quasi avesse pronunciato la peggiore delle bestemmie.
« Come fai a pensare alla cena? » chiese, stizzita, e Michael risollevò il capo con la fronte aggrottata. « Siamo ad Hogwarts! Siamo appena arrivati! »
« Siamo appena arrivati dopo un viaggio lungo un giorno, quindi ho fame » replicò con prontezza, ancora accigliato.
La ragazzina preferì non replicare, troppo indignata dalla sua mancanza di entusiasmo per affrontare una simile conversazione. Così si rivolse a James.
« E dimmi, James, chi è l'altra Caposcuola, invece? » chiese, raddrizzando la schiena ed inclinando il capo.
James le indicò Lily senza farsi notare, e Sarah la guardò: la ragazza stava discutendo animatamente con le amiche, gesticolando ampiamente.
« Lei è Lily. Lily Evans » le spiegò James, sorridendo appena, e lei parve notare in quell'impercettibile gesto un qualcosa di sospetto.
« Ti piace, per caso? » domandò infatti, non più tardi di un secondo dopo.
« Co-...? » James strabuzzò gli occhi e scosse il capo. « No, lei? Ma no... voglio dire, no, per niente... beh, in effetti sì » concluse infine, sconfitto.
Sarah annuì con aria trionfante ed inarcò gli angoli della bocca in un sorrisetto malizioso.
« Beh, si vede parecchio, se mi è permesso dirlo » rise poi, giocherellando tranquilla con una treccia. « Quindi è la tua fidanzata? Siete una bella coppia ».
Un po' preoccupato dalla furbizia della ragazzina, James si affrettò a negare tutto quanto, tornando a scuotere con determinazione il capo.
« Oh, no, assolutamente no » disse fermamente. « Anzi, a dire il vero mi detesta. Ma se vuoi sapere come la penso... per me è tutta una copertura ».
Lo aveva bisbigliato come fosse il più oscuro dei segreti, il che aveva divertito Sarah immensamente.
« Faccio il tifo per voi, allora » sussurrò di rimando, e James le strizzò l'occhio con aria complice.
« Tu giochi a Quidditch? » intervenne poi Michael inaspettatamente, annoiato e con la guancia premuta sul palmo della mano.
Il ragazzo lo guardò e annuì con orgoglio.
« Sono Cacciatore e Capitano della squadra » rispose, ridestando il suo interesse fino ad allora sopito. « E tu? Sei bravo a giocare? »
« Eccome! » esclamò lui con energia, facendo sorridere James. « Gioco da quando avevo quattro anni, sono un Portiere. Per che squadra tifi? »
« Puddlemere United, naturale » rispose rilassato il ragazzo, sfilandosi gli occhiali per darvi una ripulita, e all'istante il volto di Michael si accese di gioia.
« Parole sante, James, batti un cinque! » esclamò, e James schiaffeggiò la mano destra sulla sua. « So che agli studenti del primo anno non è permesso entrare in squadra, comunque... » proseguì poi. « Magari per adesso mi accontenterò di fare il cronista. Dovrebbe essere divertente ».
James si esibì in un ghigno divertito e, senza smettere di fissare Michael, assestò una lieve gomitata fra le costole a Sirius, seduto di fianco a lui.
« Sentito, Felpato? » chiese all'amico. « Quest'anno hai un concorrente per il ruolo di cronista, a quanto pare ».
Sirius, che si era voltato di malavoglia, spostò lo sguardo da James al ragazzino e viceversa, interrogativo.
« Ascolta, amico, non vorrei demoralizzarti o roba simile, certo che no, ma... il cronista qui sono io » concluse con un tono che non ammetteva repliche.
Michael parve indispettirsi di fronte alle sue parole e, senza il benché minimo timore, gli rivolse un impavido sguardo di sfida.
« Beh, non mi sembra che questa decisione spetti a te » disse, deciso, e James dovette fare del proprio meglio per trattenersi dall'esplodere in una risata fragorosa: l'espressione dipinta sul volto di Sirius era impagabile, ma all'interno della Sala regnava pressocché il silenzio.
« La vedremo, ragazzo » disse quest'ultimo, punto sul vivo. « La vedremo ».
James scosse il capo, guardandolo voltarsi nuovamente verso gli amici, poi ricominciò a chiacchierare con Sarah e con molti altri ragazzini che, timorosi, si facevano largo fino alla tavolata di Grifondoro dopo essere stati smistati dall'assai riflessivo Cappello Parlante.
In effetti lo Smistamento durò parecchio a lungo (non si erano mai visti tanti Testurbanti tutti in una volta), ma, fra mille lamentele e tentativi di suicidio da parte di Sirius e molti, moltissimi rimproveri allo stesso da parte di Remus, alla fine l'ultimo bambino fu smistato a Serpeverde e il Cappello fu portato via.
Solo a quel punto, allora, Silente abbandonò il suo posto a sedere e guardò sorridente i ragazzi di fronte a sé.
« Miei cari ragazzi » annunciò, allargando le braccia come a voler abbracciare l'intera Sala. « E' finalmente giunto il momento di deliziare i vostri palati con il cibo che tutto il mondo magico ci invidia. E per non infastidire oltre il caro professor Lumacorno con gli insistenti borbottii del mio stomaco... che abbia inizio il banchetto! »
E così dicendo tornò a sedersi, soddisfatto, mentre un grande, unico sospiro di gioia riempiva l'intera Sala e i piatti si riempivano di prelibate pietanze.
« SI MANGIA! » urlò Sirius, cominciando a riempirsi il piatto, talmente forte che Silente alzò lo sguardo e sollevò il calice nella sua direzione. « Salute, Preside! » gridò allora in risposta, e lui ridacchiò divertito, mentre, con la coda dell'occhio, il ragazzo vedeva Scarlett scuotere il capo, disgustata. « Che c'è, Banks? » le domandò, provocatorio.
« Non ho fiatato, Black, non assillarmi » ribattè lei senza guardarlo, infilzando con la forchetta una patata al forno.
« Per la barba di Merlino, è sempre più antipatica... » borbottò Sirius fra sé e sé.
« E' antipatica solo con te, Felpato » intervenne Remus ragionevolmente. « Con noi è adorabile, ma tu la fai indiavolare, quindi fatti una domanda ».
« Andate d'accordo perché siete antipatici tutti quanti » ribattè lui, prima di tuffarsi su un piatto pieno di roast beef, patate bollite, a forno e fritte.
« Se pensarla così ti fa stare meglio... » mormorò l'altro, scrollando le spalle.
Il banchetto proseguì fra risate e chiacchiere allegre, mentre ciotole di salse, verdure o patate e i piatti colmi di pasticcio di rognone, pollo e salsicce cedevano il posto a quelli su cui dominavano dolci, pasticcini e torte di ogni sorta.
« La torta di melassa! » esclamò James adorante, prendendola fra le mani e sostituendo il piatto con quello vuoto che aveva di fronte.
« No, James, grazie, gentilissimo, mangiala pure tu » fece Peter sarcastico.
L'amico fece un cenno e cominciò a mangiare indisturbato, noncurante della palese ironia del ragazzo.
« E' la mia preferita » mugugnò tra un boccone e l'altro a mo' di spiegazione.
« L'abbiamo notato » risposero gli altri in coro, atoni.
Anche le ultime pietanze ben presto svanirono magicamente dai tavoli, e l'atmosfera nella Sala si fece molto più rilassata. Gli studenti si lasciarono scivolare sulle panche, sazi e sonnolenti, e il chiacchiericcio si fece più rado per poi spegnersi del tutto quando Silente si alzò nuovamente dalla sedia. 
Tutti lo fissarono, in attesa, e il suo sorriso gentile si soffermò sui tanti volti che lo scrutavano con attenzione.
« Il vostro ormai vetusto Preside voleva dare il benvenuto ai nuovi arrivati e il bentornato alle care, vecchie conoscenze » esordì. « Non voglio tediarvi più del necessario, ma il nostro custode, il signor Gazza, mi ha insistentemente rammentato di comunicarvi i soliti, noiosi avvisi. Ricordo allora che agli studenti del primo anno è severamente proibito entrare nella Foresta ai limiti della scuola, mentre a nessuno è permesso duellare per i corridoi. Per coloro che volessero entrare a far parte della squadra di Quidditch della propria Casa, questi dovranno consegnare i nominativi ai direttori delle Case e le selezioni avranno luogo alla seconda settimana di scuola. Infine, è per me una gioia dare il benvenuto al nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure: il professor Russell Dixon ».
Un giovane uomo dall'aria socievole e dagli spettinati capelli scuri si alzò e accolse l'applauso degli studenti. Anzi, in particolare, delle studentesse.
« Ha dei capelli orribili » inveì James, scrutando Lily mentre lo fissava con un sorriso radioso sul volto. 
« Sono uguali ai tuoi, Ramoso » gli fece notare Peter saggiamente.
« Ma per favore. Io sono inimitabile ».
Nessuno osò contraddirlo, e mentre nella Sala veniva ripristinato il silenzio, il Preside fece per parlare di nuovo, il sorriso ormai svanito dal suo volto stanco e segnato dall'età.
« Ora, però » riprese, più serio, « vi prego di lasciare che io spenda qualche parola per mettervi in guardia dinnanzi al pericolo che il mondo magico sta affrontando in questo momento, mentre noi siamo ben protetti dalle mura di questo castello ».
Nessuno fiatò nella vasta Sala, e pareva che centinaia di studenti stessero respirando come uno solo.
« Lord Voldemort e i suoi seguaci stanno acquistando sempre più potere » continuò a dire Silente, e le sue parole provocarono un lieve brusio e parecchi sussulti. « Pertanto, le nostre difese devono rafforzarsi contro di lui. Hogwarts è stata resa ancor più sicura contro eventuali attacchi, ma ricordatevi che fuori di qui la sua crudele potenza divampa contro chiunque gli si opponga... contro gli innocenti che tentano di fermarlo in ogni modo. I giornali ci informano di continue sparizioni, di violenti omicidi, e in un momento buio e difficile come questo è di vitale importanza rimanere uniti, fidarsi gli uni degli altri e non abbattersi di fronte alle avversità. Solo imboccando questa via possiamo continuare a sperare che qualcosa cambi, nel nostro mondo. Solo così possiamo dirci forti ».
Fece una pausa, come se stesse riflettendo, poi tornò a sorridere benevolo.
« Ma adesso non è decisamente il momento di pensarci » riprese, battendo le mani. « I vostri caldi letti a baldacchino vi attendono! Goodnight and goodbye! »
Tutti i ragazzi si alzarono in un fragoroso grattare di panche, allegri. I Prefetti guidarono i novellini del primo anno ai rispettivi Dormitori, mentre il resto degli studenti si allontanava per conto proprio e le voci di tutti ricominciavano a confondersi.
I ragazzini che avevano chiacchierato con James durante lo Smistamento gli si avvicinarono nuovamente.
« Ciao, James! Buonanotte! » esclamarono, salutandolo con la mano.
« Grazie, ragazzi, buonanotte! » rispose lui entusiasta, sorridendo, e osservò i ragazzini allontanarsi in branco.
Poi, insieme ai Malandrini, si avvicinò al gruppo delle ragazze.
« Scarlett » fece, spalancando le braccia con fare teatrale. « Imperituro amore della mia vita, dove sei stata tutto questo tempo? »
« James! » esclamò lei, ridendo e abbracciandolo.
Per quei due, ogni occasione era buona per scambiarsi dimostrazioni d'affetto, cosa che con tutti gli altri, in realtà, Scarlett non era solita fare.
Osservando la scena, Sirius fece finta di vomitare sulla spalla di Peter, e lei gli lanciò un'occhiataccia.
« James, io ero a due passi da te, ma tu eri impegnato a flirtare con tutte quelle undicenni, quindi non ho voluto disturbarti » disse scherzosa, e lui rise. 
« Già, le ho conquistate » disse fiero. « Non sono bravissimo? »
« Sì, su questo non ci sono dubbi, ma non sapevo che ti interessassi anche a delle fanciulle... beh... così giovani » replicò la ragazza, sempre sorridente.
« Bisogna allargare i propri orizzonti, amica mia, è naturale ».
Scarlett sorrise, mentre si voltava a cercare la sorella per salutarla nella confusione. La individuò insieme al solito gruppo di amici Tassorosso e alzò la mano. James fece lo stesso e lei rispose con un gran sorriso, sventolando la propria a sua volta.
« Comunque » riprese lui, « non preoccuparti, a me piacciono le ragazze grandi! » disse ad alta voce, tentando di richiamare l'attenzione di Lily che camminava qualche passo davanti a loro con Mary, Alice ed Emmeline, ma che, com'era prevedibile, lo ignorò beatamente.
« I bambini mi piacciono, ma solo perché ho un forte istinto paterno » continuò a dire lui, gesticolando.
« Ah, sì? » fece Scarlett, divertita.
« Oh, sì » ribattè lui. « Sai, Evans, da grande vorrei avere una famiglia numerosa » disse poi, rivolgendosi alla rossa.
« Davvero? » rispose quella, fingendosi entusiasta. « Sono contenta per te. Ora devi solo trovare qualcuno che ti accontenti ».
James assunse un'espressione delusa e imbronciata. 
« Beh, io avevo pensato a te » disse candidamente. « Per avere tanti bei bambini dai capelli rossi, sai ».
« Oh, Potter, mi dispiace tanto, ma non credo di essere la persona giusta a cui affidare questo onorevole compito » rispose lei, sorridendo angelica.
Lui le rivolse un'occhiataccia. 
« Ah, sì? » fece, infuriato. « Bene! In tal caso lo farà Scarlett! »
La ragazza scoppiò a ridere sonoramente, mentre Remus e Sirius si guardavano, scuotendo il capo contemporaneamente.
« Credo che, se succedesse, mio padre darebbe una festa » aggiunse James, ridendo e pensandoci su per un momento. 
In effetti, suo padre Charlus era completamente pazzo di Scarlett. La famiglia Banks e i Potter si conoscevano sin dai tempi della scuola, e i genitori di James avevano sempre pregato affinché il loro unico figlio scegliesse la loro prediletta. Inutile dire che i loro sogni erano andati in frantumi, perché Scarlett e James non sarebbero potuti essere più amici di così, come se ad unirli fosse un vero legame di sangue.
« E di' un po', come potremmo chiamare i nostri pargoli? » domandò Scarlett, grattandosi il mento per fingersi pensierosa.
« Mmm... » esordì James, anche lui molto serio. « Ti preannuncio che il primo maschietto deve chiamarsi Harry. E' una delle poche certezze della mia esistenza, oltre al fatto che Evans cadrà presto ai miei piedi e mi chiederà lei stessa di sposarla. Per il resto, ti lascio campo libero ».
Chiacchierarono allegramente su quali altri nomi avrebbero dato ai loro numerosi bambini, quando si ritrovarono di fronte al ritratto della Signora Grassa.
« Felix Felicis » disse Lily, e la donna annuì con un sorriso, lasciandoli passare.
Si issarono sul varco lasciato libero dall'ampio ritratto e la Sala Comune apparve nuovamente di fronte ai loro occhi, accogliente come sempre. 
Le comode poltrone di velluto rosso erano illuminate dal fuoco scoppientante che ardeva nel camino, le pareti circolari erano tappezzate di arazzi, mentre dalle scale a chiocciola si poteva accedere ai Dormitori su nella Torre di Grifondoro.
« EVVAI! Siamo tornati! » esclamò Scarlett, in preda a un'ondata di irrefrenabile euforia.
« Sì! EVVAI! » risposero le amiche in coro.
Si avviarono insieme verso i Dormitori femminili, ma prima di incamminarsi si fermarono a salutare.
« Buonanotte, tesoro » mormorò Frank, stringendo la fidanzata fra le braccia, e lei gli scoccò un tenero bacio a fior di labbra.
« Buonanotte, James! » disse Scarlett, lasciandosi stringere nuovamente dal ragazzo che le augurò affettuosamente la buonanotte a sua volta. 
« Sogni d'oro, Banks » aggiunse Sirius, tirandosi indietro i capelli.
« Va' al diavolo, Black ».
Le ragazze salutarono Remus, fecero un cenno a Peter e si allontanarono verso le scale.
« Che ho fatto adesso? » sbottò Sirius.
« Esisti, credo » rispose Remus, scrollando le spalle.
E anche loro si avviarono verso i propri Dormitori.




 
*  *  *




« Io voglio il letto vicino alla finestra! »
« Ma Scarlett, lo prendi sempre tu! »
« Se voi siete così poco combattive, Mary, non è colpa mia ».
« Ti faremo pentire di essertelo accaparrata anche stavolta ».
« Alice, tu ci starai poco e niente qui dentro, quindi per te sarebbe decisamente inutile ».
Guardando l'espressione offesa stampata sul volto della ragazza, tutte scoppiarono a ridere.
Si accucciò sul suo letto, le guance rosse come pomodori e le braccia incrociate, guardandole con gli occhi colmi di risentimento.
« E' inutile che facciate tanto le santarelline, voi » ribattè, con il tono più tagliente che riuscì a trovare.
« Che cosa vorresti insinuare? » rispose Scarlett, e lei assunse l'aria di chi la sa lunga. 
« Dico solo che neanche voi dormirete ogni giorno su questi letti ».
A quelle parole, tutte trattennero rumorosamente il fiato, indignate.
« Vedremo, Alice Prewett » minacciò Emmeline, scostandosi dietro la spalla i lunghissimi capelli biondi. « Vedremo ».
Lei sollevò il mento in un'espressione altezzosa per poi rivolgerle una breve linguaccia.
« E comunque » proseguì infine, « dopo queste accuse infamanti i miei biscotti potete anche scordarveli ».
Le ragazze si guardarono a turno.
« Quali biscotti? » domandarono in coro, sospettose.
Lei estrasse con fare teatrale un grosso pacco di biscotti al cioccolato dal baule, mostrandoli alle compagne ma tenendoli stretti a sé.
« Questi biscotti » rispose con perfidia.
Lily e Scarlett si scambiarono una rapida occhiata complice e annuirono, poi si voltarono a guardare le altre.
« PRENDIAMOLI! » urlarono all'unisono, avventosi contro la povera ragazza indifesa. 
Lei, vedendo quell'orda di corpi venirle addosso, decise di desistere prima di essere sopraffatta fatalmente. 
« OK! Ok, sono vostri! » esclamò, agitando le braccia per evitare il peggio.
Tutte scoppiarono a ridere e Mary si assicurò il bottino, strappando dalle mani di Alice il grosso pacco di biscotti.
« Allora » disse poi, un sorriso smagliante sul volto. « Pigiama party a base di biscotti di Alice e gossip? »
Senza indugio alcuno, le compagne risposero con un fragoroso: « SI'! »
Si cambiarono, indossando i pigiami più ridicoli che avessero nel baule: Lily ne indossò uno con un drago ricamato sulla maglietta, che sputava fiamme di mille colori; Scarlett ne aveva messo uno rosso fuoco tappezzato di Boccini svollazzanti; Mary, invece, ne aveva preferito uno della sua band preferita, le Sorelle Stravagarie, completamente nero ma con il logo del gruppo piazzato al centro della morbida felpa sformata; Alice era la più sgargiante, con la sua tuta giallo sole che spiccava e faceva male agli occhi; Emmeline, al contrario di tutte, aveva una camicia da notte bianco ottico, con gli orli ornati di pizzo.
« Alice, mettiti sotto le coperte, guardarti mi fa male agli occhi » disse Lily, ridendo.
« Vi siete accanite contro di me, stasera? » rispose lei, imbronciata.
« Dai, parliamo di roba seria » intervenne invece Scarlett, sorridendo sghemba. « Che ne pensate del signor Russell Dixon? »
« Mmm » commentò Mary, mordicchiandosi una guancia. « Non mi dispiace per niente, direi ».
« E' un bel fusto! » esclamò Alice, senza farsi tanti problemi.
« Molto carino, già » fece Lily, annuendo partecipe. « Adoro i suoi capelli ».
Scarlett scoppiò a ridere, apparentemente senza motivo. 
« Ah-ha! Sono uguali a quelli di James! Ti sei ingannata da sola! » cominciò a canticchiare, seguita a ruota dalle altre.
Un coro di Ti sei ingannata da sola, ti sei ingannata da sola, infatti, riempì presto la piccola stanza, e Lily fissò le compagne con aria sconvolta.
« Ma la volete smettere? I suoi capelli non hanno niente a che vedere con quelli di James! » disse, infervorandosi.
Ma tutte risero più forte che mai. 
« L'hai chiamato James! » esclamò Scarlett, e il coro tornò a risuonare tra le quattro mura, più forte che mai. « No, sul serio » disse poi lei. « Io ne sono pienamente convinta: quest'anno Lily cederà, mi gioco tutto. Scommetto la mia intera collezione di figurine delle Cioccorane - duemilacento pezzi, gente, non so se mi spiego - e la mia adorata Freccia d'Argento » disse decisa, inviando un bacio alla sua scopa poggiata al baule, « che quest'anno James ce la fa ».
« Ma a far cosa? » sbottò Lily. « E' solo uno stupido arrogante, puoi difenderlo quanto ti pare, Scarlett. Non cambierò idea ».
« Lily, ma andiamo, io lo conosco da una vita ed è un ragazzo incredibile. Tu vedi solo quello che vuoi vedere » disse Scarlett.
« Ha ragione, Lily » intervenne Mary. « Che cos'ha che non va? Faceva scherzi stupidi quand'era un quindicenne, ma, voglio dire, chi non ne fa? Non è arrogante, quando parla in quel modo scherza, è ovvio. E tu cederai, oh, se cederai ».
« Ma dai, non la vedete? E' impossibile! » disse invece Alice, determinata. « Lo detesta! »
« Infatti » convenne prontamente Emmeline. « Sarebbe un miracolo! Lo odia, è una di quelle cose che non cambieranno mai ».
« Chi disprezza compra » disse saggiamente Scarlett, addentando un biscotto con un mezzo ghigno ad arricciarle le labbra.
Lily a quel punto passò al contrattacco. 
« Senti chi parla! » la aggredì. « Se dovesse valere il motto che citi, questo dovrebbe significare che ti piace Sirius Black ».
« Pff! » Scarlett sputò il biscotto, mentre Mary iniziò a tossicchiare. « Starai scherzando, spero! C'è una bella differenza, cara. Tu lo odi, quindi vuol dire che sotto sotto qualche cosa c'è. Io, invece, non lo prendo minimamente in considerazione. Potrebbe affogarsi nel Lago Nero, non m'importerebbe un accidenti ».
« Quest'anno, però, sembra più agguerrito che mai » fece Alice, diffidente. « Se ci provava spudoratamente anche quando stavi con Matt, quest'anno non ti darà pace. Dico sul serio. Potrebbe dimostrarsi persino peggiore di quel Potter. Pensi di potergli resistere? »
Scarlett rise, divertita e sprezzante insieme. 
« E questo che cosa vorrebbe dire? Lo trovi irresistibile? E da quando? » disse, ironica e anche un po' spiazzata. « E' un ragazzo come tanti altri, ma è anche un irrecuperabile idiota, il che non credo gli faccia guadagnare punti ».
« Qualsiasi ragazza in questo castello farebbe carte false pur di essere al tuo posto » commentò Emmeline. « E' bellissimo, non lo si può negare ».
« Ce ne saranno migliaia, come e meglio di lui. Che cos'ha di tanto speciale? E' il pensare di essere il più bello al mondo che fa credere a tutte che lo sia ».
La ragazza scrollò le spalle con una certa noncuranza e agitò una mano a mezz'aria. 
« Bah... sarà... » borbottò. « A te è passata la cotta che avevi per lui, no, Mary? »
Lei sollevò lo sguardo per incontrare il suo. 
« Ehm... ma sì, certo » si affrettò a dire, sbrigativa.
« Ma parlando di te, Vance » fece Alice con un sorrisetto. « Un uccellino mi ha riferito che un certo Corvonero di tua conoscenza - David Walker, ti dice niente? - abbia una bella cottarella per te. Adesso la domanda è: è ricambiata? »
Emmeline arrossì di botto, coprendo il viso con l'orlo della camicia da notte così da lasciare scoperti solo gli occhi. 
« Non è vero » bisbigliò in tono appena udibile. « Studiamo Aritmanzia insieme... siamo solo amici... »
A quelle parole un boato di risa divampò nella stanza.
« E anche Emmeline è sistemata! » concluse Scarlett, battendosi un pugno sul palmo aperto della mano.
« Poi » proseguì Alice, la bocca impastata di biscotti. « So che per te, Scar, ce ne sono quattro: il Caposcuola di Corvonero, quell'Owen, è cotto di te; a due Tassorosso amici di Miley piaci un sacco, ma sono amici, il che complica le cose. Si chiamano... aspetta... » Aggrottò la fronte, continuando a mangiare. « John Tyler e Mark Stevens, ecco, sì. E poi un Grifondoro, oltre a Black, ovviamente... Dicono che farà i provini per diventare Portiere, ma non ha speranze contro il mio Frank... Mi pare faccia Gray di cognome ».
Scarlett fece per parlare, ma l'amica, a quanto pareva, non aveva ancora finito.
« Per te, Lily, tesoro, ce ne sono due, oltre a Potter che è una garanzia. Sono i fratelli Wright, di Grifondoro, infatti non corre buon sangue tra di loro ultimamente... Crei scompiglio, cara. E poi voci non del tutto accertate danno per tuo ammiratore anche Jason Morrison, il Corvonero con cui parlavi al banchetto. Mary, amore, per te, invece, Cindy Griffith mi ha confermato che Alan McGregory ha intenzione di chiederti di uscire quanto prima ».
Tutte la fissarono a bocca spalancata, Lily con un biscotto sospeso a un centimetro dalle labbra.
Alice, infatti, era la fonte del sapere riguardo ai gossip di tutta Hogwarts, ma le sue amiche dovevano ammettere che quella volta si era davvero superata.
« Hai... hai finito? » domandò Lily con voce stentata.
« Sì, ma questo è solo ciò che riguarda noi, perché ho delle news incredibili su... »
Ma non riuscì a terminare la frase perché Scarlett, acclamata con entusiasmo dalle altre, le aveva scagliato contro un cuscino, colpendola in pieno viso.
« EHI! » urlò quella, indignata. « Come hai osato? »
Glielo tirò di rimando, ma lei riuscì a scansarlo.
« AH-HA, non mi hai preso, Prewett! » esultò, agitando il pugno. « Ho i riflessi da Cercatrice, io, non mi hanno mica preso in squadra per nien- AHI! »
Si voltò, sconcertata dall'oltraggio subito.
« EVANS! Come hai potuto? »
Ma le sue parole furono sommerse dallo strillo dell'amica che Mary aveva appena attaccato, e il tutto terminò in una terribile guerra di cuscini.
Inutile dire che quella sera il pavimento del loro Dormitorio fu ricoperto di piume volanti e biscotti ridotti in briciole.



 

*  *  *




« Vuoi uscire da quel bagno? »
« Ci sono da cinque minuti, Felpato, non rompere le beneamate Pluffe ».
« Senti, James, esci dal fottuto bagno o sfondo la porta. Intesi? »
« Già, e io ci credo, come no ».
« JAMES! »
« Remus, fallo stare zitto, per favore ».
« Non mi mettere in mezzo, sottospecie di cervide ».
« Remus, aiutami a buttare giù la porta ».
« Chiami già aiuto, Sirius? »
« Ah, ma taci, non mi serve nessuno ».
« Sì, certo... soprattutto uno che pesa venti chili e che passa tre quarti della sua misera vita su un dannato letto dell'Infermeria ».
« Ramoso, vattene al diavolo ».
« Me lo meritavo ».
« Guarda che io sto entrando ».
« Sì, e io sto aspettando ».
Sirius guardò fisso la porta con aria truce, poi si decise ad agire. Tirò una potente spallata al legno duro e quella scricchiolò.
« Ma che cavolo stai facendo? » esclamò James da dentro il bagno. La sua voce suonava sconvolta.
Sirius, però, non lo ascoltò e dopo aver tentato altre due volte di buttare giù la porta riuscì ad aprirla con un sonoro botto, massaggiandosi la spalla.
« Quello che volevo, sono entrato. E ora vattene da questo bagno » disse, irremovibile.
James sbuffò, nascosto dalla tendina della doccia, e dopo un attimo Sirius sentì lo scroscio dell'acqua farsi più debole per poi cessare del tutto..
« Va bene » fece il primo. « Girati però, non vorrei che diventassi gay a causa mia ».
Sirius rise di cuore e, con le braccia incrociate all'altezza del petto, si abbandonò sullo stipite della porta.
« Sono la persona meno corruttibile al mondo da quel punto di vista, credimi » replicò. Poi aggiunse in tono spiccio: « Esci, dai ».
« Non si sa mai... » continuò a borbottare l'altro. « E comunque, se proprio dovevi entrare, avresti potuto usare Alohomora. Bombarda, se intendevi dare un effetto più scenografico alla cosa ».
« Sfondare la porta fa molto più macho » spiegò Sirius con nonchalance, stringendosi nelle spalle. 
« Sì, in effetti sì » convenne James.
Uscì dopo un paio di secondi con un asciugamano avvolto intorno alla vita, i capelli stranamente piatti che grondavano acqua.
« Paciock, perché sei sul mio letto? » domandò, mentre dietro di lui, Sirius si sbatteva la porta alle spalle.
« E' più comodo, entra aria dalla finestra... »
« ... sì, ed è mio » concluse James. « Alzati immediatamente ».
Rassegnato allo sfratto, Frank si diresse verso il proprio letto, sconsolato. In quel Dormitorio non poteva vantare la benché minima autorità.
Nel frattempo, da dietro la porta del bagno si sentì il rumore dell'acqua che cominciava a scorrere dentro la doccia, mentre James si puntava la bacchetta dritto in direzione dei propri capelli e ne faceva uscire dell'aria calda con un incantesimo.
« Remus, prendi le bottiglie di Whisky, sono nel baule di Sirius » disse, scompigliandosi i capelli umidi con la mano libera.
« Cosa? » fece l'altro senza capire, voltando il capo per guardarlo negli occhi.
« Ah, Sirius non te l'ha detto? » chiese James. « Beh, in effetti era abbastanza implicito, amico mio... Stasera si festeggia! »
Remus inarcò un sopracciglio e si rizzò a sedere, fissandolo come se non riuscisse a credere alle proprie orecchie.
« Ramoso, sono le due » disse, incredulo. « Siamo rimasti svegli a parlare per tre ore, e domani abbiamo lezione. Stai scherzando o cosa? »
James schioccò la lingua e scosse ripetutamente il capo, facendo indispettire l'amico ancor di più.
« Quella lì era una banalissima chiacchierata pre-festa, Lunastorta, andiamo! » esclamò. « Un breve riepilogo delle nostre avventure estive, tutto qui ».
Il ragazzo premette il viso sul cuscino e gemette disperato.
« E come avete intenzione di... festeggiare? Sentiamo » disse, la voce soffocata dalla stoffa del guanciale.
« Come abbiamo intenzione di festeggiare, non tirarti fuori, amico! » rispose James allegramente. « E non fare finta di non capire, te l'ho detto: fiumi di Whisky Incendiario e Ogden Stravecchio... ah, ma che vuoi saperne, tu? »
« Infatti » convenne quello, desolato e abbandonato al proprio destino. « Che voglio saperne io? Niente! E comunque non puoi importi così in un Dormitorio in cui vivono cinque persone, questa volta la mettiamo ai voti » disse deciso, cercando, almeno quella volta, di prendere in pugno la situazione.
« Mi stai sfidando, Lunastorta? »
« Si chiama democrazia, Ramoso ».
« Okay, allora... democratizziamo » affermò James, facendo una smorfia per il suono cacofonico del suo neologismo. « Io sono per la festa ».
« Io ovviamente no ».
In quell'esatto momento, Sirius uscì dal bagno tirandosi indietro i capelli neri bagnati e guardando tutti a turno mentre si sistemava meglio sul bacino i lembi dell'asciugamano bianco.
« Perché mi guardate? » chiese, sentendosi squadrato.
« Stiamo votando » spiegò James, alzando gli occhi al cielo. « Remus non vuole festeggiare a modo nostro ».
Nel silenzio generale, Sirius fisso prima l'uno poi l'altro, scettico. 
« Dovrei dire la mia? Lo ritenete necessario? »
« Tranquillo, Felpato, sappiamo bene che tu e l'alcool siete una cosa sola » borbottò Remus. « Confido in voi, ragazzi ».
Fece un cenno in direzione di Peter e Frank, stravaccati sui propri letti mentre assistevano alla discussione. 
I due si scambiarono un'occhiata, come ponderando la questione, poi annuirono contemporaneamente.
« Che festa sia! » esclamò Frank, battendosi un pugno sul palmo della mano.
« Hai perso, vecchio mio » disse James, trionfante, mentre Remus si avviava alla finestra con l'intento di buttarsi giù e schiantarsi al suolo. « Lo sapevo che non ci avreste deluso » aggiunse poi il primo in direzione degli amici, sorridendo. 
« Come potevo abbandonarvi in occasione di una scelta tanto importante? » fece Peter, battendo un poderoso cinque all'amico.
« Sei un fratello, Codaliscia » rispose questi, poi andò ad aiutare Sirius che, i capelli ancora gocciolanti, stava tirando fuori dal baule le bottiglie di Whisky, mentre Remus, affacciato alla finestra, si domandava: « Che faccio, mi butto? », anche se nessuno gli prestava ascolto.
« Lunastorta, piantala di fare l'idiota e prendi una bottiglia » disse Sirius dopo un po', sbrigativo. « Anzi, nel tuo caso sarà meglio un bicchiere. E anche piccolo, magari » specificò con una smorfia.
Remus, suo malgrado, si avvicinò con aria afflitta e un'andatura un po' ingobbita e prese ciò che gli porse l'amico.
« Che cos'è di preciso? » domandò, fissando il liquido ambrato che ondeggiava appena nel suo calice.
« Acqua, Remus. Acqua » tagliò corto Sirius, stufo del suo essere sempre così schizzinoso.
« Dico sul serio! » s'inalberò lui.
« Bevi e sta' zitto ».
Il ragazzo bevve e sputò tutto quanto non più di un secondo dopo.
« ADDOSSO A ME? » urlò Sirius, infuriato. « Mi sono fatto la doccia adesso! »
« Ma questa roba è pesante, Sirius, cosa diamine mi dai? »
« Tu sei pesante, Remus. Sempre e solo tu ».
« Dai, non litigate, la vita è meravigliosa! » intervenne James festante, passando le braccia intorno alle spalle dei due. « Brindiamo a quest'ultimo anno! Brindiamo ad Hogwarts! Brindiamo al sacrosanto Whisky Incendiario! Brindiamo alla Evans! Brindiamo a Harry James Potter! BRINDIAMO A NOI! »
« E' già ubriaco? » disse Peter un po' spaventato, tirandosi subito indietro.
« Nah, è l'euforia pre-sbronza » rispose tranquillo Sirius, che ormai riconosceva i sintomi.
« Ma senti un po', Felpato, tu hai intenzione di ciondolare in questo stato per tutta la sera? » gli chiese Remus, guardando la pozza d'acqua che si era formata ai suoi piedi.
« Ah... » fece quello, annuendo gravemente. « Già, è vero. Grazie, amico, da solo non ci avrei mai pensato ». E quella volta non fu per niente sarcastico.
Si cambiò velocemente in bagno, i capelli ancora leggermente umidi che gli scivolavano sugli occhi, indossando solo un paio di mutande, le sue preferite, che riportavano in ogni angolo piccoli disegni di ossa per cani.
« Sirius, fai veramente schifo, mettiti qualcosa » disse James, lanciandogli un paio di pantaloni.
Lui li afferrò al volo ma li abbandonò sul letto, del tutto indifferente al consiglio appena ricevuto. 
« Frotte di ragazze non la pensano come te, e sinceramente tengo in considerazione il loro giudizio più del tuo » fu la sua risposta.
« D'accordo, ma qui non c'è nessuna ragazza » obiettò Remus, ragionevole. « E nessuno arde dalla voglia di vederti in mutande, puoi credermi ».
« Non m'interessa » fece lui. « Ho caldo e sto in mutande. Adesso datemi dell'Ogden ».
Si gettò sul proprio letto, afferrò la bottiglia che James gli porse e, in un colpo solo, riuscì a scolarsene un terzo senza riprendere fiato.
« Aah... » sospirò infine, passandosi la lingua sulle labbra con aria estasiata. « Buono ».
« Ma non gli fa niente? » domandò Peter, osservandolo con la fronte aggrottata.
« No, credimi: gli fa eccome, Codaliscia » rispose Remus, anche lui tutto intento a fissarlo.
Si abbandonò sul proprio letto, e per un po' tutto quello che fece fu guardare gli amici sprofondare nel baratro dell'ubriachezza irrecuperabile. 
Mezz'ora dopo, Frank ronfava con le tende di velluto rosso chiuse intorno al letto, Peter stava rannicchiato sul proprio con una scatola di Gelatine Tuttigusti+1 accanto a sé, mentre James e Sirius barcollavano per la stanza in uno stato decisamente pietoso.
« Sono caduto! » esclamò il primo quando un tonfo sordo si levò improvvisamente nella stanza, ridendo come un matto e massaggiandosi il fianco dolente. « Ma avete visto? Sono caduto! Sono caduto a terra! Ve la siete persa! »
E continuò a ridere, premendo entrambe le mani sul pavimento senza però riuscire ad alzarsi.
Dopo circa un minuto di quella scena imbarazzante, Remus si avvicinò e lo sollevò di peso, fissandolo disgustato.
« Grazie, amico mio! » disse l'altro ad alta voce. « Mi hai salvato! Qual è il tuo nome? Devo ricordarmelo ».
Senza una ragione che fosse una, Sirius scoppiò a ridere con la sua risata simile a un latrato, e James lo seguì allegramente a ruota.
Remus, invece, guardò orripilato le bottiglie che avevano svuotato e capì che sarebbe stata una lunga, lunghissima notte.
« Ma che cosa siete? » urlò, piuttosto scandalizzato. « Che cosa siete? »
« Io un cane » fece Sirius, ridendo come un matto.
« Sì, anch'io » gli fece eco James, accasciandosi ai piedi del suo letto.
« No, che vai dicendo? Tu sei un lupo mannaro, ce l'hai detto anni fa! »
« Sono un lupo mannaro? Davvero? Che roba! E da quando? »
« Ti ha morso Remus ».
« Chi è Remus? »
« Quel tizio laggiù ».
« Ah, sì, l'ho già visto da qualche parte. E tu chi sei, allora? »
« Dici a me? Io sono amico tuo ».
« Sul serio? Allora dovremmo abbracciarci! Che ne dici, eh? Eh? »
Sirius annuì allegramente e si alzò dal letto, precipitando rovinosamente addosso all'amico e facendo scivolare giù dal letto anche lui.
« SIAMO CADUTI! » urlarono in coro, rotolandosi a terra in preda a convulsioni di risa. « Siamo caduti e siamo ubriachi! E domani c'è lezione! EVVAI! »
Remus prese sconfortato l'ultima bottiglia di Whisky rimasta per nasconderla alla loro vista ed impedire il peggio, ma quando i due presero a intonare a squarciagola l'inno di Hogwarts tenendosi a braccetto, capì che niente avrebbe potuto essere peggiore di quello.
Guardò Peter, preoccupato quasi quanto lui, e scosse tristemente il capo.
« E' l'inizio della fine ».




 
*  *  *




La mattina dopo, in Sala Grande c'era un gran chiacchiericcio di studenti assonnati e ansiosi per l'inizio delle lezioni.
Frotte di gufi scendevano in picchiata dal magico soffitto incantato che quel giorno rifletteva un cielo azzurro limpido e privo di nuvole, portando pacchi, lettere e giornali per la posta del mattino.
Lily e Scarlett stavano chiacchierando al tavolo di Grifondoro insieme alle amiche e Frank, senza osare toccare cibo dopo l'abbuffata della sera prima. Avevano Moltiplicato i biscotti finché non erano state così sazie da scoppiare.
Mentre discutevano dell'orrida veste verdognola che indossava quel giorno la professoressa Sprite, in Sala Grande entrò Remus, l'aria stravolta, camminando a qualche metro di distanza dagli amici.
« Buongiorno, ragazze » salutò gentilmente non appena fu arrivato, abbandonandosi stancamente sulla panca accanto a Lily.
« Ciao, Remus. Dormito bene? » domandò lei distrattamente, tutta presa dalla sua tazza stracolma di caffè.
Lui sollevò lo sguardo e la fissò con un sopracciglio inarcato. 
« Prima notte ad Hogwarts dell'ultimo anno con i Malandrini e la complicità di Frank. Secondo te ho dormito bene? » chiese, educatamente perplesso.
Alice si voltò a guardare il fidanzato con aria severa, ma lui alzò le mani come a discolparsi.
Lily sorrise e bevve un sorso di caffè, tornando a guardarlo un istante dopo. 
« Beh, andiamo un po' a ritroso... » disse, divertita. « Hai dormito? »
« Dalle quattro alle sette » rispose quello mestamente. « Senza contare che Peter è caduto dal letto e mi ha svegliato e James ha parlato nel sonno per mezz'ora ».
« Ingiurie infondate, Evans ».
James si era appena avvicinato a loro insieme a Sirius e Peter, sedendosi accanto a Scarlett. 
« Bacino a James » mormorò con voce infantile, indicando la propria guancia in direzione della ragazza.
Lei sorrise, scoccandogli un sonoro bacio che lo rese parecchio più contento. 
Il bacino a James era un'abitudine ormai consolidata. Nessuno al mondo poteva impedire a James di ricevere il suo bacino a colazione. Che ci fossero uragani, stragi, terremoti o quant'altro, niente riusciva a smuoverlo dall'idea fissa che quel bacino desse un tocco magico alla sua giornata. Una volta era persino arrivato in ritardo a lezione perché Scarlett era stata ricoverata in Infermeria e lui era passato per avere ciò che gli spettava, senza curarsi del fatto che l'amica si trovava in uno stato di limbo tra la vita e la morte. Quella volta, Lily aveva mandato in Infermeria anche lui.
« Sirius, ti prego, non mangiare in quel modo, fa impressione » disse Remus dopo un po', implorante, osservando l'amico ingozzarsi di uova, pancetta e pane tostato a volontà. 
La sua forchetta roteava tra piatto e bocca a una tale velocità da sembrare invisibile. Ma Sirius era disgustoso, questo era risaputo, e se non aveva smesso di mangiare in quel modo per sei anni interi, Remus dubitava che lo avrebbe fatto quella volta sotto sua gentile richiesta. Anche lo sfrontato ottimismo di James pareva vano per quel particolare e incurabile caso. Sirius era disgustoso. Nemmeno la più potente magia di Merlino avrebbe potuto stravolgere quella triste realtà. Era posato ed elegante quando desiderava esserlo, ma i pasti lo rendevano più canino che mai. Era disgustoso, punto.
« Che fe? Famfi anjiare npafe » fu la sua brillante risposta.
Remus si passò una mano sugli occhi in un gesto carico di stanchezza e mormorò: « Certo, Sirius. Certo ».
In quel momento arrivò la professoressa McGranitt, una pila di foglietti in bilico tra le braccia. Li salutò, squadrandoli ad uno ad uno, poi parlò.
« I vostri orari » disse asciutta, porgendone uno a ciascuno di loro. « Cercate di essere puntuali e... Black, non mangiare in quel modo o rischi di affogarti ».
Sirius le scoccò un'occhiata obliqua e continuò a mangiare a modo suo, mentre l'insegnante andava via con la schiena ben diritta.
« Ehi! » arrivò poi una voce allegra, e tutti sollevarono lo sguardo per capire a chi appartenesse.
« Ciao, Miley » disse Scarlett, mentre lei sorrideva a tutti e si chinava per dare un bacio alla sorella.
« Com'è la vostra settimana? » chiese, sedendosi accanto al fianco di James. « La mia fa schifo, c'è Trasfigurazione sempre, ovunque... un vero incubo ».
« Mmm, vediamo » rispose James, prendendo in mano il suo orario. « Ooooh! » esclamò poi con un sorrisetto. « Lunastorta! C'è una bella notizia per te! »
Sirius si sporse per dare un'occhiata all'orario e ghignò a sua volta, sinceramente divertito. 
« Indovina chi abbiamo le prime due ore? » chiese, canzonando l'amico ancora ignaro di tutto.
Il colorito sul volto di Remus svanì in un istante, lasciando il posto a un bianco funereo, e il ragazzo li fissò a turno con aria implorante. 
« No... » sussurrò. « No... Non è possibile... Non ora, non... non adesso, io... Non sono pronto! »
« Oh, invece dovresti esserlo » infierì Sirius, maligno. « Doppie Pozioni, vecchio mio! Gran bel ritorno, eh? »
Ma Remus non lo ascoltò: aveva già cominciato a sbattere la testa contro il legno duro del tavolo.
« Mi dispiace, Remus... » mormorò Scarlett, comprensiva. « Vedrai, faremo solo un ripasso... Ci farà preparare qualcosa di semplice, qualcosa che abbiamo già fatto... » continuò a dire, ma il ragazzo era inconsolabile.
« Sta' tranquillo, Remus » disse Lily, battendogli qualche confortante pacca sulla spalla.
« Tu sei contenta, invece, non è vero, Lils? » fece Alice, un sorriso che le andava da un orecchio all'altro.
« Alice, ti ho detto un milione di volte che non voglio essere chiamata Lils. E' raccapricciante ».
« Alice, rispetta il volere di Lils » sghignazzò James, divertito.
« Tu sta' zitto, Potty » fece la ragazza, agitando la mano per zittirlo.
Lui rimase colpito dalla sua provocazione e il suo sorriso si fece se possibile ancora più largo. 
« Questo era un colpo basso, Evans » disse, afferrando una fetta di pane tostato. « Mi piaci così vendicativa ».
Lei non gli prestò ascolto e si versò altro caffè nella tazza, ricominciando a chiacchierare con Alice.
« Allora » fece quella in tono allegro. « Pronta per gli elogi del caro professor Lumacorno? »
Le altre sogghignarono malevole.
« Oooh, è vero » disse prontamente Scarlett, sorseggiando il suo cappuccino. « Adesso darà il via alla solita solfa: e Lily di qua... »
« ... e Lily di là... »
« ... e Lily di su... »
« ... e Lily di giù... »
« Sì, ho capito » tagliò corto lei, scocciata dalle prese in giro delle amiche. « Non fatemici pensare ».
« Puoi negarlo quanto vuoi, Rossa, ma sei la cocca del Luma! » scherzò Scarlett, pizzicandole una guancia.
« Andiamo, lasciami in pace! » esclamò, ma rideva anche lei. « E poi, se ci pensi bene, non sono l'unica vittima di Lumacorno! Anche Miley è sottoposta a questo genere di torture... non è vero, Miley? »
La ragazza sospirò stancamente, imburrandosi una fetta di pane tostato per consolarsi. 
« Già... » mormorò, piuttosto afflitta. « Tu sei in cima alla lista delle sue preferenze, ma è abbastanza sfiancante anche per me... Continua a ripetermi quanto vorrebbe che fossi nella sua orribile Casa. E una volta mi ha tolto dei punti perché ho alzato la voce con lui! Ah, ma insomma, mi manda in bestia! »
« Davvero? Non lo sapevo » intervenne James, incuriosito. « Lumacorno è proprio dotato di buon gusto in fatto di alunne, allora... »
Miley rise e gli battè un pugno giocoso sul braccio, mentre Lily scosse il capo e, con molta pazienza, decise di non replicare.
« Ti ho fatto un complimento, Evans, che aspetti a ringraziarmi? » si lamentò il ragazzo, deluso dalla sua reazione.
« Oh, davvero? Me lo sono persa, spiacente, ma gradirei altrettanto il tuo silenzio » rispose lei, sforzandosi di mostrarsi pacata.
« Certo, Evans, sarà fatto » rispose con un ghigno che diceva tutto il contrario. « Comunque, è tardi, dovremmo andare » aggiunse poi, guardando l'orologio.
Remus emise un flebile mormorio di protesta, ma gli amici lo sollevarono di peso, facendolo alzare dalla panca.
« Ciao, ragazzi » salutò Miley, guardando Remus con fare comprensivo. « Buona fortuna, Remus ».
« Grazie, Miley » mormorò l'altro tristemente.
Lei se ne andò, le guance un po' arrossate.
A quel punto, allora, tutti si incamminarono verso l'aula di Pozioni, e lì trovarono una serie di calderoni disposti ordinatamente su dei tavoli. 
Il professor Lumacorno li attendeva alla cattedra mentre trafficava con le cinghie della valigetta di cuoio. Era un uomo basso e grassoccio, con dei grossi baffoni da tricheco che gli svolazzavano sotto il naso, e indossava un panciotto striminzito che minacciava a ogni respiro di strapparsi sul tondo pancione.
« Buongiorno, ragazzi miei » salutò gioviale. « Lily cara, più bella ogni giorno che passa, vedo » commentò poi, rivolgendo un gran sorriso alla ragazza.
Lei annuì appena, ricambiando il sorriso in maniera un po' forzata.
« Bene, adesso che ci siamo tutti, dividetevi a coppie e vi dirò cosa ho in serbo per voi » annunciò il professore alla classe con fare incoraggiante.
Sirius prese Remus per la spalla e lo condusse al tavolo più lontano dalla cattedra, osservandolo preoccupato di sottecchi. James invece andò con Peter, mentre Scarlett e Lily presero il banco accanto a Remus perché Lily voleva tentare di dargli qualche suggerimento.
« Allora, ragazzi, per riprendere un po' ciò che abbiamo studiato l'anno scorso e metterci tutti in pari, vorrei che mi preparaste un antidoto a questi veleni che ho in cattedra. Ma prima ripassiamo insieme le leggi di Golpalott, che, come saprete sicuramente, ci saranno necessarie per la preparazione » spiegò Lumacorno, vagando per i banchi. « Qualcuno sa... sì, signorina Vance? »
La mano di Emmeline, infatti, era scattata in aria all'istante. 
« La prima legge afferma che un veleno naturale estratto da un vegetale richiede un antidoto naturale estratto da un altro vegetale ».
« Molto bene, cinque punti a Grifondoro » rispose lui compiaciuto. « Signor Black, lei sa dirmi la seconda? »
Sirius, che era stato sorpreso mentre sillabava chissà quali parole in direzione di James, richiuse le labbra e fissò l'insegnante. 
« Un veleno naturale estratto da un animale richiede un antidoto naturale estratto dall'animale superiore al primo nella catena alimentare... o una roba del genere » rispose, annoiato e senza la minima traccia d'imbarazzo sul volto spavaldo.
« Una roba del genere, Black, complimenti » fece il professore ridacchiando. « Mentre tu, Lily cara, sai citarmi la terza? »
Lily annuì. 
« L'antidoto per un veleno congiunto è maggiore alla somma degli antidoti per ogni singola pozione che compone il veleno congiunto » disse con sicurezza.
« Molto bene davvero, altri dieci punti a Grifondoro » concluse Lumacorno, battendo le mani, e tornò alla cattedra con aria allegra. « Bene, adesso voglio sperare che tutti sappiate trovare un buon antidoto » disse infine. « Prendete una fiaschetta per banco e buon lavoro! »
Sirius andò insieme agli altri al tavolo vicino alla cattedra, e ritornò presto da Remus con una piccola fiala di un veleno color viola intenso.
« Di che si tratta? » chiese, fissando il liquido con sguardo ansioso.
« E' quello che dobbiamo scoprire prima di preparare l'antidoto, amico, sveglia » ribattè l'altro, spiccio. « Piuttosto, aiutami, su, non sono Evans, io ».
Remus ammutolì e aprì il libro alla pagina sugli antidoti.
« Bene » disse. « Adesso che si fa? »
« Credo che bisogna che tu stia zitto » disse Sirius, lanciandogli un'occhiataccia.
« Sei un compagno di lavoro troppo irascibile, Felpato » commentò l'altro in tono piatto.
Sirius non lo ascoltò e cominciò a trafficare con la boccetta e il libro, analizzando chissà cosa e facendo calcoli complessi su un pezzo di pergamena, scribacchiando con la sua confusa grafia. Dopo cinque minuti buoni, sorrise compiaciuto.
« Sono un fottuto genio » annunciò, battendo un pugno sul tavolo.
« Sono contento di saperlo » disse Remus, annuendo.
Poi alzò lo sguardo all'improvviso, sorpreso: la risata di James aveva riempito la stanza e tutti stavano cercando di capirne la ragione.
« Signor Potter! » lo richiamò Lumacorno, irritato dalla sua mancanza di giudizio.
Lui ebbe qualche difficoltà a fermarsi, ma ci provò con tutte le sue forze. A quanto pareva, Peter si era soffiato addosso della polvere di pestello che gli era finita sugli occhi e James lo aveva trovato particolarmente divertente, come pensava fosse ogni singola cosa del mondo, o quasi.
« Chiedo venia, prof, non si ripeterà mai più, gliel'assicuro » rispose, nascondendo un ghigno.
Poi notò che Piton lo stava scrutando con aria di disapprovazione e inarcò le sopracciglia, ricambiando con disgusto il suo sguardo.
« E tu che vuoi? » gli fece, aggressivo.
Sirius sorrise e, nascondendosi dietro la schiena dell'amico seduto al banco di fronte, lanciò al ragazzo una bacca di vischio che lo colpì sulla nuca.
Piton e James si voltarono simultaneamente. Il primo lo fissò infuriato e lui lo guardò con superiorità, mentre i due amici si scambiarono un rapido sguardo d'intesa.
« Calmi, ragazzi, riprendete a lavorare, il tempo passa » li incoraggiò Lumacorno con un sorriso conciliante.
« Remus, renditi utile, prendi dalle scorte l'ingrediente base e... sì, anche un corno di unicorno » disse Sirius, consultando ancora una volta il libro.
Remus annuì e si avvicinò all'armadio delle scorte. C'erano decine e decine di pacchetti e fiale, alcune senza etichetta.
Cercò e ricercò, vagando a tentoni fra le scatole, e quando credette di aver trovato ciò che gli serviva, tornò al proprio posto.
« Metti due misurini di quell'erba nel calderone » gli fece Sirius, che stava sminuzzando una sorta di bulbo con il pugnale d'argento.
« Quale erba? » domandò Remus, confuso.
« L'ingrediente base! »
« Oh, già ».
Titubante, allora, fece come Sirius gli aveva ordinato e poi lo fissò, in attesa di ulteriori istruzioni.
« Riscalda a media temperatura per cinque secondi, poi da' un colpo di bacchetta » disse ancora Sirius, continuando a scribacchiare con aria distratta.
Remus annuì e accese il fuoco, trafficando con i pomelli con qualche difficoltà. Aspettò cinque secondi e non si accorse neanche per sbaglio che il fuoco era a una temperatura molto più alta di quella prevista dalle indicazioni scritte sul manuale.
E il tutto accadde con un semplice e apparentemente innocuo colpo di bacchetta.
Un incredibile e assordante boato risuonò nell'aula: il calderone di Remus e Sirius, ormai liquefatto, era esploso, schizzando pozione ovunque come una bislacca fontana impazzita. I due erano ricoperti da capo a piedi di una sostanza verdognola e puzzolente, e così anche i vicini.
Sirius si voltò a guardare il compagno con una lentezza inaudita, i pugni serrati e lo sguardo che lampeggiava.
« Ma che diavolo hai fatto? » esclamò, facendolo rimpicciolire.
Lumacorno, nel frattempo, si teneva distante dal lago di pozione e li osservava con aria sconvolta.
« Cos'avete combinato, qui? » chiese, guardandosi attorno disorientato.
« Lupin è un pericolo pubblico, ecco cosa. Una minaccia, ad essere precisi, io non c'entro niente » rispose Sirius, con tutta la serietà che un uomo può avere ritrovandosi completamente ricoperto di pozione.
« Signor Lupin... è... è stato lei? » chiese Lumacorno incredulo.
Remus annuì. 
« E' colpa mia » mormorò, il tono di voce talmente basso che l'insegnante fu costretto ad avvicinarsi per sentire.
Lo squadrò, come ragionando sul da farsi, poi sbuffò, facendo svolazzare i baffoni scuri.
« Lupin, siamo al settimo anno! Non può più permettersi di far esplodere calderoni e devastare aule di Pozioni, riesce a capirlo? Questa particolare materia necessita di accuratezza ed estrema precisione! Nell'anno dei M.A.G.O. non possono essere più tollerati errori così grossolani! Sono costretto a metterla in punizione, me ne dolgo! Questa sera, alle nove nel mio ufficio, nella speranza che lei impari qualcosa. E ora andate, l'aula è inagibile ».
Remus mosse appena il capo, immobilizzato da capo a piedi.
Era stata senza ombra di dubbio la più grande umiliazione mai subita in tutta la sua vita.
Non avrebbe mai dimenticato, mai, in tutta la vita, il suo ultimo primo giorno di scuola.








(CAPITOLO REVISIONATO).

Note della Malandrinautrice: Salve a tutti, gente  (se siete ancora lì)! Lo so, siamo in un ritardo madornale, ma questo capitolo era chilometrico (e abbiamo anche dovuto spezzarlo drasticamente) e tra gli impegni abbiamo perso tempo! Il prossimo arriverà più presto, voglio sperarlo!
Beh, ancora divertimento qui, siamo ancora all'inizio, e ci sono molti Malandrini (?). I tempi bui e gli innamoramenti arriveranno, avranno fin troppo spazio, ma ovviamente ogni cosa a suo tempo!
Spero che qualcuno passi a leggere e che questo capitolo possa far sorridere. Lo spero davvero.
Oh, tra parentesi, la canzone iniziale è 'To Build a Home' di The Cinematic Orchestra.
Ma adesso il momento più importante. I ringraziamenti.
Noi siamo rimaste SCONVOLTE dal vostro entusiasmo, dal successo che il primo capitolo ha avuto.
SETTE recensioni, UNDICI tra le preferite e TREDICI tra le seguite per noi è assurdo. E meraviglioso.
Non sappiamo come ringraziarvi per le splendide parole che avete speso, ci siete entrati tutti nel cuore, non sappiamo come spiegarci.
GRAZIE, davvero, con tutto il nostro cuore. Non ce lo aspettavamo.
Speriamo di risentirvi, un bacione! 
Ciao!


Simona_Lupin
   
 
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