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Autore: marmelade    19/03/2012    8 recensioni
Scrollai le spalle, cercando di leggere per l’ennesima volta l’ennesima pagina, ma venni di nuovo interrotta.
"Scommetto che era tutto programmato".
[...]
Due occhi verdi mi stavano fissando e, se pur coperti da una cascata di riccioli castani, riuscivo a scorgere una luce allegra in essi. Inoltre, un sorriso bianchissimo, faceva da protagonista su quel volto dai lineamenti dolci, incorniciato da due adorabili fossette.

"Non avrei mai immaginato di innamorarmi di qualcuno che, inizialmente, avevo odiato.
Eppure quel qualcuno, era l’unico capace di farmi sentire felice semplicemente guardandomi negli occhi."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quei giorni dopo la dichiarazione di Harry, furono un vero e proprio tormento per me.
Vederlo mi faceva male, perché era sempre triste e malinconico. Gli altri non sapevano nulla e, quando gli chiedevano cosa avesse, rispondeva sempre di non avere niente e mi rivolgeva quegli sguardi profondi, che solo io potevo capire, e che mi facevano ancora più male.
Mi mettevano in soggezione i suoi occhi tristi, perché sapevo di esserne la causa.
Avevamo ripreso a parlarci, se così poteva definirsi salutarsi la mattina e la sera prima di andare a dormire.
Parlavamo, ma limitatamente, poiché non erano più le nostre chiacchierate solite, che mi mancavano ogni giorno di più.
Guardarlo mi faceva sempre quella strana sensazione, che poi non mi permetteva di togliergli lo sguardo di dosso.
Solo standogli vicino, non riuscivo a muovermi, rimanevo attaccata a lui come fossi una calamita.
Era tutto sempre più strano, ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo.
E io non riuscivo ancora a spiegarmelo.
Quel giorno ero rimasta a casa, dato che era sabato e non avevo nessun corso da seguire. Nonostante il giorno libero, mi ero dovuta alzare presto per dare una ripulita a quella casa che, da quando era stata invasa dai ragazzi, diventava ogni giorno più sporca.
Fatte le undici del mattino, iniziarono man mano ad alzarsi tutti, uno per uno. Ma, così come si alzarono, così sparirono immediatamente, cacciando fuori scuse assurde quando chiesi loro una mano per pulire.
“Ti aiuto io” disse una voce alle mie spalle, dopo che la porta si chiuse.
Quando mi voltai, vidi che l’unico che era rimasto lì era Harry.
“No, non preoccuparti. Faccio da sola” gli risposi.
Rimanere sola con lui, non sarebbe stata la cosa più giusta.
“Ma io voglio aiutarti!” ribatté sorridendo, iniziando a mettersi all’opera.
Sbuffai rassegnata e ripresi a lavare il pavimento del salotto.
Lo sentii avviarsi verso la cucina, poco distante dal salotto e, poco dopo, sentii scorrere l’acqua del rubinetto seguito da un rumore di pentole e piatti.
Non volevo avvicinarmi a lui perché sapevo che, una volta guardato, non sarei più riuscita a distaccare lo sguardo da lui. Eppure, ero tentata dal voltarmi, perché volevo guardarlo, volevo perdermi nei suoi occhi, volevo parlargli.
Volevo semplicemente stargli vicino, ma sapevo che quella era la cosa più insensata e ingiusta per me.
“Cosa devo fare, adesso?”
La sua domanda improvvisa mi fece sobbalzare. Cercai di rimanere il più calma possibile.
“La lavatrice dovrebbe essere pronta fra poco. Potresti stendere i panni” dissi, ancora di spalle, senza guardarlo.
Lo sentii avvicinarsi a me e io mi scansai, facendomi più avanti, continuando a lavare il pavimento.
Non potevo, non dovevo. Eppure volevo.
“Adesso sei tu che cerchi di evitarmi…” sussurrò, soffiando sul mio orecchio destro.
Il contatto con il suo fiato caldo, mi fece perdere un battito e arrossire violentemente.
“I-io non sto cercando di evitarti…” balbettai, cercando di sembrare il più sicura possibile.
Ma non ci riuscii, dato che lui ridacchiò leggermente e si avvicinò nuovamente al mio orecchio.
“Mmmh, davvero?! Allora perché non mi guardi più in faccia?”
Sospirai e mi voltai lentamente verso di lui, tremando.
Mi ritrovai i suoi splendidi occhi di fronte e le mie mani tremarono ancora di più.
Era impossibile come Harry riuscisse a provocarmi un uragano di emozioni solo con uno sguardo.
Lui sorrise, senza distogliere il contatto visivo.
Sapeva che mi stava facendo impazzire.
“Contento, adesso?” sussurrai inacidita. Dovevo pur sempre mantenere la mia dignità.
“Potrei ritenermi abbastanza soddisfatto, si…” rispose con un ghigno.
Feci una smorfia e mi voltai nuovamente, riprendendo a lavare a terra, ma lui mi afferrò leggermente un polso, costringendomi a voltarmi nuovamente verso i suoi occhi.
“Che altro vuoi, Harry? Non vedi che sono occupata?” dissi, indicando il pavimento.
“Ho detto che sono abbastanza soddisfatto, non pienamente…” rispose, sussurrando nuovamente.
Mollai la sua presa, allontanandomi da lui e appoggiando il mocio al tavolo, abbastanza vicino a me, per poi posare le mani sui fianchi, aggottando gli occhi.
“E per essere pienamente soddisfatto, di cosa hai bisogno?” chiesi, sbuffando sonoramente.
Harry si avvicinò nuovamente a me, facendo incontrare di nuovo i nostri occhi.
La situazione stava diventando fin troppo pericolosa.
“Per sentirmi pienamente soddisfatto, avrei bisogno di fare qualcosa che tu non mi permetteresti mai di fare…” sussurrò, socchiudendo leggermente gli occhi e appoggiando la sua fronte alla mia, facendo incrociare le nostre mani.
Il battito del mio cuore accelerò al contatto con le sua calde e grandi mani e con la sua fronte appoggiata alla mia. Cercavo di evitare il suo sguardo, ma quello si posava inevitabilmente sul mio, costringendomi a guardarlo negli occhi.
E fu lì che crollai.
Harry fissava costantemente le mie labbra, facendo scontrare il suo naso con il mio.
Non dovevo cedere, non potevo.
Mi accarezzò una guancia leggermente con il dito indice, sorridendomi dolcemente.
Quel suo sorriso, mi fece perdere il controllo della mia mente. Adesso lui era capace di potermi fare qualsiasi cosa, nonostante io non dovessi cedere.
Eppure non potevo impedirglielo. Non ci riuscivo, o forse, non volevo semplicemente.
Sentivo il suo fiato leggero e caldo soffiare contro le mie labbra. Sapevo che stava per succedere qualcosa, eppure non mi muovevo. Ero ferma immobile davanti a lui, con gli occhi persi nei suoi e con i  nostri cuori che battevano all’unisono.
Stavo per arrendermi a quello che sarebbe accaduto da lì a poco, ma qualcosa mi salvò.
Il sonoro rumore del citofono.
Entrambi sobbalzammo, dato che non ce l’aspettavamo, e lasciai immediatamente la presa di Harry che, intanto, si allontanò per rispondere al citofono. Cercavo di far riprendere battiti regolari al mio cuore, ma non ci riuscii. Era stata un’emozione strana, fin troppo forte.
“Chi era?” chiesi, avvicinandomi a lui.
“Non lo so, era per te… mi pare di aver sentito una consegna…” rispose.
“Ma sei stupido?! Apri alla gente così, senza domandare?!” dissi alterata.
“Ma certo che ho chiesto! E’ una consegna, se no non avrei aperto!”
Sbuffai e mi voltai, iniziando ad avviarmi verso la cucina.
“Dove vai?” mi domandò improvvisamente.
“A bere, non posso?!” risposi, ancora di spalle.
“Ma la consegna è per te!”
“Apri tu, come hai aperto al citofono! Così impari!” ribattei, entrando in cucina, quando sentii la porta suonare e chiudersi poco dopo una breve conversazione tra Harry e la persona estranea.
Entrò in cucina e, quando mi voltai, quasi sputai l’acqua che stavo bevendo.
Un mazzo enorme di rose rosse si trovavano tra le braccia di Harry.
Emettevano un profumo dolce ed intenso ed erano di un rosso forte, tutte aperte e con grandi petali.
Nonostante non amassi le rose rosse, dovetti ammettere che quelle erano veramente stupende.
“Te l’avevo detto che era una consegna per te…” disse Harry, seminascosto dietro l’immenso mazzo di rose.
Mi avvicinai lentamente a lui, prendendo un bocciolo e sfiorando con un dito un petalo morbido, annusandolo.
“L’hai mandato tu?” domandai, alzando lo sguardo e poggiandolo sul suo viso.
Lui sorrise leggermente.
“Se te l’avessi mandato io, sarei stato molto più romantico, non credi?!” ghignò.
Sbuffai e mi porse il mazzo di rose che, dopo averlo ammirato ancora un po’ da vicino, appoggiai sul tavolo accanto a me.
Annusai ancora una volta un bocciolo, chiudendo gli occhi e godendomene il profumo.
Quando li riaprii, Harry era accanto a me, con una rosa tra le mani.
“Sono belle, vero?” domandò.
Annui sorridendo, posando di nuovo lo sguardo sul mazzo, e portando una ciocca di capelli sbarazzina dietro l’orecchio sinistro.
“Si, ma io preferisco quelle bianche, anche se significano solitudine”.
Harry ridacchiò leggermente e io mi voltai verso di lui, socchiudendo gli occhi e facendo una strana smorfia.
“Che hai da ridere?”.
Lui alzò le braccia e si stiracchio, posando una mano dietro la nuca e alzando l’altra in senso di scusa.
“Nulla. Pensavo al significato della rosa bianca…” sogghignò nuovamente, ma stavolta lo lasciai perdere, ammirando di nuovo il mazzo di rose che mi si trovava di fronte.
“Lì c’è un biglietto, comunque” disse Harry, indicando un piccolo foglio bianco tra le rose.
Non l’avevo proprio notato.
Allungai la mano e lo presi. Quando lo aprii, emanò un profumo dolce ed intenso.
Sapeva anch’esso di rosa.
 
Spero che questo piccolo regalo, sia stato utile per svegliarti.
Vorrei essere io a svegliarti, adesso, così “loro” ti faranno le mie veci.
Come lo hanno fatto la prima volta che ti ho vista.
Buongiorno, piccola.
Con amore, Robert.
 
Sorrisi, portando il bigliettino sul cuore.
Avevo il ragazzo più splendido e dolce del mondo e non avevo intenzione di perderlo.
Quello era stato il buongiorno più bello che avessi mai ricevuto in vita mia.
“E’ il biondo, vero?”
Quando Harry parlò, mi si gelò il sangue nelle vene.
Dio, che cretina!
Avevo praticamente dimenticato la sua presenza!
Annuii lentamente, voltandomi verso di lui e posando il bigliettino sul tavolo, con fare indifferente.
Non volevo farlo soffrire, eppure ci stavo riuscendo alla grande.
Harry si avvicinò di più a me e alla tavola, sfiorando con un dito il bigliettino, poi mi guardò negli occhi.
“Fossi in te, avrei già bruciato tutto, comprese le rose!” disse sogghignando.
Aggrottai la fronte e gli diedi uno schiaffo sulla nuca, che lui si massaggiò poco dopo.
“Ahi! Che ho fatto, adesso?!” domandò, ancora con la mano dietro la testa.
“Sei un vero imbecille, Harold!” dissi, sorpassandolo e cercando di avviarmi nella mia stanza.
Sentii i suoi passi avanzare veloci dietro di me.
“Ho solo esposto la mia opinione!” disse, alzando le mani, cercando di giustificarsi.
Quando fui sui primi scalini, mi voltai verso di lui, sbuffando.
“La lavatrice è pronta. Vai a stendere i panni” conclusi, per poi dileguarmi di sopra, salendo le scale, ancora con il suo sguardo posato su di me.
 
                                                                                                                           *
 
 Una bella passeggiata che mi distogliesse dal pensiero fisso di Harry, ci voleva proprio.
Scesi le scale di soppiatto e con un veloce “esco!” mi ero dileguata giù per le scale, chiudendo velocemente la porta.
Quando il vento fresco mi sfiorò il viso, chiusi gli occhi e subito mi venne in mente la sera della dichiarazione.
Ormai quella scena ritornava ogni volta traditrice tra i miei pensieri quotidiani.
Vale a dire, che ce l’avevo fissa nella testa ogni singolo istante di ogni singola giornata.
Era assurdo come una cosa del genere mi fosse rimasta tanto impressa, non solo nella mente, ma anche nel cuore.
Mi aveva colpito profondamente, entrandomi nel petto e nel cuore senza chiedermi il permesso, senza bussare. Era entrata velocemente e irruentemente, facendomi male.
Forse più che male, mi aveva colto all’improvviso, senza che io me ne capacitassi, senza rendermene conto.
Non me n’ero ancora fatta una ragione, mi sembrava assurdo, completamente folle.
Mi sembrava impossibile il fatto che uno come Harry, si stesse innamorando di me, giorno per giorno.
Ero proprio l’opposto di ragazza che potesse piacergli.
Prima di tutto: non ero bella da mozzare il fiato come una modella.
Ero discretamente carina, così mi avevano definito al liceo, e da allora ero sempre rimasta tale.
Carina, discretamente carina, accettabile, piacevole e giù di lì. Non avevo mai dato importanza agli aggettivi qualificativi che mi affibbiavano, perché non mi era mai davvero interessato il giudizio delle persone.
Avevo avuto un solo ragazzo in vita mia al liceo, con il quale ero stata un anno e mezzo, e la nostra storia era finita male. Davvero male.
Morale della favola? L’avevo mandato al diavolo, senza ripensamenti.
Era da allora che non mi fidavo più degli uomini e che non credevo più alle loro promesse.
Non avevo voglia di illudermi ed essere approfittata solo per farmi portare a letto da quegli inutili esseri. Ecco perché ero rimasta sola per tanto tempo. Per totale mancanza di fiducia.
Però adesso c’era Robert.
Con lui stavo bene, mi faceva ridere ed eravamo praticamente uguali.
Ma c’era anche Harry.
Il bastardo dagli occhi meravigliosi. Che era innamorato di me.
Seconda cosa strana: ad Harry piaceva il mio carattere.
Era una cosa assurda. La prima volta che parlai con lui, mi definì subito un’acida e una nonna!
Okkei si, forse era vero, non ero proprio quel tipo di ragazza che si può definire caratterialmente un angelo, però anche io avevo i miei aspetti positivi.
Ero abbastanza simpatica e, con chi se lo meritava, sapevo tirar fuori tutta la dolcezza nascosta in qualche angolino profondo della mia anima. Sapevo dare il mondo, donare tutta me stessa alle persone che davvero ricambiavano il mio amore, ma donavo totale indifferenza a chi non sapeva tenerselo stretto. Potevo definirmi divertente e quasi mai musona dato che avevo imparato, con tutte le esperienze, l’importanza vitale del sorriso costante.
Ero acida, forse era vero; piena di paranoie e complessi, questo era assolutamente sicuro, logorroica alla massima potenza; eppure era proprio questo che piaceva ad Harry.
Camminando, quasi non mi accorsi del parco.
Voltai lo sguardo verso destra e lo vidi, in tutta la sua bellezza.
Il mio parco.
Era da tempo che non ci entravo, precisamente dall’appuntamento con Robert, così decisi di fare una lunga e lenta passeggiata lì. Il colore dell’erba era sempre quello, verde intenso, forse più chiaro dell’ultima volta.
Proprio come gli occhi di Harry.
Scossi la testa velocemente. Non dovevo pensare a lui.
Man mano che mi ci addentravo, il profumo dei fiori, misto a quello dell’erba e degli alberi, si faceva sempre più forte e meraviglioso. Arrivai finalmente a quella scalinata.
La scalinata del nostro primo incontro.
Mi sedetti proprio in quello stesso punto di quella volta e i ricordi riaffiorarono immediatamente nella mia testa.
La prima rosa di Robert, la nostra prima chiacchierata, le cadute di suo cugino Mark, il suo primo sorriso che mi rivolse. Il suo profumo, che non era cambiato nemmeno di un po’, il suo preoccuparsi del cugino, la sua risata. Tutto quello, mi fece sorridere involontariamente. Era strano come se, da un giorno all’altro, la mia vita fosse cambiata completamente. I giorni in cui non mi chiamava e mi faceva disperare e, finalmente, il giorno in cui mi chiamò e la felicità che mi travolse. Tutto quello sembrava così lontano, anche se non era passato molto tempo.
Mi guardai ancora intorno. Quel giorno, i raggi del sole illuminavano ogni singolo bambino che vi si trovava lì, tutti quanti intenti a giocare, senza accorgersi minimamente della realtà che li circondava.
Proprio come successe a me, poco tempo fa, proprio quel giorno di inizio primavera.
I suoi occhi. Le sue labbra. Il suo viso. Le sue fossette.
Tutto di lui, mi fece pensare che fosse un ragazzo dolce, dati i suoi lineamenti.
Poi lo conobbi meglio.
E allora capì davvero il significato del detto “L’apparenza inganna”.
Harry era il ragazzo più cocciuto, insopportabile, irritante, meschino e imbecille che avessi mai conosciuto.
Eppure, quello era l’unico imbecille che sapesse capirmi, che sapesse guardarmi, che sapesse farmi emozionare. L’unico che mi provocava emozioni fortissime, che ancora non riuscivo a spiegarmi.
In un modo o nell’altro, quel giorno aveva cambiato completamente la mia esistenza.
E quei due, ne erano stati la prova.
Robert mi aveva cambiato la vita.
Ma Harry me l’aveva completamente travolta.
                                                                                                                                       
                                                                                                                      *
 
Tornai a casa, con le idee ancora più confuse di prima.
Non sarebbe cambiato mai niente, finché non avessi capito che cosa mi passava in quella sottospecie di banana che mi ritrovavo al posto del cervello.
Aprii la porta lentamente, cercando di non farmi sentire da Harry, ma qualcuno dall’altro lato, stava abbassando la maniglia e cercava di aprirla.
Chiusi gli occhi, strizzandoli, parandoli con le mani.
Addio tentativo di nascondino!
“Mary! Che fai con le mani davanti agli occhi?”
Li aprii all’improvviso, trovandomi davanti l’unica figura che poteva farmi quella domanda e che, soprattutto, cercava di ostacolare il mio tentativo “evita Harry”.
Louis.
“Ehm… niente!” risposi, mettendo le mani in tasca, con fare indifferente “volevo vedere se fossi stato tanto abile da riconoscermi! Bravo, Louis, meriti proprio una bella scorpacciata di carote a pranzo!” ed entrai in casa, sorpassandolo, dandogli delle pacche sulla spalla destra.
Lui rimase spiazzato e confuso. Lo vidi scrollare le spalle e chiudere la porta, raggiungendomi in cucina.
“Ah Mary, prima che me ne dimentichi, ti ha telefonata Robert” disse mentre si versava l’acqua in un bicchiere.
Sbarrai gli occhi. Come aveva fatto Robert a scoprire il numero di casa mia?!
“Ha telefonato a casa?”
“No, sul tuo cellulare. L’hai dimenticato qui”
“E… hai risposto tu?” domandai.
Lui scosse il capo mentre beveva, poi posò il bicchiere sul tavolo una volta finito.
“Stavo per rispondere, ma Harry mi ha preso il telefono dalle mani ed ha risposto lui”.
All’improvviso, sentii il cuore fermarsi e il sangue gelarsi nelle vene.
“Dov’è Harry?” sussurrai, con quella poca voce che mi uscii.
“E’ di sopra, ma tu sei sicura di stare bene?” domandò, inarcando un sopracciglio.
Annuii con il capo e mi fiondai fuori dalla cucina, salendo le scale ogni due gradini. Una volta in corridoio, la figura snella di Harry uscì dal bagno.
“Ma cosa diavolo ti passa per l’anticamera del cervello?! Ammesso sempre che tu ce l’abbia!” urlai, una volta che gli fui addosso.
Lui parve sorpreso e confuso, e inarcò un sopracciglio.
“Cosa ho fatto, adesso?”
Roteai gli occhi al cielo e sbuffai.
“Non fare il finto tonto che è appena sceso dalle nuvole! Cosa hai detto a Robert?”
Harry sospirò e mi sorrise.
“Non gli ho detto proprio niente, a parte che non c’eri. Nient’altro”.
Posai lo sguardo su di lui, che sorrideva ancora. Sembrava davvero sincero e io avevo fatto la figura della cretina, come al solito!
“Oh… ne sei sicuro?” domandai, inarcando un sopracciglio.
Lui rise leggermente, passandosi una mano fra i ricci.
“Sicurissimo. Non rovinerei mai quello che ti rende felice…”
Lo guardai ancora un po’.
Quello che aveva appena detto, era una cosa dolcissima. Non me lo sarei mai aspettato da lui.
Gli feci un mezzo sorriso, poi mi avvicinai al suo viso e gli lasciai un bacio sulla guancia.
“Grazie…” sussurrai al suo orecchio, mentre gli facevo una carezza.
Lo sentii sorridere, per poi passare dolcemente una mano tra i miei capelli. Ero tentata nel rimanere tra le sue braccia, ma non potevo.
Mi allontanai velocemente da lui, fiondandomi nella mia camera e prendendo il telefono. Scorsi il numero di Robert dalle ultime chiamate ricevute e portai il cellulare all’orecchio, aspettando che mi rispondesse.
“Pronto?” disse la sua bellissima voce.
“Ciao!” quasi urlai, tutta pimpante.
“Ehi piccola! Che fine avevi fatto?” mi chiese, e lo sentii sorridere.
“Sono andata a fare una passeggiata, ne avevo bisogno” risposi, attorcigliando una ciocca di capelli.
“Capisco. Quando mi ha risposto Louis mi ha detto solo che eri uscita e avevi dimenticato il telefono a casa…”
Rimasi leggermente interdetta.
“Lo-Louis?!” domandai confusa.
“Si, ha risposto lui al telefono, prima. E’ il ragazzo di Elyse, giusto?”
“S-si, è il ragazzo di Elyse…” sussurrai, e una strana ipotesi mi balenò in testa.
Harry aveva fatto finta di essere Louis per non farmi litigare con Robert.
Ecco perché aveva detto che non sarebbe mai stato capace di rovinare ciò che mi rendeva felice.
E io che avevo dubitato di lui, che quasi non gli avevo creduto e che lo avevo attaccato.
Mi sentivo ancora di più una cretina. Harry non meritava affatto tutto quello e io lo facevo soffrire. E, questa cosa, faceva soffrire anche me.
“Ehi, ci sei?”
Scrollai le spalle e scossi la testa dopo la domanda di Robert, distogliendo la mente dai sensi di colpa.
“Si, scusami. Stavo pensando alla mia sbadataggine!” risposi.
Lui rise. “Si, in effetti sei abbastanza sbadata!”
“Solo perché sei il mio ragazzo, non hai il diritto di affermare la mia offesa autonoma, sai?!”
“Oooh, scusami allora, non lo farò più! Comunque, avrei una proposta da farti…” disse, lasciando la frase in sospeso.
“Se è indecente, sappi che non ci sto!”
“Non è indecente!” disse ridendo “volevo chiederti se stasera ti va di venire al ricevimento del matrimonio di mia cugina!”
Non mi sarei mai aspettata una proposta del genere. Insomma, andare al matrimonio della cugina insieme a lui sarebbe stata una sorta di presentazione alla famiglia.
“Questo significa che mi presenterai anche ai tuoi genitori e al resto della famiglia?” domandai.
“Diciamo di si. E poi, ti porto perché sei la mia fidanzata e tutti devono sapere che ragazza meravigliosa ho accanto”.
Sorrisi e diventai tutta rossa. Era la prima volta che mi chiamava “la sua fidanzata”. Ed era una sensazione magnifica.
“D’accordo. Per che ora devo essere pronta?” dissi, mentre il rossore cresceva costantemente sulle mie guance.
“Per le otto. Il ricevimento non inizierà tardi”.
“Va bene. A stasera!”
“A stasera, piccola” concluse lui, e spensi la telefonata.
Non mi sembrava possibile. Quella sera avrei conosciuto la famiglia del mio ragazzo, quindi sarebbe stata una cosa più che ufficiale!
Uscii dalla mia stanza, in cerca di Helena ed Elyse per annunciare la bella notizia e per un consiglio sul vestito da mettere.
Poi però mi sorse un dubbio. Un enorme dubbio.
E se non fossi piaciuta alla sua famiglia? Alla mamma, soprattutto. E se iniziasse ad urlarmi contro di lasciar stare il suo bambino pucci pucci e mandarmi, in modo poco gentile, al diavolo?! E se al padre fossi completamente indifferente, oppure se iniziasse a farmi domande strane alle quali non avrei saputo rispondere?!
“Mary? Che fai impalata in mezzo al corridoio?”
Alzai lo sguardo dai miei piedi e vidi Harry, appoggiato allo stipite della porta della camera di Elyse.
Scrollai le spalle, come per riprendermi da quei brutti pensieri.
“Nulla. Dov’è Elyse?” domandai, avvicinandomi alla porta.
“E’ dentro con Louis. Non ti conviene disturbarli…” rispose, indicando la porta dietro le sue spalle.
“E allora tu che ci fai appoggiato alla porta della sua camera?!” domandai nuovamente, fissandolo scettica.
“Aspettavo te…” sussurrò, per poi sorridermi.
“Ehm… hai visto Helena, allora?” gli chiesi, cercando di deviare la sua risposta.
“Ha appena chiamato. Lei e Zayn mangiano fuori” rispose, mettendo le mani in tasca, allontanandosi dalla porta.
Roteai gli occhi al cielo. Cavolo, proprio quando avevo bisogno di una mano!
“Va bene” dissi, voltandomi e avviandomi nuovamente in camera mia, ma sentii poggiarsi la mano di Harry sulla mia spalla, cosa che mi fece fermare immediatamente.
“Se hai bisogno di una mano, posso aiutarti io” disse, una volta che mi voltai verso di lui.
Gli sorrisi. In effetti, lui era l’unico che potesse aiutarmi in quel momento.
“Okkei. Stasera devo andare al ricevimento del matrimonio della cugina di Robert, ergo ci sarà tutta la sua famiglia, alla quale lui mi presenterà come sua fidanzata. Ora, facendo il punto della situazione, non ho un vestito abbastanza elegante da indossare, quindi volevo chiedere un vestito in prestito ad una delle mie amiche, ma loro non ci sono, chi con la mente, chi fisicamente. Poi, la paura più grande che ho, è quella di non piacere alla sua famiglia, soprattutto alla madre. Si, soprattutto a lei, perché si sa no, come sono le madri per quanto riguarda i loro figli maschi. Sono iperprotettive e odiano chiunque ragazza che stia al loro fianco, anche se fosse una santa! E poi, ho paura della reazione che potrebbe avere il padre, insomma, potrebbe iniziare a farmi domande assurde e farmi uscire pazza e così tutti mi definirebbero la fidanzata psicopatica di Robert facendomi scappare via da lì, ma mi perderei sicuramente e allora un camionista ciccione e puzzolente mi darebbe un passaggio, ma in realtà, mi violenterebbe e basta e poi potrebbe uccidermi e occultare il mio cadavere, e poi…”
Harry mi tappò la bocca e io sbarrai gli occhi presa alla sprovvista. Cercai di parlare e ribellarmi, ma mi uscirono solo dei mugugni soffocati.
“Primo: il vestito lo chiederai a una delle due quando saranno libere. Helena tonerà prima che inizi il ricevimento ed Elyse… beh, credo che lei e Lou finiranno per quell’ora no?!” disse sghignazzando, senza levare la mano dalla mia bocca. Roteai gli occhi al cielo. Era patetico.
“Secondo: piacerai sicuramente a tutta la sua famiglia perché, anche se sei una grande rompipalle, sei la tipica ragazza che tutte le madri e i padri vorrebbero al fianco del proprio figlio e, se ti faranno domande assurde o cos’altro, tu saprai benissimo cavartela. Quindi, puoi stare tranquilla che non ti violenterà e/o ucciderà nessun camionista ciccione e puzzolente”.
“Terzo e ultimo: sei talmente meravigliosa quando ti crei complessi e paranoie assurde, che mi viene voglia di baciarti…” concluse, sorridendo leggermente, mostrando le fossette.
Rimasi con gli occhi sbarrati per un po’, poi tolsi la sua mano dalla mia bocca e respirai profondamente.
Forse, era meglio se chiudevo la bocca e stavo zitta, per una buona volta.
                                                                                                                                 
                                                                                                                                  * 

Non riuscivo a credere ai miei occhi.
Quella non potevo essere io.
Quella non ero io.
Io ero completamente diversa.
E allora, perché quella tizia dentro lo specchio, aveva la mia stessa espressione sbalordita?!?
“Allora? Che ne pensi, ti piace?”
La figura di Elyse, riflessa anch’essa nello specchio, fece capolino dietro quella che doveva essere la mia.
Mi voltai verso di lei che aspettava pazientemente una mia risposta, mentre io avevo ancora
un’espressione sbalordita sul volto.
“Come potrebbe non piacermi?! E’… é…”
“Si, è stupendo, lo sappiamo!” concluse Hel, seduta a gambe incrociate sul mio letto, appoggiata con la schiena contro il muro, che trafficava con una limetta cercando di aggiustarsi le unghie.
Mi voltai nuovamente verso lo specchio, scrutandomi a fondo.
Il vestito blu dal tessuto leggero, era lievemente incrociato sul petto e mi fasciava dolcemente in vita, per poi scendere morbido fin sopra le ginocchia. Le spalle erano coperte solo dalle bretelle spesse del vestito, a giro maniche e le scarpe nere, dal tacco abbastanza alto, mi fingevano più alta di dieci centimetri.
Alzando lo sguardo e passai al mio viso, che non sembrava per niente quello di tutti i giorni.
I miei occhi castani erano stati colorati solo un po’ più del solito mentre le mie guance avevano preso un colore più rosato. Le labbra, quasi sempre al naturale, quel giorno erano state colorate di un bel rosso, che mi accendeva il viso. I capelli castani, erano ancora più corti del solito, dato l’improvviso cambiamento dal liscio naturale al bellissimo boccolo riccio  e voluminoso, che sarebbe durato poco.
“Abbiamo fatto un ottimo lavoro!” disse Elyse, avvicinandosi ad Hel e schiacciandole il cinque.
Mi voltai verso di loro, sorridendo. Avevano ragione, erano state bravissime.
“Dio, Mary, non ti ho mai visto così bella!” disse Hel, alzandosi dal letto.
“Infatti!” l’appoggiò Elyse “ti sottovaluti sempre! Guarda come sei bella con un po’ più di trucco!”
Sorrisi nuovamente e mi avvicinai a loro, per poi stringerle in un grande abbraccio. Erano pochi i nostri momenti di dolcezza, ma quando le abbracciavo, sentivo sempre che potevo andare avanti e superare le cose peggiori. In tutte le cose che avevo fatto in vita mia, anche se mi criticavano o non accettavano le mie scelte, mi erano sempre state vicino e mi avevano aiutato.
“Grazie…” sussurrai, e loro mi strinsero di più.
Trovare delle amiche come loro, era stata la cosa migliore che potesse capitarmi in vita mia.
Di questo, ringraziavo ogni giorno.
 
                                                                                                                                       *
 
“Mary! Scendi, è arrivato Robert!”
La voce di Hel dal piano di sotto, risuonò sonora fino alla mia camera.
“Arrivo!”
Presi la borsa nera e mi guardai un ultima volta allo specchio. Ero irriconoscibile.
Mi avviai verso le scale e le scesi piano, dato che con quei tacchi potevo uccidermi con le mie stesse mani solo con una semplice caduta.
Quando arrivai in salotto, i ragazzi erano tutti lì che mi aspettavano sotto le scale, e mi guardavano sbalorditi, quasi quanto me. Anche loro non erano abituati a vedermi così ben curata e vestita. Elyse ed Helena sorridevano soddisfatte, mentre Liam si avvicinò di più a me, che avevo terminato la scalinata senza cadere.
“Wow, Mary! Sei fantastica!” disse entusiasta.
“Fantastica è riduttivo!” aggiunse Niall.
“Sei proprio une bella carota!” disse Louis, provocando il riso generale.
“Grazie, però basta complimenti!” risposi imbarazzata. Tutti quei complimenti in un solo colpo mi fecero diventare tutta rossa.
“Su, Mary, muoviti! Non vorrai far aspettare il tuo principe azzurro!” disse Elyse, spingendomi fino alla porta con le mani dietro la schiena. Presi il cappotto nero e aprii la porta, ma venni fermata da una mano sulla spalla.
“Che fai? Te ne vai senza il mio giudizio?!” sussurrò la sua voce al mio orecchio.
Mi voltai e i suoi occhi verdi mi folgorarono. Aveva il suo solito sorrisetto stampato sul volto, con le fossette che glielo incorniciavano.
“Che te ne pare, allora?” gli domandai.
Prese un riccio tra le sue dita e lo arricciò ancora di più, poi passo il palmo del dito sulla mia guancia fresca e colorata e mi sorrise.
“Sei bellissima…” sussurrò, guardandomi negli occhi, e non potei fare a meno di sorridergli.
Infilai il cappotto e con un ultimo saluto, chiusi la porta dietro le mie spalle, lasciando lì dentro anche gli occhi di Harry.
Scesi le scale, cercando di non farmi male e, quando aprii il portoncino, vidi la figura di Robert girata di spalle. Aveva una giacca nera, come i pantaloni, e dei mocassini.
Mi avvicinai lentamente a lui, che parve non accorgersi della mia presenza, e gli misi le mani sugli occhi.
“Indovina chi sono?” dissi, cercando di camuffare la voce.
Lo sentii sorridere e poggiare le sue mani sulle mie.
“Mmmh, magari una fidanzata scema che, appena mi volterò verso di lei, sarà più bella del solito?!” rispose, levando le mie mani dai suoi occhi.
Si voltò verso di me e sorrise, cosa che feci anche io.
“Visto? Non sbaglio mai!” disse, baciandomi dolcemente sulle labbra.
Lo abbracciai forte, perdendomi nel suo bellissimo profumo maschile. Mi diede un bacio sulla guancia sinistra e si staccò, lasciando però il suo braccio intorno alle mie spalle.
“Forza principessa! La famiglia reale ti attende!” disse, aprendomi la portiera della macchina.
Ed ecco che la paura, risalì nuovamente dentro di me, sempre di più.
 
 
                                                                                                                                 *
 
And through it all
she offers me protection
A lot of love and affection
Whether I'm right or wrong
And down the waterfall
Wherever it may take me
I know that life won't break me
When I come to call
she won't forsake me
I'm loving angels instead
 
 La canzone finì e gli sposi smisero di ballare al centro della pista. Lo sposo, diede un bacio alla sua neo-moglie e lei sorrise. Erano dolcissimi ed innamoratissimi, lo si vedeva dai loro occhi che brillavano come delle stelle.
Applaudimmo tutti, mentre loro tornavano al loro tavolo mano nella mano.
“Sono belli, vero Mary?”
La mamma di Robert mi rivolse quella domanda, che sembrava più un’affermazione. Annuii con il capo, mentre mi sedevo composta sulla sedia.
“Davvero bellissimi” confermai.
Lei mi sorrise. Mi ero fatta delle paranoie inutili, perché non c’era proprio niente per cui preoccuparsi. La famiglia di Robert era magnifica.
La madre, Sheila, aveva gli stessi capelli color biondo scuro di Robert e la sua stessa bocca carnosa, dalle labbra piccole. Gli occhi, a differenza di quelli del figlio, erano di un meraviglioso azzurro cielo, perfettamente truccati. Era ancora una bellissima donna, giovanile e simpatica con tutti.
Robert era la fotocopia del padre invece, il signor Thomas. Lo stesso taglio degli occhi, solo contornato da più rughe ed un paio di occhiali, lo stesso castano, le stesse ed identiche espressioni, la forma del viso e la anche la forma fisica, entrambi alti e slanciati. Il carattere invece, era completamente opposto. Il signor Thomas sembrava il classico padre severo, ma buono in fin dei conti. Non era giovanile e moderno come sua moglie, ma simpatico lo stesso, un uomo di immensa cultura ed intelligentissimo.
“E’ una vera fortuna che una ragazza come Lucy abbia trovato la sua anima gemella e che l’abbia sposata! Non sei d’accordo, Tom?” disse la madre di Robert, riferendosi al marito. Anche stavolta sembrava un’affermazione.
“Fantastico…” rispose il marito, senza darle un minimo di soddisfazione, sorseggiando il suo vino rosso. Lei parve essere abituata alle risposte distaccate del marito, e non fece una piega. D’altronde, erano sposati da più di quindici anni e, se non avevano divorziato fino a quel momento, voleva dire che, pur se diversi, si amavano.
Sheila si alzò all’improvviso, mostrando le sue gambe lunghe racchiuse in un pantalone elegante. Si avvicinò alla sedia del marito e lo prese per un braccio, cercando di alzarlo. Lui alzò lo sguardo dal suo vino e la guardò confuso, non capendo bene cosa volesse fare.
“Forza, Tom! Alzati da quella sedia, fai poco l’aristocratico antipatico e vieni a ballare con me!” sentenziò la moglie, quasi fosse un ordine.
“Ma, Shei…”
“Niente ma, Tom! Questa è la nostra canzone, ricordi? Mi andrebbe infinitamente di ballarla con mio marito dopo quindici anni di matrimonio!”
Tom sbuffò e si alzò dalla sedia, mentre la moglie sorrideva soddisfatta.
“Ci vediamo dopo, Mary” disse Sheila, sorridendomi, mentre si avviava entusiasta verso il centro della pista con il marito al seguito, che lo sembrava un po’ meno.
Li guardai ballare per un po’ o meglio, era Sheila che ballava mentre Tom, si limitava a dei piccoli passettini sforzati di danza. Lei non parve soddisfatta e vidi la sua bocca mimare un qualcosa come “balla meglio” e “non è questo il Tom di quindici anni fa”.
Risi leggermente, guardandoli ancora. Quei due erano una delle coppie più divertenti che avessi mai conosciuto.
Mi guardai intorno. La sala era grande ed illuminata. I tavoli rotondi erano pieni di persone e, al centro di esso, vi si trovavano vari tipi di fiori. La pista da ballo era gremita di gente, con al centro gli sposi. Cercai con lo sguardo Robert, del quale non si vedeva l’ombra, ma niente. Era come scomparso. Sbuffai e abbassai lo sguardo sulle mie unghie per niente curate, quando d’un tratto, il tocco di una manina leggera sulla mia spalla me lo fece voltare su un viso già noto.
“Ciao Mark!” dissi, guardando il bambino negli occhi.
“Ciao Mary, cerchi Robert?” mi chiese subito.
Annuii con il capo, sorridendogli.
“L’hai visto?”
“Certo che l’ho visto!” rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Stavo per chiedergli dove fosse, ma lui rispose alla mia domanda prima che pronunciassi parola, quasi come se me l’avesse letto negli occhi.
“E’ fuori in giardino che ti aspetta. Mi manda lui”.
Mi alzai dalla sedia e scompigliai i capelli biondi di Mark, come per ringraziarlo, e lo vidi aggiustarseli poco dopo. Sorpassai la gente che ancora ballava al centro della pista e uscii fuori, facendo si che il venticello leggero mi colpisse il viso e le spalle scoperte.
Riconobbi la figura di Robert anche al buio e mi avvicinai a lui lentamente.
“Ehi” dissi, abbracciandolo da dietro.
“Ti aspettavo…” disse, voltandosi verso di me e toccandomi i capelli.
“Adesso sono qui” sussurrai, circondandogli di nuovo la vita con le braccia. Lo sentii sorridere e lasciarmi un dolce e caldo bacio sulla testa.
“Devo dirti una cosa…” disse all’improvviso, portandomi un dito sotto il mento, facendo si che lo guardassi dritta negli occhi.
I miei occhi lo guardavano incuriositi, attendendo con impazienza ciò che dovesse dirmi.
Mi sorrise, prendendomi le mani e incrociando più a fondo i suoi occhi con i miei.
“Io ti amo, Mary”.
Rimasi senza parlare per un po’, presa alla sprovvista da quella affermazione. Quelle parole risuonavano sicure e sincere e mi entrarono dentro subito, improvvisamente, creando un vortice di emozioni meravigliose. Lo guardai con gli occhi lucidi per la felicità, e gli sorrisi.
“Anche io ti amo, Robert”.
Mi alzai sulle punte, avvicinando di più il suo viso al mio, facendo incontrare le nostre labbra.
Lui era la mia certezza più grande.
E, in quel momento, l’unica cosa che volevo era ripetergli all’infinito quelle parole.






Writer's Corner! :)
Buonsalvesalvino ragazzuole carotose! :D
Avete visto? Sono finalmente tornata in me stessa con il mio solito ritardo cronico! 
YEEEEEEEE! 
Non siete pronte ad ammazzarmi di botte?!?
Dai, fatelo, ho sentito troppo la vostra mancanza e so di meritarmi taaanti calci in culo! :D
Hahahahahah, no seriously, adesso mi scuso sul serio!
Non avete idea di quanto ho avuto da fare in qeusta settimana, pensate che non ho avuto nemmeno il tempo di sputarmi in un occhio (?)

Anyway...
IO VI AMO!
Se potessi, vi sposerei tutte all'istante! :D
Cioè, ma siete delle meraviglie! *w*
Nonostante tutto questo tempo, voi leggete la mia storia, la inserite tra le preferite, seguite e ricordate e la recensite!
Ci sono state otto recensioni allo scorso capitolo...
OTTO! 
ASDFGHJKLJHGFDSD.
Basta, vi sposo!

Coooomunque, il capiitolo...
Eh, il capitolo...
E'... bello!
Cioè, qui si dichiarano tutti! *evvaaaaaai*
okkei, basta, la smetto di sclerare!

Come al solito, i ringraziamenti non sono mai abbastanza
A voi, che seguite, preferite, ricordate, recensite la mia storia e che ne leggete anche solo il primo rigo, 
Grazie :)
Senza di voi, non sarei in grado di continuarla :)
Pooi, passiamo a Chiara e Alessia, che mi riempiono sempre di troppi complimenti 
LoveyouBabies!
E, per finire, a quelle due scellerate delle mie migliori amiche, Federica e Agnese, senza le quali non ce la farei :)

Sooo, spero che questo capitolo vi piaccia! :D
Gooodbye carrooots!

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ps. ho creato una pagina per vari aggiornamenti alla fanfic :D
Dato che mi sento sempre in colpa perchè non riesco mai ad aggiornare quando dovrei, ecco un modo semplice ed immediato (?) di rimanere in contatto con voi, conoscervi meglio e farmi conoscere meglio :)
Se vi va, passateci e lasciate un "mi piace" :D
Ecco il link!
http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli
(se non si vede, non uccidetemi, vi prego! Non sono pratica! Vabbè, se non dovesse apparire, la pagina si chiama "Lei crede nei miracoli? 
∞")
Significherebbe tanto per me!
pps. il nome del capitolo, forse non c'entrerà un emerita mazza (ne sono abbastanza consapevole u.u) però, è presa dalla canzone che ho ascoltato mentre lo scrivevo e cioè Angels di Robbie Williams, che è presente anche in questo capitolo! :)
e poi perchè piaceva ad Agnese e quiiindi, meglio non contraddirla! 



#LotsofLove
-YoursM.

 

  
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