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Autore: _Des    20/03/2012    9 recensioni
- “ Come fai, dopo due anni, ad amarla ancora? “ – domanda Louis, guardandomi con sguardo fraterno, mentre gioca con i miei ricci.
- “ Non l’amo affatto! “ – mento. Si, lo faccio. Mento a Louis e a me stesso. L’amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma ormai, dopo esattamente due anni, devo dimenticarmi di lei, della sua risata così dolce, degli occhi suoi così profondi. Tutto quanto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La intravedo, lì.
Sta per oltrepassare l’enorme porta in vetro che divide l’aeroporto in due aree ben distinte.
Sta per andarsene da me.
Sta per lasciarmi solo.
Sta per portarsi via per metà, se non tutto, il mio cuore.
Ho gli occhi appannati dalle lacrime. Farfuglio parole a caso, in realtà sto tentando di pronunciare il suo nome, senza far scorrere sulle mie guancie altre lacrime.
Devo mostrarmi forte. Forte.
Io NON sono FORTE.
Io sono un normale 16enne, perdutamente innamorato della sua migliore amica.
Io.. Io sono solo Harry Styles.
 
-          “Amber! Aspetta..” – urlo, fregandomene della gente che mi guarda disturbata.
Lei si volta, mi osserva. Sta piangendo. Perché piange? Forse perché sa che le farà male. Sa che andarsene senza avermi salutato, senza avermi detto che sta per partire per l’Italia, le lascia una sensazione amara tra le labbra.
La osservo per qualche istante, mentre qualche lacrima prende il via sulle mie guance. Poi mi decido. Le corro incontro, tentando di scavalcare la sicurezza che prevedibilmente mi ferma, non ascoltando le mie proteste. Urlo frasi sconnesse per loro, che non sanno niente di me e che in questo momento mi staranno prendendo per pazzo. Mi dimeno, ma nulla. Ogni sforzo è inutile.
Tento di calmarmi, mi volto e sento una pugnalata trafiggermi nel cuore: i suoi occhi. Quegli occhi scuri che tanto amo,ora, sono sommersi in uno strano mare rosso.
-          “ Amber, ti prego, non andare..” – urlo, piangendo sul serio. Lei prende a piangere più forte, scuotendo la testa e accennando appena un triste sorriso. Poi punta ancora quei suoi occhi nei miei e mi sorride, un sorriso forzato, ma allo stesso tempo vero. E’ un Suo sorriso.
-          “.. Resta. “ – la imploro, sull’orlo di una vera e propria crisi. Il suo sorriso sparisce, tornano le lacrime e subito dopo se ne va.
 
Se ne va per sempre, contro la mia stessa volontà, contro la sua volontà.
Se ne va senza tener conto delle mie grida, di Me.
Varca quella porta senza voltarsi indietro.
Varca quella porta per non tornare mai più.
 
Mi sveglio di soprassalto, immerso in un mare di sudore, con il fiatone.. sto una meraviglia, in poche parole. ;)
Metto a fuoco la situazione e noto che Louis è al mio fianco, è mattino e che sono in mutande.. Sono in mutande?! Siamo alle solite.
-          “ Harry hey.. ti senti bene? “ – mi chiede, sono così messo male?
-          “ Io.. si.. no.. ma che ne so, Lou! “ – mi rannicchio sul letto, stropicciando gli occhi, credo per il nervoso.
-          “ L’hai sognata di nuovo, vero? “ – bravo ragazzo, ha capito tutto. Annuisco, per poi sospirare e stendermi nuovamente tra le lenzuola.
Sono settimane che quel ricordo mi perseguita. Rivedo tutto nei minimi dettagli, sento le stesse lacrime scendere sul mio viso, sento la stretta possente degli uomini della sicurezza, mentre echeggiano nelle mie orecchie tutte le urla, tutte le preghiere e tutti i singhiozzi che in quei minuti sono riuscito ad emettere.
-          “ Come fai, dopo due anni, ad amarla ancora? “ – domanda Louis, guardandomi con sguardo fraterno, mentre gioca con i miei ricci.
-          “ Non l’amo affatto! “ – mento. Si, lo faccio. Mento a Louis e a me stesso. L’amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma ormai, dopo esattamente due anni, devo dimenticarmi di lei, delle sua risata così dolce, degli occhi suoi così profondi. Tutto quanto.
-          “ Non me la dai a bere! “ – sbotta in una risata divertita che in qualche modo mi contagia, mentre osservo il soffitto per evitare di cedere e rivelargli la verità.
-          “ Desidero solo non rivederla e sappiamo entrambi che non tornerà mai più, quindi la dimenticherò presto. “ – spiego, tranquillamente.
-          “ Hey! E’ pur sempre mia sorella! Trattala bene..” – mi schernisce lui, ridendo. Poi continua: - “ Dai, alzati! Siamo a Holmes Chapel, bello. Dobbiamo divertirci! “ –
-          “ Sto saltando di gioia. “ – ribatto con tono ironico e decisamente poco entusiasta.
-          “ Siamo a casa Harry! Abbiamo passato qui la nostra infanzia..” – ha ragione, proprio qui abbiamo vissuto la nostra infanzia. Io, Louis e.. Amber. Come posso divertirmi se, non appena mi volto, persino in casa mia, la rivedo e sento un peso posarsi sullo stomaco?
-          “ ..Già. “ – sussurro. Mi alzo e mi dirigo nel bagno di casa Tomlinson, sentendo Louis urlarmi di muovermi, per poi intonare canzoni a caso per svegliare Niall, Liam e Zayn.. ardua impresa.
Siamo arrivati ieri a Holmes Chapel e per restare tutti insieme, dopo aver salutato i miei genitori, abbiamo deciso di accamparci nella casa dei genitori di Louis, in pratica nella casa affianco alla mia.
Quindi ora, io e Louis dividiamo come al solito la camera e Liam, Niall e Zayn si sono adattati nell’unica camera disponibile, tralasciando quella intatta da due anni di Amber.
Oggi abbiamo l’ultima intervista. L’ultima prima di una pausa per i tre mesi estivi, dopo due anni di pura pazzia e divertimento.
Devo cercare di dimenticare tutto, altrimenti questi tre mesi sembreranno un inferno.
Devo dimenticarla, in un modo o nell’altro.
 
-Amber
Prendo posto nel sedile segnato sul biglietto, proprio vicino al finestrino. Tento di darmi una calmata, ho sempre temuto i lunghi viaggi e ora, come sempre, sento le gambe tremare al sol pensiero di dover affrontare un viaggio di più di un’ora.
Aspetto qualche minuto, il tempo che prendano posto tutti i passeggeri, prima di decidermi a tirar fuori il cellulare, metterlo in modalità aereo e ascoltare un po’ di musica. Penso alla mia vita, a quanto sia cambiata e improvvisamente ricordo che in un bustina di plastica, conservata nel piccolo zaino che ho con me, c’è un mio tema. L’ultimo tema, quello svolto prima della maturità, quello a cui probabilmente sono più affezionata, quello che non ho riletto e in cui la professoressa ha lasciato una piccola dedica, sapendo che non mi avrebbe più rivista.
Lo estraggo velocemente dallo zaino e, dopo aver osservato la pagina piegata su cui c’è scritto il mio nome, faccio per aprirlo. Sussulto. L’aereo sta decollando e, seduta vicino ad un finestrino, scorgo luoghi familiari. Quei luoghi che mi hanno vista crescere, ma non cambiare. Saluto con lo sguardo quei posti in cui, sono certa, di non ritornare per molto tempo o forse.. mai più.
Dopo qualche attimo, ritorno concentrata sul tema che stringo forte tra le mani, quasi ho paura di perderlo. Respiro profondamente e comincio a leggere:
 
 
Racconta di te, di esperienze personali, della tua vita. Tenta di farmi capire quel che ti tormenta. A fine tema troverai un mio commento.
 
Dovrei raccontarmi? Dovrei spogliarmi di tutti i segreti e le paure?
Non so se sia la cosa più giusta da fare, ma dopotutto sono stanca di tenermi dentro tanti ricordi. Rivelarle qualcosa mi farà bene.
Incomincio presentandomi. So che forse è banale ma.. ok, mi presento.
Sono Amber. Amber Tomlinson. Ho 18 anni e provengo da Holmes Chapel, una piccola città dell’Inghilterra. Sì, sono la sorella di Louis Tomlinson, un componente degli One Direction e sì, anche io amo perdutamente la musica. Capitan ovvio, dirà lei.
E bene, sono venuta in Italia per poter realizzare il mio sogno, per poter studiare quella che per me non è solo una materia. Quella che per me è uno stile di vita: la musica.
Sono partita due anni fa, avevo appena sedici anni, ma lei questo lo sa.
Sa bene che ero tormentata dai ricordi, dalla voglia di tornare indietro e salutare una parte di me, sa bene che avevo bisogno dell’affetto di una persona in particolare.
Ma non potevo tornare indietro, non in quel momento, non in quel modo.
Conoscevo l’Italiano grazie agli studi scolastici e non è stato poi tanto difficile ambientarsi.  
Si starà sicuramente chiedendo: “Perché? Perché hai deciso di andartene? Perché hai lasciato la famiglia, gli amici e quella persona di cui tu hai sempre parlato così tanto? Che senso ha?”
Non è facile da spiegare. Ho lasciato tutto quel che mi è caro, non solo per seguire la musica. La mia più grande paura mi ha spinto con tutti piedi di quest’avventura.
La paura di perdere un’amicizia che per me era molto più che una semplice amicizia adolescenziale. Per me Lui era ossigeno, era motivo di felicità, era l’unica ragione per cui realmente sorridevo. Era il mio più grande amore.
“Prima o poi finirete insieme per qualche tempo, fin quando lui non si stancherà e ti lascerà.. proprio come ha fatto con tutte le altre.” mi avevano detto. Ma io non ero tutte le altre. Io ero la sua migliore amica. Io ero.. ero l’unica che lo capiva sul serio. E speravo d’essere l’unica hai suoi occhi.
E bene, sì.
Sono andata via di casa, ho mandato tutto all’aria per un ragazzo. Ma non un semplice ragazzo. Lui è Harry Edward Styles, il mio unico grande amore.
Che senso ha? Il senso ce l’ha, eccome!
Sentirmi dire che lo avrei perso per sempre, nel momento in cui lui si sarebbe stancato di me, mi ha portato a riflettere. Ho pensato tanto a cosa fare, a come comportarmi. A cosa dirgli e a come avrebbe reagito, sapendo che me ne sarei andata e che non avrei fatto ritorno.
Alla fine ho ceduto. Non ho detto nulla, né a lui, né tanto meno a Louis. Lui avrebbe detto ogni cosa a Harry. Lo avrebbe avvisato dei miei piani e Harry mi avrebbe indotto a restare. Come avrei potuto dirgli di no? Era il mio migliore amico. L’unico di cui ero mai stata innamorata. Era il mio tutto, frase fatta e banale.. lo so. Ma è la pura verità.
Pensi che i ricordi di quella mattina in aeroporto sono ancora vivi dentro me. Con il passare del tempo non sono scoloriti, non si sono aggrovigliati. Sono rimasti intatti, sempre al centro dei miei pensieri.
Ricordo le lacrime sul suo viso. Ricordo le sue richieste. Ricordo quei singhiozzi.
E ricordare fa male. Come posso tornare, dopo due anni, lì.. da lui? Come posso credere che non mi odi? Specie ora che è famoso.
Sa, ho seguito ogni puntata di XFactor UK solo per poter incrociare per pochi istanti quegli occhi verdi marini. Per vedere mio fratello e sentirmi esplodere dentro, mentre sparava una delle sue stupidaggini. E per sentirmi al loro fianco, come se non me ne fossi mai andata realmente. Ora sono una Directioner convinta. Hanno milioni di fan. Anche se probabilmente sono io la prima ad averli sentiti cantare e ad esser diventata una loro fan.
Sa, non so se li rivedrò. Non credo.. sono talmente impegnati con i tour e le interviste che non hanno tempo per tornare a casa, ma ho comunque paura. Paura di rivederli e constatare che non mi hanno perdonata, paura di rivedere quegli occhi e sentire quelle stupidaggini.
Ho paura, non c’è altro da aggiungere.
Spero che lei non si dimentichi di me, come io non lo farò di lei.
E’ stata il mio più grande sostegno, in questi anni, e spero, un giorno, di poter tornare a trovarla e ringraziarla infinitamente per essersi mostrata così comprensiva con un’ingenua 16enne di Holmes Chapel.
 
-Amber.. Amber Tomlinson.”
 
Le lacrime scorrono lente sul mio viso. Chissà perché, ogni volta, piango trovandomi a ripercorrere questo viaggio. Chissà perché questa storia mi fa così male.. ah, giusto. Perché l’ho vissuta due anni fa e perché sto rivivendo tutto in questi istanti.
Giro il foglio protocollo e leggo il commento della professoressa:
“E’ impossibile dimenticarsi di te, Amber.
Sei una ragazza speciale, forte.
Sei una ragazza capace di pazzie a fin di bene. Sei capace di farti in quattro per chi ami e di soffrire pur di non far fare lo stesso a chi vuoi bene.
Ma hai un difetto, uno solo, ma lo possiedi: Sei Masochista.
Ti piace soffrire. Non devi.
Non dovevi partire, due anni fa. Non dovevi mentire a tuo fratello e al tuo grande amore. Dovevi cimentarti nella storia e viverla, viverla con tutta te stessa. Saresti stata felice.
Non posso assicurarti che prima o poi non sarebbe finita, ma avresti vissuto tante di quelle emozioni che, con molta probabilità, ti avrebbero lasciata con un grande sorriso stampato sulle labbra.
A volte, è meglio esser meno razionale. E’ meglio cimentarsi nelle imprese più difficili e viverle col cuore, coll’anima.
Vivere. Ecco la parola giusta. Basta vivere.
Non mi dimenticherò di te, piccola Tomlinson.. così ti chiamano in classe, giusto?
Sarai sempre una delle mie stelle, ricordalo.
 
-Professoressa Rossi.”
 
Poso il foglio sulle gambe e chiudo gli occhi, lasciando scendere le lacrime mentre un delicato sorriso si fa largo sul mio viso. Prendo tra le mani la catenina che, legata al collo, si nasconde sotto la maglia e osservo quell’anello che da due anni tengo lì, come ricordo. Il suo anello. Quello che mi fece per i sedici anni, quello che ho amato dal primo momento in cui l’ho indossato. Ripenso ad ogni istante, mentre osservo quell’anello e mi rendo conto che la prof. ha ragione: Basta vivere.
Cado in un sonno profondo, con quella frase impressa nella mente, mentre stringo in una mano l’ultimo ricordo di noi: un semplice anello.
 
spazio autore:
 
Ok, che dire? E’ la mia prima storia :D
Spero che l’inizio vi piaccia e che vorrete leggere il continuo.
Si accetta tutto: critiche e complimenti.
Baci, Desy
  
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