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Autore: Bethesda    20/03/2012    2 recensioni
"Nonostante fossi stato sposato non riuscii ad avere figli e comunque non ero mai stato attratto dall’idea di avere per casa dei piccoli urlatori, capaci di distruggere i miei scritti o strumenti lavorativi. Osservando il bambino però mi domandai come si potesse abbandonare una creatura tanto fragile come quella."
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non l’avrei mai detto ma cominciavo ad abituarmi all’idea di avere un bambino per casa e anche Holmes, per quanto cercasse di essere freddo e distaccato come al solito, non mostrava più quei segni di insofferenza iniziali –o almeno non molto.
Devo ammettere che fu anche grazie alla signora Hudson che riuscimmo a non impazzire totalmente e fui grato del fatto che non si avventurò in domande a cui non avremmo potuto rispondere.
Tutto sembrava andare alla perfezione, se si teneva conto del fatto che non avevamo ancora la più pallida idea di quale fosse la minaccia che incombeva sul nostro ospite, ma nonostante tutto Holmes non sembrava intenzionato a smettere di indagare.
Fu alla fine dell’ultima settimana che finalmente successe qualcosa che permise al mio amico di capire di chi fosse figlio quel bambino.
Io mi ero ritirato in camera da qualche ore con Charles che dormiva nella sua culla ben coperto dal freddo di inizio anno.
Holmes, stranamente, non era ancora tornato: alle tre del pomeriggio era uscito, dicendo che avrebbe fatto tardi, e non facendosi più sentire per tutto il resto della giornata.
Non mi preoccupai più di tanto: spesso si comportava in quel modo e sapevo che sarebbe tornato più tardi, magari con un occhio nero e un sorrisino soddisfatto.
Dormivo da qualche ora quando avvertii un suono nella stanza accanto, passi leggeri e probabilmente il gemito di qualcuno che aveva sbattuto lo stinco contro uno sgabello che mi aveva procurato più di un’imprecazione in tutti i miei anni di convivenza.
Non ci feci inizialmente caso, pensando che si trattasse di Holmes, ma quando vidi la porta di camera mia aprirsi leggermente mi allarmai.
La figura che si stava insinuando silenziosamente nella mia camera non aveva le fattezze di Holmes ed era facile intuirlo nonostante la poca luce che filtrava dalla finestra.
Per un attimo pensai che potesse trattarsi di uno dei suoi ennesimi travestimenti ma come mai sforzare tanto la propria schiena per mantenere quell’altezza in casa? Non doveva certo nascondersi da qualcuno e anche se fosse stato per dare prova della propria abilità di travestimento che senso avrebbe avuto farlo mentre io dormivo?
Quando quell’individuo si avvicinò alla culla di Charles e allungò le mani per prenderlo balzai giù dal letto, avvertendo una forte fitta alla gamba ferita e cercando qualcosa che potesse proteggere sia me che il bambino.
Sfortunatamente avevo solo qualche rivista medica sul comodino e il revolver era nel comò a qualche metro di distanza.
L’uomo si girò e mi accorsi in quel momento che  aveva il volto coperto.
«Chi è lei?! Cosa vuole?!»
L’intruso si allarmò e prese in mano un coltello che fino a pochi istanti prima aveva nella fodera della propria cintura. Un brivido di paura mi percorse la schiena ma non potevo permettere che facesse del male al bambino.
Scattai in avanti ma era evidentemente molto più allenato di me, così schivò facilmente il mio assalto e mi colpì la nuca con una forte gomitata.
Sentii una scarica partire dalla zona colpita per raggiungere tutto il corpo e mi per qualche istante si fece tutto buio.
Quando rinvenni, pochi istanti dopo, non riuscivo minimamente a muovermi.
Dovetti sforzarmi grandemente per raggiungere la sedia della mia stanza alla quale appoggiarmi per tirarmi su e nel frattempo il mascalzone aveva rinfoderato il coltello e aveva preso il bambino, imprecando in una strana lingua quando questo iniziò a piangere.
Doveva avvertire la minaccia perché mai lo avevo sentito urlare in quel modo e anche quel malvivente sembrò piuttosto impreparato. Tentò di calmarlo per un po’ di tempo in una lingua a me sconosciuta e presto vidi l’ira deformare il suo volto.
Temetti che gli facessi del male e questo bastò a far sì che facessi appello a tutte le mie forze e mi alzassi in piedi, barcollante ma deciso a non cedere facilmente Charles.
L’uomo però si accorse che mi ero rimesso in piedi e prima che riuscissi a muovere qualche incerto passo si gettò fuori dalla stanza, ignorando il lamento continuo del piccolo.
Ero ormai disperato e rischiai di cadere nel correre verso il salotto, ma una voce familiare mi giunse alle orecchie accompagnata dal suono del cane di una rivoltella in carica.
«Le consiglio di mollare il bambino.»
 Mi appoggiai allo stipite della porta avvertendo il continuo pulsare delle tempie ma la vista del mio amico a bloccare l’uscita mi rinfrancò.
«Holmes!»
«Watson, sta bene?»
«Ha tentato di stordirmi ma c’è riuscito solo parzialmente.»
Holmes non era un uomo che lasciava facilmente alle proprie emozioni di manifestarsi ma in quel momento la mascella contratta, la fronte corrugata e lo sguardo duro indicavano quanto fosse infuriato.
«Non solo vuole rapire un bambino indifeso, ha anche rischiato di ammazzare il Dottore. Sinceramente non è in una posizione molto buona. Posi immediatamente Charles e forse non le sparerò.»
Vedendosi con le spalle al muro e senza possibilità di fuga l’uomo mollò il bambino in malo modo sul divano, facendo sì che io e Holmes ci distraessimo per controllare se si fosse fatto male, e, cogliendo al volo quel piccolo lasso di tempo ne approfittò per superare il mio amico e fuggire.
Questo si mise al suo inseguimento, lasciando che io controllassi Charles.
Per fortuna il divano aveva attutito la caduta e il piccolo non era ferito.
Lo presi in braccio per calmarlo e dopo poco vidi Holmes tornare in casa imprecando sottovoce –evento più unico che raro.
«E’ fuggito, Watson! Piccolo e veloce, come un ratto! Maledizione! Sta bene?»
«Per fortuna è solo spaventato, nulla di più.»
«E lei?»
In quel momento mi accorsi che la testa ancora non aveva smesso di pulsare e il mio amico se ne accorse.
 
Poco dopo, calmato Charles e rimesso al sicuro nella culla, lasciai che Holmes mi controllasse.
A quanto pare avevo una ferita nel punto in cui mi aveva colpito il fuggiasco ma nulla di grave, tanto che il sangue si era coagulato quasi subito.
Holmes però, preoccupato, insistette per disinfettarlo e lasciai che facesse, trattenendomi quando premeva con troppa forza la zona dolorante.
«Comunque ho capito di chi è figlio Charles.»
«Cosa?! Come haAHI!»
«Scusi. Ad essere sincero è stato proprio il nostro visitatore di poco fa a suggerirmi la risposta.»
«Ma come è possibile? Non aveva nulla di particolare!»
«Come le ho già detto più volte lei vede ma non osserva. Eppure anche lei lo ha sentito parlare.»
«Poche parole e in una lingua straniera. Non vedo come ciò…»
«Mentre lo inseguivo mi ha apostrofato con il simpatico epiteto di angličtina parchant*», disse lasciando trapelare una nota gioiosa.
«Sarebbe…?»
«”Bastardo Inglese” in Boemo, amico mio. Non le suggerisce niente?»



*Mi son dovuta affidare a Google translate, quindi abbiate pietà! xD

Comunque ecco qui il quinto capitolo, direi piuttosto movimentato e rivelatore ma soprattutto meno "divertente" rispett agli altri! 
Nel caso ci fossero errori di sintassi o grammatica vi prego di segnalarli!! (Quanto mi sto trattenendo dal trasformarla in slash!)
Un bacio,
Beth
   
 
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