sesto
petalo -
Gli occhi enormi di Alice
Paciock lo
fissavano, sorprendentemente intensi ; Vince trattenne il respiro
davanti a quel minuzioso esame. Era seduto sul bordo della piccola
sedia, teso come una corda, le braccia incrociate al petto ...
Aveva passato l'esame con Augusta la
settimana prima, quando a tradimento quella donna dall'aspetto
formidabile e dal cipiglio severo era comparsa a Hogwarts e li aveva
beccati insieme nei pressi della serra. Era stato terribile, e allo
stesso tempo esaltante : Neville si era eretto a suo difensore,
fissando sua nonna con un' inedita determinazione. E adesso, il
fantasma di quello sguardo era su di lui. Tiger sentiva un velo di
sudore ricoprirgli la fronte ...
- Uh, ... salve, signora Paciock –
mormorò; un senso di pietà lo attanagliava,
rimirando il
volto magro e sciupato, le ciocche bianche e stoppose, di quella che
in passato doveva essere stata una signorina davvero bella e gioiosa.
Alice ovviamente non rispose. Stava lì, accanto al marito
dormiente,
immobile su quel letto candido, e si limitava a fissarlo con l'ombra
di un timido sorriso. Ma quel sorriso era rivolto a suo figlio
Neville, Vincent ne era più che certo ; si grattò
la nuca, a
disagio, e sospirò. Almeno aveva tentato. Si
voltò a guardare
sconsolato il ragazzo alle sue spalle, e notò che la vecchia
Augusta
scuoteva piano il capo, probabilmente delusa di qualcosa. Ma che si
aspettava ? Fece per alzarsi e raggiungerli, a occhi bassi.
Inaspettatamente, uno strattone al suo mantello da viaggiò
lo fermò,
tanto che Vincent si voltò di scatto, spaventato e
incredulo,
ritrovandosi davanti al naso una cartina dai vivaci colori. Una volta
che ebbe messo a fuoco, riconobbe un incarto di Gomme Bolle Bollenti.
Quando finalmente uscirono dal Reparto
Lungodegenti Per Lesioni Permanenti da Incantesimo, Neville gli
stringeva forte il braccio, come a sostenersi, e piangeva
silenziosamente, ma inspiegabilmente sorrideva. Anche gli occhi di
Augusta erano lucidi. Qualunque cosa fosse successa là
dentro,
doveva essere molto importante. Vincent dispiegò l'incarto
con cura
e lo ripose in tasca.
settimo petalo -
Neville
si era diretto allegramente
alla Stanza delle Necessità, convinto che niente potesse
andare
storto : tutti loro meritavano di festeggiare, senza più la
minaccia
di un processo a pendere sulle loro teste... Salutò Seamus e
Dean,
che giocavano rumorosamente a Sparaschiocco da un lato, ed erano
riusciti a coinvolgere anche Justin; poco più avanti
battè una mano
sulla spalla di Greg, che parlottava di chissà che cosa con
Luna,
Pansy e Herm : il serpeverde gli fece una smorfia, tanto familiare
per averla vista decine di volte sul volto di Ron, e alzò
gli occhi
al cielo, rassegnato a sorbirsi una lunga, lunga discussione,
sull'esistenza o meno di certe strane creature ...
Harry e Draco non erano ancora
arrivati, chissà per quale motivo ... - Oh, eccoti ! -
esclamò il
grifondoro, avendo trovanto Vince, finalmente. Era mezzo nascosto da
una grande e pesante tenda di velluto blu notte.
- Hey – rispose il serpeverde, con un
sorriso tentennante, mentre continuava a sondare preoccupato la sala
intera.
- Bella vero ? - disse Neville,
riferendosi alle decorazioni fastose sui tavolini e sulle pareti.
Niente di troppo pretenzioso a dire il vero, rispetto alle feste di
Natale o al famoso Ballo del Ceppo, ma un po' ci si avvicinava.
- Uh .. si -
- Qualcosa non va? -
- Uhm ... si ... cioè, no ! Cioè ...
Non credo che dovresti stare qui – balbettò il
ragazzo più grande
in risposta.
Neville gonfiò piano le guance, per
poi rilasciare il fiato in un soffio offeso. Non mi vuole qui?
Sbattè rapidamente
le palpebren preso alla sprovvista. Dopo tutto quello che avevano
passato, non si aspettava un rifiuto così netto. Si
girò di scatto,
un fastidioso groppo in gola, voleva correre via ...
Codardo ...
E
poi accadde.
Si sentì afferrare un polso, e subito una corrente
tiepida lo
avvolse; il momento dopo era completamente nudo, abbracciato al
serpeverde, e qualunque tentativo di staccarsi o di ricoprirsi veniva
magicamente vanificato.
- Ecco, lo sapevo
che sarebbe accaduto ! - borbottò Vince al suo orecchio;
attorno a
loro uno scroscio di mormorii e risatine. Nev chiuse gli occhi.
L'imbarazzo era enorme, schiacciante, ma mai quanto la sensazione
delle grandi mani dell'altro sulla sua pelle. Quelle mani,
che lo
avevano fermato, ora lo trattenevano.
ottavo petalo -
Il rumore fastidioso dei pettegolezzi e delle risate li avrebbe probabilmente seguiti per mesi, ma al momento era scemato fino a scomparire del tutto. Vince faceva scorrere le mani lungo quel corpo sodo, su e giù per la schiena ampia, sulle braccia, e poi risaliva di nuovo sul collo ...
Erano soli, non doveva vergognarsi più di nulla. Lo aveva desiderato per mesi, e ora che stava accadendo ... Per Salazar, non è che stava sognando, vero ? Un gemito, una sensazione bagnata sull'orecchio, era la lingua di Neville quella che scorreva lenta e bollente sul suo lobo ?
- Oh, santo Merlino ! - esclamò, spalancando gli occhi. No, non stava sognando. Decisamente. Sentì il grifondoro ridacchiare e decise di vendicarsi portando a sua volta le labbra sul suo collo.
Quella sera si scoprirono giocando, con le dita tracciarono mille nuove strade su di loro, si baciarono, si venerarono, si amarono. Col passare delle ore le luci si erano affievolite, i tavoli imbanditi erano scomparsi. La Stanza sapeva : non era di cibo, che avevano fame.