Capitolo II.
On the Hogwarts Express.
(Fernando Pessoa)
Londra, King’s Cross
1 settembre 2022, mattina.
Anche per la
maggior parte delle famiglie, poi, era così: lasciar partire i proprio figli
non era mai stata tra le cose che più si amava fare.
L’aria settembrina non era ancora arrivata del tutto e
il caldo estivo era tuttora presente, sebbene i telegiornami babbani avessero annunciato l’imminente arrivo di un
calo delle temperature – ma dopotutto si sa, i babbani, il meteo, lo dicono
tanto per. Finora il cielo era ancora limpido, rischiarato dal sole di inizio
settembre e non c’era neanche l’ombra di una piccola nube all’orizzonte. Un
leggero soffio di vento scompigliava i capelli dei passanti, ma niente di più.
La stazione di King’s Cross, quel primo settembre, era
più affollata del solito. Babbani con le loro ventiquattrore aspettavano,
seduti sulle banchine ai lati dei binari, l’arrivo del treno che li avrebbe
portati a lavoro, intenti a leggere uno dei loro tanti giornali. I maghi,
invece, camminavano spediti tra la folla, cercando di distinguersi tra gli
altri, occupati a raggiungere il loro
binario, così da far prendere l’Hogwarts Express ai giovani.
Con uno svolazzo del cappotto pregiato ed elegante,
Asteria Greengrass in Malfoy attraversò la barriera tra i binari 9 e 10,
ritrovandosi poi davanti al binario 9 e ¾ e ad un treno rosso fiammante.
Raggiunse suo figlio, che l’aspettava poco distante da
lei, e gli posò una mano sulla spalla.
« Fa’ il bravo, tesoro » si raccomandò, sapendo che
comunque la propria richiesta non sarebbe stata esaudita.
Scorpius annuì, con gli occhi che brillavano,
sorridendo. Sapevano entrambi che quello era come un ‘no’.
Asteria sospirò.
« Tranquilla, mamma! » esclamò poi lui, con un
sorriso ancora più amplio del precedente.
« SCORPIUS! »
Asteria sorrise mentre il figlio ghignava apertamente e
si girava verso il punto di provenienza della voce.
« Jeiespi1! » gridò allora Scorpius di
rimando, e James Sirius Potter si fermò davanti a lui, perplesso.
« Ma da dove è uscito? E poi è
un nome da femmina! »
« In realtà sarebbero le
iniziali del tuo nome… » gli fece notare il biondo.
« Si vede
che sei un Grifondoro senza cervello ».
« Allora io vado, Scorpius » annunciò la donna, scuotendo
la testa, divertita. « Ci vediamo a Natale. Ciao,
James ».
« Ciao, mamma! »
« Arrivederci, signora
Malfoy! ». Quando la donna sparì, passando dall’altra parte del
binario, James aggiunse: « Ah, e comunque sei un
coglione. Il Cappello Parlante deve essersi sbagliato quando ti ha smistato a
Corvonero, tu sei proprio deficiente ».
Scorpius scoppiò a ridere e si portò una mano al petto,
fingendosi oltraggiato, e disse tra le risate: « Ah! Così mi offendi,
Jeiespi! »
« Tzé » sbuffò James, per poi
abbracciarlo in un modo spaventosamente simile a quello della sorella. « Dov’eri finito, demente?
Erano tre giorni che non ti sentivo! »
« Sembri una chioccia, James,
dico davvero. Mi fai paura. Sono così bello che anche tu, il grande James Potter, sei definitivamente
capitolato? » chiese con una faccia di bronzo per cui James l’avrebbe
stimato, se non fosse stato che in quel momento lo stava insultando fingendosi
innocente.
« Mi sei mancato, caro,
vecchio bastardo ».
« Guarda che sei tu il più
vecchio, Potter » gli ricordò il biondo, guardandolo come se stesse spiegando
ad un bambino qualcosa di estremamente complicato.
« Merlino, quando ti ci metti
sei peggio di mio zio Percy! » rise James, passandosi una
mano tra i capelli scuri.
Era strana l’amicizia tra James Potter e Scorpius
Malfoy. Non facevano che prendersi in giro a vicenda, cercavano per l’altro
nomi sempre più imbarazzanti, si azzuffavano spesso, ma alla fine, se eri
attento nei rapporti interpersonali, potevi renderti facilmente conto che erano
una delle coppie d’amici più affiatate di tutte. E veder Scorpius che di tanto
in tanto provava a far studiare James – o quest’ultimo che provava a fargli
tifare per i Chudley – era una cosa del tutto normale, faceva parte della
quotidianità.
Ovviamente nessuno era riuscito del tutto nella propria
impresa – a parte James, che continuava a sentire l’amico che insultava i
Cannoni –: James restava convinto della sua tesi « Meglio divertirsi », ma in realtà non era
quasi mai impreparato; Scorpius, dal canto suo, era ancora del parere che « I Cannoni di Chudley sono
degli inetti » – o usava altre parole da Corvonero per cui James,
regolarmente, lo sfotteva.
A dire il vero, forse all’inizio era risultato strano un
Malfoy a Corvonero, ma sarebbe stato ancora più assurdo un Malfoy a Tassorosso.
Scorpius infatti sembrava il primo Malfoy a Corvonero da quasi cento anni, ma
con una madre con un cervello come Asteria sarebbe stato difficile che il
figlio non amasse i libri. In certi casi, la genetica fa miracoli – o brutti
scherzi, come diceva James.
Scorpius si finse offeso e iniziò a camminare, tirandosi
dietro il pesante baule. L’altro lo affiancò e affondò le mani nelle tasche,
fischiettando un po’ a caso; si guardò attorno, cercando con lo sguardo più
parenti ed amici che potesse trovare.
Individuò sua sorella vicino alla porta del treno,
intenta a chiacchierare con Hugo ed una ragazza dai capelli scuri.
A ben pensarci, sua sorella poteva far paura. Non per
l’aspetto, no, ma per la facilità con cui passava alle mani, dimenticandosi
anche di avere una bacchetta. James, poi, odiava farla arrabbiare, e non solo
perché era la sua sorellina: il primogenito della famiglia Potter aveva capito
che, se la faceva infuriare, l’unico che ci rimetteva era lui. Ma l’adorava
anche per questo. Dopotutto, come non adorare la propria sorellina?
Spostò lo sguardo su Hugo. Quest’ultimo aveva dei
capelli lisci e leggermente lunghi e rossi che gli ricadevano in ciocche
disordinate sul viso lentigginoso; il naso era un po’ lungo, ma non troppo. Era
molto alto, nonostante avesse solo quattordici anni.
La terza del gruppetto, però, James non riusciva a
vederla. Sapeva solo che aveva i capelli castani lunghi fino alle scapole.
Scorpius, accanto a lui, sbuffò sonoramente,
ri-attirando la sua attenzione.
« Che succede? » chiese James, scombussolato.
« Niente » rispose Scorpius con
un’alzata di spalle.
James roteò gli occhi: odiava quando Scorpius si
comportava in quel modo. Diventava scostante – più di quanto non fosse già – e
si chiudeva in un mutismo fastidioso. Succedeva nei momenti di nervosismo o
quando iniziava a pensare ai fatti suoi, quasi senza rendersene conto.
« Su, parla ».
« Che devo dire? » sbuffò. « Fa caldo, tutto qui ».
« Vabbe’, lasciamo perdere… »
Scorpius sembrò gradire la concessione, perché distese
leggermente le labbra in un sorriso più calmo e sghembo. Ma come minimo era un
sorriso, e già questo valeva qualcosa. Perché Scorpius che non sorrideva era…
strano. Chiariamoci, non sorrideva sempre, ma la maggior parte del tempo sì, e
vederlo apatico era una cosa insopportabile.
« Come hai trascorso gli ultimi
giorni estivi in Francia? » domandò allora James,
tanto per cambiare discorso.
Nell’ultima lettera che Vega, il famiglio – femmina – di
Scorpius, gli aveva recapitato, infatti, l’amico lo aveva informato del fatto
che avrebbe trascorso gli ultimi cinque giorni di vacanza in Francia, dai suoi
nonni materni. Nonostante le famiglie, poi, abitassero così distanti,
riuscivano a vedersi spesso, e non erano poche le volte in cui Scorpius doveva
partire per la Bretagna. E, quando ciò accadeva, il giovane Malfoy veniva
praticamente risucchiato dai ricevimenti organizzati dai parenti, non riuscendo
quasi mai a tenersi in contatto con il migliore amico – anche perché,
effettivamente, ai suoi nonni James non piaceva.
« Mah. Il solito » rispose Scorpius, alzando
poi gli occhi verso l’orologio del binario che segnava le dieci e
quarantacinque. Tornò a guardare l’amico e continuò: « Nonna ha chiesto a mamma se
tornavamo da loro anche per le vacanze di Natale, ma lei ha detto subito che
quest’anno vuole che la Vigilia si tenga da noi. Con annessi e connessi » sospirò.
« Capito. Quindi quest’anno
potrò mandarti un pacco di Caccabombe. Fico » sghignazzò James,
beccandosi poi una gomitata bene assestata da parte dell’altro. « Sai, a volte mi chiedo se
tu e mia sorella non siate in realtà parenti ».
« Sai, a volte mi chiedo se
tu e uno scimpanzé non siate in realtà parenti » lo scimmiottò,
sogghignando apertamente. Poi sbuffò ancora e James capì che doveva per forza esserci qualcosa che non
andava; si girò verso l’amico per chiedergli spiegazioni, ma quello si era già
incamminato verso il treno rosso. Fece per seguirlo quando…
« James! »
« Rosie, che sorpresa! » esclamò lui, sorridendo
raggiante.
Svelato l’arcano.
« Sorpresa? » la ragazza corrugò la
fronte, perplessa. « Hai preso una botta in testa? Anche io frequento
Hogwarts. Da ormai sei anni, poi ».
« No! Cioè… io… » farfugliò, preso in
contropiede. « Intendevo dire… Oh. Vabbe’, hai capito ».
Rose scoppiò a ridere e James si trattenne appena dal
sospirare di sollievo. « Ho capito, ho capito » rispose tra le risate,
riscuotendosi poco dopo. « Ehi, il tuo amico è
finalmente morto stecchito prima di poter prendere il treno? »
James si portò una mano al viso per opprimere una risata
che minacciava di sfuggirgli dalle labbra e scosse la testa: sinceramente, se
c’era una cosa che adorava erano i battibecchi tra sua cugina ed il suo
migliore amico, erano uno spasso. Ancora non riusciva a capire come Scorpius
potesse aver avuto una cotta per Rose durante il suo primo anno – cotta che poi
era perdurata fino a San Valentino del secondo, quando la ragazza gli era
scoppiata a ridere in faccia dopo la sua ‘dichiarazione’, beccandosi un
(memorabile) « Stavo scherzando. Ma chi ti si filerebbe, poi » gelido e finto da parte di
Scorpius.
« No, mi dispiace deluderti,
ma no. E’ appena salito sul treno, l’hai mancato di poco. Però guarda, se vuoi
te lo posso chiamare, tanto è ancora qui vicino! »
Rose strette le labbra in una smorfia stizzita e
ribatté, infastidita: « Passo ».
« Guarda che non è un
disturbo, eh. Anzi! » continuò James, sogghignando e facendola sbuffare.
« Ho detto che passo » sibilò Rose, che poi si sforzò
di sorride educatamente. « E non lo dicevo per non
disturbarti, ma perché vederlo sarebbe come una pugnalata per i miei poveri
occhi ed un fastidio poco trascurabile ».
« Ehi. Calma » James la prese per le
spalle e scoppiò a ridere, finendo con il contagiarla a sua volta.
« Sono calma ».
« Sì. Come un Bolide fellone » ribatté lui, ridendo. « Senti, controllami Albus:
non mi fido a lasciarlo solo con tutte quelle Serpi… »
« Primo: anche lui è un
Serpeverde. Secondo: senti chi parla, che sei il primo a frequentare una Serpe
mancata! »
« Sì, sì, okay, hai ragione
tu » annuì
solennemente il ragazzo, prima di girarsi e correre via: « Ci si vede ad Hogwarts! »
« Bastardo… » sbuffò allora la ragazza,
che successivamente si raddrizzò per cercare il cugino nello sciame di persone
ai lati del treno rosso e già pronto a partire fumando. I minuti passarono e
dopo un po’, finalmente, Rose riuscì ad individuare Albus: era accanto ad una
delle porte del treno, fermo, e parlava fitto con Skandar Nott e Noah Zabini.
Albus Severus Potter, che da piccolo era sempre parso la
fotocopia del famoso padre, adesso era cresciuto. Certo, i capelli erano sempre
neri e costantemente spettinati, gli occhi verde chiaro vispi che difficilmente
lo aiutavano quando provava a mentire, ma c’era qualcosa in lui – nei suoi
lineamenti, nel suo modo di comportarsi e di essere Albus – da cui si capiva
facilmente che sì, il secondogenito della famiglia Potter era maturato durante
l’ultima estate.
Rose inspirò e socchiuse gli occhi, poi riaprì questi
ultimi e s’incamminò verso di loro con aria annoiata. Non le stavano
antipatici, più che altro le erano indifferenti, ma c’era comunque da dire che
preferiva mille volte la compagnia di Roxanne o di Meredith ed Annie.
« Albus » lo chiamò da dietro, le
mani sui fianchi ed il principio di un sorriso – tanto dopo la ronda li avrebbe
mollati su due piedi, già lo sapeva.
Il ragazzo quasi sobbalzò. Poi si girò rapidamente e le
sorrise, raggiante. Anche gli altri due la salutarono: Skandar alzò una mano in
cenno di saluto, mentre Noah si limitò ad un movimento del capo.
« Rosie! » sorrise. « Vuoi unirti a noi? Stavamo
giusto salendo ».
« Ah. Ehm. Ecco… io…
veramente… » iniziò, imbarazzata, mentre si sentiva arrossire in zona
orecchie e sulle guance.
Skandar ghignò: « Guarda che non mordiamo ».
Noah annuì, silenzioso, abbozzando un sorrisetto
sardonico.
Erano entrambi dei bei ragazzi, ad onor del vero; non i
migliori che Hogwarts potesse offrire, ovviamente, ma non erano neanche da
buttare. Skandar aveva dei capelli castani e degli occhi scuri, le sopracciglia
non troppo sottili che gli davano un’aria giocosa e sarcastica, mentre Noah
aveva la pelle di un denso color caramello, gli occhi neri e i capelli scuri.
« Vabbe’ » rispose alla fine. « Però voglio il posto
accanto al finestrino ».
« Pensavo di propormi per giocare
a Quidditch, quest’anno » disse ad un certo punto
Skandar, richiamando l’attenzione della ragazza dai capelli rossi.
« Mmmh? » s’interessò finalmente
Rose, intrigata dalla piega che stava prendendo il discorso.
« Già. Ho sempre voluto
provarci, ma tutti i posti da Cacciatore erano occupati… Però l’anno scorso due
di loro hanno concluso gli studi, quindi ho buone possibilità. E nemmeno tu
riuscirai a fare più punti di me, Weasley » concluse il Serpeverde,
con un sorriso sghembo sulle labbra.
« Sì, credici ».
« State legando, visto? » se ne uscì ad un certo
punto Albus, tutto contento.
« Ho sempre detto che avevi
qualche problema mentale » commentò Rose, parlando
lentamente, scherzosa. « Dovresti passare al San
Mungo per una visita, magari è grave ».
Al roteò gli occhi e sbuffò appena: “Sei sempre la
solita.”, prima di voltarsi a guardare il finestrino.
« Sei riuscita a zittirlo! » esclamò Skandar, sorpreso.
« Noi non ci
riusciamo mai, a parte quando gli girano! »
« Voi non avete anni di
pratica addietro » disse Rose, seria e fintamente melodrammatica.
« Avete finito di parlare di
me come se non fossi qui? »
« Chi ha parlato? »
« Non lo so, forse il treno è
infestato dai fantasmi ».
Al finse una risata, un po’ infastidito, mentre Rose
scoppiò a ridere e gettò la testa all’indietro, sbattendo così la testa al
portaoggetti del finestrino.
« Ahia… »
« Ben ti sta » commentò Albus,
sogghignando apertamente. Rose, allora, si allungò sul proprio sedile e gli
diede un calcio sulla gamba, facendolo sussultare e sottrarre qualsivoglia arto
dalla mira assassina della cugina. « Ehi! »
Il rumore della porta scorrevole dello scompartimento li
fece girare verso di essa, dove una ragazza dai capelli biondi teneva la mano
chiusa attorno alla maniglia.
« Fawcett? » chiese Al, riconoscendo
nella nuova arrivata l’amica di Lily che abitava ad Ottery St. Catchpole2,
poco lontano da casa loro.
« Stebbins. Fawcett è il
cognome di mia madre » sorrise la quattordicenne. « Voi siete dei prefetti, no? »
Aveva una voce decisa – ma tuttavia anche un po’ lieve –,
e Rose era del tutto certa che si chiamasse Margaret.
« Sì, io e Albus » rispose la Weasley, sorridendole.
« Perché? »
« Oh, meno male! » esclamò allora Margaret,
soddisfatta. « Nel vagone accanto al nostro ci sono dei ragazzi che si
stanno azzuffando e volevo sapere se qualcuno potesse farli smettere. Sapete,
non è il massimo non riuscire a parlare perché fuori dello scompartimento ci
sono dei ragazzi che fanno a botte e dentro un’amica che cerca in tutti i modi
di immischiarsi… »
Albus inarcò le sopracciglia, sperando che non si
trattasse di sua sorella, ma in fondo c’era poco da sperare, visto il carattere
di Lily e la sua indole a menare.
« Stebbins? » Si intromise Skandar,
guardando la ragazza come a studiarla: aveva dei capelli biondi che le
superavano le spalle e degli occhi dal tratto dolce, castani anch’essi; il suo
portamento gli ricordò molto lentamente quello della nonna di Scorpius, suo
cugino – effettivamente, neanche il cognome gli era sconosciuto.
« Stebbins ».
« Ma che sei imparentata con
i Black? »
« Che ti importa? » replicò allora Margaret,
perplessa.
« Niente » sogghignò Skandar,
lasciando che il discorso finisse a quel modo, sebbene pensasse che sarebbe
stato interessante vederla illividire – ovviamente, doveva per forza illividire, secondo lui, visto che era una
Grifondoro.
« Vabbe’. Grazie per avercelo
detto, Margaret » disse Rose, annuendo. « Adesso arriviamo ».
*
Confine tra Scozia ed
Inghilterra.
1 settembre 2022, primo
pomeriggio.
Il treno, quell’anno, era pieno di ragazzini che
cercavano di riuscire nei primi incantesimi, perlopiù senza risultati. Era
divertente vederli, per un ragazzo del settimo anno: un po’ perché ricordava il
suo primissimo giorno, quando anche lui faceva parte dei ragazzini terrorizzati
– ma questo, ovviamente, non l’avrebbe mai ammesso – dall’imminente
smistamento; un po’ perché era visibile quanto avesse imparato in sette anni di
studio, e anche i ragazzini sarebbero diventati, tempo sette anni pure loro,
come lui e gli altri del settimo.
Sembrava ieri il giorno in cui il Cappello Parlante gli
aveva coperto anche le orecchie e lo aveva smistato in Grifondoro, il primo
scherzo, la prima punizione, la prima T, il primo tutto. Capiva quel che voleva dire suo padre quando, durante
l’infanzia di James, parlava di Hogwarts definendola “Casa”. Effettivamente,
era l’unica cosa che riuscisse a rendere davvero quel che tutti provavano per
quel castello che, per sette anni, li tenne al sicuro tra le sue mura.
Mentre apriva con la magia la porta dell’ennesimo
scompartimento – si divertiva troppo a vedere le espressioni stupefatte ed
ammirate dei primini, lo facevano sentire troppo… importante –, sentì la voce
di Scorpius chiamarlo da poco più avanti: « James, qui! »
Si scusò con le persone all’interno dello scompartimento
aperto e ripose la bacchetta in tasca, avvicinandosi alla porta da cui era
uscito e rientrato Scorpius. Entrò e si gettò sul primo sedile trovato, mentre
la ragazza seduta accanto all’amico sorrideva ed arricciava il naso.
« Ciao, James » lo salutò, divertita.
« Ehi, Lynda! » ricambiò lui, sorridendo
tutto denti.
Lynda Wespurt era la migliore amica di Scorpius: capelli
castani ed occhi sul verde-marrone, sveglia e Corvonero come Malfoy; corporatura
media, magra e carattere un tantino
pungente. Assieme a lui, era una delle poche persone con cui Scorpius passava
il tempo: a cena stavano sempre assieme, seduti o l’uno accanto all’altra, o di
fronte, studiavano insieme e spesso cercavano di immettere nello step in
biblioteca anche James – che ovviamente si rifiutava ogni volta.
« Che mi sono perso? » domandò James, sistemando
la borsa sul sedile vuoto accanto a sé.
« Niente di che, a parte
Lynda che ha spaventato due primini lanciandogli un’occhiataccia degna di nota
solo perché lei stava leggendo e loro l’avevano disturbata » snocciolò Scorpius,
fingendosi annoiato, schivando all’ultimo la gomitata della ragazza.
« Solo, dice lui. Lui, che
l’anno scorso ha minacciato uno del secondo di appendergli le mutande in Sala
Grande se non la piantava di chiedergli perché non si trovasse a Serpeverde » Rimbrottò Lynda, mentre
Scorpius s’incupiva per poi tornare a sorridere.
James scoppiò a ridere, mentre gli altri due
continuavano a battibeccare. Come due idioti
– aggiunse mentalmente.
« Comunque » li interruppe dopo un po’,
mentre Lynda faceva per dare una librata in testa a Scorpius. « Avete visto Dominique, per
caso? »
« Lo sai, è Caposcuola quest’anno.
L’ho incontrata prima, nel vagone dei Prefetti. Doveva sistemare alcune cose » disse Lynda. « Mi ha detto che ci raggiunge
subito dopo pranzo ».
« Mmh » annuì allora James,
tirando fuori dallo zaino una rivista babbana e lanciando poi un’occhiata alla
porta dello scompartimento, sentendosi osservato. « Ehi, Lynda, hai fatto
colpo? » ridacchiò, facendola sobbalzare.
La ragazza puntò lo sguardo sul viso del bambino fuori
dalla porta e si alzò rapidamente, rispondendo a James: « Guarda che è mio fratello », tra le risate. Aprì la
porta ed uscì.
James aspettò che nello scompartimento calasse il
silenzio prima di spezzarlo con una delle sue solite frasi: « Comunque quest’anno non
vincerete la Coppa delle Case ».
Scorpius inarcò un sopracciglio e spostò lo sguardo su
di lui, ghignando appena. « Scusa? »
« La Coppa » ripeté allora Potter. « L’avete vinta già l’anno
scorso, non potete vincerla ancora ».
« Mh. E chi è che ha fatto
perdere a Grifondoro cinquanta punti proprio l’ultimo giorno? »
« No, dai, quella volta è stato Logan! » si difese James, ma il
sorriso che aveva sulle labbra sembrava urlare non datemi ascolto, sto mentendo. « Cioè, provare ad
arrampicarsi sui rami del Platano Picchiatore? Non lo farei mai di mia spontanea
volontà! »
« James… »
« Okay, forse sì… Ma non è
questo il punto! »
« E allora qual è? »
« … Non lo so » esalò infine, sconfortato
ma sempre sorridente, allungandosi sul sedile. « Comunque, come va con
Lynda? »
Le sopracciglia bionde del sedicenne scattarono, se
possibile, ancora più in alto, prima che il proprietario scoppiasse in una risata
allegra e riecheggiante. James sogghignò appena, mentre si passava una mano tra
i capelli scuri in un gesto ormai consueto derivato dall’aver visto, da
piccolo, suo padre farlo continuamente.
« Ancora? » domandò Scorpius, premendosi
le dita sullo stomaco per le risate.
« Eh, già. L’anno scorso più
di mezza scuola lo pensava sul serio ».
« Pensava cosa? ». Lynda era rientrata nello
scompartimento, la divisa un po’ stropicciata e un sorriso sulle labbra, e ora
li guardava con aria interrogativa.
« Che tu e Scorpius stavate
assieme » la informò James. « Non so se hai notato il
‘fermento’ dell’anno scorso, dopo il tuo presunto bacio con Richardson ».
Scorpius riprese a ridere tranquillamente, incurvandosi
e poggiando poi la testa sulle proprie ginocchia, mentre Lynda sgranava gli
occhi prima di imitare l’amico e rimettersi a sedere sul sedile che aveva
lasciato poco prima.
L’idea che qualcuno pensasse ci fosse qualcosa tra lei e
Scorpius non la turbava minimamente: non era così, erano migliori amici e
basta, lei lo sapeva e tanto bastava. Non era mai stata una di quelle ragazze
che tendono al compiere azioni solo per compiacere o non deludere gli altri, e
sperava ardentemente di non diventarlo mai. E se la gente pensava che loro due
stessero assieme, buon per loro, avrebbero avuto qualcosa di falso di cui
parlare, e lei se ne sarebbe stata comunque buona a viversi la propria vita in
santa pace.
« A me sono sempre sembrati
più due fratelli, comunque » s’intromise una seconda
voce femminile, accompagnata dal rumore della porta dello scompartimento che si
chiudeva e dal sorriso tipico di Dominique.
« Raggio di sole! » esclamò James, allargando
le braccia come se potesse abbracciarla anche da seduto.
« Ciao » ricambiò Dominique,
sorridendogli mentre si sistemava i capelli biondi e lunghi fino alle spalle
dietro le orecchie e si sedeva accanto a lui. Aveva già indosso la divisa, lo
stemma e la cravatta di Tassorosso in bella vista; la spilla da Caposcuola,
invece, era appuntata al petto, proprio accanto al simbolo della sua Casa di
appartenenza. Quel giorno, poi, aveva probabilmente messo le lenti a contatto –
degli strani cosi babbani molto ingegnosi, grazia ai quali Dominique poteva
anche evitare di mettersi tutti i giorni gli occhiali.
« Hai già finito con quei moduli?” Chiese Lynda, che non si
aspettava l’arrivo della Weasley prima di almeno un’altra quarantina di minuti.
« Sei un razzo! »
« Mmh-mh » annuisce Dominique, con una
scrollata di spalle. « Devo solo fare un piccolo
turno di ronda dopo, questo pomeriggio, con Corner, che è il Caposcuola di
Corvonero. Fino ad allora, tocca ai vari Prefetti ».
« Molto efficiente » commentò Scorpius, annuendo
distrattamente, con un sorriso gentile.
« Spero tu non stia parlando
di me » rise la bionda, scuotendo la testa e mettendo le mani in
avanti. « È praticamente tutta opera di Corner, l’organizzazione. Praticamente
ha fatto tutto lui ».
« Ovviamente » convenne allora Lynda. « Noi Corvonero siamo sempre
stati i più organizzati, dopotutto ».
« Sì. E il qui presente Scorpius
ne è proprio la prova » ribatté James, con un
sorrisetto da schiaffi.
***
Lowlands, Scozia.
Quasi il tramonto.
Dopo l’aver quasi preso parte ad una piccola rissa in
cui non c’entrava niente ed aver letto l’articolo di una rivista di Quidditch
secondo la quale il Puddlemore United stava recuperando credito in campionato,
si era allungata sul proprio sedile ed aveva puntato lo sguardo in un punto
sempre diverso al di là del vetro spesso. Fu il rumore della porta dello scompartimento
che si apriva e si richiudeva poco dopo a riscuoterla dal tepore in cui si era
immersa, mentre suo cugino giocherellava con uno strano aggeggio dall’aria
curiosa.
« Cibo! » esclamò Hugo. « Siete degli angeli! »
Margeret ridacchiò, sedendosi accanto a Lily e davanti a
Luke Cohen, che l’aveva accompagnata a prendere dei dolci dalla signora del
carrello. Meg alzò e stese le gambe, posando i piedi sul sedile che aveva di
fronte e così spostando lo zaino di Luke, che sbuffò e roteò gli occhi verde scuro.
« Cos’avete preso? » spiò invece Lily,
sporgendosi verso l’amica per vedere cos’avevano comperato.
« Mah. Quattro Cioccorane, un
pacchetto di Gelatine Tutti I Gusti+1, e qualche gomma bollente » elencò Margaret,
picchiettandosi un dito sulla gamba con aria pensosa.
« Mi passi una Cioccorana? » chiese Hugo, e l’amica
gliela lanciò. Lui l’afferrò al volo ed iniziò a scartarla. « Grazie ».
« Ma figurati » sorrise, passandone una
anche a Luke. « Che ci siamo persi? »
« Niente di che» rispose Lily, sorridendo. « A parte Hugo che giocava
con un’assurda cosa rossa dalla dubbia provenienza ».
« Vedrete » disse semplicemente Hugo,
ficcandosi una mano nella tasca della felpa che aveva indosso. Quando la tirò
fuori, nel palmo v’era una sfera rossa delle dimensioni di un Boccino d’oro. « Questo è solo un prototipo,
da quel che so, ma è una cosa fantastica » iniziò, mentre gli altri tre
si passavano di mano in mano l’oggetto. « Praticamente, tu le fai una
domanda e lei ti risponde. Per ora non è in grado di rispondere a tutte le
domande, ma zio George ci sta lavorando3. Ha detto che l’ha data a
me perché Fred e Roxanne hanno già qualcos’altro, ma secondo me battere ‘sta
roba è impossibile. Lo zio sembrava veramente affezionato a questa cosa, poi.
Chissà perché… »
« Sappiamo com’è lo zio:
adora qualunque cosa inventata assieme a zio Fred… » mormorò appena Lily,
stringendosi impercettibilmente nelle spalle esili.
Calò un silenzio quasi innaturale, dopo le parole di
Lily, e fu Margaret a spezzarlo dopo un po’, chiedendo ad Hugo: « Posso provare? » e lui annuì. « Succederanno cose
interessanti quest’anno? »
Una voce simile a quella di zio George – solo che più
allegra e forse anche più profonda – rispose: « Sì ».
« Scusa, Hug » s’intromise Luke,
perplesso. « Ma come facciamo a sapere se dice davvero la verità? »
« Ci toccherà aspettare, non
credi? » rispose lui, mettendosi in bocca una Gelatina e iniziando a
sputacchiarla subito dopo: « Vomito… Certo che ho
proprio sfiga ».
Be’, ora sappiamo qualcosa in più, no? Iniziano ad
emergere dettagli e i rapporti di cui ‘parlo’ nell’introduzione e che sì,
avranno un ruolo piuttosto importante in questa partita.
Ovviamente non sono tutti qui, i personaggi, anzi, ce ne
sono ancora tanti altri da scoprire, ma per ora ci fermiamo qui. Dal prossimo
capitolo allargheremo ancora la nostra cerchia. :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere! ^^
Al prossimo capitolo, con il banchetto di inizio anno!
1 – Jeiespi: JSP. Immane
cazzata, me ne rendo conto, ma ci stava troppo ;P.
2 – Wikipedia mi dice che ad
Ottery St. Catchpole e dintorni, oltre ai Weasley e ai Lovegood, abitano anche
i Fawcett. E visto che nel quarto libro, durante il Ballo del Ceppo, Piton
interrompe, appunto, Fawcett e Stebbins, ho pensato di farli sopravvivere e
farli avere due figli, tra cui Margaret, amica di Lily da quando Albus era
partito per Hogwarts (assieme al fratello di Margaret, che però è più grande di
tutti loro).
3 – Non so se George ha
continuato ad inventare scherzi, dopo la morte di Fred, ma ho voluto pensare
che avesse prodotto quelli ideati con il gemello. Comunque non pensate che la
sferetta sia messa a caso, eh :P.
Ora, vi lascio con le immagini di come immagino io i
nostri personaggi (quelli che sono comparsi finora, ovviamente).
Albus - seriamente: non potrebbe esserci Albus migliore. Logan Lerman regna sovrano.
James:
immaginatevelo con gli occhi castani e i capelli un po' più lunghi e
disordinati. Ecco che Aaron Johnson diventa il James Sirius pertetto
(per me).
Lily, per me, è Georgie Henley: con un bel sorriso, i capelli rosso scuro scuro, gli occhi castani e l'aria un po' sbarazzina.
Dominique:
io amo Freya Mavor. Giuro, io me la sposerei. Ha un sorriso
meraviglioso e io l'amo così tant-- okay, tornando a Dominique: è
perfetta, punto.
Scorpius: Toby Hemingway. What's the question?
Rose io la vedo come Karen Gillan, quella di Dottor Who.
Skandar è Skandar Keynes: e chi altri?
Lynda: Lucy Hale!
Margaret è Hannah Murray, la Cassie delle prime due stagioni di Skins: meravigliosa l'attrice, il personaggio e la serie.
A presto,
A.