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Autore: Eralery    20/03/2012    10 recensioni
Un Torneo Tremaghi che, alla fine, nasconde molto di più; ragazzi che non sanno cosa siano le guerre – se non per i racconti dei propri genitori –, che d’altra parte sembrano sempre lontane miglia e miglia; legami labili e sottili come i fili con cui le nonne cuciono le coperte per i propri nipotini.
Perché c’è sempre di più di quel che si pensa – non è tutto un gioco, per quanto possa sembrarlo non lo è mai. E sono le nostre scelte che parlano per noi, che parlano di noi, che rivelano al mondo chi siamo in realtà.
“Niente inganna più che la vista.”
Quanto può essere difficile vedere con qualcosa che non siano gli occhi? E quanto può essere facile cadere in fallo quando vi si riesce?
Incompiuta
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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on the traing


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Capitolo II.
On the Hogwarts Express.

 I viaggi sono i viaggiatori.
(Fernando Pessoa)

Londra, King’s Cross
1 settembre 2022, mattina.


Per i ragazzi pareva ieri il giorno del ritorno a casa dopo mesi tra le mura di pietra di Hogwarts, accompagnati dai bauli, dalle gabbie e dalle promesse del genere “Ti scrivo appena torno a casa!”. Praticamente nessuno aveva una gran voglia di ritornare a studiare nozioni e concetti ogni giorno.
 Anche per la maggior parte delle famiglie, poi, era così: lasciar partire i proprio figli non era mai stata tra le cose che più si amava fare.
L’aria settembrina non era ancora arrivata del tutto e il caldo estivo era tuttora presente, sebbene i telegiornami babbani avessero annunciato l’imminente arrivo di un calo delle temperature – ma dopotutto si sa, i babbani, il meteo, lo dicono tanto per. Finora il cielo era ancora limpido, rischiarato dal sole di inizio settembre e non c’era neanche l’ombra di una piccola nube all’orizzonte. Un leggero soffio di vento scompigliava i capelli dei passanti, ma niente di più.
La stazione di King’s Cross, quel primo settembre, era più affollata del solito. Babbani con le loro ventiquattrore aspettavano, seduti sulle banchine ai lati dei binari, l’arrivo del treno che li avrebbe portati a lavoro, intenti a leggere uno dei loro tanti giornali. I maghi, invece, camminavano spediti tra la folla, cercando di distinguersi tra gli altri, occupati a raggiungere il loro binario, così da far prendere l’Hogwarts Express ai giovani.
Con uno svolazzo del cappotto pregiato ed elegante, Asteria Greengrass in Malfoy attraversò la barriera tra i binari 9 e 10, ritrovandosi poi davanti al binario 9 e ¾ e ad un treno rosso fiammante.
Raggiunse suo figlio, che l’aspettava poco distante da lei, e gli posò una mano sulla spalla.

« Fa’ il bravo, tesoro » si raccomandò, sapendo che comunque la propria richiesta non sarebbe stata esaudita.
Scorpius annuì, con gli occhi che brillavano, sorridendo. Sapevano entrambi che quello era come un ‘no’.
Asteria sospirò.

« Tranquilla, mamma! » esclamò poi lui, con un sorriso ancora più amplio del precedente.
« SCORPIUS! »
Asteria sorrise mentre il figlio ghignava apertamente e si girava verso il punto di provenienza della voce.

« Jeiespi1! » gridò allora Scorpius di rimando, e James Sirius Potter si fermò davanti a lui, perplesso.
« Ma da dove è uscito? E poi è un nome da femmina! »
« In realtà sarebbero le iniziali del tuo nome… » gli fece notare il biondo. « Si vede che sei un Grifondoro senza cervello ».
« Allora io vado, Scorpius » annunciò la donna, scuotendo la testa, divertita. « Ci vediamo a Natale. Ciao, James ».
« Ciao, mamma! »
« Arrivederci, signora Malfoy! ». Quando la donna sparì, passando dall’altra parte del binario, James aggiunse: « Ah, e comunque sei un coglione. Il Cappello Parlante deve essersi sbagliato quando ti ha smistato a Corvonero, tu sei proprio deficiente ».
Scorpius scoppiò a ridere e si portò una mano al petto, fingendosi oltraggiato, e disse tra le risate: « Ah! Così mi offendi, Jeiespi! »
« Tzé » sbuffò James, per poi abbracciarlo in un modo spaventosamente simile a quello della sorella. « Dov’eri finito, demente? Erano tre giorni che non ti sentivo! »
« Sembri una chioccia, James, dico davvero. Mi fai paura. Sono così bello che anche tu, il grande James Potter, sei definitivamente capitolato? » chiese con una faccia di bronzo per cui James l’avrebbe stimato, se non fosse stato che in quel momento lo stava insultando fingendosi innocente.
« Mi sei mancato, caro, vecchio bastardo ».
« Guarda che sei tu il più vecchio, Potter » gli ricordò il biondo, guardandolo come se stesse spiegando ad un bambino qualcosa di estremamente complicato.
« Merlino, quando ti ci metti sei peggio di mio zio Percy! » rise James, passandosi una mano tra i capelli scuri.
Era strana l’amicizia tra James Potter e Scorpius Malfoy. Non facevano che prendersi in giro a vicenda, cercavano per l’altro nomi sempre più imbarazzanti, si azzuffavano spesso, ma alla fine, se eri attento nei rapporti interpersonali, potevi renderti facilmente conto che erano una delle coppie d’amici più affiatate di tutte. E veder Scorpius che di tanto in tanto provava a far studiare James – o quest’ultimo che provava a fargli tifare per i Chudley – era una cosa del tutto normale, faceva parte della quotidianità.
Ovviamente nessuno era riuscito del tutto nella propria impresa – a parte James, che continuava a sentire l’amico che insultava i Cannoni –: James restava convinto della sua tesi
« Meglio divertirsi », ma in realtà non era quasi mai impreparato; Scorpius, dal canto suo, era ancora del parere che « I Cannoni di Chudley sono degli inetti » – o usava altre parole da Corvonero per cui James, regolarmente, lo sfotteva.
A dire il vero, forse all’inizio era risultato strano un Malfoy a Corvonero, ma sarebbe stato ancora più assurdo un Malfoy a Tassorosso. Scorpius infatti sembrava il primo Malfoy a Corvonero da quasi cento anni, ma con una madre con un cervello come Asteria sarebbe stato difficile che il figlio non amasse i libri. In certi casi, la genetica fa miracoli – o brutti scherzi, come diceva James.
Scorpius si finse offeso e iniziò a camminare, tirandosi dietro il pesante baule. L’altro lo affiancò e affondò le mani nelle tasche, fischiettando un po’ a caso; si guardò attorno, cercando con lo sguardo più parenti ed amici che potesse trovare.
Individuò sua sorella vicino alla porta del treno, intenta a chiacchierare con Hugo ed una ragazza dai capelli scuri.
A ben pensarci, sua sorella poteva far paura. Non per l’aspetto, no, ma per la facilità con cui passava alle mani, dimenticandosi anche di avere una bacchetta. James, poi, odiava farla arrabbiare, e non solo perché era la sua sorellina: il primogenito della famiglia Potter aveva capito che, se la faceva infuriare, l’unico che ci rimetteva era lui. Ma l’adorava anche per questo. Dopotutto, come non adorare la propria sorellina?
Spostò lo sguardo su Hugo. Quest’ultimo aveva dei capelli lisci e leggermente lunghi e rossi che gli ricadevano in ciocche disordinate sul viso lentigginoso; il naso era un po’ lungo, ma non troppo. Era molto alto, nonostante avesse solo quattordici anni.
La terza del gruppetto, però, James non riusciva a vederla. Sapeva solo che aveva i capelli castani lunghi fino alle scapole.
Scorpius, accanto a lui, sbuffò sonoramente, ri-attirando la sua attenzione.

« Che succede? » chiese James, scombussolato.
« Niente » rispose Scorpius con un’alzata di spalle.
James roteò gli occhi: odiava quando Scorpius si comportava in quel modo. Diventava scostante – più di quanto non fosse già – e si chiudeva in un mutismo fastidioso. Succedeva nei momenti di nervosismo o quando iniziava a pensare ai fatti suoi, quasi senza rendersene conto.

« Su, parla ».
« Che devo dire? » sbuffò. « Fa caldo, tutto qui ».
« Vabbe’, lasciamo perdere… »
Scorpius sembrò gradire la concessione, perché distese leggermente le labbra in un sorriso più calmo e sghembo. Ma come minimo era un sorriso, e già questo valeva qualcosa. Perché Scorpius che non sorrideva era… strano. Chiariamoci, non sorrideva sempre, ma la maggior parte del tempo sì, e vederlo apatico era una cosa insopportabile.

« Come hai trascorso gli ultimi giorni estivi in Francia? » domandò allora James, tanto per cambiare discorso.
Nell’ultima lettera che Vega, il famiglio – femmina – di Scorpius, gli aveva recapitato, infatti, l’amico lo aveva informato del fatto che avrebbe trascorso gli ultimi cinque giorni di vacanza in Francia, dai suoi nonni materni. Nonostante le famiglie, poi, abitassero così distanti, riuscivano a vedersi spesso, e non erano poche le volte in cui Scorpius doveva partire per la Bretagna. E, quando ciò accadeva, il giovane Malfoy veniva praticamente risucchiato dai ricevimenti organizzati dai parenti, non riuscendo quasi mai a tenersi in contatto con il migliore amico – anche perché, effettivamente, ai suoi nonni James non piaceva.

« Mah. Il solito » rispose Scorpius, alzando poi gli occhi verso l’orologio del binario che segnava le dieci e quarantacinque. Tornò a guardare l’amico e continuò: « Nonna ha chiesto a mamma se tornavamo da loro anche per le vacanze di Natale, ma lei ha detto subito che quest’anno vuole che la Vigilia si tenga da noi. Con annessi e connessi » sospirò.
« Capito. Quindi quest’anno potrò mandarti un pacco di Caccabombe. Fico » sghignazzò James, beccandosi poi una gomitata bene assestata da parte dell’altro. « Sai, a volte mi chiedo se tu e mia sorella non siate in realtà parenti ».
« Sai, a volte mi chiedo se tu e uno scimpanzé non siate in realtà parenti » lo scimmiottò, sogghignando apertamente. Poi sbuffò ancora e James capì che doveva per forza esserci qualcosa che non andava; si girò verso l’amico per chiedergli spiegazioni, ma quello si era già incamminato verso il treno rosso. Fece per seguirlo quando…
« James! »
« Rosie, che sorpresa! » esclamò lui, sorridendo raggiante.
Svelato l’arcano.
« Sorpresa? » la ragazza corrugò la fronte, perplessa. « Hai preso una botta in testa? Anche io frequento Hogwarts. Da ormai sei anni, poi ».
« No! Cioè… io… » farfugliò, preso in contropiede. « Intendevo dire… Oh. Vabbe’, hai capito ».
Rose scoppiò a ridere e James si trattenne appena dal sospirare di sollievo.
« Ho capito, ho capito » rispose tra le risate, riscuotendosi poco dopo. « Ehi, il tuo amico è finalmente morto stecchito prima di poter prendere il treno? »
James si portò una mano al viso per opprimere una risata che minacciava di sfuggirgli dalle labbra e scosse la testa: sinceramente, se c’era una cosa che adorava erano i battibecchi tra sua cugina ed il suo migliore amico, erano uno spasso. Ancora non riusciva a capire come Scorpius potesse aver avuto una cotta per Rose durante il suo primo anno – cotta che poi era perdurata fino a San Valentino del secondo, quando la ragazza gli era scoppiata a ridere in faccia dopo la sua ‘dichiarazione’, beccandosi un (memorabile)
« Stavo scherzando. Ma chi ti si filerebbe, poi » gelido e finto da parte di Scorpius.
« No, mi dispiace deluderti, ma no. E’ appena salito sul treno, l’hai mancato di poco. Però guarda, se vuoi te lo posso chiamare, tanto è ancora qui vicino! »
Rose strette le labbra in una smorfia stizzita e ribatté, infastidita:
« Passo ».
« Guarda che non è un disturbo, eh. Anzi! » continuò James, sogghignando e facendola sbuffare.
« Ho detto che passo » sibilò Rose, che poi si sforzò di sorride educatamente. « E non lo dicevo per non disturbarti, ma perché vederlo sarebbe come una pugnalata per i miei poveri occhi ed un fastidio poco trascurabile ».
« Ehi. Calma » James la prese per le spalle e scoppiò a ridere, finendo con il contagiarla a sua volta.
« Sono calma ».
« Sì. Come un Bolide fellone » ribatté lui, ridendo. « Senti, controllami Albus: non mi fido a lasciarlo solo con tutte quelle Serpi… »
« Primo: anche lui è un Serpeverde. Secondo: senti chi parla, che sei il primo a frequentare una Serpe mancata! »
« Sì, sì, okay, hai ragione tu » annuì solennemente il ragazzo, prima di girarsi e correre via: « Ci si vede ad Hogwarts! »
« Bastardo… » sbuffò allora la ragazza, che successivamente si raddrizzò per cercare il cugino nello sciame di persone ai lati del treno rosso e già pronto a partire fumando. I minuti passarono e dopo un po’, finalmente, Rose riuscì ad individuare Albus: era accanto ad una delle porte del treno, fermo, e parlava fitto con Skandar Nott e Noah Zabini.
Albus Severus Potter, che da piccolo era sempre parso la fotocopia del famoso padre, adesso era cresciuto. Certo, i capelli erano sempre neri e costantemente spettinati, gli occhi verde chiaro vispi che difficilmente lo aiutavano quando provava a mentire, ma c’era qualcosa in lui – nei suoi lineamenti, nel suo modo di comportarsi e di essere Albus – da cui si capiva facilmente che sì, il secondogenito della famiglia Potter era maturato durante l’ultima estate.
Rose inspirò e socchiuse gli occhi, poi riaprì questi ultimi e s’incamminò verso di loro con aria annoiata. Non le stavano antipatici, più che altro le erano indifferenti, ma c’era comunque da dire che preferiva mille volte la compagnia di Roxanne o di Meredith ed Annie.

« Albus » lo chiamò da dietro, le mani sui fianchi ed il principio di un sorriso – tanto dopo la ronda li avrebbe mollati su due piedi, già lo sapeva.
Il ragazzo quasi sobbalzò. Poi si girò rapidamente e le sorrise, raggiante. Anche gli altri due la salutarono: Skandar alzò una mano in cenno di saluto, mentre Noah si limitò ad un movimento del capo.

« Rosie! » sorrise. « Vuoi unirti a noi? Stavamo giusto salendo ».
« Ah. Ehm. Ecco… io… veramente… » iniziò, imbarazzata, mentre si sentiva arrossire in zona orecchie e sulle guance.
Skandar ghignò:
« Guarda che non mordiamo ».
Noah annuì, silenzioso, abbozzando un sorrisetto sardonico.
Erano entrambi dei bei ragazzi, ad onor del vero; non i migliori che Hogwarts potesse offrire, ovviamente, ma non erano neanche da buttare. Skandar aveva dei capelli castani e degli occhi scuri, le sopracciglia non troppo sottili che gli davano un’aria giocosa e sarcastica, mentre Noah aveva la pelle di un denso color caramello, gli occhi neri e i capelli scuri.

« Vabbe’ » rispose alla fine. « Però voglio il posto accanto al finestrino ».


Seduta scompostamente sul suo sedile, Rose Weasley ascoltava i discorsi spesso insensati del cugino e dei suoi amici. Skandar sembrava essere quello più aperto, in un certo senso; sì, anche Al lo era, ma il giovane Nott era senza dubbio meno imbranato. A suo parere, l’unico che possedeva la calma degna di un Serpeverde era Noah, che continuava ad ostentare un comportamento distaccato e che si era assentato dicendo di dover andare in bagno.

« Pensavo di propormi per giocare a Quidditch, quest’anno » disse ad un certo punto Skandar, richiamando l’attenzione della ragazza dai capelli rossi.
« Mmmh? » s’interessò finalmente Rose, intrigata dalla piega che stava prendendo il discorso.
« Già. Ho sempre voluto provarci, ma tutti i posti da Cacciatore erano occupati… Però l’anno scorso due di loro hanno concluso gli studi, quindi ho buone possibilità. E nemmeno tu riuscirai a fare più punti di me, Weasley » concluse il Serpeverde, con un sorriso sghembo sulle labbra.
« Sì, credici ».
« State legando, visto? » se ne uscì ad un certo punto Albus, tutto contento.
« Ho sempre detto che avevi qualche problema mentale » commentò Rose, parlando lentamente, scherzosa. « Dovresti passare al San Mungo per una visita, magari è grave ».
Al roteò gli occhi e sbuffò appena: “Sei sempre la solita.”, prima di voltarsi a guardare il finestrino.

« Sei riuscita a zittirlo! » esclamò Skandar, sorpreso. « Noi non ci riusciamo mai, a parte quando gli girano! »
« Voi non avete anni di pratica addietro » disse Rose, seria e fintamente melodrammatica.
« Avete finito di parlare di me come se non fossi qui? »
« Chi ha parlato? »
« Non lo so, forse il treno è infestato dai fantasmi ».
Al finse una risata, un po’ infastidito, mentre Rose scoppiò a ridere e gettò la testa all’indietro, sbattendo così la testa al portaoggetti del finestrino.

« Ahia… »
« Ben ti sta » commentò Albus, sogghignando apertamente. Rose, allora, si allungò sul proprio sedile e gli diede un calcio sulla gamba, facendolo sussultare e sottrarre qualsivoglia arto dalla mira assassina della cugina. « Ehi! »
Il rumore della porta scorrevole dello scompartimento li fece girare verso di essa, dove una ragazza dai capelli biondi teneva la mano chiusa attorno alla maniglia.

« Fawcett? » chiese Al, riconoscendo nella nuova arrivata l’amica di Lily che abitava ad Ottery St. Catchpole2, poco lontano da casa loro.
« Stebbins. Fawcett è il cognome di mia madre » sorrise la quattordicenne. « Voi siete dei prefetti, no? »
Aveva una voce decisa – ma tuttavia anche un po’ lieve –, e Rose era del tutto certa che si chiamasse Margaret.

« Sì, io e Albus » rispose la Weasley, sorridendole. « Perché? »
« Oh, meno male! » esclamò allora Margaret, soddisfatta. « Nel vagone accanto al nostro ci sono dei ragazzi che si stanno azzuffando e volevo sapere se qualcuno potesse farli smettere. Sapete, non è il massimo non riuscire a parlare perché fuori dello scompartimento ci sono dei ragazzi che fanno a botte e dentro un’amica che cerca in tutti i modi di immischiarsi… »
Albus inarcò le sopracciglia, sperando che non si trattasse di sua sorella, ma in fondo c’era poco da sperare, visto il carattere di Lily e la sua indole a menare.

« Stebbins? » Si intromise Skandar, guardando la ragazza come a studiarla: aveva dei capelli biondi che le superavano le spalle e degli occhi dal tratto dolce, castani anch’essi; il suo portamento gli ricordò molto lentamente quello della nonna di Scorpius, suo cugino – effettivamente, neanche il cognome gli era sconosciuto.
« Stebbins ».
« Ma che sei imparentata con i Black? »
« Che ti importa? » replicò allora Margaret, perplessa.
« Niente » sogghignò Skandar, lasciando che il discorso finisse a quel modo, sebbene pensasse che sarebbe stato interessante vederla illividire – ovviamente, doveva per forza illividire, secondo lui, visto che era una Grifondoro.
« Vabbe’. Grazie per avercelo detto, Margaret » disse Rose, annuendo. « Adesso arriviamo ».

 

*

 

Confine tra Scozia ed Inghilterra.
1 settembre 2022, primo pomeriggio.

Per ritrovare l’amico nel chiassoso sciame di studenti di Hogwarts, James ci aveva messo un’eternità – o almeno così andava decantando.
Il treno, quell’anno, era pieno di ragazzini che cercavano di riuscire nei primi incantesimi, perlopiù senza risultati. Era divertente vederli, per un ragazzo del settimo anno: un po’ perché ricordava il suo primissimo giorno, quando anche lui faceva parte dei ragazzini terrorizzati – ma questo, ovviamente, non l’avrebbe mai ammesso – dall’imminente smistamento; un po’ perché era visibile quanto avesse imparato in sette anni di studio, e anche i ragazzini sarebbero diventati, tempo sette anni pure loro, come lui e gli altri del settimo.
Sembrava ieri il giorno in cui il Cappello Parlante gli aveva coperto anche le orecchie e lo aveva smistato in Grifondoro, il primo scherzo, la prima punizione, la prima T, il primo tutto. Capiva quel che voleva dire suo padre quando, durante l’infanzia di James, parlava di Hogwarts definendola “Casa”. Effettivamente, era l’unica cosa che riuscisse a rendere davvero quel che tutti provavano per quel castello che, per sette anni, li tenne al sicuro tra le sue mura.
Mentre apriva con la magia la porta dell’ennesimo scompartimento – si divertiva troppo a vedere le espressioni stupefatte ed ammirate dei primini, lo facevano sentire troppo… importante –, sentì la voce di Scorpius chiamarlo da poco più avanti:
« James, qui! »
Si scusò con le persone all’interno dello scompartimento aperto e ripose la bacchetta in tasca, avvicinandosi alla porta da cui era uscito e rientrato Scorpius. Entrò e si gettò sul primo sedile trovato, mentre la ragazza seduta accanto all’amico sorrideva ed arricciava il naso.

« Ciao, James » lo salutò, divertita.
« Ehi, Lynda! » ricambiò lui, sorridendo tutto denti.
Lynda Wespurt era la migliore amica di Scorpius: capelli castani ed occhi sul verde-marrone, sveglia e Corvonero come Malfoy; corporatura media, magra e carattere un tantino pungente. Assieme a lui, era una delle poche persone con cui Scorpius passava il tempo: a cena stavano sempre assieme, seduti o l’uno accanto all’altra, o di fronte, studiavano insieme e spesso cercavano di immettere nello step in biblioteca anche James – che ovviamente si rifiutava ogni volta.

« Che mi sono perso? » domandò James, sistemando la borsa sul sedile vuoto accanto a sé.
« Niente di che, a parte Lynda che ha spaventato due primini lanciandogli un’occhiataccia degna di nota solo perché lei stava leggendo e loro l’avevano disturbata » snocciolò Scorpius, fingendosi annoiato, schivando all’ultimo la gomitata della ragazza.
« Solo, dice lui. Lui, che l’anno scorso ha minacciato uno del secondo di appendergli le mutande in Sala Grande se non la piantava di chiedergli perché non si trovasse a Serpeverde » Rimbrottò Lynda, mentre Scorpius s’incupiva per poi tornare a sorridere.
James scoppiò a ridere, mentre gli altri due continuavano a battibeccare. Come due idioti – aggiunse mentalmente.

« Comunque » li interruppe dopo un po’, mentre Lynda faceva per dare una librata in testa a Scorpius. « Avete visto Dominique, per caso? »
« Lo sai, è Caposcuola quest’anno. L’ho incontrata prima, nel vagone dei Prefetti. Doveva sistemare alcune cose » disse Lynda. « Mi ha detto che ci raggiunge subito dopo pranzo ».
« Mmh » annuì allora James, tirando fuori dallo zaino una rivista babbana e lanciando poi un’occhiata alla porta dello scompartimento, sentendosi osservato. « Ehi, Lynda, hai fatto colpo? » ridacchiò, facendola sobbalzare.
La ragazza puntò lo sguardo sul viso del bambino fuori dalla porta e si alzò rapidamente, rispondendo a James:
« Guarda che è mio fratello », tra le risate. Aprì la porta ed uscì.
James aspettò che nello scompartimento calasse il silenzio prima di spezzarlo con una delle sue solite frasi:
« Comunque quest’anno non vincerete la Coppa delle Case ».
Scorpius inarcò un sopracciglio e spostò lo sguardo su di lui, ghignando appena.
« Scusa? »
« La Coppa » ripeté allora Potter. « L’avete vinta già l’anno scorso, non potete vincerla ancora ».
« Mh. E chi è che ha fatto perdere a Grifondoro cinquanta punti proprio l’ultimo giorno? »
«  No, dai, quella volta è stato Logan! » si difese James, ma il sorriso che aveva sulle labbra sembrava urlare non datemi ascolto, sto mentendo. « Cioè, provare ad arrampicarsi sui rami del Platano Picchiatore? Non lo farei mai di mia spontanea volontà! »
« James… »
« Okay, forse sì… Ma non è questo il punto! »
« E allora qual è? »
« … Non lo so » esalò infine, sconfortato ma sempre sorridente, allungandosi sul sedile. « Comunque, come va con Lynda? »
Le sopracciglia bionde del sedicenne scattarono, se possibile, ancora più in alto, prima che il proprietario scoppiasse in una risata allegra e riecheggiante. James sogghignò appena, mentre si passava una mano tra i capelli scuri in un gesto ormai consueto derivato dall’aver visto, da piccolo, suo padre farlo continuamente.

« Ancora? » domandò Scorpius, premendosi le dita sullo stomaco per le risate.
« Eh, già. L’anno scorso più di mezza scuola lo pensava sul serio ».
« Pensava cosa? ». Lynda era rientrata nello scompartimento, la divisa un po’ stropicciata e un sorriso sulle labbra, e ora li guardava con aria interrogativa.
« Che tu e Scorpius stavate assieme » la informò James. « Non so se hai notato il ‘fermento’ dell’anno scorso, dopo il tuo presunto bacio con Richardson ».
Scorpius riprese a ridere tranquillamente, incurvandosi e poggiando poi la testa sulle proprie ginocchia, mentre Lynda sgranava gli occhi prima di imitare l’amico e rimettersi a sedere sul sedile che aveva lasciato poco prima.
L’idea che qualcuno pensasse ci fosse qualcosa tra lei e Scorpius non la turbava minimamente: non era così, erano migliori amici e basta, lei lo sapeva e tanto bastava. Non era mai stata una di quelle ragazze che tendono al compiere azioni solo per compiacere o non deludere gli altri, e sperava ardentemente di non diventarlo mai. E se la gente pensava che loro due stessero assieme, buon per loro, avrebbero avuto qualcosa di falso di cui parlare, e lei se ne sarebbe stata comunque buona a viversi la propria vita in santa pace.

« A me sono sempre sembrati più due fratelli, comunque » s’intromise una seconda voce femminile, accompagnata dal rumore della porta dello scompartimento che si chiudeva e dal sorriso tipico di Dominique.
« Raggio di sole! » esclamò James, allargando le braccia come se potesse abbracciarla anche da seduto.
« Ciao » ricambiò Dominique, sorridendogli mentre si sistemava i capelli biondi e lunghi fino alle spalle dietro le orecchie e si sedeva accanto a lui. Aveva già indosso la divisa, lo stemma e la cravatta di Tassorosso in bella vista; la spilla da Caposcuola, invece, era appuntata al petto, proprio accanto al simbolo della sua Casa di appartenenza. Quel giorno, poi, aveva probabilmente messo le lenti a contatto – degli strani cosi babbani molto ingegnosi, grazia ai quali Dominique poteva anche evitare di mettersi tutti i giorni gli occhiali.
« Hai già finito con quei moduli?” Chiese Lynda, che non si aspettava l’arrivo della Weasley prima di almeno un’altra quarantina di minuti. « Sei un razzo! »
« Mmh-mh » annuisce Dominique, con una scrollata di spalle. « Devo solo fare un piccolo turno di ronda dopo, questo pomeriggio, con Corner, che è il Caposcuola di Corvonero. Fino ad allora, tocca ai vari Prefetti ».
« Molto efficiente » commentò Scorpius, annuendo distrattamente, con un sorriso gentile.
« Spero tu non stia parlando di me » rise la bionda, scuotendo la testa e mettendo le mani in avanti. « È praticamente tutta opera di Corner, l’organizzazione. Praticamente ha fatto tutto lui ».
« Ovviamente » convenne allora Lynda. « Noi Corvonero siamo sempre stati i più organizzati, dopotutto ».
« Sì. E il qui presente Scorpius ne è proprio la prova » ribatté James, con un sorrisetto da schiaffi.

                                                                                             

***

 

Lowlands, Scozia.
Quasi il tramonto.


Fuori dal finestrino il passaggio scozzese era tutto un indistinto ammasso di colori e di forme. Il treno rosso fiammante che li stava portando ad Hogwarts si trovava, in quel momento, nel bel mezzo delle Lowlands, circondato dalla brughiera verdeggiante e rigogliosa dei luoghi di campagna o boscosi della Scozia. Il sole stava morendo lentamente all’orizzonte, dietro gli alti alberi che crescevano lontani dai binari, e si iniziavano già ad intravedere alcune stelle fare la loro comparsa – anche se ancora a malapena accennata – in cielo.
Dopo l’aver quasi preso parte ad una piccola rissa in cui non c’entrava niente ed aver letto l’articolo di una rivista di Quidditch secondo la quale il Puddlemore United stava recuperando credito in campionato, si era allungata sul proprio sedile ed aveva puntato lo sguardo in un punto sempre diverso al di là del vetro spesso. Fu il rumore della porta dello scompartimento che si apriva e si richiudeva poco dopo a riscuoterla dal tepore in cui si era immersa, mentre suo cugino giocherellava con uno strano aggeggio dall’aria curiosa.

« Cibo! » esclamò Hugo. « Siete degli angeli! »
Margeret ridacchiò, sedendosi accanto a Lily e davanti a Luke Cohen, che l’aveva accompagnata a prendere dei dolci dalla signora del carrello. Meg alzò e stese le gambe, posando i piedi sul sedile che aveva di fronte e così spostando lo zaino di Luke, che sbuffò e roteò gli occhi verde scuro.

« Cos’avete preso? » spiò invece Lily, sporgendosi verso l’amica per vedere cos’avevano comperato.
« Mah. Quattro Cioccorane, un pacchetto di Gelatine Tutti I Gusti+1, e qualche gomma bollente » elencò Margaret, picchiettandosi un dito sulla gamba con aria pensosa.
« Mi passi una Cioccorana? » chiese Hugo, e l’amica gliela lanciò. Lui l’afferrò al volo ed iniziò a scartarla. « Grazie ».
« Ma figurati » sorrise, passandone una anche a Luke. « Che ci siamo persi? »
« Niente di che» rispose Lily, sorridendo. « A parte Hugo che giocava con un’assurda cosa rossa dalla dubbia provenienza ».
« Vedrete » disse semplicemente Hugo, ficcandosi una mano nella tasca della felpa che aveva indosso. Quando la tirò fuori, nel palmo v’era una sfera rossa delle dimensioni di un Boccino d’oro. « Questo è solo un prototipo, da quel che so, ma è una cosa fantastica » iniziò, mentre gli altri tre si passavano di mano in mano l’oggetto. « Praticamente, tu le fai una domanda e lei ti risponde. Per ora non è in grado di rispondere a tutte le domande, ma zio George ci sta lavorando3. Ha detto che l’ha data a me perché Fred e Roxanne hanno già qualcos’altro, ma secondo me battere ‘sta roba è impossibile. Lo zio sembrava veramente affezionato a questa cosa, poi. Chissà perché… »
« Sappiamo com’è lo zio: adora qualunque cosa inventata assieme a zio Fred… » mormorò appena Lily, stringendosi impercettibilmente nelle spalle esili.
Calò un silenzio quasi innaturale, dopo le parole di Lily, e fu Margaret a spezzarlo dopo un po’, chiedendo ad Hugo:
« Posso provare? » e lui annuì. « Succederanno cose interessanti quest’anno? »
Una voce simile a quella di zio George – solo che più allegra e forse anche più profonda – rispose:
« ».
« Scusa, Hug » s’intromise Luke, perplesso. « Ma come facciamo a sapere se dice davvero la verità? »
« Ci toccherà aspettare, non credi? » rispose lui, mettendosi in bocca una Gelatina e iniziando a sputacchiarla subito dopo: « Vomito… Certo che ho proprio sfiga ».

 






Note:
Be’, ora sappiamo qualcosa in più, no? Iniziano ad emergere dettagli e i rapporti di cui ‘parlo’ nell’introduzione e che sì, avranno un ruolo piuttosto importante in questa partita.
Ovviamente non sono tutti qui, i personaggi, anzi, ce ne sono ancora tanti altri da scoprire, ma per ora ci fermiamo qui. Dal prossimo capitolo allargheremo ancora la nostra cerchia. :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere! ^^
Al prossimo capitolo, con il banchetto di inizio anno!

1 – Jeiespi: JSP. Immane cazzata, me ne rendo conto, ma ci stava troppo ;P.
2 – Wikipedia mi dice che ad Ottery St. Catchpole e dintorni, oltre ai Weasley e ai Lovegood, abitano anche i Fawcett. E visto che nel quarto libro, durante il Ballo del Ceppo, Piton interrompe, appunto, Fawcett e Stebbins, ho pensato di farli sopravvivere e farli avere due figli, tra cui Margaret, amica di Lily da quando Albus era partito per Hogwarts (assieme al fratello di Margaret, che però è più grande di tutti loro).
3 – Non so se George ha continuato ad inventare scherzi, dopo la morte di Fred, ma ho voluto pensare che avesse prodotto quelli ideati con il gemello. Comunque non pensate che la sferetta sia messa a caso, eh :P. 

Ora, vi lascio con le immagini di come immagino io i nostri personaggi (quelli che sono comparsi finora, ovviamente).
Albus
- seriamente: non potrebbe esserci Albus migliore. Logan Lerman regna sovrano.
James
: immaginatevelo con gli occhi castani e i capelli un po' più lunghi e disordinati. Ecco che Aaron Johnson diventa il James Sirius pertetto (per me).
Lily
, per me, è Georgie Henley: con un bel sorriso, i capelli rosso scuro scuro, gli occhi castani e l'aria un po' sbarazzina.
Dominique
: io amo Freya Mavor. Giuro, io me la sposerei. Ha un sorriso meraviglioso e io l'amo così tant-- okay, tornando a Dominique: è perfetta, punto.
Scorpius
: Toby Hemingway. What's the question?
Rose
io la vedo come Karen Gillan, quella di Dottor Who.
Skandar
è Skandar Keynes: e chi altri?
Lynda
: Lucy Hale!
Margaret
è Hannah Murray, la Cassie delle prime due stagioni di Skins: meravigliosa l'attrice, il personaggio e la serie.

A presto,
A.

   
 
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