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Autore: The Cactus Incident    21/03/2012    1 recensioni
[SEQUEL DI: "Maybe it’s the bitter wind A chill from the Pacific rim That brought you this way "]
Feci la linguaccia a Brian e lui mi fece una smorfia prima di sorridere “Ok Bri adesso, prendi la spugna e mettici il sapone” “Perché questa spugna pezzotta?” “Non è una spugna pezzotta è una spugna naturale, viva” “E cresce?” “Non credo” “Peccato, mi sarebbe piaciuto uno Spongebob per casa…” “Bri mettici quel cazzo di sapone! Non va bene se rimane in acqua per tre ore” “Okok, fatto”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Everyone needs love You know that it's true'
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Cass Brian chapter4

Cass P.O.V.

“Andiamo riprenditi! Sono io quella incinta, non tu!” roteò gli occhi nelle orbite e poi mi guardò spaesato. “Che… perché mi stai sopra?” “Sei svenuto” “Perché?” “Sono incinta” “Ah…” chiuse gli occhi e poggiò di nuovo la testa per terra. Sospirai, prima di dargli l’ennesimo ceffone.

“Ehi non sono svenuto di nuovo!” Mi alzai e gli offrii una mano per aiutarlo. Rimanemmo un po’ a guardarci, mentre mi mangiavo le unghie.

“Allora? che si fa?” chiesi io. Sospirò “Che si fa… io ormai ho 34 anni” “Io 27….” “Forse è giunto il momento, no?” disse terrorizzato e incerto “Non voglio interrompere la mia carriera!” mi si avvicinò e mi posò una mano su una guancia.

“Cass… credo che un anno di pausa potresti anche prendertelo. Poi ricominci” “Potrei…?” Sospirai e cominciai a camminare avanti e dietro, contando.

“Ok, dovrei essere incinta di più o meno due mesi… credo di poter continuare a lavorare fino al.. sesto?” guardò il soffitto, pensando. Meno male che me ne ero accorta durante quella breve vacanza per il Ringraziamento, altrimenti avrei dovuto dirglielo per telefono. 

“Si, credo di si” “Bene, fra quattro mesi io torno definitivamente a casa, chiamo mia madre e viene qua” Cominciò ad armeggiare col cellulare.

“Potresti guardarmi in faccia? Scusa, ma sarei un tantino terrorizzata” “Sto chiedendo a Larry di mandarmi il calendario del tour via mail” “Perché?” “Pensi che ti molli qui da sola col pancione e con tua madre che se deve andare in ospedale o deve chiamare un’ambulanza non sa dove andare a parare?” “Sinceramente lo credevo fino a due minuti fa…” fece una smorfia “Grazie, eh” “Scusa se dubito del tuo istinto paterno!” pensò un po’.

“In verità anche io, ma nella vita bisogna essere pronti a tutto, no?” sospirai e lo abbracciai. “Sono contenta di averti sposato” “Meno male….” Mi strinse e mi cullò un po’ fra le sue braccia. “Bravo, esercitati…” sorrise. “Lo diciamo agli altri?” “Per ora no… andiamo a fare una visita decente. Potrebbe anche essere un falso allarme….” “Sul serio?” scrollai le spalle “Non so… è la prima volta che mi capita” “A chi lo dici…”

 

Brian P.O.V.                                          

Padre. Diventato. Io. Sarei.

Io. Diventato. Sarei. Padre.

Io. Sarei. Diventato. Padre.

“Si, è molto chiaro” continuava a dire la ginecologa, mentre passava uno strano affare sulla pancia della mia ragazza (pardon, mia moglie), che prima aveva ricoperto di uno strano gel blu che sembrava dentifricio per bambini. Anche Cass sembrava alquanto terrorizzata, lei voleva un figlio quanto me: poco.

“Signori Haner, tanti auguri! Quella pallina è vostro figlio!”  aveva esordito all’inizio la tizia.

Io, padre. Oh Cristo, povero bimbo. Io che la cosa più piccola e delicata che avevo tenuto in braccio era stata Pinkly da cucciola (che era grande più o meno quanto un topo).

Io avrei avuto un figlio dalla donna che amavo. Io, un figlio! Io che non riesco ad occuparmi decentemente nemmeno di me stesso! Chiaro perché sono svenuto? Io! Un figlio! Matt poteva fare il padre, non io!

Io sono ancora un adolescente (dentro)! Voi affidereste un bambino ad un adolescente fuori di testa e alcolizzato? Io no! E stiamo parlando del mio bambino! Quella pallina nell’utero di Cass per metà aveva il mio DNA!

 

Camminavamo in silenzio, persi nei nostri pensieri, ma alla fine il punto era lo stesso: il bambino.

Quando arrivammo alla macchina Cass mi guardò.

“Bri, ci ho pensato… forse non siamo ancora pronti… sarebbe meglio abortire” Dire che sembrava dispiaciuta è un eufemismo. I grandi occhi scuri erano lucidi di lacrime.

Sgranai gli occhi allucinato. Avevo difficoltà ad accettarlo, ma non lo avrei mai levato di mezzo.

“Cass io…. no” aggrottò le sopracciglia “No?” “No! Io… non voglio uccidere mio… figlio” possibile che stessi sul serio dicendo quelle cose? Eppure mentre le dicevo sentivo da qualche parte che erano vere…

Cass mi abbracciò e affondò il viso nel mio torace cominciando a singhiozzare, incurante dei pedoni che ci guardavano mentre eravamo in piena scena da film sul marciapiede.

“Ehi… che c’è? Tu non lo vuoi?” scrollò la testa “E allora? In un modo o nell’altro verrà su, no? Ha troppi zii e zie per venire poi così male!” “N-non è questo il punto…” “E allora perchè piangi?” “Perché sei un fottuto bastardo che mi ha messo in questo casino e che ti amo di più ad ogni cazzo di frase che dici” l’abbracciai e le diedi un bacio sui capelli che finalmente erano tornati ad un taglio normale e del suo colore (lunghi fino a non toccare le spalle, le punte erano quasi biondo ramato e via via sfumava fino alla radice, dov’era castano chiaro), dopo anni a sfidare la gravità.

In quel momento era così piccola e fragile…. Non ci ero molto abituato.

“Beh, mi sembrava che tu fossi più che consenziente...” la sentii sorridere “Sei un cretino…” “Eh lo so. Andiamo a casa?” le alzai il viso. Annuì e mi sorrise “Si, andiamo”.

 

“A me piace Joe” “Mm.. si, non è male” disse stiracchiandosi e poggiando una mano sul mio ginocchio. Avevamo cenato e adesso stavamo sul divano, io steso sul divano e lei poggiata del tutto a me, come se fossi una poltrona umana. Chissà perché non avevamo fatto altro che parlare del bambino per tutto il tempo.

“Una cosa è sicura: non Brian” dissi convinto “Perché? Il tuo nome non è male…” “Ce ne sono abbastanza di Brian Haner famosi. Ti pare? E poi come lo chiamiamo? Junior Junior? Farà il chitarrista pure lui, sarebbe tremendo” “Chi ti dice che suonerà la chitarra?” “Andiamo, mio figlio. Con la voce che ho, ce lo vedi a fare il cantante?” “Bri, non è solo tuo figlio…”  disse alzando il viso e guardandomi facendo una finta faccia scocciata.

“Ok, allora potrebbe fare anche il cantante. Comunque Brian no” “Brian no” ripeté lei.

“E se è una femmina?” esordii io, dopo un po’ “Sai che dalle mie parti si usa mettere i nomi dei nonni?” “Sul serio?” “Si, io mi chiamo come la mia nonna paterna, mio fratello come quello paterno e Angela come la nonna materna” “Che cara signora che è tua nonna. Beh allora, Lucia, Susan. Mia madre si gaserebbe parecchio se la chiamassimo Susan” “Mi piace Susan Haner. Suona bene, ti pare?” “Si… non è male” “Mmm. Susan Lee Haner. È figo” “Si che è figo” “Così sistemiamo tutte e due le nonne in un colpo” “Quindi il Lee è per Lucia?” “Vuoi chiamarla Susanna Lucia Haner?” calcò il suo accento italiano (e del sud) in maniera spaventosa “Mmm… si, Susan Lee mi piace” le diedi un bacio sulla tempia e con un dito alzai la maglietta, scoprendo il suo ventre e prendendo a fare dei disegni immaginari.

“Ahaha! Mi fai il solletico!” sorrisi e poggiai tutta la mano “Scusa…” “Bri… come faremo quando saremo tutti e due in tour?” disse preoccupata. Sospirai “Non ne ho la più pallida idea, ma un modo sempre lo troveremo, no?” “Speriamo vada tutto bene…” disse malinconica. La feci voltare verso di me.

“Ehi, perché qualcosa dovrebbe andare storto?” “Bri non facciamo un lavoro ce ci permette di crescere decentemente dei figli” “Non mi sembra che siamo le prime due rock star a mettere su famiglia, no?” “A parte che di solito, la rock star è una e poi…. Non lo so, Bri… mi sembra tutto così complicato…” “Ehi, non ti agitare. Male che va la terremo un periodo a testa” aggrottò le sopracciglia e sorrise “La terremo?” disse mettendo una strana enfasi nella prima parola “Si..” lo avevo fatto senza rendermene conto, mi era venuto spontaneo.

“Perché hai usato il femminile?” “Voglio una femmina” dissi sorridendo.

“Perché?” “Voglio fare il geloso e voglio farmi coccolare. Si sa no, le femmine sono più legate al padre” si girò e prese a baciarmi dolcemente.

“Perché? Io non ti coccolo abbastanza?” “Certo, ma voglio terrorizzare qualche coglione che mi porterà a casa dicendo “Papy, questo è il mio ragazzo” sarà divertente, ti pare?” “Spero che questo coglione abbia un sacco di tatuaggi e i capelli neri” prese a mordicchiarmi le labbra.

“Blake? Mio fratello non è un pedofilo e poi mi sembra una cosa parecchio incestuosa!” sorrise della mia battuta.

“Beh, avrebbe gli stessi gusti della madre, non trovi?” feci una smorfia, mentre continuava a baciarmi.

“Non è molto divertente” dissi riferendomi alla vecchia cotta di Cass per mio fratello “Invece si” scese sul mento e arrivò fino al pomo d’Adamo col quale si divertiva sempre a giocare. Ingoiai a vuoto e la sentii sorridere, mentre lo rincorreva con le labbra.

Sapeva perfettamente di farmi impazzire quando lo faceva, ma si divertiva a torturarmi.

“Cass…” “Mh mh?” “Sm…smettila” “Perché? Non mi sembra ti dia fastidio…” disse facendo scendere una mano lungo il mio torace. Oh Cristo. Sinceramente mi faceva strano pensare che voleva avermi dentro di lei, quando dentro c’era già… qualcuno.

Fermai la sua mano prima che non si desse a pratiche troppo audaci.

“Cass dai…” alzò la testa e mi guardò. Aveva il solito sguardo di quando aveva voglia.

“Da quando fai la donnina mestruata? Adesso dimmi che hai mal di testa e ti sputo in faccia” Certo che detto da una donna…. “Cass non posso farlo” abbassò un attimo lo sguardo e si fermò sul mio pacco.

“Non dirmi che ti si è rotto” “Ma che si è rotto! La tua testa si è rotta! Funziona tutto benissimo!” la sua mano scivolò sulla mia coscia, carezzandone l’interno col pollice.

“Allora perchè no?” si passò la lingua sull’angolo delle labbra e prese a mordicchiarsi il labbro inferiore. Però lei giocava sporco! Sapeva come farmi dare di matto e ce la stava mettendo tutta.

“Cass sinceramente mi fa schifo” sgranò gli occhi e diventò estremamente seria.

“Haner… sei diventato gay da un giorno all’altro?” “Che? No!” Tirò un sospirò di sollievo.

“Mi hai fatto venire un infarto! Mi vedevo già ad accompagnare mio figlio a casa di suo padre e del suo ‘compagno’” disse mimando le virgolette attorno all’ultima parola.

“Ma che hai capito! Non posso… mi fa strano pensare che mentre lo facciamo c’è la pallina che guarda” “Ma come fa a guardare? Non ha ancora gli occhi, Haner” “Lo so… ma qualcosa la sentirà pure stando là dentro, no?” Dissi grattandomi la testa, imbarazzato.

“Ok le dimensioni del tuo affare, ma non pensare di avere una sonda, eh” sorrisi un secondo, ma provai a tornare serio. Non si poteva ragionare con lei quando faceva così. “Non stiamo a commentare il mio affare…” mi mise due dita sulle labbra.

“Syn. Calmati, ho capito” sospirai e lasciai andare le spalle. Tornammo nella stessa posizione di prima.

“Quindi non faremo più sesso fino a quando non avrò tirato fuori Haner Junior e non mi sarò ripresa…” “Ripresa?” “Bri, secondo te dopo aver partorito avrò voglia di dartela? Dovranno passare almeno un paio di mesi… se non di più…”

Quindi sarei dovuto andare avanti a seghe per tipo un anno?!?! Eh no.

“Mmm.. a quanti mesi ti crescerà il pancione?” “Mmm.. penso attorno ai quattro” “Ne mancano due, giusto?” “Si, perché?” “Dobbiamo avvantaggiarci” mi avvicinai a lei e mi agganciò le gambe in vita, prima di baciarmi con foga e spingere il mio viso verso il suo seno.

“Andiamo di là, il divano è scomodo” sussurrai contro la sua pelle “Non sarebbe la prima volta…” strusciava lentamente il bacino contro il mio.

“Si, ma adesso devo stare attento alle mie principesse” “Pedofilo” “Ammettilo che ti piace….” Dissi scherzando, mentre mi alzavo e mettevo tutte e due le mani sul suo sedere. La sentii sorridere, mentre infilava una mano nei miei pantaloni.

 

Arrivare alla camera da letto così non fu esattamente facile, ma ci riuscimmo (sparpagliando qualche indumento in giro per la casa).

Mi sedetti sul letto, con lei sopra mezza nuda. Mi diede una spinta e finii lungo disteso sul nostro letto.

Prese a baciarmi il torace e a torturarmi i capezzoli, mentre i jeans cominciavano ad andare stretti.

Ribaltai la situazione e la sentii sospirare, mentre le mie labbra passavano dalla clavicola ad un seno e una mano s’infilava nei suoi pantaloni.

Mi aprì la fibbia della cintura, il bottone e abbassò la zip. Feci per sfilarli e mi aiutò, tirandosi dietro pure i boxer. Con le labbra scesi sul ventre e rimasi a giocare col sul ombellico e affondò le mani nei miei capelli. Lentamente scesi più giù e la sentii quasi gemere. Aprii il bottone con i denti e le sfilai i pantaloni, tirandomi dietro anche gli slip.

Tornai sopra a baciarle le labbra, una mano rimasta sulla coscia e l’altra sul seno.

Ribaltò la situazione e prese a baciarmi e a strusciare il bacino contro il mio con più foga di prima. Una sua mano scese a massaggiare il mio membro ed ebbi un mezzo fremito.

“Bri.. ti voglio” sorrisi quasi. Mi piaceva quando a quel punto sentiva il bisogno fisico di avermi dentro di sé.

Sorrisi e feci per tuffare una mano nel cassetto del comodino, quando mi fermò.

“Non credo serva più” disse sorridendo. “In effetti…” e tornai a baciarla.

 

“Perché sei convinto che sia femmina?” scrollai le spalle. “Non sono convinto. Io voglio una femmina” avevamo finito di fare l’amore già da un po’ ed ero abbastanza convinto che fosse stata la volta migliore in assoluto. Sarà stata l’assenza del preservativo, l’euforia del diventare genitori… avevamo raggiunto l’apice insieme. Mi sarebbe rimasto un bel ricordo (insieme ai graffi sulla schiena) della mia prima volta dopo la grande notizia, l’unica cosa che mi avesse mai fatto svenire.

Ero straiato nel letto, con Cass sopra, le mani sul mio torace e il mento su di esse. Si metteva quasi sempre così dopo aver fatto l’amore. Mi guardava e tracciava disegni immaginari sul mio torace, oppure ricalcava la scritta FOREVER, ma quello era più raro….

“Poi se è maschio mi va benissimo lo stesso. Sarà il mio minimè” “Non vuoi chiamarlo Brian, ma vuoi plasmarlo a tua immagine e somiglianza?” “Naturale! Lo chiamiamo Slash?” “Non pensarci nemmeno” “Tanto sarò io ad andare all’anagrafe, di certo non tu… potrei anche chiamarlo Banana” “A quel punto ti cambierò i connotati e rimarrai talmente sfregiato che provando a fare il test di paternità, uscirebbe negativo” le sorrisi. “Mi piacciono le frasi dolci che mi sussurri dopo aver fatto l’amore…” dissi sbatacchiando le ciglia e usando una delle mie tanti vocine cretine. Scrollò le spalle.

“Potrei dirti un sacco di cose stucchevoli, ma a parte che non sono il tipo, mi verrebbe da ridere, rovinerei il magico momento oppure potrei addormentarmi o non trovare niente di sdolcinato da dirti” “Ma se le canzoni più zuccherose dell’Academy le scrivi tu” “Io scrivo la musica, i testi della roba zuccherosa sono opera di Blake” rimasi sconvolto “Sul serio? Non lo sapevo….” “Eh si. Scrive della roba da diabete delle volte” “Meno male che ci sei tu a fargli l’insulina” dissi scompigliandole i capelli.

“Si Basta un “Torna con i piedi sulla terra, cazzone! E occhio che ti si è alzata la bandiera!” a smontare i suoi momenti poetici ad alto contenuto calorico” cominciai a ridere.

“Devo scrivere qualche canzone con te…” “Mm.. la vedo difficile” “Perché?” “Finiremmo per scannarci su chi deve avere ragione” “Con Blake come fai?” ci pensò un po’ prima di rispondere.

“Quando l’imput è generale, o di Matt, collaboriamo, quando l’idea è mia lui a stento si scrive l’assolo. Una volta gliel’ho scritto io…” “E spiegami, come hai fatto? Non mi pare tu abbia le sue stesse capacità tecniche” “Facile, a rallentatore. Poi è stato lui a mettere il turbo, sparando a raffica le note. Io non ne sono capace e non m’interessa” si spostò e poggiò la testa sulla mia spalla, con gli occhi chiusi. Mi sistemai un po’ meglio. Era bello parlare di lavoro con lei: la pesavamo in maniera del tutto differente. Forse avremmo sul serio rischiato di scannarci per scrivere insieme un pezzo.

“Non t’interessa migliorare?” “Ehi, io sono mezza Jazz,che mi frega di sparare trecento note al secondo. A me ne basterebbero di meno messe nei punti giusti, ma Blake è un fissato egocentrico, allora lo lascio fare” “Anche io sparo note a raffica…” “Si, ma tu non sei il mio chitarrista, quindi a lavoro puoi fare quello che vuoi…” sbadigliò “Meglio addormentarsi,và. Notte Bri Bri” sorrisi. Solo quando non era al 100% delle sue capacità, mi chiamava così. “Notte Cassandra” chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal suo respiro regolare e tranquillo.

 

Ok, non ho voglia nemmeno di rimetterlo a posto :3
Perdonate la mia scarsissima voglia, aggiorno in ritardo e non voglio nemmeno dargli una sistemata, ma che ci volete faaare :3
Fra l’altro il chap è anche cortissimo .__.”
Beh, il prossimo sarà più lungo v.v
Siiiiiiiiiiicuro!
Si ringrazia _diable_ (sappi che aggiorno per te c.c <3 ) e JD che legge in anteprima :3
Alla prooossima! :D
The Cactus Incident (più svogliata che mai)

  
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