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Autore: _joy    21/03/2012    2 recensioni
E – diciamocelo – cosa sarà mai una mail importante nell’ordine delle priorità dell’universo?
Ordine che ha fatto sì che oggi Ben Barnes – BEN BARNES – sia seduto a pochi metri da me?
Gin/Ben
[Serie "Forever" - Capitolo I]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forever'
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Ok. Sono seduta a un tavolino dello stesso bar in cui spiavo Ben un’ora fa. Ho la faccia seppellita dietro il menù, ma non vedo nemmeno una riga di quello che c’è scritto. In testa ho un  mantra che va in loop:

“Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela. Puoi farcela.”

Che sta per: “Puoi farcela a conversare con Ben Barnes”, dove la parola conversare mi pare però un po’ vaga. Intendo più una cosa tipo: prendere rapporto. No, troppo lavorativo. Ma insomma, nel senso di: c’è Ben Barnes seduto accanto a me a tavola. Quindi:

Cosa da ricordare: NON fare figure di merda.

Obiettivi: sembrare intelligente, simpatica e carina.

Obiettivi/2: capire quanto tempo si ferma in Italia e che programmi ha. E poi, cascasse il mondo, trovare il modo di infilarsi in questi programmi.

Obiettivi/3: stabilire un contatto duraturo. Cioè: quando Ben Barnes si alza da questo tavolino, io come lo ritrovo? In Italia e poi – peggio che mai – nel mondo? Ce l’avrà un numero di telefono, un indirizzo, una mail? No, la mail no, l’ha detto in un’intervista.

AH!!!! Ecco!!!!

Cose da ricordare/2: NON citare cose lette/sentite in interviste e simili. Sono sicura che è una cosa che farebbe uscire di testa chiunque e poi, da addetta stampa, so che i giornalisti una miriade di cose se le inventano. Ci manca solo che mi credo un’esperta di Ben Barnes quando l’unica cosa che sono riuscita a dirgli al momento è “ciao”. Magari tutto quello che ho sentito e letto sono tutte bufale. Tipo che non parla italiano. Ok, ok, niente citazioni improprie.

Torniamo al primo obiettivo: intelligente, simpatica e carina. Considerando che al momento devo sembrargli una goffa idiota, c’è chiaramente del lavoro da fare. Su, che sia una giornata produttiva.

Stilato questo promemoria mentale, prendo fiato e alzo la testa dal menù.

Dai Gin. Ce la puoi fare. Anzi. Ce la devi fare! È l’occasione della tua vita. 

Gin, datti da fare, o me la paghi cara.

Ben sta ancora leggendo il menù e io osservo il suo profilo. È … bellissimo. È di più. È meraviglioso.

Penso potrei restare così per sempre, solo seduta a guardarlo. 

«Ah!» grido e salto sulla sedia, perché mi è arrivato un calcio sotto il tavolo. Oddio, è stato Ben?

Ah. No. È stata Francesca. Mi guarda socchiudendo gli occhi, come a dirmi “Non fare l’idiota”. Ben per lo spavento ha fatto un salto di un metro sulla sua, di sedia, e ora mi guarda come se fossi pazza.

«Ehm … bene… cosa prendete?» chiedo, disinvolta.

«Un’insalata» dice Francesca

«Anche io» le fa eco Tommaso «Di pollo, direi»

Ma insomma, un’insalata? Tra mezz’ora avrei di nuovo fame.

«Io prendo una pizza» dico. E immediatamente mi vergogno. Ecco, sembro un baghino affamato.

Ma Ben sorride e approva.

«Ok, sono d’accordo. Anche io. Insalata…» e scuote la testa.

Sorrido.

«Francesca la mangia praticamente tutti i giorni. Io le dico sempre che è il cibo più triste del mondo» 

«Triste è proprio la parola che avevo in mente io! Come se inviti una ragazza a uscire e lei, per cena, prende solo insalata. Triste!»

«Lo so» annuisco, convinta. E anche fiera di me: è una cosa che con me non gli capiterebbe mai. Ma proprio mai. 

«So che lo hai anche detto in un’inter…» AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!

SCEMA!!!!! Presto, rimedia.

«Cioè… dicevo… ehm… invita me. Invitami a cena e ti giuro che non prendo l’insalata. Anzi, ti porto a mangiare quello che vuoi.»

Finisco di parlare e scende il silenzio. Francesca mi guarda incredula. Io, invece, non sono incredula. Sono annichilita. Sono un’idiota. Ho chiesto… ho davvero appena chiesto a Ben Barnes di invitarmi ad uscire? Adducendo come motivo il fatto che non mangio l’insalata?

È ufficiale, rinchiudetemi. E buttate via la chiave. Sono un pericolo per la socialità.

Ma Tommaso scoppia a ridere.

«Ecco Ben. Cosa puoi volere di più? Carina e non mangia l’insalata! E allora invitala, no?» mi fa l’occhiolino e aggiunge «Ah, devo sempre spiegargli tutto»

Ben mi sorride. «Sì, vero.»

Vero? Vero cosa? Vero, sono carina? Vero, deve spiegarti tutto? Vero che mangi la pizza?

«Ok, allora, ti porto fuori. Intanto, se ti propongo di dividere una pizza così poi prendiamo un hot dog e dividiamo anche quello, ti va bene? Io non riesco a decidere e questi due – indica Francesca e Tommaso – possiamo anche non considerarli»

«Certo!!!!» dico entusiasta. A me l’hot dog non piace. Ma chissenefrega. Lo mangerei, anche fosse terra. Al momento, ho ben altri pensieri.

Respira Gin. Non morire, concentrati. Cosa vuol dire “ti porto fuori?” Vuole davvero, davvero uscire con me? Non svenire, Ginevra. Sarebbe maleducazione.

«Dai, scegli tu la pizza» mormoro, cercando di prendere aria.

«No, aiutami» mi risponde e avvicina la sedia alla mia.

Ossignore, muoio! Ha un profumo delicato, maschile e… mi avvicina il menù e si morde un labbro, pensieroso. Poi improvvisamente sorride.

«Adoro la pizza» mi dice.

È… adorabile. È così dolce. Lo fisso ipnotizzata e sento intanto Francesca parlare a ruota libera con Tommaso. Probabilmente sta cercando di distrarlo in modo da non fargli notare che idiota è la sua collega.

Io e Ben scegliamo una pizza con uova, spinaci e pancetta (ha fatto scegliere me, in realtà, e io stavo per optare per la mia classica mozzarella di bufala, basilico e pomodorini, ma poi ho letto pancetta e mi sono ricordata di aver letto da qualche parte che lui adora la pancetta e che il suo piatto preferito è la carbonara. Lo so, lo so, la devo smettere con ‘sta storia delle interviste) e ordiniamo. Sto iniziando a rilassarmi e a parlare un po’ di più, quando una mano mi piomba sulla spalla, facendomi sobbalzare.

«Che diavolo state facendo, voi due?»

Francesca, che stava bevendo un sorso d’acqua, quasi si strozza. È il capo (Cioè, per lei è Arnaldo. Oddio. Lo guardo con occhi nuovi, cerco di vederlo dal punto di vista della mia collega…ma lo trovo più brutto che mai. Sarà che sto seduta accanto a uno degli uomini più belli del mondo…)

Francesca inizia a balbettare: «Stiamo… pranzando…»

«Tutte e due insieme? E se succede qualcosa in ufficio? E se arriva una mail importante, o passa un giornalista? Ma insomma, siete impazzite?»

Eccoci, ve l’ho detto che è uno stakanovista. Per quanto riguarda noi, almeno. Lui la pausa pranzo se la fa di almeno due ore. Siamo noi che mangiamo un panino in piedi, di solito. Sempre se ne abbiamo il tempo.

Ma oggi è decisamente un giorno speciale.

Sia Tommaso che Ben si sono irrigiditi. Tommaso si alza e dice tranquillo al mio capo:

«Ci scusi se abbiamo invitato le signorine. È colpa nostra. Capisco che state lavorando, ma francamente gliele portiamo via solo per una mezz’ora, il tempo di mangiare una cosa al volo. Ne hanno tutto il diritto, sarà d’accordo con me»

Il punto, invece, è che l’idea del capo su quali siano i nostri diritti è un po’ meno…umana di quella di Tommaso. Ma non osa evidentemente dirlo apertamente e così ribatte:

«Le signorine – calza sulla parola – non possono accettare inviti a pranzo da estranei, e lo sanno bene. Sono qui a lavorare e non in villeggiatura»

Che stronzo megagalattico. 

Ma, inaspettatamente, Francesca apre la bocca (lei non risponde mai al capo – cioè, ad Arnaldo, mammamia che nome – e ora ho capito il perché):

«Non sono estranei. Lui (e indica Ben) è …  il ragazzo di Ginevra» 

Cosa?? COSA?????? È pazza? So che sta cercando di aiutarmi, ma come le è venuto in mente? La guardo come a incenerirla e lei arrossisce mortificata. Ma Ben annuisce.

«Infatti. Posso portare la mia ragazza a pranzo, vero?» si gira a guardarmi, mi sorride e posa la mano sulla mia, stringendola piano.

Addio, mondo crudele. Sono morta. Quasi mi perdo anche il resto delle sue parole, perché fisso imbambolata la sua mano che copre la mia.

«Non l’ho vista per tutta la mattina» sta dicendo Ben «e ora lei mi dice che non posso vederla nemmeno a pranzo?»

«Che cosa romantica» il tono del capo gronda sarcasmo. «Ginevra. Io me ne frego se il tuo ragazzo vuole vederti, chiaro? Tu qui stai lavorando. Che poi…» fissa perplesso Ben «lui non è il ragazzo di stamattina? Mi pareva che non lo conoscessi…»

Help! 

«Ehm… no! Cioè sì, è lui. Ma lo conosco, ovviamente. Cioè…stiamo insieme!» dico di slancio e guardo di sottecchi Ben, che mi sorride e mi stringe la mano. Certo che è – naturalmente – un attore molto più bravo e convincente di me.

«Solo che non te l’ho detto perché…ehm…» mi impappino miseramente.

Francesca mi viene in aiuto: «Non te l’ha detto perché Ben è un attore famoso e devono stare molto attenti alla privacy. Cioè, vogliono stare molto attenti. È la loro vita privata, dopotutto.»

Arnaldo mi guarda attonito.

«Cioè, fammi capire. Tu stai…con un attore? Per di più famoso?»

E questo cosa vorrebbe dire????

«Sì» dico con tono di sfida.

«Perché è stupito?» chiede Tommaso, serafico. «Sono una splendida coppia»

«Infatti!» si entusiasma Francesca.

Oddio. Li amo. Li adoro. Farò qualunque cosa per ripagarli di questo. Li coprirò di insalata!

«In effetti, ora che ti guardo, il tuo viso mi è familiare» oh no. Il capo è entrato in modalità “capo – pubbliche relazioni”. Prende una sedia da un tavolo vicino e si siede con noi. Anzi, per la precisione cerca di infilarsi tra me e Ben. Mi spinge a lato e io, anziché dargli un calcione, tento di respingerlo con la forza del pensiero (forza, Obi!) perché se mi spinge ancora un po’ dovrò lasciare la mano di Ben, ma per fortuna Ben stesso non sembra troppo contento di come si sta mettendo la cosa e rafforza la presa sulla mia mano. Arnaldo non cede di un millimetro – oddio, non spezzatemi il braccio, please! – e Ben sembra capirlo perché sospira e mi dice:

«Darling, vieni qui, facciamo sedere il nostro…amico» 

Mi ha chiamata darling!!!!

Divento rossa come un peperone, mi alzo, e le gambe minacciano di non reggermi. Anche perché il capo mi sfila la sedia praticamente da dietro e si siede lui. Io muovo due passi, incerta, e mi avvicino a Ben. E ora che faccio?

Resto in piedi come un’idiota. Con la coda dell’occhio, colgo un movimento: sono Francesca e Tommaso che mi fanno dei cenni vaghi – probabilmente per dirmi che sembro un’ameba, lì impalata – ma io che ci posso fare? Di sicuro non mi siedo sulle gambe di Ben! No, non ci penso proprio! Se pesassi 50 chili lo farei, ma siccome non è decisamente il mio caso, se lo sognano! Rovinerei un bene mondiale! 

Francesca sgrana gli occhi e Tommaso sospira spazientito. Oh, insomma: vorrei vedere voi al posto mio! Intanto, il capo sta beatamente chiacchierando di quanto ha amato, adorato, venerato Ben nel ruolo di Dorian Gray (bugiardo bugiardissimo: l’ha definito “una cagata pazzesca, il povero Wilde si rivolterà nella tomba. Dorian Gray per prima cosa è biondo”, me lo ricordo perché me la sono legata al dito. È vero che il film con il libro non c’entra praticamente niente, ma Arnaldo è comunque un eretico). Ben trattiene a fatica un sospiro di impazienza. Io sono sempre imbambolata lì. Francesca tossisce eloquentemente. Ok ok, ho capito. Vado. Ehm…

Allungo timidamente una mano e la poso sulla spalla di Ben. Lui mi guarda ma è rapido a mascherare la sorpresa, anzi: sorride prontamente, mi prende la mano e inizia a giocherellare con le mie dita. Io lo fisso rapita.

Stavolta è Tommaso a tossicchiare. Uff! Ok, ora vi faccio vedere io!

Mi avvicino un po’ e mi poggio contro il bracciolo della sedia di Ben, poi, con la mano libera, accenno a una carezza tra i suoi capelli. Lui sorride di nuovo e mi si accoccola vicino. Il capo, del tutto ignaro del miracolo che sta accadendo nella mia vita, continua a blaterare e io, da insofferente che ero, gli sono improvvisamente grata. Divento la sua fan numero uno (cioè, numero due. C’è prima Francesca). Mi auguro che le sue chiacchiere su come il nostro studio saprebbe gestire con professionalità una campagna stampa in Italia per Ben («farai un film in Italia? No? Ma comeeeee!!! Ti prego, pensaci. Te lo chiedo a nome di tutti noi, i tuoi fan italiani, che ora io qui rappresento!» Argh! Ma cosa dice! Ma si ascolta?) durino per sempre. Perché io sono qui, ad accarezzare i capelli di Ben Barnes. E non ho nessuna, nessunissima intenzione di smettere. Ci metto tanto impegno che Ben, improvvisamente, fa un sospiro rilassato e si porta distrattamente la mia mano alla bocca e… mi bacia la punta delle dita.

Quasi cado dalla mia posizione precaria sul bracciolo. Mi salva il cameriere, che porta la nostra pizza. 

«Ah, il pranzo!» dice il capo tutto contento. Sì, ma è il nostro pranzo.

E poi, perplesso: «Ginevra, ma da quando tu mangi gli hot-dog?»

 

Dopo un’ora siamo ancora lì. Il capo ha esaurito la pazienza di tutti (tranne che di Francesca che lo guarda orgogliosa e adorante, manco fosse un bambino prodigio), ma non accenna ad andarsene. Veniamo salvati dal trillo del suo telefono.

«Devo rispondere» si acciglia. «Ma, Ben, dobbiamo assolutamente continuare questa piacevole chiacchierata» Ben ha l’aria di voler morire piuttosto che sopportarlo ancora cinque minuti. Poi il capo guarda me. Anzi, pianta gli occhi nei miei. 

«E tu, mia cara…» aiuto! «Accompagna pure Ben dovunque voglia andare…» cosa? COSA? Ho sentito bene?? Posso passare il mio tempo con Ben autorizzata dal capo? Il mio lavoro è seguire Ben? Sarò bravissima! Sarò un segugio! 

«… ma ricordati: il Tg1. Dico solo questo, cara. Il Tg1.» poi fa una risata da farmi accapponare la pelle e guarda di nuovo Ben. «La tua ragazza è bravissima. So che non serve dirle altro e che non mi deluderà! E tu (guardando Francesca): fila in ufficio!» e se ne va.

Appena è lontano, Ben sbuffa sonoramente e Tommaso scuote la testa, dicendo sconsolato:

«Ragazze, ma come fate a lavorare per uno stronzo del genere?»

Francesca sta già raccogliendo la borsa e cerca di scusare Arnaldo, dicendo che in effetti noi non ci prendiamo mai quasi due ore di pausa pranzo e che lui deve essere inflessibile per garantire che rendiamo al meglio (ma dove? La schiavitù è stata abolita, fino a prova contraria!), ma Tommaso le dice che faremmo meglio a cercarci un altro lavoro.

«Davvero, ragazze, siete così simpatiche…come fate a lavorare per una persona così? Sono sicuro che Ginevra è d’accordo, vero?» mi fissano tutti, ma io non apro bocca. Devo essere bianca come uno straccio e mi sento sul punto di svenire, per davvero stavolta.

«Ma che…?» Ben mi tocca il braccio, ma io quasi non mi accorgo. E poi sbotto:

«Cazzo!» perfetto, sembro davvero una piccola lady. Penseranno che sia il mio modo abituale di esprimermi. Ma sono così scioccata che non mi scuso nemmeno. Guardo Francesca, disperata.

«Fra…il Tg1! Ecco cosa mi ha chiesto prima! Io…non avevo capito (Traduzione: ero troppo impegnata a riprendermi dallo shock di aver appena incrociato – e ignorato – Ben Barnes). Non li ho chiamati! Oddio…» guardo l’orologio… è tardi! Troppo tardi per chiedere l’uscita di una troupe per oggi, direi. Oh mio Dio. Quando il capo scoprirà che non li ho nemmeno avvisati perderò il lavoro!

Francesca sgrana gli occhi. «No! E ora?» Spiega velocemente il problema a Tommaso e Ben, mentre io cerco freneticamente il cellulare in borsa e chiamo la redazione centrale. Non risponde nessuno, merda, merda!

Sto iperventilando, quando Ben mi dice: «Vedo se posso aiutarti io» e si allontana per fare una telefonata. Lo guardo implorante, tanto che Tommaso si mette a ridere.

«Eh, ma cosa farà mai alle donne? Sarà il ruolo del principe azzurro…»

Ma che te ridi! Io mi gioco il lavoro qui! (E poi non è solo quello! È che lui…è Ben!)

Ben torna, e mi dice che la sorella di Tommaso, Livia, conosce bene un giornalista del Tg1 e che vede se può aiutarci convincendolo a venire.

A questo punto, posso solo sperare.

Ma sono talmente in ansia che non mi godo il resto del pomeriggio, anche se sono con Ben. Per prima cosa mi dispiace lasciare Francesca da sola, anche se lei mi sibila: «Non essere scema: vai!!! È la tua occasione!». 

Quindi con Tommaso e Ben faccio un giro del centro del paese, improvvisandomi guida turistica (fortuna che i comunicati stampa li scrivo io e ci ho infilato qualche notizia sulle attrattive della città, così non faccio proprio la figura dell’ignorante) e poi ci sediamo al bar. E Tommaso conosce bene la Toscana e ci racconta un sacco di cose interessanti. 

Mi assento una decina di minuti per portare a Francesca un the freddo (mi pare il minimo, povera) e lei, quando mi vede, quasi mi aggredisce e mi rispedisce subito indietro, dicendomi che farei perdere la pazienza anche a un santo, che sono impossibile, che Ben Barnes è qui e io non ho niente di meglio che andarmene in ufficio? E no, secondo lei non sono grassa.

Poi li porto all’incontro cui volevano assistere, a rischio della vita, tra gente che si accapiglia all’ingresso e giornalisti rissosi che quasi sommergono Francesca. Vedo Tommaso lanciarle un’occhiata preoccupata. Io mi avvicino a lei e la aiuto a “dirigere il traffico” (traduzione: datevi una mossa e levatevi dalle scatole! Che però noi formuliamo in un modo molto, molto più educato). Poi entro e scopro che non ci sono più posti liberi, quindi mi siedo con Ben, Tommaso e Francesca per terra, a lato del palco.

Tommaso e Francesca mi sembrano ascoltare poco e chiacchierare molto (mmm…devo farci una riflessione, su questi due!), mentre Ben segue l’incontro con grande attenzione. Ad un certo punto mi si avvicina e mi sussurra:

«Non capisco tutte le parole…mi aiuti?»

Certo, poverino: è bravissimo con l’italiano, ma questa è una Lectio magistralis di un celebre filosofo. Certe parole non le conosco neppure io. Quindi ascolto e gli ripeto i concetti che vengono trattati, semplificando un po’. Dopo un po’ lasciamo perdere la Lectio e ci mettiamo a discutere sul termine “sostanza”. Svisceriamo l’etimologia e ci rendiamo reciprocamente edotti su varie questioni linguistiche legate alla parola, finché non veniamo interrotti dalla risata di Tommaso, che gli fa guadagnare un’occhiataccia da una minacciosa signora seduta poco lontana.

«Ma sentili…è così che streghi le donne, Barnes? Mi piacevate di più quando tubavate, prima, al bar»

Ben lo guarda male. Io invece sorrido, perché per me la risposta è sì. Non è solo bello, questo ragazzo. Improvvisamente il cellulare di Ben suona. Lui risponde bisbigliando. Poi attacca, mi guarda e mi sorride:

«Tutto ok per il tuo Tg1»

Io sono incredula. Francesca batte le mani. Dopo poco, esco per andare ad accogliere la troupe e Ben viene con me. C’è Livia Firth… ed è bellissima. Sono a dir poco in soggezione. 

Faccio posizionare la telecamera nel nostro angolo interviste e chiamo Francesca per dirle di portare qui il filosofo, appena finisce.

E va tutto liscio. Per una volta, va tutto bene. Il giornalista è gentilissimo e ride e scherza tutto il tempo. (Sarà la presenza di Ben e Livia, perché io l’ho conosciuto in un’altra occasione ed è stato un cafone per tutto il tempo. Potrei ricordarglielo, ma lascio perdere perché niente mi rovinerà questa serata: sono in pace con l’universo). Facciamo l’intervista e il capo, arrivato ovviamente quando è tutto fatto, dispensa cenni di approvazione (misurata). Poi si avvicina a Ben ma non fa in tempo ad attaccare bottone perché io, che ho appena salutato ospite e giornalista, rientro al settimo cielo e corro ad abbracciarlo.

Ben, non il capo.

E gli butto proprio le braccia al collo e lo sommergo di grazie. 

Lui è sorpreso, ma si mette a ridere. Poi avvicina il viso al mio e mi sussurra:

«Sssstttt! Io non ho fatto niente, ricordi? Hai fatto tutto da sola» e mi fa l’occhiolino.

Tu mi farai venire un infarto, Barnes.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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