Kiss
and heroics
Non
ci si accorge di quanto sia grande qualcosa finché non gli
ci si trova vicino
e, davvero, una nave cargo è qualcosa di immenso
-Allora?
Che si fa?- mi chiede uno dei supereroi, Wilka mi pare che si chiami
-Voi
distraete Hiwahiwa- gli ordino –state solo attenti a non
cadere in acqua o
finire davanti alla nave-
-Tutto
qui?- mi chiede una delle eroine
-Si,
al resto penseremo noi- gli dico indicando me e Flash Gold che non ha
ancora
spiccicato parola da quando è tornato dal suo ultimo volo.
Non so bene cosa
l’abbia fatto incazzare in questo modo ma preferisco sorvolare
-Dobbiamo
tentare di distruggere la nave?- mi chiede qualcun altro
-No,
soltanto i robot e le armi… non c’è
bisogno che cerchiate di smantellarla,
dovete solo fare in modo che nessuno si accorga di quello che stiamo
facendo
noi-
-E
voi cosa farete?- si intromette Snake mentre esce da una viottola
laterale. Il
mio ex apprendista non era stato invitato ma, come suo solito, si era
imbucato
alla festa –Vecchio hai intenzione di tirare le cuoia?
Perché se è così voglio
la tua macchina- gli ho insegnato davvero molto bene ad essere
antipatico ed
irritante!
-Tu
non dovresti essere qui- gli dico
-Quello
stronzo mi ha distrutto la casa! Non posso lasciargliela passare
liscia!-
-Ti
capisco e… - cerco di dire
-Io
voglio spaccare la faccia a quel vecchio stronzo e non mi importa di
quello che
mi dirai, verrò lo stesso!- incrociò le braccia e
si piantò per bene a terra.
Ragazzino testardo!
-Io
stavo per dirti che ti capisco e di stare
attento, il tuo aiuto è ben accetto!- gli sorrido,
spiazzandolo
-Allora
muoviamoci! Che stiamo aspettando ancora?- chiede prima di alzarsi in
volo
verso la nave, seguito a breve distanza dagli altri eroi. Solo Gold
rimane con
me sul bordo del cratere
-Il
tuo apprendista è irritante quasi quanto te- mi dice
-Gli
ho insegnato bene- sorrido per poi aggiungere –adesso tocca a
noi… - Gold mi
prende per un braccio e si alza in volo, tenendosi però
rasente alla superficie
dell’acqua. In pochi istanti arriviamo alla nave che gli
altri eroi stanno già
bersagliando con i loro pugni e i loro poteri
-Stai
attento- mi sussurra Gold all’orecchio per poi baciarmi sul
collo. Mi volto
stupito ma non abbastanza in fretta: lui mi lascia andare e io cado in
acqua.
Decido di lasciare da parte lo sconcerto e di concentrarmi sulla
missione:
meglio pensare in un altro momento che la mia nemesi mi ha baciato.
L’acqua è
davvero molto calda ma per me è sopportabile. Inizio a
nuotare verso il basso,
tenendomi rasente la chiglia della nave, ho una autorespiratore
d’aria con me
ma, come temevo, non è stato progettato per questo genere di
calore e l’aria
che respiro sta diventando rovente. Tutto quello che devo fare
è distruggere 3
delle 5 pistole congelanti, una volta fatte fuori quelle
l’acqua sarà così calda
da fondere il metallo dell’arma.
I
raggi gelati si sciolgono a meno di due metri dalle armi che li
lanciano,
questo per dare un idea di quanto l’acqua sia calda. Mi
avvicino alla prima
pistola e stringo i cavi di alimentazione fondendoli nella mia mano che
ha
preso fuoco. C’è un motivo se mi chiamo Black
Fire, e non è perché suona figo,
ma perché davvero posso creare delle fiamme nere. Certo, le
posso far apparire
solo sulle mie mani, non posso lanciarle né posso
controllare altri fuochi ma
ho pur sempre un superpotere di qualche utilità!
Nuoto
a fatica fino alla seconda pistola congelante, i ventilatori mi rendono
difficile nuotare e l’aria nell’autorespiratore
è sempre più calda. Per me la
temperatura è ancora sopportabile ma io ho la mia
immunità, la bombola
d’ossigeno no. Distruggo anche la seconda pistola e nuoto
verso la terza quando
l’autorespiratore esplode. L’urto mi stordisce per
qualche istante ma il vedere
le pale del ventilatore dannatamente vicine mi fa tornare in me e
riprendo a
nuotare furiosamente per salvarmi. Arrivo alla pistola congelate senza
quasi
accorgermene ma mi accorgo subito che non ho più aria nei
polmoni, se mi fermo
a distruggere l’ultima arma potrei non riuscire a tornare in
superficie ma
inizio ad essere stanco e la mente inizia ad annebbiarsi per
l’assenza di
ossigeno, forse non riuscirei comunque a riemergere quindi rimango e
sciolgo
anche l’ultima arma. Il primo gesto eroico della mia vita e
forse pure
l’ultimo. Cerco di nuotare verso la superficie ma
è difficile. Niente aria,
niente coordinazione, niente pensieri logici. Mi sforzo di tornare a
galla ma
sono stanco e il mio corpo è pesante.
Addio
mondo crudele! Vaffanculo bombola d’ossigeno!