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Autore: Floramoss    22/03/2012    8 recensioni
Ancora una one shot dedicata ad Harry bambino e Severus tutore. Stavolta Severus sarà alle prese con domande e situazioni che prima o poi un genitore deve affrontare. Come nascono i bambini? E se uno più grande di te fa il gradasso?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Molly Weasley, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Seduto sul tavolo della sala da pranzo di casa Weasley Harry aveva appena finito di piangere

Seduto sul tavolo della sala da pranzo di casa Weasley Harry aveva appena finito di piangere. Severus, in un silenzio che preannunciava tempesta e scuro in viso, stava pulendogli le ferite aperte sulle ginocchia: sangue misto a polvere e terra nascondevano due grosse abrasioni. A completare il quadro clinico del bambino c’erano un taglio sulla testa, già medicato, e un ematoma sullo zigomo sinistro. Ron osservava la scena attaccato alle gonne di Molly: da quando era arrivato il professore si era ammutolito, perché il professore non aveva una faccia allegra, per niente.

- Severus sono bambini, queste cose capitano. –

- Molly, forse tu ci sei abituata considerando la numerosa prole che vive in questa casa, ma io non ero mai stato interrotto durante una lezione per soccorrere un bambino disobbediente! – Aveva alzato la voce verso la fine.

Harry ricominciò a piangere mentre Ron provava timidamente a prendere le difese dell’amico:

- Non è stata colpa sua. E’ colpa di Ric Tritaossa. E’ lui che ha cominciato.–

- Non mi avevi detto che c’era di mezzo Ric. – Molly guardò suo figlio con rimprovero.

- Non dovevi dirlo Ron! – sussurrò Harry mentre tirava sul col naso.

- Per quale motivo doveva essere un segreto? – Severus ora lo stava guardando duramente e la sua voce non era incoraggiante. Intervenne Molly:

- Ric è un ragazzino più vecchio… è problematico, più in Presidenza che in classe. Non viene da una buona famiglia. Ma questo non è di certo colpa sua… anche se non giustifico il bullismo in ogni caso. –

Di bulli Severus Piton non voleva nemmeno sentire un accenno: vittima di bulli anch’esso, il professore non aveva avuto a sua volta un comportamento esemplare una volta cresciuto. Non era quella la strada che Harry avrebbe preso, non lo avrebbe permesso.

- Quando saremo a casa mi racconterai ogni cosa, tutto, e dall’inizio. –

- Ma io… -

- Ma tu obbedirai a me. E qui finisce la discussione. –

Harry si fece ancora più triste. Ron lo guardava compatendolo perché anche se mamma Molly era terribile era niente paragonata all’uomo nero che insegnava pozioni ai suoi fratelli più grandi. Ma l’uomo nero non stava affatto godendo di tutta quella situazione. Solo mezz’ora prima l’uomo nero era in aula, avvolto dai fumi dei calderoni e in preda ad un attacco di sana rabbia da cattedra: poi era entrato Gazza. Il vecchio custode, tossendo e con voce gracchiante gli aveva detto che c’era una missiva per lui che proveniva dalla Tana. Molly lo richiedeva lì con una certa premura perché Harry si era fatto male a scuola. Fatto male… ecco una di quelle cose che prima o poi devi affrontare quando ti occupi di un marmocchio. L’iniziale insofferenza per quella improvvisa seccatura divenne immediatamente ansia appena il pozionista realizzò che doveva essere successo qualcosa di grave. Perché altrimenti interrompere la sua lezione?  Viveva con Harry da un anno e mezzo e aveva finito col maturare quell’istinto protettivo di cui si era sempre vantato d’ essere  sprovvisto. In pochi minuti aveva passato le consegne al Preside, che accolse con allegria quella mezz’ora inaspettata di supplenza, per trasferirsi subito dopo dai Weasley. Molly aveva iniziato  da poco a medicare Harry: era vero, ci era abituata, erano operazioni che svolgeva ormai ad occhi chiusi. Non Piton però. Severus si sentì subito meglio quando vide che il bambino era vivo e cosciente e tutto intero. Altrettanto in fretta però assunse l’espressione più torva che mai gli fosse riuscita: da qualche parte doveva pur scaricare la tensione e c’era un contegno da mantenere di fronte agli estranei. Che la vita con Potter lo avesse un po’ intenerito non doveva assolutamente divenire di dominio pubblico.

- Severus!? – Molly lo prese per un braccio e lo allontanò dai bambini, verso un angolo della grande cucina.

- Severus non serve versare benzina sul fuoco o l’incendio non lo domerai più! – Aveva parlato sottovoce gettando ogni tanto lo sguardo a Harry. Che diamine voleva dire quella donna?

- Di che stai blaterando Molly? Quale incendio?-

- Oh questo è il rischio di essere troppo intelligenti! Ti manca il senso pratico Severus! –

- Molly – e qui iniziò a ringhiare – ancora non capisco! Io non sono una bambinaia e non ne comprendo il gergo! –

- Non sgridare Harry adesso! Ti è chiaro così? O ti devo fare lo spelling…? – Lo guardava spazientita.

- Donna insopportabile... – Ma sapeva benissimo che Molly doveva avere ragione. Poteva dire tutto sui Weasley ma non che non amassero i figli e che non si facessero in quattro per loro. Molly era la classica madre che tutti vorrebbero avere. Ma non lo avrebbe mai riconosciuto davanti a lei. Nemmeno in punto di morte.

- Perché non dovrei sgridarlo! Dovrebbe essere ancora a scuola a quest’ora e senza le ginocchia sbucciate, invece è evidente che si è azzuffato con un compagno. Ha un occhio nero per Merlino! –

- Appunto, è spaventato. Si sente in colpa nei tuoi confronti e si sente umiliato per quello che è successo. –

- Io non so ancora cosa sia successo. –

- Quindi non puoi partire subito in quarta incolpando il piccolo! – Piton corrugò la fronte. Era vero: aveva dato per scontato che Harry si fosse messo nei guai volontariamente. Eppure conosceva il bambino, se aveva fatto a botte con un compagno, e più grande, doveva esserci una ragione a suo favore. Ma temeva che gli abusi subiti dai Dursley iniziassero a far sentire le loro conseguenze.

- D’accordo, non lo sgriderò. A meno che la motivazione che Harry porterà non lo richieda in un secondo tempo. Al contrario di quanto possiate pensare, io non insegno ad Harry la violenza. –

- Nessuno di noi lo pensa Severus. Tu sei troppo prevenuto. – Adesso lo sguardo di Molly era, come dire…. dispiaciuto. Severus si sentì in imbarazzo e preferì chiudere la discussione. Tornò verso Harry, ancora seduto sul tavolo, lo prese in braccio e si avviò al camino. Prima di entrare si voltò verso la padrona di casa che si era riavvicinata a Ron:

- Comunque… grazie per avermi fatto chiamare… -

- C’è qualcos’altro Severus. – L’uomo si voltò nuovamente.

- L’insegnante di Harry vuole vederti. –

- Che cosa?! –

- Vuole parlare col tutore del bambino. Per via di quello che è accaduto. Ti consiglio di andarci in abiti babbani…- Severus non disse una parola ma dalla sua espressione si capiva chiaramente la cosa non lo rendesse affatto felice.

 

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Da quando erano rientrati a casa Harry non aveva ancora detto una parola. Severus aveva finito di medicarlo con le pozioni adatte, poi gli aveva fatto il bagno. In pratica era già pronto per andare a letto, non fosse che erano solo le due del pomeriggio. Severus sedette nella sua solita poltrona verde, Harry in piedi di fronte a lui era pronto per l’interrogatorio.

- Perché ti sei azzuffato con quel Dic… -

- Ric… -

- Va bene, Ric…. Allora cosa ti ha fatto questo Ric? Sai che voglio la verità, perché se dici le bugie te lo leggo negli occhi . – Era così anche con Lily, le bastava guardarla negli occhi per sapere quello che le passava nella testa, e nel cuore.

- Lui è prepotente . Viene sempre a disturbarci e ci obbliga a fargli dei piaceri se no dice che ci spezza gli ossi. –

- Le ossa… Harry. –

- Sì, e poi ci ruba le cose.-

- Cosa vi ruba? Le penne? –

- Ma no Severus, lui è un somaro, continuano a bocciarlo. Che se ne fa delle penne? Ci ruba la merenda. Stamattina l’ha rubata alla sorellina di Ron, lei è piccola, fa la prima, si è messa a piangere e io allora sono andato a riprendergliela. –

Un Grifondoro… non avrebbe potuto che diventare che un Grifondoro una volta sotto il cappello parlante.

- E sentiamo… grand’uomo….come intendevi riprenderla la merenda di Ginevra Weasley… di nascosto? –

- Ma no… io sono andato là e gli ho detto di ridarmela. Allora lui si è messo a ridere e io gli ho detto che non c’era niente da ridere. Allora lui mi ha detto “Perché, se continui a ridere cosa mi fai? Mi dai un pugno?” e io gli ho detto “no ti do un calcio” e gli ho dato un calcio negli stinchi. –

Sì di Serpeverde non ha proprio nulla…. Severus era quasi divertito ma rimaneva il fatto che quello che era accaduto non era in sintonia con l’educazione che stava impartendo al moccioso.

- Quindi tu gli hai dato un calcio e lui così si è difeso e ti ha riempito di botte… è più grande di te Harry!–

- Lo so ma non è giusto che lui fa sempre quello che vuole! –

- “Faccia” Harry…si dice “faccia”… dobbiamo studiare meglio i verbi… -

- Sei arrabbiato con me? –

- Perché sbagli i verbi? –

- Ma no…. Perché mi sono azzuffato. – Adesso lo stava guardando col musetto davvero in pena. Eppure a Severus non sembrava di avere assunto un fare minaccioso.

- Harry, non sono arrabbiato. Mi sono preoccupato per la tua incolumità, per prima cosa. Sul fatto di arrivare a calci e pugni non sono contento, questo no. Ti fa onore il gesto di cavalleria verso la piccola Weasley ma potevi risolverlo in modo pacifico. –

- E come? 

- Beh, potevi andare a dirlo all’insegnante. Lo sa che succedono queste cose fuori dall’aula? –

- Non lo so se lo sa ma io ho fatto quello che mi è venuto  spontaneo… - Sì, Grifondoro senza nessun dubbio.

- Parlerò con la tua maestra visto che mi vuole vedere, ma non ci vado con entusiasmo. –

- Mi dispiace. -                                                                                                                                   

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·                    Ti fa male l’occhio? – Severus si allungò verso il bambino e con il pollice gli sfiorò leggermente lo zigomo.

- Un pochino… -

 

 

- Dopo ci mettiamo un unguento speciale che ho preparato apposta per le zuffe…. –

- Tu hai fatto a botte qualche volta? –

- Quando ero piccolo no… ma quando sono cresciuto ho fatto anch’io delle cose non belle. –

- Hai fatto sesso? –

Severus per poco non cadde dalla poltrona. La sua espressione sembrava quella di un pesce. Bocca semiaperta e occhi fissi sul bambino. Quanti anni aveva Harry? Sette e mezzo? Dove diavolo l’aveva imparata quell’espressione?

- Scusa Harry… ehm hai detto… sesso? – con la voce gli era tornata anche la mobilità del viso.

- Sì. Tu hai fatto sesso qualche volta Severus? Perché Ric ci dice che suo fratello ha fatto sesso nel bagno della scuola e l’hanno cacciato via. Non è una bella cosa vero? –

- In …quale scuola Harry? !–

- Boh. –

- Quanti anni ha  il fratello di Ric?! –

- Boh… -

- Harry credo che sia il caso invece che io con la tua maestra ci parli, e al più presto anche. –

- Mi vuoi ancora con te? – Severus tornò con la sua attenzione al piccolo lasciando per un attimo la baraonda di pensieri che lo aveva assalito.

- Certo che ti voglio ancora. Molly ha mai messo alla porta i suoi bambini quando fanno qualcosa di sbagliato o che la fa preoccupare? –

- No, anche se Ron dice che a volte scapperebbe di casa… -

- E tu, scapperesti? – Il piccolo Potter scosse la testa. Era arrivato il momento della conciliazione, se mai ci fosse stata vera discordia.

- Allora adesso voglio un abbraccio di quelli che mi fai mancare il respiro. – Prima che Severus finisse la frase Harry era già avvinghiato attorno al suo collo: – Va bene così stretto? – mugolò felice.

- Puoi fare di meglio pulce. – Harry ridacchiò e aumentò la presa. Mingherlino com’era, più piccolo rispetto ai bambini della sua età, spariva quasi fra le braccia di Severus. Mamma mia quanto gli piaceva starsene lì. Sentiva quell’odore strano, uno di quelli che gli abiti dell’uomo avevano di tanto in tanto quando tornava dal lavoro mentre i suoi capelli erano sempre profumati. Harry prese un grosso respiro . Severus faceva delle grandi magie nel suo laboratorio. E lui gli voleva un mondo di bene. Adesso poi aveva anche imparato ad abbracciarlo. Ma c’era una cosa ora, una domanda che gli frullava per la testa.

- Severus? – chiamò senza cambiare posizione.

- Dimmi Harry. – rispose rinforzando la stretta sul piccolo.

- Cosa vuol dire fare sesso? -

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- Severus non c’ è bisogno che tu sia così sconvolto. – Molly guardava il burbero professore tanto detestato dai suoi figli più grandi scolarsi un bicchiere di whisky come fosse un bicchiere d’acqua di fonte. Nel giro di poche ore aveva dovuto rivedere tutti i suoi pregiudizi su quell’uomo: la vicinanza con Harry Potter lo aveva decisamente cambiato.

- Ti sembra così “normale” che un bambino di sette anni se ne esca a parlare di sesso? –

- Beh, certe curiosità nascono anche prima Severus. – L’uomo la guardò. Molly aveva avuto sette bambini a poca distanza uno dall’altro, ovvio che fossero nate domande in quella casa. Di sicuro i giovani Weasley avranno voluto sapere perché ogni tanto alla mamma cresceva la pancia a dismisura….

- Arthur ha iniziato molto presto a parlarne con i nostri figli. – Già, cose “tra padre e figlio”: con Tobias non era andata esattamente così. Tutto quello che Severus aveva saputo lo aveva scoperto e imparato da solo.

- D’accordo, la curiosità può starci ed Harry ha vissuto come un animaletto selvatico fino a un anno e mezzo fa… ma questo non toglie che quella scuola mi sembra l’appendice di un riformatorio! –

- Il fatto a cui ha accennato Harry è accaduto in un’altra scuola Severus. –

- Non mi interessa finché ci sono i Rick di turno che rovinano l’infanzia alla gente. Voglio per Harry il meglio. E’ una mia responsabilità… perché mi guardi così Molly!-

- Perché sei peggio di una chioccia ansiosa Severus, e non sei bravo a dire bugie… -

- Io sono un campione in fatto di bugie, credo non ci sia bisogno di ricordartelo. –

- Oh certo, come spia dai il meglio di te, ma come tutore mi sembra che tu stia prendendo il tuo compito più a cuore del necessario… non è che vuoi bene a quel bambino?- Il pozionista si irrigidì sulla sedia e si versò dell’altro whisky.

- E solo che quando mi viene affidato un compito voglio svolgerlo bene. Che nessuno abbia poi a recriminare! –

- Tu non prendi in giro una madre…una del mio calibro per lo meno…- Molly vide Severus sull’offensiva quindi si prese quella piccola soddisfazione e cambiò discorso:

- La scuola è una buon istituto e l’insegnante sa il fatto suo. Ci sono passati tutti qui… Severus non ti azzardare a fare battute ingrate sui miei ragazzi…-

- Non ho emesso un suono. –

- Perché l’ho stroncato sul nascere! Allora abbiamo già fatto presente all’insegnante che forse sarebbe il caso che gli alunni più grandi e in particolar modo quelli più problematici vengano seguiti da vicino e tenuti lontani almeno da quelli più piccoli. Rick e gli altri del suo gruppetto purtroppo non avranno un gran futuro se queste sono le premesse. Harry ti ha raccontato come è andata?–

- Sì, ha un debole per le bambine con i capelli rossi… - e sorrise di un sorrise amaro…

- Io voglio che sappia difendersi all’occorrenza, considerando i soprusi subiti. Ma che lo faccia in modo intelligente e comunque nel rispetto del prossimo! Lui non si chiama Ric fortunatamente. –

Molly guardava il mago col naso adunco, gli occhi neri e i capelli lunghi. Con lui aveva avuto fino ad allora più occasione di scontro che di confronto.

- E soprattutto non voglio che mi torni a casa sanguinante e con la testa rotta. Ho da rendere conto a Silente di quello che capita a Potter. – Molly inarcò le lebbra in un sorriso.

- Sì… certamente…. è di Albus che ti preoccupi… - Senti, dai un’occhiata a questo. – Gli allungò un libro che aveva recuperato con un incantesimo di appello.

- Forse ti può aiutare nel difficile compito di capire i bambini e quindi di crescerli nel modo più sano e sereno possibile.- Si intitolava Il genitore “quasi” perfetto.

- Ah, e ovviamente non mancano i capitoli dedicati all’educazione sessuale. – E mentre a Severus scappava un provvidenziale colpo di tosse Molly si mise in attesa dell’inevitabile reclamo:

- E’ scritto da due babbani! –

- I babbani hanno svolto ottimi studi in materia e siccome i bambini maghi non sono in nulla diversi dai bambini babbani non vedo perché non utilizzare questi strumenti. – Severus scorreva l’indice e dalle smorfie non sembrava convinto.

- Vuoi essere pronto o no a rispondere ad Harry quando ti chiederà se i bambini arrivano con i gufi o le cicogne? –

Sbuffando Severus chiuse il volume, lo ridusse alle dimensioni di una caramella e se lo mise in tasca.

- Se al secondo capitolo riterrò che sono tutte idiozie te lo farò riavere con gli interessi per il tempo che mi hai fatto perdere… E io, ci tengo a sottolinearlo, non sono un genitore. – Detto questo si avviò verso il camino.

- Severus? – la voce di Molly lo raggiunse melensa.

- Ah già dimenticavo, grazie per il whisky. –

- Ricordati la cravatta domattina. – E con un sorriso sornione, ma che voleva essere soprattutto divertito, fece ciao con la mano mentre Piton spariva dietro ai mattoni borbottando qualche insulto.

 

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- Perché sei vestito così stamattina? – Harry guardava Severus dallo specchio del bagno mentre in bilico su di uno sgabello si lavava i denti. Severus si stava annodando la cravatta e la cosa non gli riusciva, con suo inevitabile nervosismo.

- Maledetti abiti babbani… - ma si ricordò di Harry che lo stava fissando con attenzione e che sicuramente si stava anche divertendo vista l’espressione che aveva sulla faccia.

- Dimentica quello che ho appena detto… e muoviti se no fai tardi a scuola. –

- Perché sei vestito così se non ti piace? – ci riprovava, visto che non aveva ricevuto risposta.

- Perché devo andare a parlare con la tua insegnante. –

Harry era contento. Finalmente anche lui aveva qualcuno che andava a parlare con l’insegnante. La mamma di Ron ci andava spesso. Ma Ron non era molto contento di questo. Particolarmente non ne erano contenti George e Fred, i suoi fratelli.

- Allora vengo via con te stamattina? – fremeva già all’idea, però la risposta di Severus placò ogni entusiasmo.

- No, io andrò più tardi, con la mamma di Ron. – Vide lo sguardo deluso del bambino. Lasciò perdere il nodo che non veniva e gli andò incontro. Si sedette sul coperchio della tazza del gabinetto mentre Harry asciugava diligentemente, come gli aveva insegnato, lo spazzolino e lo riponeva nel bicchiere.

- Cosa c’è che non va ? -

- Volevo farti vedere i miei compagni… – Piton non resisteva più di pochi minuti a quel faccino.

- Harry… la nostra situazione è un po’… strana… io non sono un genitore e nessuno deve sapere che lavoro faccio… sai che questa è una condizione essenziale. Lo è anche per Ron e per gli altri maghi che frequentano scuole normali. Non possiamo rivelare chi siamo. –

- Ma io non lo dico che sei un mago. –

- Non potresti nemmeno se volessi Harry, voi bambini avete un “incanto di discernimento ” che vi evita di fare dichiarazioni non appropriate. Il fatto è che meno mi collegano a te, meglio è per tutti. Io non sono come la mamma e il papà di Ron. –

- Perché? – Harry non capiva tutte quelle difficoltà, non le aveva mai capite dall’inizio solo che adesso iniziava a farsi domande.

- Perché… io appartengo ad Hogwarts e basta Harry. La mia vita non può che svolgersi qui. Quando sarai più grande qualcuno te lo spiegherà. –

- Perché non tu? –

Piton si alzò dal suo sedile improvvisato: - A momenti vengono a prenderti Harry, su veloce. – Harry ancora una volta rimase senza risposte.

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L’aula degli insegnanti in cui Severus e Molly vennero fatti accomodare era un ufficio non molto grande con sei scrivanie a formare un unico grande tavolo e schedari lungo tre pareti su quattro. La finestra era aperta perché la primavera sembrava essersi camuffata da estate quell’anno e l’arietta che entrava era gradevole, oltre che profumata. L’insegnante di Harry e di Ron era giovane e aveva un aspetto gentile. Il tipo di insegnante di cui solitamente i bambini si innamorano. Di certo non avveniva la stessa cosa con Severus Piton. Dopo le presentazioni, solo per il pozionista perché Molly non ne aveva bisogno, si parlò dell’accaduto. Severus prese le difese del bambino pur riconoscendo che il comportamento dimostrato andava giustamente corretto.

- Conosco la situazione signor Piton, e credo di dovermi complimentare con lei per il lavoro che ha svolto finora. – Severus non si aspettava un elogio quindi non trovò le parole per rispondere.

- Mi rammarica solo non averla vista solo oggi, considerando che Harry frequenta questa scuola da più di un anno. – Il nodo di quella maledetta cravatta che Molly, trattenendo a fatica una risatina, gli aveva sistemato prima di lasciare la Tana adesso lo stava strozzando. Aumento di salivazione dovuto allo sforzo che stava compiendo: tutelare Harry Potter era complicato per tanti motivi e non ultimo quello di dover rapportarsi con il mondo babbano.

- I miei impegni di lavoro mi trattengono spesso, e ho la “piena fiducia” nei coniugi Weasley. – guardò Molly sicuro di trovarci uno sguardo compiaciuto. Infatti non si sbagliava. Ammettere certe cose, ecco un altro motivo di grossa difficoltà.

- So anche questo. Harry ha recuperato tutto il ritardo di apprendimento che accusava all’inizio del primo anno. Significa che lei, nonostante gli impegni, lo segue attentamente a casa.-

- Faccio il possibile. –

- Me lo aspettavo diverso sa? –

- In che senso? – per Salazar che cosa diceva di lui Harry?

- Più rilassato … Harry nonostante la perdita dei genitori e il rifiuto degli zii ad accudirlo (questa era la versione confezionata da Silente per i babbani) sembra sereno. Lei invece non lo sembra affatto. – Intervenne Molly, del resto era lì apposta per questo, per evitare che si dicesse troppo o troppo poco. Il fatto accaduto non doveva attirare l’attenzione su di loro.

- Il signor Piton è stato scelto per la scrupolosità con cui tratta ogni incarico e per la serietà che lo contraddistingue. Harry con lui  è al sicuro e sta ricevendo una buona educazione, in tutti i sensi. Il fatto che il signor Piton non sia un tipo diciamo … allegro… beh è questione di carattere ma quando è con Harry si “rilassa” molto mi creda… è quasi irriconoscibile.-

- Il classico duro dal cuore tenero insomma. –

- Esatto.- A Molly rideva anche il fondoschiena perché sapeva che Severus si stava mordendo la lingua. Lo stava smascherando impunemente e lui non poteva difendersi. Tanto a chi voleva ancora darla a bere? Lei lo aveva visto medicare Harry due giorni prima, e quello sguardo non era lo sguardo di un semplice esecutore di compiti. Smise di ridere dentro di sé nel momento in cui sentì un dolore lancinante al piede: l’uomo in nero non poteva parlare o usare la bacchetta, ma poteva colpire basso e aveva addosso un paio di scarpe adatte all’occasione.

La conversazione continuò sull’argomento Harry Potter: Severus venne assicurato che lo sconfinamento dei ragazzini più grandi nell’area giochi dei piccoli era stato un caso e che fortunatamente di bullismo in quella scuola se ne vedeva di rado. L’insegnante ne approfittò per suggerire a Severus qualche attività extra scolastica da fare col bambino: ad Harry per esempio sarebbe piaciuto andare al mare. Cosa passò per la testa al pozionista si può solo immaginarlo, quello che passò invece nella testa a Molly Weasley fu palese:

- Sarebbe magnifico Severus. Farebbe bene anche a te un po’ di sole… - il secondo pestone sui piedi fu ancora più doloroso del primo.

Prima di lasciare la scuola Piton chiese se poteva dare un’occhiata ad Harry:

- Senza che lui mi veda però. – Venne accontentato: si avvicinò alla porta dell’aula e dal vetro guardò all’interno. Il giovane Potter stava dicendo qualcosa nell’orecchio al suo compagno di banco, che non era, tra l’altro, Ron Weasley. Una confidenza probabilmente, forse un piccolo segreto. Socializzava, era a suo agio. Tutte quelle testoline sedute al loro posto, i banchi piccoli, i disegni alle pareti, un giovane uomo che stava spiegando a quanto pareva i rudimenti della geometria. Tutto normale, tutto felicemente normale. Piton si sentì sollevato. Quella scuola era la scelta giusta.

 

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Rimaneva da risolvere l’altro, di problema. Se Harry non avesse fatto più domande poteva per il momento accantonarlo. Il mago si chiedeva però se non fosse il caso invece di ritirare fuori il discorso. Meglio che ne parlasse con lui invece che con i compagni. Meglio dare le informazioni corrette. Già, ma come? Il libro che gli aveva prestato Molly era chiuso sulla sua scrivania. Lo aveva letto, non gli era nemmeno apparso malaccio. Forse gliene serviva qualche altro. In pochi giorni i libri si accumularono ma Severus ancora non aveva trovato la “formula” che lo convincesse. Del resto non che lui avesse chissà quali esperienze. Di certo su questo Arthur Weasley era avvantaggiato. Se ci fosse stata Lily… L’aveva baciata una sola volta. L’unica. Dopo di lei il vuoto, l’assenza assoluta. Gli avrebbe parlato dell’amore. Di quello sì, di quello avrebbe potuto. Trovando le parole giuste. Gliele avrebbe dettate l’occasione, e un’occasione infatti si presentò.

Una domenica di libertà nel grande parco di Hogwarts. Gli studenti erano quasi tutti ad Hogsmade. Poche ore ma erano un regalo gradito perché finalmente poteva uscire col bambino senza preoccuparsi di nulla. Presero la strada per il lago: quel posto Harry lo adorava, come era piaciuto a sua madre del resto, e come piaceva a lui. Scoprì che non erano i soli ad apprezzarlo: due studenti, del settimo anno avevano optato per una sosta in mezzo alla natura invece che rinchiudersi al Paiolo Magico dietro a un boccale di burrobirra. Lui era un Corvonero, la ragazza una Serpeverde. Strana accoppiata. Lei, tra l’altro, era una delle migliori della sua Casa. Approfittò del fatto che i due giovani non li avessero visti e lanciò sul piccolo un incantesimo dissimulante: Harry, ai loro occhi, si sarebbe confuso perfettamente con i cespugli o i tronchi d’albero. Severus e il bambino occuparono una sponda protetta da vegetazione. Seduti sul ciglio l’uomo raccontava ad Harry strane storie di pesci parlanti, di donne con le squame al posto della pelle, di fiori che crescono sul fondo del mare. Poi il piccolo si era tolto le scarpe e aveva iniziato a correre avanti e indietro dalla riva, gridando ogni volta che veniva a contatto con l’acqua gelida. Severus,  lo guardava e si sentiva bene. Iniziava a pensare che forse, un giorno, avrebbe anche potuto portarcelo al mare… Poi Harry tornò urlando: - Si baciano Severus! Si baciano! –

- Chi si bacia?! –

-Quei due là, li ho visti.! –

Era eccitato, come uno che vede qualcosa per la prima volta.

- E tu come sai che si stavano baciando? – Harry diventò rosso.

- Una volta ho visto un pochino di televisione di nascosto dai miei zii… solo poco, loro non volevano farmela guardare perché dicevano che solo Dudley poteva. E c’erano due che facevano come quei due e lei gli ha detto “baciami ancora”. Si sono baciati per un sacco di tempo. Forse un’ora!-

- Uhm, film piuttosto noioso…-  trattenne un sorriso di fronte a tutta quella esuberanza: Harry ingigantiva sempre le cose. Poi superò la tentazione di andare immediatamente dai due e di investirli di parole: pensò invece a tutti i buoni motivi per starsene lì buono buono. Quante coppie erano nate nei cortili e nei corridoi di Hogwarts? Del resto quei due si erano baciati in riva al lago (quale posto più romantico?), in un giorno di festa e convinti di essere lontani da occhi indiscreti. Così tornò al piccolo.

- Harry, sai perché due persone si baciano come hai visto fare nel film? –

- Perché…. perché si piacciono? –

- Ecco, sì è già una buona risposta. Ma di solito si baciano quando sono innamorate. –

- E quand’è che uno è innamorato Severus?

- Quando si accorge che l’altra persona è importante per la propria vita, come e il sole e la pioggia sono importanti per gli alberi: vorresti non separarti mai questa persona, e desideri abbracciarla e baciarla in continuazione. –

- Ma loro si baciavano sulla bocca! Fa mica schifo? –

- No Harry anzi… le persone innamorate parlano un linguaggio speciale: parlano con i baci e con le carezze e con altri gesti che ti fanno sentire felice. –

- Tu hai dato un bacio sulla bocca a qualche ragazza? –

Severus sentì lo stomaco chiudersi, ma sapeva che quella domanda poteva arrivare e sapeva che doveva rispondere.

- Sì è successo. Tanto tempo fa. –

- E poi? –

- E poi quella persona si è innamorata di un altro ragazzo. –

- Per questo a volte sei tanto triste? Perché non la puoi più baciare? -

Si chiese per quale motivo aveva intrapreso quella conversazione che lo stava portando su sentieri pericolosi e dolorosi. Harry nel frattempo si era seduto sulle sue gambe e adesso lo fissava con attenzione, incuriosito dalle confidenze che il suo tutore gli stava facendo. Ultimamente era più chiacchierone con lui.

- In un certo senso sì, ma sono cose che succedono tra le persone. – Allora Harry gli fece una carezza e quel gesto di vera compassione schiacciò il cuore dell’uomo in una morsa. Era un dolore felice però. Un bambino ancora così piccolo ma già abbastanza grande da comprendere la sofferenza. Con uno sforzo, ma aiutato dalla situazione,il pozionista riprese:

- E poi Harry, quando i baci e le carezze si fanno più forti e grandi le persone innamorate si uniscono e così possono nascere i bambini. – Harry sembrava perplesso.

- Ho preso un libro che ti spiega come, quando rientriamo te lo mostro. – Adesso il giovane Potter sembrava già più soddisfatto.

- Sei frutto dell’amore Harry. – Lo sguardo del bambino tornò interrogativo.

- Tu esisti perché i tuoi genitori erano innamorati. – Era lì, di fronte, il frutto dell’amore che non era toccato a lui. Severus si sentì terribilmente affranto.  

- Sei triste perché tu non hai bambini? Harry lo guardava intensamente. Davanti agli occhi  di Lily Severus si sentiva venire meno. Come aveva potuto mettersi in quella situazione?

- Se ti va posso farlo io il tuo bambino. Vuoi? – E gli sorrise e in quel sorriso c’era tutto il sole di quella splendida giornata. Severus dovette lottare con tutte le forze per mandare giù il nodo che gli si era formato in gola. Perché le cose non potevano essere così semplici e genuine come le parole dei bambini? Restituì ad Harry la carezza e lo fece con tutta la  dolcezza di cui era capace. Il viso del bambino gli stava in una mano.

- Harry io non posso essere il tuo papà, ma ti prometto che farò di tutto per renderti un bambino felice. - glielo bisbigliò per non tradire l’emozione della voce. Severus non si riconosceva più: era stato un uomo umiliato, ferito e biasimato. Si era sentito vuoto di ogni bene, pieno soltanto di rabbia e dolore. Ma con l’arrivo di Harry era cambiato tutto. A piccoli passi.

- Severus, domani posso darti anch’io un bacio sulla guancia prima di andare a scuola come fanno Ron e Ginny con Molly e Arthur? –

- Beh…. direi che si può fare. –

- Sei mitico! – e rimessosi in piedi corse via fino all’acqua lasciando Severus per l’ennesima volta sorpreso. Lui non gli aveva insegnato quell’espressione. Poi lo vide tornare velocemente  ancora più animato di prima:

- Severus…. Severus adesso quei due che sono innamorati sono stesi per terra tutti appiccicati come quando io e Ron  facciamo la lotta sul suo letto!-

Severus fu in piedi in un nano secondo. Baci appassionati va bene ma amplessi all’aria aperta assolutamente no per tutti gli Ungari spinati! -

- Tu aspettami qui e non muoverti!  – intimò ad Harry e sparì fra gli alberi augurandosi che avessero ancora i vestiti addosso. Quando tornò aveva un’espressione tra il serio e il faceto ed Harry subito lo interrogò:

- Li hai sgridati? Cosa stavano facendo? –

- Fa parte di quelle cose che ti spiegherò una volta a casa…-

- Allora non facevano la lotta… -

- Non precisamente.-

- E quella cosa lì non si può fare? –

- Si può fare, ma in tempi e luoghi più consoni. –

- Cioè? –

- Anzitutto non a scuola! – e raccolte le cose abbandonate sul prato si predispose a parlare di ovuli e spermatozoi.

 

Quando a fine giornata il professore passò a dare l’ultima occhiata ad Harry, che dormiva pacifico dopo averlo messo in imbarazzo una ventina di volte con domande più o meno lecite sulla sua vita sessuale, Severus assoporò  il silenzio delle tarde ore della sera  abbandonandosi ai ricordi. Finalmente il suo cuore iniziava a sentirsi in pace. Prima di addormentarsi Harry gli aveva chiesto il bacio della buona notte. Tutto quel parlare di baci quel giorno, baci di mamma, baci di bambini, baci di innamorati, baci di amici…come poteva sperare che Harry non ne venisse conquistato? E allora lui, un po’ impacciato, gliene aveva posato uno sulla fronte facendo al bambino un dono più grande di quanto potesse immaginare. Il cuore di Harry scoppiava di felicità, quello di Piton si riempiva di emozioni nuove. Erano in credito di baci entrambi in fin dei conti. Pensava a quanto li aveva desiderati da Lily e a quanto si era sentito venire meno nell’immaginarla fra le braccia di James. Eppure tutta la rabbia e la frustrazione accumulata in quegli anni adesso svaniva. Nelle favole babbane, le principesse tornavano in vita grazie a un bacio; si sentiva anche lui un po’ miracolato in fin dei conti. Il suo piccolo principe era un bambino di poco più di sette anni che gli stava insegnando l’abc dell’amore. A lui, quel bambino, non l’aveva portato una cicogna, e nemmeno un gufo. Lo aveva portato una cerva d’argento.

 

Angolo di FloraMoss: voglio ringraziare tutti quelli che leggono le mie storie dandomi grande soddisfazione. Un grazie speciale a Mocchi, Rosa_Linda, MartinaSnape, Tinax86, Biancalupin, Eden garden che hanno lasciato un pensiero sull’ultima mia ff (ponti sulla corrente).

  
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