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Autore: Niniane_88    22/03/2012    4 recensioni
Niente vampiri. I nostri Cullen sono tutti umani, hanno età diverse, non hanno nessun legame di parentela tra loro e vivono nell'affollata ed eccitante New York del 1920! Cosa succederebbe se il loro mondo ruotasse attorno a un immaginario teatro dell'opera? Tra primedonne irritabili, ballerini talentuosi e direttori d'orchestra in difficoltà, la stagione operistica del White-Flower Opera sta per iniziare... e non mancheranno i corteggiamenti, gli amori improvvisi, le rivalse... Buona lettura!
ATTENZIONE: chi mi conosce già come autrice sa che la mia coppia preferita NON è la classica Bella/Edward!
Disclaimer: i personaggi di questa storia appartengono a Stepheny Meyer
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jasper
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buongiorno e ben ritrovate a tutte voi lettrici che seguite tanto gentilmente la mia storia: grazie per le recensioni a Camilla L, Dills Nightmare, Orsacchiotta Potta Potta, cristalblu, Betely, maura 77 e dany60! Il nuovo capitolo è stato un po' sofferto, ma alla fine sono riuscita a scriverlo! Godetevelo!



L'amore è un Canto


VIII



    Isabella Swan osservava, senza in realtà vederla, la propria figura riflessa nel grande specchio; la sua mente era altrove. Chiusa nel camerino di Miss Angela Weber, avvolto in un silenzio ovattato, Isabella sognava.
   - Non se ne ricorderà mai… - sospirò d’un tratto.
   Era il 21 febbraio: la notizia dell’imminente arrivo a New York di Mr Jasper Whitlock si era diffusa alla velocità della luce, complice anche un articolo apparso sull’edizione del mattino del Times e l’euforia che serpeggiava negli ambienti del Flower era palpabile, al punto che l’edificio stesso sembrava prendervi parte.
   Il giovane e brillante maestro sarebbe arrivato nel pomeriggio e il signor Mc Carty aveva dato disposizioni affinché l’intero teatro fosse tirato a lucido. Isabella era arrivata alle nove e aveva visto Mr Carlisle Cullen insolitamente inquieto, mentre i solisti, silenziosi e guardinghi come non mai, avevano fatto il loro ingresso, come se cercassero in tutti i modi di rendersi invisibili. Gli occhi azzurri di Miss Hale non erano riusciti a nascondere la preoccupazione della primadonna; Mr Masen era pallido come un fantasma; solo Miss Platt era tranquilla come sempre, anche se un po’ taciturna.
   Isabella sospirò, attorcigliando una ciocca di capelli attorno a un dito: i suoi colleghi avevano ragione ad essere preoccupati. Era probabile che Whitlock avrebbe fatto loro un’audizione, prima di decidere se intendeva rimanere effettivamente a disposizione del Flower e senza dubbio sarebbe stato un esaminatore severo. Lei non avrebbe avuto l’onore di fargli ascoltare la sua voce, perché negli spettacoli che il maestro avrebbe diretto, non doveva cantare. Ma non le importava. No, non importava.
   Isabella sorrise, improvvisamente raggiante, nello specchio. Avrebbe incontrato Jasper Whitlock e avrebbe potuto parlargli, dirgli quanto lo ammirava… dirgli… dirgli…
   - No, non può ricordarsi di me… - si ripeté per l’ennesima volta. Inutilmente, perché il suo cuore non voleva ascoltare le sue stesse parole.
   Il suo cuore ragionava in modo completamente diverso, perché ricordava perfettamente quella sera.
   Isabella aveva sedici anni ed era sbarcata in Italia da poco. La sua insegnante, la signora Malanotte, l’aveva portata a vedere il Trovatore, di Giuseppe Verdi, al Teatro dell'Opera di Roma. Era una splendida notte d’estate, l’aria era frizzante e il cielo era blu cobalto. E sul podio c’era lui, Jasper Whitlock. Isabella non l’aveva notato fino alla fine della rappresentazione, quando era stato salutato da scrosci di applausi. Solo allora si era accorta di lui e ne era rimasta profondamente colpita. Non aveva mai visto un maestro d’orchestra così giovane: non poteva avere più di ventitré o ventiquattro anni. Ed era straordinariamente bello.
   La fanciulla e la sua insegnante avevano impiegato molto tempo a lasciare il teatro, perché la signora Malanotte aveva incontrato diverse persone che conosceva. Ad un tratto, del tutto inaspettatamente, Isabella si era trovata poco distante da Jasper Whitlock, impegnato in una fitta conversazione con altri due uomini. Isabella gli aveva lanciato un’occhiata piena di curiosità e lui si era voltato a guardarla.
   Aveva guardato proprio lei, Isabella Marie Swan!
   Gli occhi della ragazza avevano incontrato uno sguardo color dell’ambra, dolce, profondo e riflessivo, che le era sceso fino al cuore e lì si era piantato, come una scheggia dolorosa. Isabella, turbata come non le era mai successo in tutta la sua vita, era rimasta immobile, assorta nella contemplazione di quel volto meraviglioso e ne aveva memorizzato ogni particolare.
   Poi Whitlock si era girato verso qualcun altro e la magia era finita, ma da quella sera, ogni volta che Isabella sognava di incontrare il proprio principe da fiaba, questi assumeva immediatamente i lineamenti del giovane musicista.
  Non si sarebbe mai ricordato di lei. Isabella non era sciocca, non si aspettava che quel personaggio tanto famoso, che viaggiava in continuazione, riconoscesse una ragazzina incontrata per caso dopo uno spettacolo, ben sette anni prima e con la quale non aveva scambiato nemmeno una parola.
   - Ma mi ha guardata… - rifletté, sfogando la propria euforia con una giravolta – Potrebbe ricordare!
   In quel momento qualcuno bussò alla porta.
   - Chi è? – chiese Isabella, arrestandosi di colpo e già vergognandosi del proprio comportamento infantile.
   - Bella, sono Alice!
   - Oh! – fece Isabella, sollevata – Entra pure, Alice!
   La porta si aprì e Alice Brandon si catapultò all’interno.
   - Oh, Bella, scendi, presto! E’ qui, è arrivato!
   - Cosa? Chi? Chi è arrivato!
   - Lui, Mr Whitlock! Sta entrando in questo momento, il signor Mc Carty è con lui e credo che ci sia anche il signor Cullen! Ah, non ho mai visto la nostra cara Miss Hale così nervosa, credo che tema per la propria reputazione, per la prima volta in vita sua! E Mr Masen, dovresti vederlo! Bianco come un cadavere!
   Mentre parlava, Alice aveva trascinato la cantante fuori dal camerino e, tirandola per il polso, aveva iniziato con lei a scendere le scale, diretta all’ingresso del Flower.
   - Perfino Jane e Alec oggi sono preoccupati! – continuò – Mrs Ellerton ci ha fatto fare il doppio di esercizi di riscaldamento… è incredibile, non trovi? Sono tutti fuori di sé per l’arrivo di questo signore… ma tu non dici niente? Bella…?
   Alice si voltò verso la sua amica e solo allora vide che Isabella era pallida e che i suoi occhi fissavano il vuoto, sgranati e spaventati.



*           *            *  


   - Maledetti taxi…
   Jasper Whitlock era di pessimo umore: il viaggio da Baltimora e New York era stato un disastro, aveva rischiato di perdere il bagaglio, il treno era partito in ritardo e per finire aveva faticato a trovare un taxi che lo portasse fino a questo fantomatico White-Flower Opera. Dunque, la sua pazienza, già non illimitata, era sul punto di esaurirsi.
   Quando arrivò davanti al teatro, osservò attentamente l’esterno del palazzo, cercando di farsi un’idea di che cosa lo aspettava. L’edificio era imponente e aveva una certa eleganza, niente da dire. Non era grande, ma Jasper aveva visto teatri di tutti i generi e sapeva che le misure in metri cubi di un edificio non dicevano nulla sulla qualità di ciò che si produceva all’interno. Certo, non dovevano girare tanti soldi, là dentro: il giovane ne ebbe l’immediata conferma quando un uomo (evidentemente il signor Mc Carty, quello del telegramma) gli venne incontro, tutto sorrisi e salamelecchi. Nessun dubbio, in proposito: era stato chiamato perché in quell’ambiente avevano un disperato bisogno di farsi pubblicità. Il suo umore peggiorò ulteriormente.
   - Benvenuto, Mr Whitlock, maestro. – lo salutò lo sconosciuto, con calore, quando furono faccia a faccia – Io sono Emmett Mc Carty, il proprietario del White-Flower Opera. Avete fatto buon viaggio?
   - No, affatto. – rispose Jasper, più bruscamente di quanto avesse voluto. Quel tipo non gli piaceva granché.
   - Oh, mi dispiace… - fece Mc Carty, spaesato – Venite nel mio ufficio, così potrete sedervi e riposare e potremo parlare in santa pace.
   L’impresario lo precedette in una stanza molto semplice, ma graziosa, nella quale li attendeva un uomo sui trentacinque anni, il tipico yankee, biondo e con gli occhi azzurri, che si alzò non appena li vide entrare.
   - Vi presento il maestro Carlisle Cullen, il direttore della nostra orchestra. – disse Mc Carty a Jasper.
   - Sono davvero onorato di poter fare la vostra conoscenza.
   Mr Cullen disse queste parole in tono talmente gentile e pacato, che Jasper Whitlock non se la sentì proprio di guardarlo dall’alto in basso, anche se probabilmente tra loro due c’era una differenza tangibile di esperienza e fama.
   - Il piacere è mio. – rispose quindi, educatamente.
   - Sedete, maestro. – intervenne Mc Carty – Posso offrirvi un bicchiere di vino?
   - Grazie, signor Mc Carty.
   Dopo che tutti e tre si furono accomodati, l’impresario iniziò a parlare diffusamente della storia (piuttosto breve) del suo teatro, di come egli se ne fosse sempre occupato con amore, della bravura degli artisti che vi lavoravano. Jasper non impiegò più di due minuti a capire che era innamorato della primadonna, una certa Miss Rosalie Hale di cui non aveva mai sentito parlare.
   -… abbiamo pensato che il pubblico sarebbe stato attratto dalla presenza di un personaggio famoso come voi e pertanto vi chiediamo di dirigere tre dei nostri spettacoli: il balletto “Il lago dei Cigni” e due opere liriche, “La Fanciulla del West” e “Lucia di Lammermoor”, con cui la nostra stagione si chiude. – concluse Mc Carty, tutto d’un fiato.
   Jasper rimase in silenzio per un lungo istante, valutando quale delle tante domande che gli si affacciavano alla mente, fosse il caso di porre per prima.
   Alla fine si rivolse al maestro Cullen:
   - Voi siete d’accordo con la proposta del signor Mc Carty? – chiese - Non voglio che mi si accusi di avervi sottratto il podio.
   - Sono assolutamente d’accordo con il mio impresario. – rispose Carlisle Cullen con gentilezza – Il Flower necessita di un cambiamento, di qualcosa che rompa la monotonia, e per me sarebbe un grande onore cedere a voi il podio. Sono stato io a suggerire al signor Mc Carty il vostro nome.
   Jasper Whitlock rimase colpito da quell’informazione.
   - In questo caso vi ringrazio, signore. – disse, con sincerità – E’ raro trovare colleghi di lavoro disponibili come voi.
   - Oh, questo fa parte del mio carattere. – replicò Cullen con un sorriso – Io sono anche troppo accomodante, lo dico sempre. Tuttavia, sono riuscito ad abituare la mia orchestra a lavorare in modo disciplinato: sarete ascoltato con rispetto da tutti i suoi componenti, se accetterete.
   Lo sguardo di Jasper corse da Cullen a Mc Carty.
   - Non conosco i cantanti. – disse, misurando le parole – Desidero poterli incontrare singolarmente, in modo da ascoltare le loro voci: se mi convinceranno, accetterò l’incarico, altrimenti le nostre strade si divideranno subito… Sono molto esigente nel mio lavoro, signori e troppo spesso, in passato, ho dovuto accettare di collaborare con artisti pieni di sé, del tutto privi di competenza. Non fraintendetemi, non voglio criticare il vostro cast prima ancora di averlo esaminato, ma solo avvertirvi del fatto che non ho intenzione di perdere il mio tempo. Pertanto, con il vostro permesso, farò a ciascun cantante un’audizione della durata di mezz’ora circa.
   - Naturalmente. – rispose subito Mc Carty, annuendo calorosamente – Sono certo che rimarrete soddisfatto: la nostra Miss Hale…
   - La vostra Miss Hale, signor Mc Carty, è per me un’estranea. – rispose Jasper, educatamente, ma con fermezza – Se è brava come dite, sarete il primo a saperlo.
   - Oltre a Miss Rosalie Hale, - intervenne Mr Cullen, alzandosi – dovrete ascoltare il tenore, Mr Edward Masen, il mezzosoprano, Miss Esme Anne Platt e il baritono, Mr Richard Johnson. Li avvertirò subito della vostra decisione.
   - Un momento. – lo interruppe Jasper – Supponiamo che io accetti: quanto ci guadagno?
   Cullen tornò a sedersi, quasi al rallentatore.
   Mc Carty impallidì visibilmente: forse aveva sperato che l’argomento non fosse affrontato tanto in fretta.
   - Noi vi offriamo quindicimila dollari. – disse, quasi pigolando.
   Jasper lo guardò come se fosse pazzo:
   - Ventimila. – replicò.
   Mc Carty e Cullen si scambiarono un’occhiata ansiosa.
   - Ventimila sono tanti, – disse l’impresario e Jasper intuì che stava sudando freddo – possiamo offrirvi al massimo diciassettemila dollari.
   - Ventimila. – ripeté il direttore d’orchestra, senza scomporsi.
   - Diciotto? – tentò ancora Mc Carty, speranzoso.
   - Ventimila o niente.
   Seguì un istante di tesissimo silenzio. Poi Mr Cullen intervenne, con calma:
   - Mr Whitlock, noi vi stiamo chiedendo un favore: il teatro è in difficoltà e voi potreste salvare la nostra stagione. So che siete abituato a guadagnare cifre molto alte e a lavorare con artisti di primissimo livello, ma non vi piacerebbe, per una volta, fare qualcosa di diverso? Avete già diretto gli spettacoli di cui vi abbiamo parlato, il vostro incarico non sarebbe più gravoso di tanti altri che avete accettato. Inoltre, credo di poter affermare con una certa sicurezza che il denaro non vi manca. Noi vi garantiamo la massima pubblicità, il Times ha già pubblicizzato il vostro arrivo, come avete potuto notare entrando e io vi do la mia parola che musicisti, cantanti e ballerini saranno a vostra completa disposizione. Vi prego, aiutateci: ascoltate almeno i nostri solisti, poi deciderete.
   Jasper abbassò lo sguardo, colpito, suo malgrado, dalle parole del nuovo collega. Avrebbe preferito che Carlisle Cullen fosse stato freddo e arrogante, perché sarebbe stato molto più semplice rispondergli a tono e poi andarsene da quel piccolo e oscuro teatro. Una richiesta così gentile e accorata, invece, era difficile da rifiutare: era vero, il denaro non gli mancava, era stanco dei soliti ambienti frivoli e vuoti dove ricchezza e corruzione erano una cosa sola. Era stanco di viaggiare, di innervosirsi per essere stato coinvolto in problemi che non gli interessavano, di sfuggire alle avances delle primedonne che ormai da anni lo inseguivano da un continente all’altro…
   Infondo ormai era New York: sarebbe stato onesto fare almeno l’audizione ai solisti, prima di andarsene, altrimenti avrebbe fatto la figura dell’avaro che accetta gli incarichi solo quando sono pagati profumatamente. E poi, c’era lei: Lucia di Lammermoor… da quanto tempo non la dirigeva? Gli mancava quell’opera, gli mancava moltissimo.
   - E va bene. - si arrese – Ascolterò i vostri solisti ad uno ad uno. Avvisateli che siano pronti entro un’ora.
   Carlisle Cullen si illuminò e sorrise a Jasper, di nuovo, con calore.
   - Grazie, maestro. Sarà fatto.



Eh eh eh! Il nostro Jasper sta facendo vedere i sorci verdi al povero Emmett e al povero Carlisle! Intanto, la nostra piccola Bella sogna ad occhi aperti proprio lui e non vede l'ora di incontrarlo, anche se alla notizia del suo arrivo appare terrorizzata...  Che cosa succederà adesso? Il prossimo capitolo, nelle mie intenzioni, dovrebbe essere uno dei più divertenti della storia: ci sarà la quadruplice audizione e vedremo Jasper alle prese con un'inedita Alice!  Nel frattempo, se voleste lasciarmi un parere su questo capitolo vi sarei molto grata!
Buona giornata e un abbraccio!
Alla prossima settimana!
Niniane

   
 
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