Beckett era seduta nella sua scrivania e
fissava incessantemente la lavagna, che piano piano iniziava a
riempirsi di
indizi: foto, ora della morte e i primi sospettati.
Per lei era una sorta di rito compilare
la lavagna, le dava un ordine mentale.
Pochi comprendevano il suo metodo, ma
quei pochi le bastavano, soprattutto perché facevano parte della sua
squadra:
Esposito, Ryan e Castle.
Quest’ultimo era seduto affianco a lei,
studiando anche lui gli ultimi movimenti della vittima.
Passavano ore così, completamente
immersi e concentrati sul loro obiettivo. Castle perdeva spesso la
cognizione
del tempo, proprio come quella sera.
Il suo cellulare squillò e li fece
sobbalzare.
Beckett guardò l'orologio, erano ormai le 9
di sera, e Castle
prendendo il suo cellulare vide la foto della ragazza con i capelli
rossi e gli
occhi color ghiaccio sorridergli, e così rispose:
-“Hei, tesoro! Si, sto arrivando. Va
bene, ti prendo i pancakes con lo smile! A dopo!”- disse chiudendo la
chiamata
sorridente.
Beckett lo stava guardando. Aveva
sentito la telefonata e non aveva potuto fare a meno di sorridere.
-“E’ bello vederti in versione papà!”-
-“Come hai capito che era Alexis?!”-
chiese lo scrittore.
-“Perché hai il sorriso di quando parli
con lei, perché ho sentito la sua voce squillante, e diciamocelo, per
chi altri
prenderesti i pancakes con lo smile?!”- disse prendendolo in giro.
-“Per te ovviamente mia musa!”- rispose
Castle con un sorriso dolce.
Beckett arrossì.
Sapeva cosa provava Castle per lei,
gliel’aveva detto un momento prima che lei chiudesse chi occhi dopo
essere
stata colpita dal proiettile al funerale di Montgomery.
Forse aveva pensato che sarebbe morta e
gliel’aveva detto.
Ma lei stava con Josh. Non poteva
lasciarlo dopo che lui le aveva salvato la vita.
Beckett sapeva bene che la loro seconda,
terza, quarta chance non stava funzionando, lui era sempre via, sempre
preso
dalle sue missioni umanitarie, e lei era sempre sola.
Le era stato accanto durante tutta la
convalescenza, e le aveva salvato la vita operandola, ma lui non era
presente.
Non era ancora pronta per lasciarlo. Non
era ancora pronta per Castle.
-“Lo so, lo so. Hai Josh che ti porta
queste cose…”- rispose Castle con un sorriso triste.
Anche Beckett sorrise tristemente, e
riconoscendo negli occhi di Castle quella stessa tristezza che provava
anche
lei, gli accarezzò la guancia.
Lui le prese la mano e le baciò il
palmo. Era così morbida, così setosa, e lei lo lasciò fare, anche se
era
combattuta dal fatto che non era una buona cosa.
Non sapeva ancora come avessero fatto in
quei mesi successivi alla dichiarazione a sopravvivere, ma entrambi
avevano
notato un cambiamento nel loro rapporto. Era come se fosse cresciuto.
La Beckett di quattro anni fa non gli
avrebbe mai fatto una carezza e tanto meno si sarebbe fatta baciare il
palmo.
Nel mentre che lei era immersa in questi
pensieri, Castle a un certo punto disse:
-“Hey, perché non vieni anche tu?!
Alexis ha in programma una serata tra pop-corn, marshmellow, caramelle
gommose
e ‘La Bella e la Bestia’. Sarà felicissima se ci sarai anche tu!”-
Beckett ci pensò un attimo. Avrebbe
voluto andare, ma il suo buon senso glielo impedì:
-“No, Castle. Questa è la vostra serata.
Non voglio interferire nei vostri programmi. E poi ho molto da fare
qui.”-
-“Andiamo… qui non puoi fare altro per
ora. Ryan ed Esposito sono andati via già da un pezzo! Per una sera il
crimine
può aspettare!”- rispose Castle implorante.
Sperava di poter passare un po’ più di
tempo con lei, e nutriva il forte desiderio di stare da solo con la
detective
soprattutto per affrontare il discorso di averle detto di
amarla un attimo prima che lei perdesse i sensi.
Lui sapeva che ricordava, lei gliel'aveva detto, ma aveva capito che Beckett si sentiva in un certo senso legata a Josh, come una sorta di obbligo per averla salvata quel giorno. Entrambi non erano felici ma avevano accettato la situazione.
Non ne avevano più parlato, ma le
attenzioni di Castle verso la sua musa erano aumentate, e aveva notato
che in fondo
a lei non dispiacevano.
-“Grazie Castle, ma è meglio di no.
Magari un’altra volta!”- rispose Beckett mettendo fine a quella
discussione.
Vedendo però la delusione disegnata sul volto
dello scrittore, si affrettò a
continuare:
-“Ma la prossima volta ci tengo a vedere
‘La Bella e la Bestia’. Anche se il mio cartone Disney preferito era
‘La
Sirenetta’.”- sorrise Beckett.
-“Detective! Tu mi sorprendi ogni giorno
di più! Avevi un cartone animato preferito?!”-
-“Oh Castle, ho avuto un’infanzia anche
io! Cosa credi che sia nata con la pistola?!”- rispose ironicamente
Beckett.
-“Beh, con la pistola no! Ma molte volte
ti immagino nella culla con il distintivo in mano!”-
Beckett sorrise e gli tirò un pugno
leggero sul braccio.
-“Ora vai. Alexis ti sta aspettando!”-
-“Va bene. Ma se cambi idea la porta di
casa mia è sempre aperta per te, a qualsiasi ora! A domani detective!”-
-“Notte, Castle!”-
Quelle due affermazioni erano l’unica
cosa non era cambiata nel tempo fra loro.
Erano successe tante cose, e la stessa
Beckett dovette ammettere di essere cambiata molto stando al suo fianco.
All’inizio non sopportava la sua
presenza lì al distretto, la infastidiva. Ma non aveva potuto fare
niente per
impedirlo, lui aveva il permesso del sindaco, e il capitano era stato
chiaro:
-“Se
il sindaco è felice, il commissario è felice. E se il commissario è
felice, io
lo sono di più!”-
Certo, la Gates non era stata così contenta
di accoglierlo al distretto, e ogni giorno non faceva che ricordargli
che lui non era un poliziotto, ma piano piano si stava abituando anche
lei.
E così Beckett, quattro anni prima, si
era ritrovata con un logorroico bambino di 40 anni da accudire e
spiegare ogni
singolo passo, perché nonostante fosse molto ferrato sugli argomenti di
omicidio, aveva comunque insistito nel seguirla nei suoi casi. Ma
ormai, per
Castle, non era più solo per i libri.
Ora era diverso.
Lei era diversa.
Quando lui era andato via quell’estate,
era già cambiato qualcosa, e il vuoto che aveva lasciato al distretto
era
troppo grande. Ma il vuoto che lei sentiva nel suo cuore era peggiore,
perché non riusciva a darsi pace di aver finalmente ammesso a sé stessa
i suoi
sentimenti, per poi vederli calpestati da una bionda siliconata.
E poi aveva conosciuto Josh, che aveva
portato un po’ di benessere nel suo cuore infranto.
Lui la capiva, sapeva che
lei rischiava la vita con il suo lavoro, ma anche lui essendo
cardiochirurgo
era sempre via per le sue missioni umanitarie. All’inizio le piaceva il
fatto
che lui non fosse così presente, le dava la possibilità di avere una
porta
sempre aperta per scappare, una via di fuga.
Ma poi questa situazione aveva
iniziato a pesarle, soprattutto durante la riapertura del caso di
Johanna, si
era resa veramente conto che lui era assente in momenti in cui lei
aveva
avuto più bisogno, ma voltandosi in ogni situazione c’era sempre
Castle, pronto a
difenderla e a consolarla. Lui era il suo plucky
sidekick.
C’era stato un punto in cui Kate aveva
preso in seria considerazione la possibilità di lasciarlo, di rompere
quella storia
che non portava a niente. Ma lui era rimasto per lei, aveva rinunciato
alla sua
missione ad Haiti per stare con lei.
E inoltre qualche mese dopo era stato proprio lui ad operarla e
salvarla.
Sapeva dei sentimenti che Castle nutriva
per lei, ma non era ancora pronta.
L’avrebbe saputo quando sarebbe stato il
momento opportuno.
Ma il pensiero di Castle, di ciò che
provava per lei, era costante nella sua mente.
Lui era così dolce e premuroso nei suoi
confronti. Sapeva che lei stava con Josh e per quanto potesse essere
geloso,
sapeva che lei aveva fatto la sua scelta.
Certo le sue attenzioni erano aumentate
ma l’avrebbe aspettata tutta la vita. Sapeva che lei era quella giusta.
Scossa dai suoi pensieri Beckett si
diresse verso la saletta relax, e non poteva fare a meno di pensare che
forse
sarebbe stata una buona idea accettare l’invito di Castle. In fondo non
era un
vero e proprio appuntamento, ci sarebbe stata anche Alexis e La Bella e
la
Bestia.
Già, ripensare a quel cartone, le
ricordava la sua infanzia con la madre. Stavano per delle ore davanti
alla tv a
guardarlo, e la piccola Kate sperava che un giorno avrebbe trovato il
suo
principe, ma non poteva definire Josh come tale.
Non era il suo principe, non
era colui che le faceva battere il cuore e sentire le farfalle nello
stomaco.
No, quello che le faceva provare tutte quelle emozioni era un altro
uomo.
Beckett era distrutta, la giornata era
stata intensa e pesante.
Si sdraiò nel divano pensando sempre al cartone
animato e in poco tempo si addormentò.
ANGOLO MIO: Ciaoooooooo!!! eccomi di nuovo qui a rompere con un'altra storia!!
vi starete chiedendo: e che c'entra la bella e la bestia?! per questo dovrete aspettare i prossimi capitoli...
che dire?! anche questa ff poverina ha fatto la muffa per un anno sul pc... xD in effetti.. avete notato le rangnatele lungo la scrittura?! xD
ecco prima di dimenticarmi.. ho stravolto la 4 stagione di Castle praticamente, ma appunto l'ho iniziata a scrivere ad aprile 2011, quindi Josh c'era ancora, e siccome è utile per i prossimi capitoli ho deciso di lasciarlo... quindi cos'è successo?! Montgomery è morto (RIP) e la Gates l'ha sostituito.. e fin qui nulla è cambiato.
però!!! Kate non ha lasciato Josh! ha sentito Castle che le diceva di amarla, gli ha detto che ricordava (qndi nn ha mentito) ma gli ha detto che non poteva lasciare il dottore.. non dopo che l'aveva salvata... sta benedetta ragazza!! xD ahahahhah
bo penso che Castle si sia incavolato inizialmente, ma alla fine ha accettato la cosa e spera che Kate capisca ke Josh non fa x lei!! xD
è complicato ve?! xD purtroppo sto Josh mi serviva e l'alternativa era Demming! xD ahahahahha *colpo basso*...
se poi ritenete ke sia OOC ditemelo e l'aggiungo subito! :) ok dopo questo lungo monologo, lascio la parola a voi... e ovviamente se continuerete a leggere capirete xk la Bella e la Bestia!! xD
uno sbaciottone a tutti! ;>