Serie TV > JAG
Ricorda la storia  |       
Autore: Alexandra e Mac    22/03/2012    7 recensioni
La storia, quella con la “S” maiuscola, a volte riserva grandi sorprese. Fra le pieghe di un libro può capitare di trovare le cose più strane, o fra le sue righe captare qualcosa che non è detto esplicitamente ma che è volutamente lasciato intuire dall’autore o dall’autrice.
Sono specialmente le biografie del “grandi” quelle che riservano le maggiori meraviglie, e occorre un occhio attento per saper cogliere quello che, in superficie, non compare.
Questo racconto è nato così, cercando i messaggi nascosti che la Storia ha disseminato lungo il suo cammino e che alcuni più perspicaci hanno saputo cogliere e che hanno poi elaborato offrendoli al lettore.
Siamo certe che adesso anche voi cercherete fra il detto e il non detto di un volume quella zona grigia che vi spalancherà le porte di un altro mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Disclaimers  :

 Il marchio JAG e tutti i suoi personaggi appartengono alla BELLISARIO PRODUCTION. In questo racconto sono stati usati senza alcuno scopo di lucro.
Qualunque riferimento a fatti o persone, che non siano avvenimenti o personaggi storici, e’ del tutto casuale.
I contenuti del racconto sono tutelati ai sensi della legge 633/1941 (legge sul diritto d’autore). Tutti i diritti riservati.



Capitolo I

Il bacio



La discussione era molto animata, ma se ciò accadeva era un buon segno: significava che erano tornati a parlarsi e che, apparentemente, i loro rapporti erano normali… ovviamente nell’accezione che questa parola assumeva quando si trattava di loro due.

Erano chiusi in sala riunioni sin dalla mattina per confrontarsi sui risultati delle indagini effettuate da una settimana a quella parte, ovvero da quando l’Ammiraglio li aveva assegnati al caso dell’omicidio del Tenente Laura Cresswell. Accusato del delitto era il Sottufficiale Joseph Clarke la cui difesa era stata assegnata a Mac, mentre l’accusa era toccata in sorte ad Harm.

“Il rapporto della scientifica dice che il Tenente è stata ritrovata cadavere vicino al molo di Norfolk, con evidenti segni di colluttazione sul corpo. La causa della morte è strangolamento. Quello che non mi spiego è come mai non siano state trovate tracce di DNA della vittima sul mio cliente” disse in tono di sfida ad Harm.

“Tuttavia il Sottufficiale era nei paraggi, quella sera li hanno visti uscire da un bar poco distante dal luogo del ritrovamento e un testimone li ha anche uditi litigare furiosamente” le rispose a tono lui.

“Questo non basta per fondare un’accusa di omicidio e lo sai bene” lo rimbrottò Mac.

“Potrebbe sempre averla aggredita con indosso un paio di guanti ed averli gettati via dopo averla uccisa”.

“Le tue sono solo supposizioni” sbuffò seccata.

Erano seduti l’uno accanto all’altra, cosa strana questa, dato che da quando lei aveva ripristinato le distanze fra loro entrambi avevano fatto in modo di ritrovarsi lontani anche dal punto di vista fisico.

Harm rispettava la scelta di Mac, sapeva che in parte era per colpa sua se lei aveva cambiato rotta, ma pur condividendola tuttavia non l’approvava, come del resto non approvava l’uomo con il quale, presumibilmente, faceva coppia fissa in quel momento: Webb. Sapeva bene che, prima o poi, l’agente della CIA ne avrebbe combinata una delle sue e a farne le spese sarebbe stata proprio Mac, la quale ne avrebbe sofferto, e se c’era una cosa che odiava era vederla soffrire, così come non tollerava di vederla accanto ad un altro solo per un sentimento di riconoscenza. Ma non poteva fare nulla per cambiare la situazione. No, non era vero, qualcosa poteva fare, ma non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione. Normalmente la leggeva come un libro aperto, ma da qualche tempo sembrava non riuscirci più: Mac era divenuta molto più riservata, lo sfuggiva e gli unici contatti che aveva con lei erano solo per lavoro. Niente più dopo-ufficio a casa di uno dei due, niente cene di lavoro, niente pranzi insieme… nulla di nulla.

Un po’, si rendeva conto, era stata anche colpa sua; completamente assorbito dal suo nuovo ruolo di tutore di Mattie aveva trascurato l’amica per concentrarsi sulla ragazza e poi, dopo che quest’ultima era andata ad abitare con Jen, beh… anche Coates aveva bisogno di una guida, per cui…

“…forse non lo sai, oppure le tue indagini non sono state abbastanza approfondite, ma il Tenente e il Sottufficiale si frequentavano e… Harm? Harm sei qui o sei su Marte?” la voce di Mac lo riportò alla realtà.

“Euh... sì sono qui. Mi stavi dicendo che si frequentavano, ma questo cosa c’entra?”

Mac lo squadrò un po’ incredula che il suo collega di norma tanto sveglio a fare i collegamenti, quella volta non capisse il nesso: “Te lo dico in poche parole semplici e chiare: erano amanti. Quella sera, la stessa del delitto, sono andati insieme in quel bar e la lite cui hanno assistito i tuoi ‘testimoni’ non era una lite, ma una banale discussione fra innamorati.”

“E tu come fai a saperlo? Chi te l’ha detto?”

“Il mio cliente! Chi vuoi che me l’abbia detto?!!”

“Uuhhh Mr. Verità” ironizzò Harm con un sorrisetto divertito.

Mac s’inquietò, non sopportava di essere presa in giro a quella maniera, per cui gli rispose per le rime: “Senza uno straccio di prova che fondi la colpevolezza del mio cliente oltre ogni ragionevole dubbio non solo non otterrai un rinvio davanti alla corte marziale, ma se anche ci dovessimo arrivare, la giuria non lo condannerebbe mai. Mi sto chiedendo se la squadra NCIS che ha preso in mano questo caso non sia per caso la stessa che voleva incolparti dell’omicidio della Singer…” ironizzò a sua volta.

Harm frugò fra le sue carte, poi ne trasse un documento: “Parlavi di prove fisiche? Eccotele Colonnello. Sotto le unghie del Tenente sono stati trovati residui di sangue secco e poiché il tuo cliente è stato tanto ingenuo da volersi sottoporre al test del DNA perché si escludesse la sua colpevolezza ecco che il campione prelevato dal Sottufficiale e i resti trovati sul corpo del Tenente coincidono. E sì, la squadra NCIS è la stessa, ma questo non vuol dire che siano degli incompetenti: semplicemente quella volta hanno preso un granchio e del resto Lindsay aveva orchestrato bene la cosa.”

Mac strabuzzò gli occhi in un’espressione che la diceva lunga sulla sua personale considerazione dell’agente speciale Gibbs e dei suoi collaboratori.

“Clarke mi ha riferito che il giorno prima del delitto lui e il Tenente si erano visti e avevano avuto un rapporto un po’... violento durante il quale lei gli aveva graffiato la schiena. Torno a ripetertelo Harm, la tua tesi non passerà in Tribunale.”

“Spiegami come farai a provare l’innocenza del tuo cliente allora.”

“Guarda che io non devo provare un bel niente. Sei tu l’accusa e sei tu, pertanto, quello che deve provarne la colpevolezza. Ti dirò di più: i due si frequentavano clandestinamente non solo per timore di una probabile, e non certo impossibile, accusa di fraternizzazione, ma anche perché il Tenente era sposata, per cui caro collega abbiamo un secondo sospetto: il marito della donna” concluse trionfante lei.

Si erano avvicinati ancora di più, ancorché inconsapevolmente, ed ora le loro teste quasi si sfioravano. Mac avvertiva la presenza di lui, percepiva il leggero effluvio del suo dopobarba mischiato all’aroma del profumo e l’effetto era quello di farle girare un po’ la testa. Webb non era Harm, non lo sarebbe mai stato. Era tempo di aprire gli occhi sulla verità: tutta la riconoscenza di questo mondo non sarebbe bastata a colmare il vuoto che sentiva dentro di sé da quel “no” in Paraguay. Rimpiangeva tutto del loro rapporto, anche le incomprensioni, ma erano meglio della sterile relazione professionale di adesso.

Aveva sperato che, chiudendo una porta, se ne sarebbe aperta un’altra: una vita con Clay, che sapeva l’aveva sempre amata per averglielo detto lui stesso. Ovviamente non avrebbe potuto aspirare alla normalità, con Webb questo non era proprio possibile, ma almeno lui faceva ogni sforzo per esserci, aveva bisogno di lei e glielo dimostrava.

“E io?” si chiese controbattendo contemporaneamente ad un’obiezione di Harm “Io ho bisogno di lui? Ma soprattutto lo amo?”

Conosceva già la risposta, ma questa cozzava con la sua attuale situazione sentimentale, e non ne poteva parlare con nessuno, meno che meno con Harm con cui non aveva più una conversazione nel senso letterale del termine da parecchio tempo per evitare di dover rispondere a domande imbarazzanti o affrontare discorsi che sarebbero scivolati verso un terreno insidioso quanto le Everglades.

Mattie l’aveva cambiato profondamente, lo intuiva. Supponeva che la ragazza l’avesse costretto ad un bell’esame di coscienza.

“Mac, per favore, secondo te, il marito del Tenente verrebbe in aula a confessare di essere stato cornificato dalla moglie attirandosi i sospetti di omicidio?”

“Ti facevo più sveglio Harm, è proprio quello che intendo fare” gli rispose Mac riavendosi dalle sue estemporanee riflessioni.

“Clarke ha ammesso di avere avuto una discussione con la vittima la notte dell’omicidio” continuò incaponendosi lui.

E Mac gli rispose per le rime: “Te lo dico ancora un’altra volta: erano amanti! Come puoi pretendere che i loro rapporti fossero sempre rose e fiori? Il mio cliente mi ha riferito che la ‘violenta discussione’, come la definisci tu, è stata una divergenza d’opinioni senza importanza: lui voleva che lei lasciasse il marito, ma lei ancora non era pronta.”

“E questo mi pare un ottimo movente per un omicidio” replicò Harm.

“Sì, esattamente come quello del marito che si è scoperto tradito” ribatté Mac.

Harm scuoteva il capo con un sorriso da canaglia stampato in viso, quello stesso che adottava quando trovava risibile una delle teorie della sua controparte. Era un comportamento normale, in lui, ma quella volta a Mac sembrò che fosse diretto proprio a lei in particolare. Si scoprì a fissarlo incantata mentre leggeva per l’ennesima volta le dichiarazioni dell’agente dell’NCIS (quello stesso Di Nozzo che aveva trovato il berretto di Harm sul luogo del delitto della Singer) che aveva percorso per primo la griglia sulla scena del crimine la notte stessa del ritrovamento del cadavere del Tenente Cresswell.

Il mondo intorno a lei era sparito, vedeva solo lui e si rese conto che se non l’avesse baciato subito sarebbe scoppiata. Colse quindi l’occasione al volo non appena lui si voltò.

Fulminea si avvicinò e posò le sue labbra su quelle di Harm assaporandone il gusto. Nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere un bacio leggero, ma capì di voler andare oltre. Passò la lingua sulle labbra di lui cercando di schiudergli la bocca, cosa che Harm fece portando contemporaneamente la mano sulla nuca di lei per avvicinarle di più il capo e assaporare quel bacio fino in fondo.

Continuarono a baciarsi per un tempo indefinito, completamente dimentichi del Tenente Cresswell, del marito di quest’ultima e del Sottufficiale Clarke, ma soprattutto dimentichi di tutto quanto li aveva divisi sino a quel momento. Nessuno dei due voleva staccarsi, ma alla fine fu questo ciò che accadde.

Harm era piuttosto basito, un attimo prima stavano discutendo animatamente di un caso e un attimo dopo si trovava avvinghiato in un bacio che l’aveva lasciato senza fiato. Guardò Mac, le gote arrossate, gli occhi che brillavano di malizia e la trovò più desiderabile che mai.

“Se non l’avessi fatto sarei scoppiata” disse lei senza troppi preamboli. “Sogno di farlo dal momento in cui ti ho conosciuto e perché mi piaci da impazzire” aggiunse con molta calma, riavviandosi i capelli e aggiustandosi la giacca della divisa.

Quell’ultima rivelazione lo colpì e affondò. Sapeva che lei provava qualcosa per lui, mille volte i suoi atteggiamenti gli avevano confermato questa sensazione, anche se non si erano mai parlati veramente e anche se l’uomo che aveva al suo fianco non era lui, ma sentirselo dire era tutt’altro affare! Per la prima volta non sapeva che dire e la sua famosa dialettica leguleia era andata momentaneamente in vacanza lasciandolo a corto di parole.

“Allora” Mac riprese, come se nulla fosse accaduto, il discorso interrotto, “ci sono gli estremi per un accordo o devo farti fare una figuraccia in Tribunale?”

Harm riprese la favella: “Fammici pensare un paio di giorni.”

“Bene” rispose lei radunando le carte e riponendole nel proprio fascicolo. Fece per alzarsi ma lui la fermò prendendola per un braccio.

“E Webb?” chiese.

“Che c’entra Clay con il nostro caso?”

“Stai con lui Mac, però hai baciato me.”

Lei si chinò verso di lui: “E lo rifarei ancora” sussurrò posandogli un leggero bacio sul collo. Poi si alzò e, mentre usciva dalla sala riunioni, aggiunse: “Mai credere alle voci di corridoio Comandante” e richiuse l’uscio dietro di sé.

Una volta fuori si appoggiò alla porta con il cuore in subbuglio. Ma che diamine le era preso? Lei era innamorata di un altro. DOVEVA esserlo! Altrimenti perché preoccuparsi quando partiva per chissà dove? E perché gioire di ogni singolo momento passato insieme? Non ci capiva più nulla.

Però se veramente fosse stata innamorata di Clay non avrebbe provato l’irresistibile impulso di baciare Harm, anche solo per prendersi la soddisfazione di farlo. Quando una donna ama il proprio compagno, si diceva mentre tornava al proprio ufficio, non sente l’esigenza di fare gesti inconsulti con un altro! Cercò quindi di dimenticare l’accaduto, relegandolo in un angolo della mente, ma la sensazione delle labbra di lui sulle sue e ciò che aveva provato mentre lo baciava resero l’operazione più difficile di quanto non avesse preventivato.

Pochi attimi dopo uscì dalla sala riunioni anche il Comandante Rabb, con la stessa espressione spiazzata che aveva il Colonnello. Con i documenti sotto il braccio si diresse verso il proprio ufficio, immerso in dubbi e pensieri.

L’Ammiraglio Chegwidden, trovatosi a passare proprio da quelle parti mentre uscivano prima l’una e poi l’altro, con il fiuto che solo un vecchio lupo di mare come lui poteva possedere, notò le espressioni dei suoi subalterni e colse un messaggio ben preciso, che non era necessario fosse lanciato a chiare lettere…

“Questi due farebbero la felicità di un professore di comportamentistica” pensò divertito, avendo osservato un nuovo brillio negli occhi del Colonnello, la quale sembrava una bambina che avesse combinato una marachella e che fosse riuscita a farla franca. Rabb, invece, non era riuscito del tutto a nascondere un’espressione basita: il Comandante di solito era sempre compassato e imperturbabile, tanto che a volte l’Ammiraglio pensava che il ragazzo avesse origini inglesi, considerato l’aplomb tipicamente british che ostentava anche nelle situazioni più assurde. Ma in quel preciso istante la corazza doveva essersi incrinata per qualche motivo. L’Ammiraglio ne era più che certo.

Da tempo ormai era sicuro che non fosse solo una semplice amicizia quella che legava il Comandante e il Colonnello, ma aveva anche compreso che le difficoltà da superare erano davvero tante. Eppure non si era mai intromesso nelle loro vite né in veste privata né tanto meno in veste ufficiale, salvo qualche occasionale giro di vite quando esageravano nell’una o nell’altra direzione.

Tuttavia, proprio quella mattina, durante un colloquio con il Colonnello, le aveva detto che gli sembrava che lei e il Comandante ci avessero messo una pietra sopra e dall’espressione che Mac aveva assunto aveva capito che invece la partita era ancora aperta e tutta da giocare. Anche se il Colonnello frequentava l’agente Webb, in realtà il suo cuore era occupato da un’unica persona… e lui sapeva benissimo chi era quella persona.

La tentazione di metterli a confronto era davvero forte, anche perché era sua opinione che il Colonnello fosse la sola donna in grado non solo di comprendere il carattere assai complicato del Comandante, ma anche di gestirlo e di tenerlo a bada. Tuttavia si era ripromesso, e intendeva mantenere fede all’impegno, di non fare alcunché.

“Se è destino che comprendano ciò che provano l’uno per l’altra, allora le cose si aggiusteranno da sole” pensò.

In fondo fare da spettatore passivo a quella “guerra” lo divertiva assai, anche se non poteva negare che a volte si sentiva esasperato dal comportamento infantile dei diretti interessati e la tentazione di dare una mano al destino si faceva ogni giorno sempre più forte.

“E perché no?” si disse sorridendo tra sé, mentre passava davanti ad un esterrefatto sottufficiale Coates, poco abituato a vederlo sorridere, soprattutto sapendolo di ritorno da un incontro con il Segretario.

 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > JAG / Vai alla pagina dell'autore: Alexandra e Mac