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Autore: Saikisaki    22/03/2012    7 recensioni
Akatsuki: un gruppo di assassini che vive con il solo scopo di uccidere. Ma cosa succede quando degli efferati assassini come loro finiscono per volontà di non si sa chi in uno Shoujo manga, e cosa succede se la loro missione non è più uccidere ma far innamorare deboli fanciulle, per riuscire a tornare a casa?
«La vostra missione è quindi una sola» replicò il bambino alzando il dito. «Fare innamorare di voi quante più ragazze possibili, poi tornerete a casa!» Deidara era sull'orlo di una crisi di nervi.
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori , Akatsuki, Deidara, Itachi, Nuovo Personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Prefazione dell’autrice:

Salve a tutti, amanti di Naruto e non. L’idea di questa trama idiota mi è venuta qualche mese fa, premetto che è da un bel po’ che non scrivo fan fiction e questo è il mio primo tentativo di fare qualcosa di divertente dopo tanto tempo. I miei desideri nascosti  di vedere gli Akatsuki in una storia d’amore MA CONTRO LA LORO VOLONTA’. Ci sono molte storie in cui Itachi&co trovano la loro anima gemella, ma in queste fic di solito vengono stravolti diventando passionali, coccolosi e così via.. Io volevo cercare di metterli così come papà Kishimoto li ha fatti...o quasi!

Spero che l’idea venga apprezzata, accetto taaanti consigli per continuare! ^^ Alla prossima!




Capitolo 1: In cui Deidara finisce in uno Shoujo Manga

 

Deidara lanciò un’occhiata annoiata a Sasori, mentre il compagno continuava a camminare goffamente nel suo involucro di metallo.
Il biondino si chiese se almeno una volta non avesse seriamente pensato di togliersi quell’affare per respirare un po’ d’aria fresca.
Il nascondiglio dell’Akatsuki non poteva distare ancora molto, era da  un po’ che  quel deserto li circondava. Prendere il Kazekage era stata la missione del giorno e Deidara l’aveva portata a termine in maniera brillante, non perché se lo aspettassero gli altri ma semplicemente perché era consapevole di essere un genio. Sempre stando alla modestia, diceva lui.
Si spostò una ciocca bionda dietro l’orecchio e spostò lo sguardo sul corpo di Gaara che se ne stava immobile tra le grinfie del suo essere d’argilla che svolazzava nel frattempo sopra le loro teste.

Arrivarono quando ormai la sua fronte era imperlata di sudore, a differenza di quella di Sasori.
«Immagino che non senti caldo» borbottò il biondino muovendo velocemente le braccia per farsi aria.
Sasori rispose con un grugnito.
Il loro nascondiglio, il nascondiglio dell’organizzazione Akatsuki, non era nient’altro che un’immensa pietra incavata in una montagna. Appena vi furono davanti questa prese a muoversi lasciando intravedere un passaggio al bugio.
Una voce riecheggiò nell’area che raggiunsero.
«Bentornati Deidara, Sasori
Deidara alzò una mano in segno di risposta e si posizionò al suo posto seguito da tutti gli altri membri degli Akatsuki che stavano aspettando il loro ritorno.
Ognuno era in posizione eretta sulle dita di un demone di pietra che sporgeva dalla parete rocciosa. Il corpo del Kazekage venne lasciato al centro dell’area quando l’uomo che aveva appena parlato prese a muovere freneticamente le dita formando dei sigilli.
Il demone alle loro spalle aprì uno dei suoi occhi e il corpo di Gaara prese a volteggiare in aria mentre veniva avvolto da un’aurea bluastra.
Deidara sapeva, come tutti i suoi colleghi, che quella pratica sarebbe durata un bel po’. Il suo volto mutò in una grande smorfia e ringraziò il buio di nasconderlo a sufficienza.
«Che faccia da smidollato» borbottò il suo vicino.
Deidara rispose con una serie di insulti a mezza voce. Un boato lo riportò presente a se stesso. La luce si era fatta più intensa e una serie di voci si mischiarono all’interno della sua testa. Se la prese fra le mani tanto sembrava poter scoppiare da un momento all’altro, poi si inginocchiò confuso.
L’ultima cosa che udì furono le parole di un ragazzino: «Benvenuto Deidara 

 

Quando riuscì a riaprire i suoi occhi fu accecato dalla luce del sole.
«Che merda…» borbottò cercando di alzarsi.
«Mamma, chi è?»  «Ma c’è una fiera da queste parti?» «Povero, sarà scappato da casa sua!»
«I suoi genitori lo staranno cercando, chiamate la polizia!»

Una folla di gente lo aveva circondato e lo fissava, lo indicava. Chi rideva, chi provava interesse nel vederlo per terra in un aiuola di un qualche giardino.
Si alzò tempestivamente e cominciò a scrollarsi i fili d’erba dalla tunica della divisa nera dell’Akatsuki. Si guardò intorno con fare nevrotico poi rivolse uno sguardo truce alla folla. Era in una cittadina, o un qualcosa di simile. Era sicuro di non aver mai visto case così, né vestiti del genere
«Oh, fratellone!» Un bambino si fece strada e riuscì a raggiungerlo.
Non si sbagliava, era la stessa voce che aveva sentito prima che la luce lo avvolgesse.
Il bambino lo trascinò prendendolo per la manica. Aveva il viso tondo, i capelli scuri e gli occhi chiari, blu come i suoi.
«Mollami!» gli urlò Deidara cercando di scaraventarlo lontano, ma il bambino l’aveva afferrato forte con un sorriso beffardo.
«Ti conviene stare al gioco, bamboccio o ti succederanno cose tanto spiacevoli.»
Il suo tono di voce era cambiato radicalmente per un momento, ma poi tornò dolce e disinvolto.
«Fratellone ti abbiamo cercato io e la mamma! Non devi saltare la scuola!»

Credeva di poter far saltare tutti in aria, dopotutto poteva se avesse preso la sua argilla.
Tastò il suo fondoschiena con le mani ma notò che il suo sacchetto di argilla era scomparso.
«Cosa..?»
«Ora torniamo a casa» gli ripeté di nuovo il bambino sorridendo.
Deidara continuava a fissarlo incredulo, e così il bambino mutò di nuovo espressione.
«Andiamo a casa, bamboccio.»
Decise di farsi trascinare senza opporre resistenza mentre la folla cominciava a perdersi.
«Questi figli che scappano di casa.» «Poveri i genitori, ma poi quei capelli?»

Il bambino continuò a trascinarlo rivolgendogli parole dolci e fraintendibili fino a svoltare in un vicolo scuro.
«Quanto sei cocciuto, bamboccio» gli ringhiò il bambino lasciandogli la manica e appoggiando la schiena al muro.
Deidara si schiarì la voce. «Chi cazzo sei?»
Il bambino alzò la testa e fece una risata sprezzante.
«Siamo nervosetti, bamboccio?»
«Vuoi morire?» urlò prendendolo per il colletto della camicia che indossava.
Il bambino lo schiaffeggiò con una mano. «Mettimi giù, bamboccio.»
Deidara fece un grande respiro e si portò il collo del bambino tra le mani e provò a stringerlo con tutta la forza che riuscì a trovare. Voleva sentire i suoi gemiti. Era un assassino, no?
«Non ucciderlo, non fare l’idiota Deidara» esordì una voce.
Un ragazzo dai capelli rossicci gli venne incontro con delle buste della spesa. Indossava un’anonima maglietta bianca con dei jeans attillati.  Deidara lo squadrò. Che diavolo di vestiti erano quelli?
«E tu chi diavolo sei?»  domandò invece, trovando la questione più rilevante.
«Sono Sasori, idiota.»
«Sa..Sasori-senpai
«Ah già» replicò lui con uno sguardo sorpreso. «Non mi hai mai visto con questo aspetto!»
«Che diavolo..sta succedendo?» Mormorò appoggiando lentamente il bambino a terra.
«Pare che dobbiamo fare un gioco» rispose tranquillo Sasori. «Siamo in un’altra dimensione.»
Deidara non riuscì a farsi sfuggire una risatina. «Dov’è  che siamo noi, Sasori-senpai
Il bambino si rimise apposto il colletto. «Se mi fai finire di parlare, bamboccio… Avevi ragione Sasori è un bamboccio.»
«Se mi chiami di nuovo così giuro che ti faccio saltare in aria» ringhiò a denti stretti il biondino.
Sasori tese le buste al bambino che prese a controllarne il contenuto.
«Si, fantastico» commentò deliziato. «Così stasera ci facciamo le scaloppine!»
«Scaloppine?» ripeté Sasori.
Deidara prese a mordersi le unghie. «Dove cazzo ci troviamo, di grazia?»
«Te l’ho detto siamo in un’altra dimensione.»
«Non esistono robe del genere!» Urlò Deidara scattando in piedi.
Il bambino sospirò. «Dovevano affidarti proprio a me?» borbottò fra sé e se.
«Tu e i tuoi compagni siete stati chiamati in questa dimensione. Siete in un Shoujo Manga, l’unico modo per uscirne è completare le vostre missioni.»
«Un..cosaDeidara cominciò a sudare, e non per il sole, che in quel momento per altro non c’era più.
Il bambino cercò di sorridere al meglio che poté.
«Lo Shoujo manga è una specie di fumetto» spiegò Sasori con sguardo serio. Deidara l’avrebbe preso a schiaffi ma si trattenne, era pur sempre il suo senpai. «Un fumetto per ragazze in cui i protagonisti si innamorano e si fidanzano.»
«Che roba è?!»
«La vostra missione è quindi una sola» replicò il bambino alzando il dito. «Fare innamorare di voi quante più ragazze possibili, poi tornerete a casa!»

  
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