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Autore: itsphede    23/03/2012    5 recensioni
I never had the words to say, but now I'm asking you to stay for a little while inside my arms.
And as you close your eyes tonight, I pray that you will see the light that's shining from the stars above.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La notte era sicuramente il momento in cui maggiormente imparavo a conoscermi meglio e a scrutare tra i miei pensieri. Ero sola con me stessa e non potevo fare altro che riflettere sulla mia vita, sul mio essere, sul mio approcciarmi con gli altri, sugli obiettivi che mi ponevo davanti. Quasi mai mi ritenevo soddisfatta di come ero, anzi, la mia autostima andava diminuendo giorno dopo giorno. La mia vita non era poi così male; avevo una bella e folle famiglia, avevo i miei amici, avevo tutto il necessario per vivere una vita tranquilla. Ma dentro di me sentivo sempre un perenne senso di vuoto incolmabile. Come se non bastasse non mi sentivo mai abbastanza bella, soprattutto se mi paragonavo alle mie amiche. Si le mie amiche, quelle di una vita; quelle che mi avevano vista crescere, ridere, piangere e che avevano sempre saputo farlo insieme a me. Jane e Katie erano le persone che probabilmente mi conoscevano meglio di chiunque altro, perchè non avevo mai nascosto loro nulla come loro non avevano mai nascosto nulla a me, eravamo una specie di trio indivisibile. Di notte mi appariva tutto più chiaro, riuscivo a capire cose che prima mi sembravano così poco ovvie e spesso questa cosa non era un bene. Mi accorgevo di quanta ingenuità ci mettevo nel fidarmi di chiunque e la cosa mi mandava fuori di testa. Per fortuna poi mi addormentavo e dimenticavo tutto. 
 
6:30 Odiavo il suono di quella maledetta sveglia. Avrei preferito di gran lunga essere svegliata da un qualcosa di più.. umano. Ma dovevo muovermi se non volevo arrivare tardi a lezione. Non ho mai amato arrivare in ritardo in qualsiasi occasione, sentirsi tutti gli occhi puntati addosso non mi andava a genio. Il college non era una delle mie prerogative ma i miei mi avevano sempre inculcato l’idea che serviva una cultura solida per diventare qualcuno quindi mi toccava rimboccarmi le maniche e lavorare sodo. 
-Ashley  vuoi sbrigarti? Sono quasi le 8 e il bagno serve anche a noi.
-Si mamma, ho quasi fatto.
Ogni mattina era una storia che si ripeteva, le solite discussioni e le solite urla.
-Sto andando, ci vediamo a pranzo.
-Hai preso il cellulare?
-No mamma, grazie di avermelo ricordato!
-Di niente, adesso sbrigati. Ciao.
Uscì di casa, vestita alla meno peggio; il solito paio di jeans, un largo e caldo maglione e le mie fedelissime Converse ai piedi, un filo di matita sugli occhi e i miei lunghi capelli castani erano sciolti. Guardai l'orologio e mi accorsi che era decisamente tardi considerando che dovevo passare a prendere Kristen, la mia compagna di corso che ormai era diventata praticamente una mia amica. Era la ragazza di Joe, il mio migliore amico, mio fratello, quello con cui facevo le cretinate più assurde, quello che aveva sempre le parole giuste da dirmi quando vedeva la mia ingenuità prendere il sopravvento. Anche lui era un nostro compagno di corso ma non era un tipo a cui piaceva molto seguire le lezioni, era più un simpatico casinaro. Misi in moto la mia utilitaria nera e sfrecciai alla velocità della luce.
-Bene, alla buon'ora. Stavo per darti per dispersa!
-Scusami Kri, ho fatto un pò tardi, lo so. Andiamo!
Kristen era una di quelle ragazze silenziose, perfettine, riservate, che non si lasciano conoscere tanto facilmente. Non ho mai capito cosa mi legasse a lei, eravamo così diverse eppure riuscivamo a convivere in totale tranquillità. Ormai avevamo imparato a volerci bene a vicenda.
-OOH! Eccole qui le mie ragazze. Spero non abbiate ucciso nessuno durante il tragitto!
-Joe, sei sempre il solito cretino. Riesci sempre ad accrescere la mia autostima, davvero.
-Andiamo lo so che mi vuoi bene proprio perchè sono così!
Era la terza volta in una settimana che mi ripeteva questa frase, ma non riuscivo a capirne il motivo. Non gli avevo mai detto che gli volevo bene, le cose mi piaceva dimostrarle; forse proprio per quello continuava a ribadirlo, forse voleva sentirselo dire.
-Si Joe, hai ragione. Tu hai sempre ragione d'altronde. Per questo ti voglio bene!
Mi fece uno dei suoi stupidi sorrisini compiaciuti e ci incamminammo per arrivare in aula per la lezione. Il professore non era ancora arrivato e tutti gli studenti erano fuori nell'attesa. Tra i soliti ragazzi di tutti i giorni vidi un tipo nuovo, non l'avevo mai visto alle altre lezioni. Un ragazzo dall'abbigliamento un pò strambo, indossava una maglietta bianca a righe blu e dei pantaloni rossi sorretti da un paio di bretelle. Non riuscivo a capacitarmene ma i suoi occhi verde acqua mi avevano subito colpita.
-Joe, chi è quel ragazzo? E' nuovo? Non mi sembra di averlo mai visto.
-Cos'è adesso ti piace il tipo nuovo? Neanche io l'ho mai visto ma sembra simpatico. Dillo, ti piace!
-Piantala di fare il deficente. Ti odio. 
-Non è vero!
Mi limitai a guardarlo con uno sguardo fulminante che fu seguito da uno di quegli abbracci con i quali usualmente mi chiedeva scusa. Il tipo nuovo era solo, un pò spaesato; ma mi vergognavo troppo per andare a parlarci, non sono mai stata brava con le parole, cosa avrei potuto dirgli? E se mi avesse presa per stupida? Meglio starsene ferma a non far niente. Nel frattempo, mentre i miei mille pensieri prendevano il sopravvento, lo straniero si avvicinò a noi.
-Scusate ragazzi è in quest'aula la lezione del professor Brown?
-Si, amico! Sei nuovo? Gli rispose Joe
-Si, frequentavo un altro corso prima. Mi chiamo Louis. Piacere di conoscervi. 
-Piacere nostro. Belle bretelle!
Come sempre Joe si era rubato la scena, era sempre lui a stare al centro dell'attenzione e non sapevo nemmeno se il ragazzo avesse notato me. Sono la solita stupida, perchè sto sempre zitta? Continuavo a ripetermi.
Durante la pausa di 10 / 15 minuti a metà lezione, tutti uscivano a fumare una sigaretta o per andare a mangiare qualcosa, ma io restai in aula a rileggere gli appunti e lo straniero prese posto accanto a me.
 
-Ehi babe, stamattina non ti ho chiesto come ti chiami!
-Ashley, mi chiamo Ashley. Tu sei Louis vero?
-Si. Questa lezione è veramente pallosa, perchè non mi accompagni a prendere un the?
-D'accordo, andiamo. C'è un bar al piano terra.
Ci dirigemmo verso il bar e nel tragitto notai che il ragazzo mi guardava insistentemente con aria soddisfatta e accennando un sorriso.
-Ehi cos'hai da guardare? Guarda che posso anche lasciarti qui e tornarmene in aula!
-No no andiamo! Non so perchè ti guardo, hai un non so che.. che mi piace.
-Smettila di prendermi in giro e cammina!
Arrivati al bar, il ragazzo si avvicinò al bancone tutto contento ordinando una tazza di Yorkshire Tea. Mentre lo beveva era compiaciuto, come se non avesse mai bevuto niente di così buono. Le sue smorfie mi fecero sorridere, sprizzava gioia da tutti pori, non come il resto delle “amebe” che frequentavano il mio corso. 
-Deve piacerti proprio tanto il the! gli dissi sorridendo.
-Ehi ehi questo non è the, questa è lo Yorkshire Tea. Sai cosa mi piace più dello Yorkshire Tea? Le carote!
Non potei fare a meno di scoppiare a ridere insieme a lui, mi aveva messo addosso una strana allegria che si notava a vista d'occhio. Quest'allegria però fu interrotta da qualcosa. Un messaggio di Jane: 
Io e Katie abbiamo finalmente preso LA decisione, domani partiamo per la Francia.
Cambiai improvvisamente espressione. Avevamo parlato spesso di questa cosa ma ho sempre sperato che non prendessero decisioni tanto drastiche. E invece l'avevano fatto. Non ero mai stata più di una settimana senza loro. Cosa avrei fatto? Con chi avrei parlato? Con chi avrei trascorso i miei pomeriggi e le mie sere? Ormai erano diventate il mio tutto. Louis si accorse che c'era qualcosa che non andava ma continuava a fissarmi senza dire niente.
-Ragazzo, il tuo sguardo addosso comincia a infastidirmi. Cosa c'è?
-E' quello che vorrei sapere da te, è successo qualcosa. Cercavo solo di capire cosa.
-Non sforzarti troppo, te lo dico. Le mie amiche abbandonano per andare a studiare in Francia.
-Oh capisco. Bella fregatura, questa notizia è riuscita a cancellare quel bel sorriso che ero riuscito a stamparti in faccia. Devo rimediare al più presto. Sai una cosa? Non ho voglia di sentire l’ultima parte della lezione, restiamo a fare un giro? 
-Ok, passo in aula a prendere i libri e scappiamo via.
Neanche io avevo voglia di ascoltare la lezione e sicuramente stare con quel simpatico straniero avrebbe potuto farmi soltanto bene. Sembrava che il suo obiettivo principale fosse farmi i ridere e ci riusciva sempre, ero con lui e dimenticavo quello che mi stava intorno.
-Si è fatto tardi, devo proprio andare. Grazie di tutto!
-Di già? Non devi ringraziarmi di nulla. Ti lascio il mio numero in caso avessi bisogno di distrarti, sai su chi poter contare.
-Grazie ancora! Gli risposi sorridendo.
Presi le chiavi nella borsa e mi diressi verso l’auto. Dovevo subito andare dalle mie amiche, dovevo spendere tutto il tempo che rimaneva con loro, dovevo raccontare loro che avevo conosciuto Louis, dovevo far loro le mie raccomandazioni. Non riuscivo nemmeno a immaginare quanto mi sarebbero mancate. Mentre ci pensavo, le lacrime non faticarono così tanto a scendere giù. Arrivata a casa di Katie, erano entrambe li a preparare le ultime cose. Avevano già deciso da un po’ di tempo di partire ma non avevano voluto dirmelo perché immaginavano la mia reazione. 
-Vi odio! Adesso sarete tormentate dalle mie innumerevoli telefonate. Notte e giorno. E poi ho conosciuto una persona ma.. Siete troppo indaffarate ve lo racconterò un’altra volta!
-CCOSA? E chi è? Racconta subito, siamo tutte tue! Riprese Katie.
-E’ un ragazzo nuovo del mio corso, si chiama Louis. Ero con lui quando ho letto il messaggio di Jane. E’ stato carino, mi ha fatto sorridere..
-Ah bene guarda un po’. Ci tocca andarcene per farti trovare qualcuno che ti piace! Disse Jane
-Ehi ehi un momento non ho mica detto che mi piace! E’ simpatico..
-Si si, ok! Dissero all’unisono
Non sapevo neanche io se Louis mi piacesse, ma nessuno era mai riuscito a farmi stare bene in così poco tempo. Ma non era il momento di pensarci. Aiutai le ragazze con le valige e tornai a casa distrutta.
-Mamma non ho fame, vado a letto.
-E’ successo qualcosa? Cos’hai? 
-Jane e Katie, Francia. Buonanotte mamma.
-Ah. Buonanotte. 
Avevo l’impressione che anche lei lo sapesse, ma perché nascondermi tutto fino all’ultimo? Mi credevano così fragile?
  
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