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Autore: adelfasora    23/03/2012    3 recensioni
L'affetto è pieno di sfumature, di significati diversi. Ci sono gesti, ci sono parole. Ci sono persone e cose che si incontrano, e decidono cosa provare reciprocamente. E a volte è la decisione più bella presa nella loro vita, la cambia, senza che se ne accorgano.
Altre volte è qualcosa di negativo, brutto, ma non ci passa sopra come impermeabile, perché ci segna in maniera indelebile anche se passa inosservato.
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Raccolta di one-shot che differiscono tra loro per personaggi o situazioni. Ma qualcosa in comune ce l'hanno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Chi sei?

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Le stronzate e la falsità della gente sono il motivo principale per cui mi piace stare da solo.

 

 

 

 

 

 

«Devo partire, mi dispiace.»

«Va bene»

 

«Lei è una ragazza fantastica, puoi odiarmi, ma non posso continuare con questa farsa.»

«»

 

«Che io sia qui o meno per te non ha valore! Non ha senso continuare, capisci?»

«Certo, hai ragione»

 

Chiamate registrate.

- .. lo so che ci saremmo dovute vedere, ma ho avuto un contrattempo, scusa, sarà per la prossima volta, ok? Ciaoooooo! –

Bip.

- Senti, avevamo deciso per quell’appartamento, ti ricordi? Ma ho fatto una richiesta ad un’altra rivista, e mi hanno presa! Evviva!!  Comunque mi trasferisco a Roma. -

Bip.

- Esco con il mio nuovo ragazzo, poi ti descriverò ogni suo meraviglioso dettaglio e sarai gelosa marcia! Mi dispiace per la nostra serata insieme, ma prometto che la faremo, giuroooo!! –

Bip.

 

 

«E’ finita.»

 

«E’ finita.»

 

«E’ finita.»

 

Quante volte hai sentito questa frase? Troppe. Detta in modi diversi, da persone diverse, ma tutte volevano sostanzialmente dire che ti abbandonavano, ti buttavano via perché avevano trovato di meglio, perché stava a significare che tu eri solo di passaggio nella loro vita, e per loro contavi meno di niente. Meno del loro lavoro, meno del loro rapporto, meno del loro rispetto. Una vecchia bambola ormai inutilizzabile. Avevi fatto qualcosa per meritarti un trattamento simile? No.

Eppure eccoti lì, sola. Da fuori può sembrare tutto normale, contrattempi e varie. Ma succede sempre. Troppo sempre per essere “una volta tanto”.

Il suo nuovo ragazzo vale più dei loro 5 anni insieme e dove lei aveva cercato di costruire qualcosa? Nulla.

Valeva talmente poco la sua dignità da non avere la buona educazione di avvisarla che sarebbe partita lontano?

Valeva talmente poco da fare sì che un contrattempo impedisse alla sua amica dai tempi del liceo di incontrarsi con lei? E senza dare alcuna spiegazione?

E quella era una delle tante volte nelle quali si sentiva messa da parte, perché c’era chissà cos’altro di meglio da fare per loro.

Era fumo per tutti, quella che metaforicamente è la ruota di scorta, l’ultima ruota del carro e via dicendo.

Ed era brutto. Era esasperante. Era da imbufalirsi come si sentiva uno straccio per quelle persone che non la meritavano. Tutte le volte che andava a trovare sua madre le diceva questo. Ma poi, se le avesse abbandonate che avrebbe fatto?

Semplice, a loro non sarebbe cambiato nulla, un individuo con un nome in meno da ricordare, mentre per lei sarebbe stato solitudine e pettegolezzi malevoli.

Era meglio subire, davvero.


 

 

«Cosa? Dovevo lavorare io a quel caso? Cara, ho un impegno da sbrigare immediatamente, perché non ci dai un’occhiata tu?»

 

«Oddio, sono un mostro, orribile per davvero: mia adorata, io sono in luna di miele! Come potrò farmi perdonare? Davvero io..»

 

 «Eh? Ma le pratiche me le sbrighi sempre tu, tesoro!»


Ma c’è sempre quella fatidica goccia che fa traboccare il vaso, che ti rende consapevole di quanto tu sia importante e ti fa comprendere quanto gli altri siano nullità che si aggrappano ai tuoi favori, ai tuoi consensi, al tuo comportamento docile. Che tu sei stata solo usata e rottamata, ogni volta.

Ma è tutto una facciata, solo una delle tante, e tutti gli altri conoscono solo quella. E hanno sbagliato. Perché da quel momento sarebbe stato un “era una facciata”.


Se prima sarebbe potuta montare la rabbia, tutta la bile contenuta, adesso ti ritrovi a guardarti allo specchio, pronta per l’incontro con tutti i tuoi amici e colleghi, che non ti hanno dato buca l’ennesima volta solo perché c’erano altri, ovvio, e il capo. E anziché strepitare parolacce poco consone all’occasione, e avere gli occhi pieni di lacrime di stizza, parcheggi di fronte al lussuoso ristorante dell’invito. Semplicemente con indifferenza, l’unica che combatte e vince contro le persone che non ti meritano e hanno avuto per tutto il tempo la possibilità di godere di una persona cara e accomodante. E scopriranno quanto i loro “cara” e “tesoro” che suonavano tanto ipocriti sulle loro bocche saranno dei convenevoli; non disprezzo, che nemmeno meritano, ma la lieve enfasi nel rivolgersi a qualcuno di inferiore, che fino a quel momento aveva, chi letteralmente chi diversamente, campato di rendita sulle sue spalle, fregandosene della sua esistenza. Senza fare i conti con qualcuno che ha smesso di ignorarsi.


«Sono così felice che tu sia potuta venire, sai, credevamo..»

«Eh?» un’espressione di genuina sorpresa  «non preoccuparti, l’importante è che sia qui, no?» la voce modulata, che sta per esprimere la dimenticanza «Margaret, come sono sbadata, avevo completamente dimenticato della tua relazione! Beh, immagino che tu abbia fatto almeno una bozza, in modo da poter riuscire in breve a completarla.»

«Cosa? Ma io ero certa che l’avessi fatta tu, di solito -»

«Di solito te la consegno pronta, già, ma credo che a volte una persona debba dimostrare di meritare il posto che occupa, sbaglio? Per te sarà facile, non era una traccia molto ardua da quel che ricordo» un lieve sorriso di circostanza, quasi a compatirla, sebbene ormai quel volto chiaro non ti fa né caldo né freddo << sempre che tu abbia un qualche talento, cara.»

L’hai salutata, leggendo nei suoi occhi la sorpresa, lo stupore, lo sconvolgimento causatole, e la scusa affrettata nel tornare a casa. Ma non ti fa più nemmeno pena, né non ti compiaci. Perché ti senti finalmente libera, finalmente certa che adesso stare da sola sarà la migliore compagnia, e sei solo beata e soddisfatta di te, che ti sei finalmente dimostrata ciò che sei. Non cinica, cattiva, stronza, vendicativa, subdola, doppiogiochista. Queste sono tutte le persone che avevi intorno, assieme a molte altre. Semplicemente ora non dipendi dalle attenzioni di qualcun altro, ti guarderai allo specchio e vedrai il solo tuo riflesso.

«Sarah? Sei tu? Senti, volevo solo dirti che c’è la macchina del caffè da aggiustare, dovresti porre rimedio, te ne eri preso l’impegno, ricordi?» sorridi ancora, mentre ti accorgi che ad essere fumo, adesso, sono loro.

 

- Marco? Tra noi è finita. – il tuo non è un messaggio vocale, l’hai telefonato, attaccando prima che potesse ribattere. Perché ora trovi fastidioso parlare, e soprattutto con qualcuno del genere. E ti ritrovi a ridere mentre pensi che qualche giorno prima avresti cercato in tutti i modi di avere le attenzioni di tutte quelle persone.

 

- Giovanna, sono davvero felice che tu abbia trovato un così bel lavoro, so che era il tuo sogno, così come fare la modella in intimo e l’astronauta, ma devi pagare la rata dell’affitto, conto sul fatto che tu mi consegni anche gli arretrati, da me pagati in anticipo. –


E non te ne importa, della tua mancanza di tatto, il tuo essere diretta ti piace, e non potrebbe interessarti di meno ciò che possono pensare gli altri. Ti importa solo di te, del tuo lavoro, del tuo idolo di sempre, che è quel barbone alla stazione che sembra un bigotto pazzo, ma le piace. Adesso, di certo e se ne avrà ancora voglia l’indomani, gli andrà a parlare, sedendosi per terra, dove c’è il tanfo della pipì di cane.

E l’unica persona alla quale non sarai più indifferente – ma proprio mai – è quella che ha pazientato tutto il tempo che tu la degnassi di attenzioni, che ha subito in silenzio che gli altri ne usufruissero, spogliandola della propria dignità, orgoglio, minimo amor proprio.

Te.

 

 

 

 

 

Il giorno in cui tornare a fidarsi di qualcuno è lontano?

Il tempo che basta per rimettermi insieme, rispolverando quello che sono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inutile spazio autrice_

Bhe, queste righe che c’entreranno mai con l’affetto? Ho riflettuto – anche io penso, già – che se affetto significa “fare qualcosa per” in latino, allora la mia protagonista anonima l’ha fatto, ci ha provato, ed avendo ricevuto questo in cambio, è semplicemente cambiata. Può sembrare triste, o rivincita, ma in realtà questa “lei” si è legata a delle persone. Ed è stato molto peggio il trattamento ricevuto che uno schiaffo, l’odio..  lei si è vista scorrere nella loro vita come un oggetto utile, e il sentimento in lei ha avuto queste ripercussioni: lei adesso, o meglio, alla fine della storia, ha deciso di partire da sé, di pensare all’unica persona che realmente non ha considerato. E lei sa bene cosa significa. Per questo il suo cambiamento non è tanto negativo. E poi sono tanto buona da aver lasciato lo spiraglio di speranza nell’ultima, breve, frase.

Il sentimento o affetto he la lega a queste persone ora è indifferenza.

Ade

  
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